Capitolo secondo Percorsi di integrazione tra identità in
2.6 La doppia fragilità degli adolescenti di origine straniera
Nel paragrafo precedente sono stati citati alcuni brani tratti delle interviste svolte con gli studenti di origine straniera iscritti negli istituti superiori romani, uno degli obiettivi perseguiti dal lavoro sul campo è stato l’analisi del processo di costruzione dell’identità in contesti migratori. Si è scelto di focalizzare l’attenzione sul periodo dell’adolescenza in quanto rappresenta la fase della vita predisposta alla strutturazione e al consolidamento dell’identità personale e sociale: “la adolescencia y la preadolescencia son etapas
fundamentales en desarollo integral de los jóvenes, ya que entonces se configurarà su personalidad, asumiràn determinado valores, normas y conduca, y se perfilarà su orientación vocacional y profesional. Esta tapa resulta determinante para el establecimeiento de lo que denominamos identidad personal”.120
La formazione dell’identità si sviluppa attraverso un processo attivo e aperto di ricerca del sé, che ha come obiettivo finale “trovare il proprio posto” all’interno di una variegata gamma di referenti sociali (famiglia, gruppo dei pari, istituzioni, società, eccetera). Il giovane di origine straniera si trova ad assolvere a questo compito in un contesto migratorio che appare per alcuni aspetti contraddittorio: da un lato la società di accoglienza lo incita ad apprendere nel minor tempo possibile la lingua e a conformarsi allo “stile di vita” degli autoctoni, dall’altro la comunità di origine gli richiede di non tradire, o peggio ancora dimenticare, la lingua, le tradizioni e i precetti appartenenti alla cultura di provenienza. Trovare un equilibrio tra queste due istanze culturali è un compito arduo. Questi ragazzi rischiano di ritrovarsi imprigionati in un “limbo”, in perenne bilico tra due “mondi”, senza mai appartenere completamente a nessuno dei due: sono assenti in
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entrambi in quanto non sono riconosciuti come “figli legittimi” da nessuno dei due paesi. M. Ambrosini e S. Molina, in riferimento a tale situazione, definiscono i ragazzi di origine straniera: “pendolari fra mondi diversi e spesso dissonanti”121.
Due noti pedagogisti, D. Demetrio e G. Favaro, si sono interrogati su cosa significa “costruire l’identità in un contesto sociale che non è quello di origine”122 da questa riflessione emerge che gli adolescenti di origine straniera sono “doppiamente fragili” in quanto devono da un lato affrontare i cambiamenti e le crisi che caratterizzano il periodo dell’adolescenza, dall’altro elaborare la propria identità all’interno di molteplici contesti culturali, ciò implica:
a) non avere a disposizione dei “modelli di identificazione forti”. La famiglia rappresenta spesso un modello identitario debole in quanto veicola valori e tradizioni differenti da quelli presenti nel contesto di vita quotidiano. Questi tratti culturali sono, in alcuni casi, denigrati o criticati dagli autoctoni che li considerano assurdi, retrodati o pericolosi. Inoltre i genitori nel nuovo contesto sociale perdono, agli occhi dei propri figli, “credibilità e autorità” in quanto non sono in grado di muoversi con disinvoltura nella società di accoglienza; nel nuovo contesto ad esempio sono spesso i figli a fungere da mediatori linguistici tra i genitori e le istituzioni;
b) “i cambiamenti somatici, psichici, sociali sono in qualche modo marcati etnicamente e culturalmente”. L’influenza implicita o esplicita del paese di provenienza è un fattore determinante nel processo di identificazione individuale e sociale. È un elemento con cui il ragazzo deve, volente o dolente, fare i conti in quanto lo ritrova impresso indelebilmente nel cognome, nei tratti somatici, nel colore della pelle, a volte nell’accento;
c) “affrontare le crisi adolescenziali con pochi o nessun aiuto esterno”. In molti casi gli adolescenti stranieri non possono contare su referenti esterni (la famiglia, gruppo dei pari, adulti in genere) in grado di aiutarli e sostenerli nella gestione delle diverse appartenenze “etniche”;
d) gli adolescenti di origine straniera, che sono arrivati in Italia da poco tempo, devono elaborare lo “shock culturale” causato dall’inserimento in un ambiente nuovo. Non possedere punti di riferimento stabili e certi nella società in cui si vive incide negativamente sul processo di strutturazione dell’identità in termini di autostima personale e di sicurezza emotiva123.
121
Ambrosini M., Molina S., Seconde Generazioni. Un’introduzione al futuro dell’immigrazione in
Italia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 2004, p.13.
122
Demetrio D., Favaro G., Bambini stranieri a scuola. Accoglienza e didattica interculturale nella
scuola dell’infanzia e nella scuola elementare, La Nuova Italia, Firenze, 1997, p. 55.
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Nella strutturazione del sé adulto i ragazzi di origine migratoria devono trovare delle strategie identitarie in grado di aiutarli a gestire nel migliore modo possibile la loro “doppia appartenenza”. Questo tema rappresenta il focus di interesse di molte ricerche condotte in Italia e all’estero. Tra gli studiosi che si sono interessati di questo specifico ambito è possibile citare:
- M. Inés Massot Lafon , nei suoi studi ha descritto cinque tipologie di modelli identitari:
Modelo de Mimetización, Modelo de Confusión, Modelo de Evasón Imaginaria, Modelo de doble pertenencia, Modelo de Multìple Pertinencia124;
- L: Leonini ha individuato quattro tipi di strategie: il Cosmopolitismo, l’Isolamento, Il
Ritorno alle origini, il Mimetismo125;
- G. G. Valtolina ha posto in evidenza quattro possibili soluzioni identitarie: Resistenza
culturale o identità reattiva, Assimilazione, Marginalità, Doppia etnicità126;
- A. Santos Fermino contrappone nelle sue ricerche due macro-aree identitarie: Identità
etnica e Identità plurime o trans-culturali127;
- G. Dalla Zuanna ha individuato tre modelli inerenti ai processi identitari:
Assimilazione, Integrazione multiculturale, Integrazione Interculturale128;
Se si osservano i vari modelli sopra proposti, nonostante l’utilizzo di etichette differenti e il diverso numero di categorie presenti, è possibile notare l’esistenza di un substrato comune.