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Una guerra di religione? La Chiesa cattolica e la “crisi buddista”, fra separatismo e anticomunismo (1963)

I. 11 «Itinéraires» e la cospirazione anticristiana in Vietnam.

Il mensile «Itinéraires», rivista dell’integrismo francese d’ispirazione maurrassiana diretta da Jean Madiran, pubblicò nel gennaio del 1964 due

580 PAOLO VI, Nella Notte Santa ai rappresentanti delle Nazioni, 25 dicembre 1963, in PVI, Ins, I, pp. 434-435.

581 In PAOLO VI, Al Sacro Collegio e alla Prelatura Romana, 24 dicembre 1963, in PVI,

Ins, I, pp. 431-433. Tisserant (1884-1972), cardinale (1936) e poi arcivescovo (1937),

decano del Sacro Collegio dal 1951, orientalista, aveva servito come segretario della Sacra congregazione per la Chiesa orientale (1936-1959), cui seguì l'incarico di prefetto (1951- 1967), oltre a quello di bibliotecario e archivista vaticano (1957). Sulla sua figura v. É. FOUILLOUX, Eugène, cardinal Tisserant,1884-1972. Une biographie, Paris, Desclée de Brouwer, 2011.

582 In PAOLO VI, Al Sacro Collegio e alla Prelatura Romana, 24 dicembre 1963, in PVI,

lunghi articoli riguardanti il Vietnam, che per coerenza di temi e contenuti meritano di essere inclusi in questo capitolo583.

Il primo è un pezzo di Dominique Daguet584 sulla disfatta di Dien Bien Phu del 1954 e sulle sue conseguenze585; il secondo una lunga disamina della “crisi buddista”, a firma di un ignoto autore sotto lo pseudonimo di

583 Il primo numero di «Itinéraires» (sottotitolo: Chroniques et documents), fondato da Madiran, comparve nel 1956, con una linea redazionale in perfetta continuità con la tradizione integrista della Chiesa di Francia e politicamente affine alle rivendicazioni dell’estrema destra. Tra le tesi principali della rivista figura quella sul declino dell’Occidente, in particolare della fille aînée de l’Église, connesso alla distruzione della civiltà cristiana occidentale avviata, secondo il tradizionale schema escatologico sviluppato dagli integristi nell’Otto-Novecento, dalla Rivoluzione francese e dalla Riforma e approdato in quegli anni agli incipienti processi di secolarizzazione e decristianizzazione della società e della laicizzazione delle istituzioni pubbliche (su tali argomenti v. D.MENOZZI, La Chiesa

cattolica, cit.). Le prove di tale tracollo erano individuate sia nel passato (ad es. la perdita

dell’Impero e del senso di patriottismo), sia nel presente (ad es. la degenerazione morale provocata dal consumismo e dall’americanismo dilaganti). A ciò strettamente correlata era la battaglia, dai toni cospiratori di stampo, in particolare, maurrassiano, contro le forze eversive nella Chiesa conciliare, connessa a quella «nostalgia passatista, che faceva vedere nei tempi moderni […] solo mali ed errori», tipica dei “profeti di sventura” biasimati da Giovanni XXIII (la cit. è tratta da ivi, p. 233). Saldamente ancorata alla teologia del Vaticano I, a livello intraecclesiale «Itinéraires» conduceva un’aspra schermaglia contro quegli elementi, provenienti soprattutto dal cattolicesimo francese, giudicati intenti a scardinare la Chiesa dall’interno, vale a dire i cd. “progressisti” (fra i quali annoverava molti vescovi) e ogni forma di chrétienté de gauche (alla quale associava i rami operai dell’AC e «Tc»). Simili accuse di sovversivismo non furono risparmiate alle innovazioni conciliari stimate contrarie all’ortodossia, come la riforma liturgica. Tra i principali collaboratori della rivista vi erano allora Louis Salleron, Thomas Molnar, R. Th. Calmel (s.j.). Madiran (pseudonimo di Jean Arfel, 1920-2013), intellettuale e giornalista fra i più attivi e influenti dell’integrismo francese, ferreo anticomunista, si avvicinò in gioventù, ma senza aderirvi, all’Action française. Durante la seconda guerra mondiale sostenne la Révolution nationale di Pétain. Negli anni Settanta avrebbe poi aderito al Front National di Jean-Marie Le Pen, continuando la sua intensa attività di giornalista e scrittore. Su «Itinéraires» e sull’integrismo cattolico nell’Hexagone fra gli anni Cinquanta e Settanta cfr. É.FOUILLOUX,

Les Chrétiens français entre guerre d’Algérie et Mai 68, cit., pp. 117-119 e passim; D.

