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Capitolo secondo Percorsi di integrazione tra identità in

2.7 Modelli identitar

Gli adolescenti di origine straniera fanno ricorso nel processo di inserimento nella società d’accoglienza a diverse modelli identitari, Una ricerca molto interessante, inerente questo argomento, è stata condotta nel 2005, a Milano, da R. Bosisio, E. Colombo, L. Leonini, P. Rebughini129. L’obiettivo di tale studio riguarda l’individualizzazione e l’analisi delle

124

Massot Lafon M., Jóvenes entre culturas. La construccion de la identidad en contextos

multiculturales, Descleé De Brower, Bilbao, 2003.

125

Bosisio R., Colombo E., Leonini L., Rebughini P., Stranieri&Italiani, Una ricerca tra

gli adolescenti figli di immigrati nelle scuole superiori, Donzelli, Roma, 2005. 126

Valtolina G.G., Marazzi A. (a cura di), Appartenenze Multiple. L’esperienza

dell’immigrazione nelle nuove generazioni, Franco-Angeli, Milano, 2006. 127

Santos Fermino A., Identità trans - culturali. Insieme nello spazio transazionale, Del Cerro, Pisa, 2008.

128

Dalla Zuanna G., Farina P., Strozza S., Nuovi italiani. I giovani immigrati cambieranno

il nostro paese,il Mulino, Bologna, 2009. 129

Bosisio R., Colombo E., Leonini L., Rebughini P., Stranieri&Italiani, Una ricerca tra

strategie identitarie maggiormente utilizzate dagli studenti di origine straniera iscritti negli istituti superiori milanesi. Per poter rintracciare queste strategie i ricercatori hanno dovuto ricostruire, attraverso la narrazione delle esperienze di vita130 di alcuni adolescenti di origine stranieri, il modo in cui questi soggetti rappresentavano se stessi e gli altri, gli stili di vita adottati, le loro aspettative per il futuro, il rapporto che avevano instaurato con il gruppo dei pari, con i genitori, con la società in generale, eccetera. Da questa analisi sono emersi quattro profili identitari: il cosmopolitismo, l’isolamento, il ritorno alle origini, il

mimetismo.

Di seguito sono descritte le caratteristiche inerenti ad ogni profilo individuato della ricerca.

● Cosmopolitismo

La strategia del cosmopolitismo è utilizzata dai giovani che non vogliono essere etichettati in base ad una appartenenza nazionale (albanese o cinese o italiano), ma si considerano “cittadini del mondo”. Auspicano l’avvento di una società planetaria in cui tutti possono muoversi liberamente e pacificamente in qualsiasi parte del globo, senza il bisogno di permessi o documenti di alcun tipo. Mostrano degli atteggiamenti di consumo molto simili a quelli dei coetanei italiani: amano la tecnologia, sono degli esperti navigatori di Internet, vedono film internazionali, ascoltano musica proveniente da tutto il mondo, sono soliti vestirsi mescolando abiti ed oggetti di varia provenienza culturale. I loro progetti per il futuro non contemplano né il paese di origine né quello di accoglienza, ma sono proiettati verso un mitico altrove, si immaginano in giro per il mondo, intenti a viaggiare da un paese ed un altro, senza mai mettere radici in nessun luogo. Questi giovani sono nati in Italia o sono venuti da piccoli, parlano l’italiano correttamente ed utilizzano la lingua madre solo per parlare con i genitori, vivono in un contesto familiare “positivo”, i loro genitori sono ben inseriti dal punto di vista lavorativo, economico e sociale nella società italiana e si dimostrano attenti alle esigenze e ai bisogni dei figli.

Inés Massot Lafon, nel testo Jóvenes entre culturas. La construccion de la identidad en

contextos multiculturales, definisce questa strategia “Modelo de pertenencias múltiples”131. La persona che adotta questo modello, secondo la studiosa spagnola, ha

effettuato un percorso che l’ha portata ad acquisire competenze e abilità relazionali in

130

Queste storie di vita sono state raccolte attraverso dei focus group e delle interviste in profondità.

131

differenti culture: “costruyen su identidad a partir de múltiples pertenencias. La

competencias desarrolladas son pluriculturales”132.

Grafico 1. Cosmopolitismo

● Isolamento

I ragazzi di origine straniera giunti in età adolescenziale nel paese di emigrazione tendono a sperimentare nei primi anni di permanenza in Italia un’esperienza di spaesamento: non si riconoscono più né nel paese d’origine né nel paese ospitante, vivono in una sorta di limbo, non sono “né carne né pesce”. Non vogliono tornare al paese d’origine perché ormai hanno perso i contatti con i vecchi amici e con i parenti rimasti a casa, nel contempo però non riescono a crearne di nuovi nel paese d’arrivo. Uno degli ostacoli più grandi che incontrano durante il processo di integrazione è rappresentato dalle scarse competenze linguistiche (parlano pochissimo l’italiano, hanno una buona conoscenza della lingua madre, ma molte volte non sanno scriverla), ciò non gli consente di fare amicizia con i coetanei italiani e di partecipare attivamente alla vita sociale del paese.

Questi ragazzi vivono in una condizione di estrema solitudine, passano il loro tempo libero chiusi in casa, non hanno amici, non sono impegnati in nessuna attività ricreativa 132 Ivi.

