Come riportato in precedenza, l’istituzione della Città Metropolitana di Firenze, così come definita dalla legge Delrio del 7 aprile 2014, avviene dopo un dibattito lungo più di mezzo secolo. Un dibattito che ha lasciato segni tangibili nella: «complessa dialettica che con il tempo si è instaurata sul ruolo giocato dai vecchi e nuovi confini politico-amministrativi e dagli intrecci che ne sono derivati, generalmente in ma- niera piuttosto conflittuale, tra i singoli Comuni, i Comuni dell’area metropolitana, le Province interes- sate, la Regione e infine l’istituzione ex legge 56 della Città metropolitana» (Dini, Romei, 2017, p. 107). Conflitti più e meno latenti che hanno limitato, e talvolta osteggiato, nel corso degli anni un’adeguata progettazione del territorio; conflitti che, inoltre, fanno affiorare riflessioni critiche anche sull’obsole- scenza delle geografie istituzionali. Il disallineamento tra città reale e città istituzionale si riflette anche nel disallineamento con le forze economiche che agiscono e modellano l’area metropolitana (Lingua, De Luca, 2015). Nei Dossier sulle Città metropolitane si riconosce che: «Se dunque vi è una delle nuove Autorità metropolitane che, alla luce degli studi esistenti, debba porsi con più ambizione il tema della più corretta perimetrazione dei fenomeni urbani già esistenti e da governare, questa è proprio Firenze» (Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2017, p. 16).
Il caso di Firenze è più complesso rispetto ad altri proprio per le direzioni “contrastanti” dei fenomeni considerati (città territorio estesa lungo la piana e relazioni provinciali trasversali) e la rideterminazione dei confini non è data dal: «[…] “ritagliare” a margine aree disomogenee geograficamente e marginali socio-economicamente, su uno sviluppo territoriale comunque baricentrato nel territorio già apparte- nuto alla superata Provincia. Si tratta di scegliere tra il governo di una città “in nuce”, che dimostra una evidente coalescenza territoriale transprovinciale [e] un governo d’area vasta disomogenea» (Presi- denza del Consiglio dei Ministri, 2017, p. 16).
Almeno in questa prima fase di applicazione della riforma Delrio, ancora in attesa di una sua revisio- ne27, le città metropolitane si sono dovute “attenere” al confine istituzionale loro assegnato, data la complessità amministrativa ma soprattutto politica di rideterminarlo. Così nella fase di definizione del nuovo ente si è assistito a un processo di metropolizzazione istituzionale della provincia. Questo ha svi- luppato un ampio dibattito e portato all’elaborazioni di svariati studi economici e statistici sulla neo-na- ta città metropolitana. Tali studi se da un lato si riferiscono al confine amministrativo dell’ex-provincia; dall’altro integrano e ampliano sempre le indagini all’area metropolitana effettiva, mettendo sempre in discussione la configurazione ottimale dell’ente28.
Nello Statuto della Città metropolitana di Firenze (approvato il 16.12.2014) la questione dell’apertura dei confini verso altre realtà municipali viene trattata nell’articolo 21 comma 2 prospettando una pos- sibilità di accordi con comuni e altri enti:« La Città metropolitana può stipulare accordi e convenzioni con comuni, singoli o associati, o altri enti territoriali esterni al suo territorio al fine di realizzare una gestione integrata di servizi pubblici di comune interesse, o di promuovere forme di coordinamento tra 27 Il percorso di revisione della legge avviene nella Conferenza Stato-Città attraverso il “Tavolo tecnico-po- litico per la redazione di linee guida finalizzate all’avvio di un percorso di revisione organica della disciplina in
La Città Metropolitana di Firenze
le rispettive attività, prevedendo anche, ove la natura del servizio o della prestazione lo consentano, il reciproco avvalimento di uffici, o forme di delega finalizzate a massimizzare l’economicità, l’efficienza e l’efficacia dei servizi».
Il tema dei confini è centrale anche nel Documento di Indirizzo per l’avvio del procedimento relativo al Piano Strategico Metropolitano di Firenze (dicembre 2015), infatti, uno dei paragrafi “Il Confine della Pianificazione Strategica” pone al centro la questione: «I fenomeni sociali, economici e culturali og- getto del Piano Strategico Metropolitano hanno dimensione territoriale sovente non confinabile nel perimetro della sola CM […] Il Piano Strategico Metropolitano è l’ambiente generativo e l’ecosistema di riferimento di una piattaforma meta-strategica tra Regione e Città Metropolitana, che trova il suo naturale ambito di riferimento in un Masterplan della Toscana Centrale, in grado di interpretare linee di sviluppo e definire progettualità integrate per territori interessati a prospettive comuni di sviluppo, a prescindere dai confini amministrativi della Città Metropolitana».