PELLETIER, La crise catholique, cit., pp. 178-182. Per la biografia di Madiran v. D.MASSON,

Jean Madiran, Paris, Difralivre, 1989, oltre alla voce biografica compilata da J.Y.CAMUS in

Encyclopedia of Modern Christian Politics, I, A-K, edited by R.O. Domenico and M.H.

Hanley, Westport (CT)-London, Greenwood Press, 2006, pp. 27-28. Su integrismo e Vaticano II v. anche G. MICCOLI, La Chiesa dell’anticoncilio. I tradizionalisti alla

riconquista di Roma, Roma-Bari, Laterza, 2011; L’Anticoncilio (1966-1984), in Il Vaticano II e la Chiesa, a cura di G. Alberigo e J.P. Jossua, Brescia, Paideia, 1985, pp. 433-465.

Sull’estrema destra e le sue connessioni con il cattolicesimo in Francia si segnalano M. WINOCK (dir.), Histoire de l’extrême droite en France, Paris, Seuil, 2015 [1993]; ID. (prés.),

La droite depuis 1789. Les hommes, les idées, les réseaux, Paris, Seuil, 1995.

584 Daguet (1938-), poeta, scrittore e giornalista.

585 Cfr. D.DAGUET, Nous avions seize ans et c’était Dien-Bien-Phu, in «Itinéraires», janvier 1964, pp. 60-69.

“Testis”586. In essi l’analisi della situazione vietnamita divenne un’occasione per rivisitare e riscrivere la propria versione della storia politico-religiosa della Francia repubblicana, scoprendo quel «double traumatisme» riscontrato da Denis Pelletier negli ambienti integristi francesi degli anni Sessanta e a venire587. Tale “doppio trauma” consiste nella «double condamnation de l’Action française» e nell’affermazione del processo di «décolonisation»588. Per questioni di pertinenza con l’oggetto di questa ricerca, all’articolo di Daguet si farà solo un accenno, volto a evidenziarne alcuni aspetti essenziali complementari agli argomenti sollevati da Testis. Quest’ultimo si occupò specificamente della “crisi buddista”, facendo ricorso a molti degli elementi fondamentali della linea editoriale di «Itinéraires», nella quale la politica, nel solco dell’Action française, rivestiva un’importanza primaria anche nel discorso religioso.

Rievocazioni e cenni, spesso personali, della guerra francese in Indocina costituivano un leitmotiv che attraversava la rivista di Madiran. L’intervento di Daguet prendeva le mosse dalle aspre critiche dell’autore a due volumi di fresca pubblicazione su quel conflitto589, per poi abbandonarsi a una romantica rievocazione della sua giovanile esperienza di soldato in quel lembo d’Asia.

Nella narrazione di Daguet, Dien Bien Phu rappresentava l’avvio della «longue suite des abdications»590 che aveva condotto la Francia allo smantellamento dell’Impero coloniale e quindi alla rinuncia da parte della gloriosa nazione cristiana al suo bimillenario ruolo di primo rango nel sistema internazionale ed alla sua universale missione civilizzatrice (in quanto occidentale e in quanto cristiana). Un simile disfacimento politico era interpretato come il riflesso di una marcescenza spirituale e morale della Francia la cui causa primaria, ricalcando stilemi maurrassiani, era

586 Cfr. TESTIS, Vie et mort de Ngo-Dinh Dziêm, in «Itinéraires», pp. 70-92. “Testis” (sostantivo latino per “testimone, osservatore oculare”) era uno pseudonimo d’uso non raro nella stampa francese, passato alla storia come quello usato dal noto filosofo Maurice Blondel nei suoi interventi sul cattolicesimo sociale, critici verso le posizioni intransigenti dei neotomisti, pubblicati sugli «Annales de philosophie chrétienne» fra il 1909-1910. Il che potrebbe suggerire un intento sarcastico nell’impego dello pseudonimo da parte di una penna di «Itinéraires». Cfr. O.BLANCHETTE, Maurice Blondel. A Philosophical Life, Grand