COSMOPOLITISMO

CARATTERISTICHE • Nati in Italia

• I genitori hanno dei titoli di studio alti

• I genitori son ben inseriti dal punto di vista lavorativo, economico, sociale nella società italiana

• Parlano perfettamente l'italiano, usano la lingua madre solo per comunicare con i genitori o con i familiari

• Si autodefiniscono “cittadini del mondo”

• In futuro si immaginano in giro per il mondo, non in un luogo specifico (metafora Tartaruga)

extrascolastica. I loro genitori lavorano fuori casa molte ore al giorno e non hanno né tempo né risorse da dedicare ai propri figli. Questi fattori combinati con le crisi adolescenziali creano un muro di isolamento e di difficoltà relazionali, sia con i coetanei, sia con i genitori, sia con gli altri adulti della società di origine. Questa chiusura verso il mondo esterno si rispecchia anche nella scelta dei consumi: mostrano un atteggiamento passivo, non comprano autonomamente quasi nulla, è la madre che sceglie il vestiario e tutto ciò di cui hanno bisogno. La televisione è per loro la principale fonte di intrattenimento, anche se hanno il computer, lo usano solo per giocare e non hanno, sia per motivi economici sia per scarso interesse personale, la connessione a Internet. Sono circondati da un ambiente sociale e culturale poco stimolante, i lori genitori hanno un basso livello culturale, fanno lavori umili che li impegnano molte ore al giorno, non hanno molto tempo libero e di conseguenza coltivano poche relazioni sociali con i connazionali, con gli italiani, con gli altri in generale.

Questa strategia, definita da G.G. Valtolina “Marginalità”, è secondo lo studioso milanese la più diffusa tra gli adolescenti arrivati in Italia in età preadolescenziale. È possibile distinguere due diverse tipologie di marginalità:

a) marginalità da frustrazione: “intesa come soluzione adottata a seguito di una

frustrazione che il minore straniero ha subito nel tentativo di inserirsi nella nuova società, o dal fatto di non essere più riconosciuto dalla propria famiglia come membro”133;

b) marginalità di passaggio: “intesa come fase di cambiamento verso una nuova identità.

Questa seconda soluzione appare più fedele al concetto, proposto da alcuni studiosi, di “uomo marginale”, che la considera non necessariamente come una condizione esistenziale negativa, ma più semplicemente come il segno di non appartenenza sia alla cultura di origine, sia a quella del Paese d’approdo. È quindi un soggetto che vive tra due mondi, due culture, ed è per questo doppiamente straniero, fatto che comporta modificazioni a livello identitario, ma con effetti sia negativi (maggiore fragilità, senso di non appartenenza), sia positivi (maggiore obiettività, capacità di vivere sensazioni estreme)”134.

La condizione di marginalità si tramuta in patologica nel momento in cui perdura nel tempo, in questo caso si evolve in una totale disabilità nel mediare tra le due istanze culturali di riferimento.

133

Valtolina G.G., Marazzi A., Appartenenze Multiple, già cit., p.117.

134

Grafico 2. Isolamento

● Ritorno alle origini

Una minoranza dei giovani di origine straniera giunti nel paese di accoglienza durante la preadolescenza adotta la strategia del “Ritorno alle origini”. Questi giovani manifestano un atteggiamento di rifiuto nei confronti della cultura del paese ospitante, questa chiusura porta il soggetto ad identificarsi completamente con la cultura d’origine e a rafforzare tutti gli elementi che ne fanno parte. Questi ragazzi, anche se vivono a Milano, non hanno nessun rapporto fuori della scuola con i coetanei italiani, si comportano come se non fossero mai partiti dal paese d’origine: frequentano esclusivamente i connazionali, ascoltano musica tradizionale, mangiano cibo del paese d’origine, vedono videocassette o seguono programmi televisivi nella lingua madre, eccetera. Questi atteggiamenti sono praticati soprattutto dalle persone che appartengono a gruppi etnici coesi, solidali e numericamente presenti sul territorio (ad esempio i cinesi, i latinoamericani, i musulmani). A differenza degli isolati questi ragazzi hanno una movimentata vita sociale, ottengono dei buoni risultati scolastici, sono oggetto di grandi aspettative da parte dei genitori, sono inoltre consapevoli del fatto che, per alcuni aspetti, vivere in Italia gli consente di aspirare a condizioni di vita migliori rispetto a chi è rimasto in patria. Per il futuro prevedono di ritornare nel paese di origine, il periodo in Italia è visto come un periodo di transizione,

ISOLAMENTO

CARATTERISTICHE

• Sono venuti in Italia in età adolescenziale • Parlano male l'italiano

• Non si riconoscono né nel paese di origine né in Italia • Non hanno amici (né italiani né stranieri)

• Passano la maggior parte del loro tempo libero da soli a casa • I genitori hanno titoli di studio bassi

• I genitori lavorano molte ore al giorno fuori casa e non hanno tempo né risorse da dedicare ai figli

utile per acquisire dei titoli di studio alti, che potranno essere ben spesi, un domani, in patria. Questo approccio consente ai giovani di origine straniera di contenere le ansie, le frustrazioni vissute in Italia, in vista dei vantaggi che otterranno in futuro nel proprio paese.