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Nel contesto europeo, in particolare nei Paesi Bassi, sono emersi nuovi approcci alla pianificazione non basati sulla regolamentazione ma sulla costruzione di scenari futuri, caratterizzati dal coinvolgimento e dalla collaborazione tra pubblico e privato, contraddistinti da una capacità di progetto e di azione in una dimensione di area vasta (region) in ottica transcalare. Forme di pianificazione strategica che han- no portato alla ricerca di nuovi metodi e strumenti capaci di supportare processi decisionali complessi. Uno degli approcci che ha acquisito maggior importanza è quello del regional design che fa uso delle rappresentazioni del futuro dei territori all’interno dei processi decisionali (Balz&Zonneveld, 2015). Come evidenziato da Neuman&Zonneveld (2018) questo approccio non nasce oggi ma affonda le sue radici all’origine della pianificazione, nei grandi piani elaborati nella prima parte del Novecento che ave- vano un’impostazione design oriented e facevano largo uso di mappe, modelli spaziali, plurime forme di immagini. Oggi potremmo quasi parlare di: «resurgence of regional design» (Neuman&Zonneveld, 2018, p.1297). Una rinascita data dalla flessibilità di questo approccio interattivo, che partendo dai dati spaziali alla scala regionale, sviluppa analisi e sintesi, fornisce letture complesse delle problematiche ed elabora visioni delle possibili soluzioni. L’obiettivo non è solo quello di definire le trasformazioni fisiche del territorio ̶ il regional design «would help spatial planning fall on the ground» (Balz, Zonneveld, 2015, p.872) ̶ ma altresì contribuire allo sviluppo delle capacità istituzionali e organizzative degli enti coinvolti. Nella dimensione fisica delle trasformazioni: «Regional design is the intentional act of shaping the physical form of human settlement patterns in geographic regions. It is a strategy to accommodate growth by providing a physical framework to determine or guide the most benencial location, function, scale, and interrelationships of communities within a region. Regional design is a strategy that sets the course for action that determines smaller scale decisions» (Neuman, 2000, p.117). Nel disegnare e dare forma ai territori indica anche la “strada da seguire” per raggiungere tali trasformazioni: «Regional design is a potent combination that can portray a vital vision of what a region can look like, and how to achieve it. Settlement and community development are local, and not regional in nature. People choose to live and work in places largely due to local characteristics. Nonetheless, all communities exist within a region and are influenced by it » (Neuman, 2000, p.118). Quindi è un azione di visual- izizzazione e pianificazione: «As an act of foresight and planning, regional design organizes growth, development and redevelopment in and around existing and planned central places» (Neuman, 2000, p.117). é un’azione improntata alla pre-visione, che costruisce attravreso rappresentazioni e narrazi- oni. Da un lato, la narrazione, in particolare sotto forma delle rappresentazioni di futuro, mostra le trasformazioni future possibili di una regione. Dall’altro, è parte della costruzione di argomentazioni tese a stimolare la comunicazione e la collaborazione tra i diversi attori che partecipano al processo, in un’ottica negoziale. Lo storytelling diventa il tool principale del regional design (van Dijk, 2011) at- traverso cui strutturare ampi processi di negoziazione che rispondono nuove esigenze dei processi di pianificazione comunicativa. Questo approccio alla pianificazione improntato allo sviluppo richiede la capacità di dialogo tra istituzioni e attori sociali coinvolti8, un processo interattivo che ha la capacità di rendere esplicite le interdipendenze tra i diversi livelli di pianificazione e facilitare il dibattito e l’accordo

L’approccio del Regional Design

tra gli attori coinvolti.

Quindi, si inserisce nel filone della pianificazione comunicativa e collaborativa come approccio riferito a contesti multi-scalari, multi-livello, multi-funzionali, multi-flusso, multi-settoriali, multi-disciplinari, multi-attoriali (Neuman&Zonneveld, 2018). Agire e progettare in tali contesti implica la collaborazio- ne e la costruzione del consenso tra una pluralità di attori e di enti. Implica, altresì, l’interazione tra plurimi livelli di governance. Infatti, il regional design guarda tanto alle trasformazioni fisiche, quanto alle trasformazioni immateriali di tali reti di governance; tanto che istitutional design e regional design possono essere considerati come: «[…] different sides of the same coin» (Neuman, Zonneveld, 2018, p. 1307). Spesso i processi di regional design più che per l’attuazione del progetto/piano sono serviti più come riferimento per decisioni successive (decisioni degli attori o delle azioni da intraprendere). Considerare istitutional e regional design strettamente interrelati implica un approccio place-based alla progettazione che vede le istituzioni e la governance legate ad una dimensione fisica, spaziale, territo- riale connotata da una propria identità (Neuman&Zonneveld, 2018).

Förster A., Balz V. (2015) Regional Design conceptual framework, Shaping regional futures, TUM/TUD October 14-15 2015

Identità che diventa anche “visiva”, “visuale”. La rinnovata enfasi posta dal regional design alla dimen- sione territoriale e fisica delle trasformazioni determina un rinnovato interesse per la rappresentazione del piano.