Rapids (MI)-Cambridge (U.K.), W.B. Eerdmans Publishing Co., 2010, p. 234 e sgg.; A.V. FABRIZIANI, Blondel e i neotomisti. Momenti di un dibattito epistemologico, Soveria

Mannelli, Rubbettino, 2005, p. 27 e sgg.

587 D.PELLETIER, La crise catholique, cit., p. 178. 588 Ibidem.

589 Trattasi di J.ROY, La bataille de Dien Bien Phu, Paris, Julliard, 1963 e di L.BODART,

La guerre d’Indochine. I: L’enlisement, Paris, Gallimard, 1963.

590 P.DAGUET, Nous avions seize ans et c’était Dien-Bien-Phu, in «Itinéraires», janvier 1964, p. 60.

individuata nella «lâcheté démocratique» (inammissibile istituzionalizzazione della «lâcheté naturelle des hommes, espèce universelle de lâcheté»)591, e dal vile imborghesimento della nazione francese, votatasi agli idoli del benessere e dell’individualismo.

Secondo Daguet, la dannosa combinazione di questi due fattori aveva pervaso i gangli del governo francese, trasferendovi il suo carico di «timidité», di «mauvaise conscience», di «faiblesse», che aveva reso «impossible à des Français de se battre pour une mystique»592, sebbene «notre vieille civilisation chrétienne valait bien la “mystique marxiste”» 593. Il tracollo della Francia tradizionale aveva infatti determinato, per l’autore, la consegna della “perla dell’Impero” «à la terreur rouge, à la guerre civile la plus impitoyable, aux convoitises américaines les plus évidentes»594. Si noti la presa di coscienza, seppur virgolettata, del marxismo come “religione laica”. Ma soprattutto non sfugga la convergenza di Daguet e di padre Gomane, intrisa per entrambi di nostalgia, sulla scomparsa –dalle nefaste conseguenze socio-politiche – della “mistica”, in quello che soprattutto in «Itinéraires» appare come un richiamo all’ideologia del nazionalismo cattolico nell’Union sacrée durante la prima guerra mondiale595. L’incapacità di stimolare nel popolo il sentimento di una sacrale aderenza all’ideale unione di Dio e della Patria era presentata tra le cause primarie di una sconfitta storico-politica: per il gesuita di «Études», quella del regime Diem, portatore anche a livello legislativo dei valori cristiani in una società a maggioranza buddista; per Daguet, quella della Francia imperiale portatrice di valori cristiani e civiltà, e che «Itinéraires» avrebbe lamentato ben oltre gli anni Sessanta596.

591 Ivi, p. 63.

592 Ivi, p. 66 [il corsivo è mio]. 593 Ibidem.

594 Ivi, p. 67.

595 Cfr. D. PELLETIER, 1905-2005. Un siècle d’engagements catholiques, in Les

catholiques dans la République. 1905-2005, sous la direction de B. Duriez, É. Fouilloux, D.

Pelletier, N. Viet-Depaule, Paris, Éd. de l’Atelier/ Éd. Ouvrières, 2005, pp. 26-27. Per uno sguardo complessivo sull’Union sacrée si rinvia a J.J.BECKER, L’union sacrée, l’exception

qui confirme la règle?, in «Vingtième Siècle, revue d’histoire», 5, janvier-mars 1985, pp.

111-122, DOI: 10.3406/xxs.1985.1119.