Le possibili configurazioni della Città metropolitana sono state esplorate anche nel processo parteci- pativo che ha alimentato la costruzione del Piano strategico.29 Dalla visione dei cittadini e degli sta- keholder sono emerse quattro diverse possibili configurazioni, segno che il tema del confine è aperto e “sfumato”.
Le possibili configurazioni dei confini metropolitani- Città Metropolitana di Firenze, Atlante di Piano, Firenze marzo 2017 (mimeo). La “grande Firenze”; L’area metropolitana funzionale; La Città Metropolitana e l’area metropolitana funzionale; La Città Metropolitana con l’area metropolitana e le aree della Valdelsa, Valdarno e Chianti.
Ripercorrere le tappe di costruzione del piano strategico significa, contestualmente, ripercorrere le tappe di costruzione e ri-definizione dell’ente città metropolitana.
Nel dicembre 2014 l’ente ha approvato il proprio Statuto, attribuendo particolare valore proprio allo strumento d’indirizzo strategico (articolo 5, comma 3): «Nel piano strategico si definiscono i programmi generali, settoriali e trasversali di sviluppo nel medio e lungo termine per l’area metropolitana, indivi- 29 Processo partecipativo “Insieme per il Piano” coordinato da Avventura Urbana.
duando le priorità di intervento, le risorse necessarie al loro perseguimento e il metodo di attuazione. Il piano strategico costituisce il quadro generale di riferimento per tutte le forme di pianificazione e programmazione della Città metropolitana».
Il Piano Strategico Metropolitano è stato costruito in più fasi non seguendo, però, un modello rigida- mente lineare in cui le fasi si susseguono, ma secondo un percorso evolutivo in cui le varie fasi si sono tra loro sovrapposte ed ibridate e in cui ciascuna fase in modo anche retroattiva ha influenzato le altre (così come avviene nella realtà dei processi complessi).
Il processo di costruzione del Piano strategico metropolitano ha preso avvio nell’Ottobre del 2015 con l’istituzione del Comitato promotore, composto dalla Fondazione Cassa di Risparmio, dalla Camera di Commercio e dall’Università degli Studi di Firenze, e del Comitato Scientifico, presieduto dal prof. An- drea Simoncini, con la partecipazione dell’Università degli Studi di Firenze, con diversi dipartimenti30, la Fondazione Ricerca e Innovazione, l’IRPET. Contestualmente al lavoro svolto dal Comitato scientifico è stato portato avanti il processo partecipativo “Insieme per il Piano”, curato da Avventura Urbana. La prima fase è stata dedicata alle scelte preliminari di natura organizzativa e metodologica in relazio- ne a contenuti d’indirizzo e l’articolazione del processo. Le impostazioni iniziale sono state raccolte in nel documento di avvio del percorso, che precisa le linee programmatiche al fine di impostare il lavoro. Il documento è stato, inoltre, la base per la redazione del Manifesto della Città Metropolitana, documento più articolato, in grado di raccogliere i primi spunti progettuali, sugli obiettivi comunicativi e sull’avvio del lavoro della Agenda Strategica.
Nella fase di avvio dei lavori dei comitati è stato redatto il già citato Documento di Indirizzo per l’avvio del procedimento relativo al Piano Strategico Metropolitano di Firenze, che poneva attenzione al pro- blema dei confini e alla dimensione qualitativa della pianificazione strategica: […] presenta una conce- zione della pianificazione declinata attraverso progetti strategici, più che entro una visione sinottica. Concezione che viene modificata nella fase successiva di costruzione del piano definendo una struttura improntata su ampie visioni declinate in strategie e progetti che vengono territorializzati attraverso il mezzo delle rappresentazioni spaziali. Viene definita una struttura narrativa del piano molto articolata che utilizza anche espedienti retorici per trattare il tema della metropolizzazione delle molteplici realtà provinciali.
Questa step progettuale è coinciso con l’ingresso, nel Comitato Scientifico, del Dipartimento di Archi- tettura- DIDA, e nello specifico del Regional Design Lab coordinato da Valeria Lingua31. Il gruppo di ricerca si è costituito come parte dell’Ufficio di Piano e insieme alla Fondazione Ricerca e Innovazione ha strutturato il coordinamento del lavoro degli altri gruppi.
Quindi, la seconda fase si è prefissa l’obiettivo di costruire una lettura composita del territorio mediante l’elaborazione di analisi puntuali. Questa fase si è rivelata quale momento di ricognizione dell’esistente con una raccolta selettiva delle ricerche in atto, di ricomposizione di un puzzle progettuale a partire dalle progettualità esistenti, di acquisizione di nuovi elementi conoscitivi riguardo alla realtà fiorentina e alle altre Città Metropolitane per definire utili analisi comparative, di sperimentazione con le infor- 30 Hanno contribuito alla redazione del piano più di 12 gruppi di ricerca afferenti a diversi dipartimenti, per l’elenco completo si rimanda alla Relazione di Piano: Città Metropolitana di Firenze, Rinascimento Metropolitano.