Uno dei principali strumenti del regional design è l’uso della rappresentazione spaziale, intesa come mappa o raffigurazione del piano, riconosciuta da molti autori ̶ Duhr (2006), Faludi (1996), Kunzmann (1996), Neuman (1996), Zonneveld (2008) ̶ quali potente mezzo nei processi decisionali. Gli autori concordano sul ruolo delle rappresentazioni come strutture di potere che possono produrre consen- so o conflitti, infatti le immagini possono essere oggetto di plurime interpretazioni e rafforzare «the immaginative power of spatial planning» (Balz, Zonneveld, 2015, p. 873) rendendo visibili interazioni e confini dei territori e agendo come “institution builders” (Neuman, 1996, p. 293). Nei processi di pianificazione spaziale le immagini sono spesso utilizzate con finalità plurime (Forster,2009; Zonne- veld,2005a,2005b), sia per rappresentare le trasformazioni fisiche del territorio sia per influenzare le decisioni degli attori nei processi di pianificazione. L’immagine concepita come «guiding lights in terms of the how and why of governance» (Kooiman e Jentoft, 2009, p. 821) si configura come lo strumento primario su cui innestare le interazioni, base per la costruzione di un dibattito e di framework condivisi; in particolare nei contesti contraddistinti da forte interdipendenze funzionali e nei processi decisionali improntati alla collaborazione (Faludi, 2010; Healey, 2004).

In tali contesti il regional design contribuisce sia all’interpretazione che al progetto della complessità, cioè a quello che è definito come «process of frame» ed è legato alla nozione di planning concepts (Zonneveld &Verwest, 2005) che descrivono «the way that planning actors frame the spatial develop- ment and/or spatial structure of an area or locality» (Balz&Zonneveld, 2015, p. 873).

Come evidenziato da Davoudi (2003) i planning concepts hanno due dimensioni: una analitica e una normativa. La dimensione analitica fornisce delle ipotesi relativamente alla definizione delle struttu- re spaziali, tali ipotesi si basano conoscenza relativa al modo in cui gli individui attraverso azioni non pianificate influenzano lo sviluppo spaziale. La dimensione normativa, invece, utilizza metafore per esprimere dei principi finalizzati a raggiungere obiettivi politici o trasformazioni spaziali desiderabi- li. Quando le rappresentazioni spaziali vengono utilizzate all’interno di un dibattito o come base per l’argomentazione di determinate scelte queste ricostituiscono una connessione tra dimensione anali- tica e normativa (vengono messe in relazione le analisi con le scelte politiche). Viene così a costituirsi una terza dimensione, definita “discorsiva”(Balz&Zonneveld, 2015), entro la quale il sapere analitico e scelte politiche vengono integrati, relazionati, acquisiscono senso. L’elemento discorsivo si pone come connessione argomentativa per gli interventi di pianificazione spaziale; «Spatial representations within a third, discursive dimension of planning concepts assist in knowledge co-production by (1) integrating analytical knowledge and (2) allocating meaning in politics and policy-making. Both types of represen- tations can be investigated as argumentations in policy discourse» (Balz e Zonneveld, 2015, p. 874). Dagli esempi di regional design9 emerge l’importanza delle relazioni e delle connessioni tra la dimen- sione analitica e la dimensione progettuale nelle pratiche di pianificazione e progettazione territoriale, soprattutto in contesti contraddistinti da una governance complessa.

Attraverso tali processi viene ampliata la capacità di cooperazione e organizzazione delle istituzioni, favorendo l’interazione e l’ incontro tra parti sociali, enti, privati; vengono così delineate delle cornici in cui strutturare i processi decisionali come processi collaborativi di costruzione sociale (Healey, 1997).

L’approccio del Regional Design

use of spatial representations of the plausible future of regions. Such representations are intended not only to indicate physical changes, but also to stimulate debate on sharing responsibilities and resources for planning tasks among planning actors» (Balz, Zonneveld, 2015, p. 871).

Il regional design nel contesto dei planning concept in Balz V., Zonneveld W. (2015) Regional Design in the Context of Fragmented Territorial Governance: South Wing Studio, European Planning Studies, 23:5

Le forme di argomentazione utilizzate nel regional design fanno ricorso all’ars retorica intesa in modo ampio10, utilizzando narrazioni, metafore, plurime forme di rappresentazione. Muovendosi entro una prospettiva propria dello storytelling il regional design si pone come forma di ideazione e condivisione di storie (van Dijk, 2011). L’elaborazione di visioni progettuali, anche solo ipotetiche11, altera la percezi- one e le aspettative di spazi e territori; arrivando a scardinare le narrazioni dominanti e aprendo nuove prospettive di sviluppo.

Elemento cardine di questa azione trasformativa a priori è la comunicazione. Soprattutto in forma vi- suale, questa agisce come catalizzatore per prendere decisioni: «designers and the images they com- municate are facilitators that help make decisions in the complex systems that regional communities constitute» (van Dijk, 2011, p.125). Le rappresentazioni rendendo visibili le trasformazioni, aiutano a spazializzarle e a comprenderle meglio: «With information presented in a map we are able to under- stand the relationships between objects in a city or region, discuss them and design future situations by simultaneously acknowledging geographical constraints (distance, elevation and barriers) and op- portunities in line with our ends» (van Dijk, 2011, p.130).

Le rappresentazioni in forma di vision sono lo strumento comunicativo che maggiormente connota l’approccio del regional design.