596 Ancora nel 1984, ad esempio, in un articolo critico verso la tradizione anticolonialista del mondo intellettuale francese, si sarebbe letto: «Sur le tas, officiers, professeurs, missionnaires, marchands même avaient une autre vue des choses. Ils ont élevé, un peu partout dans le monde, des hommes qui se réclament encore de la France, et dont les fils ne sont pas tous ingrats ou ignorants de leur dette. Mais il y a eu le retournement de l’après-guerre, et cette œuvre a été tournée en dérision, haïe avec acharnement. Ce retournement est injustifiable. Il vient trop au secours d’autres impérialismes. Il renie trop

Lo scritto di Testis era invece introdotto da una rapida nota del direttore Madiran, un’invettiva contro quella che egli giudicava una stampa faziosa e mendace, corresponsabile della caduta degli Ngo come già della perdita francese della colonia algerina (lungi dall’essere stata metabolizzata):

Avant d’abattre Diem physiquement, on l’avait abattu moralement: par une campagne de mensonges et de diffamation auprès de l’“opinion internationale”. Diem avait été isolé et discrédité de la même façon – exactement de la même façon – que le fut l’“Algérie française”. L’univers entier était contre lui, comme il avait été contre elle, parce que avait été amené à tenir pour vraies des contre-vérités. C’est à quoi servent l’information et ses techniques modernes: elles tuent, et elles font admettre et applaudir le crime; elles enferment les consciences dans le monde clos du mensonge. Seule Mme Nhu, par son courage et son intelligence – et par sa foi – avait pu un instant faire reculer les mensonges concertés de «l’information».

Diem est mort au combat. Pour honorer sa mémoire, nous publions ici ce que l’on n’a pas dit sur lui: la vérité597.

Madiran, come Daguet, Testis e gli altri collaboratori della rivista, dimostrava nei confronti della questione coloniale un approccio influenzato, ancora una volta, da Maurras: non sosteneva posizioni filocoloniali (il nationalisme intégral maurrassiano era anzi espressamente anticolonialista)598, ma certo avversava il rapido smantellamento dell’Impero in corso dalla seconda metà degli anni Quaranta (non a caso «Itinéraires» era stata fondata nell’anno della crisi di Suez, primo serio colpo al colonialismo tradizionale incarnato da Francia e Gran Bretagna).

Contenuti e toni del commento del direttore preannunciavano l’impostazione dell’intervento di Testis e la prospettiva eminentemente francese da questi adottata nell’esame della storia e dell’attualità vietnamite. Come si è visto, i settori più fedeli alla linea vaticana («CC», «Études», «Gioventù») si erano uniti, ciascuno con i propri modi, agli ammonimenti degli organi di comunicazione vaticana contro le inesattezze della stampa sul Vietnam. Ma l’acredine e la radicalità della polemica di «Itinéraires» la distinguono dal menzionato gruppo. Se ne individuano le principali ragioni nell’originale sovrapposizione da parte di «Itinéraries» al caso vietnamita di polemiche di politica interna, nonché nella sua generale

facilement la civilisation occidentale, comme on dit, c’est-à-dire la civilisation». G.LAFFLY,

Remarque sur l’anticolonialisme, in «Itinéraires», janvier 1984, pp. 55-56.

597 TESTIS, Vie et mort de Ngo-Dinh Dziêm, in «Itinéraires», janvier 1964, p. 70. 598 Sull’ideologia politica di Maurras si rinvia fra gli altri a D. FISICHELLA, La

visione ontologicamente perversa dell’informazione, venata di accenti antimodernisti599.

L’articolo di Testis partiva con l’illustrare la storia familiare degli Ngo, «hommes remarquables [...] par leur rigueur morale et par leur intégrité administrative [...] par leur ardente foi religieuse en même temps que par leur patriotisme»600. L’attenzione era rivolta in particolare alla figura di Diem, del quale si restituiva un ritratto privo di qualsiasi ombra, a differenza di quello in parte simile tracciatone dal simpatizzante Gomane. Ogni accusa rivolta a questo campione disinteressato della patria e della fede era liquidata come una fandonia basata su ignoranza della cultura asiatica o su malafede. Fatto unico nella stampa esaminata, anche di Nhu si proclamava la totale innocenza. Di Diem come dei coniugi Nhu venivano elogiate le qualità caratteriali morali intellettuali e politiche, oltre all’acceso anticomunismo e patriottismo. Come Gomane, Testis dimostrava di apprezzare la dedizione legislativa di Xuan alla «salubrité publique»601.

Tenendo conto dei dovuti distinguo, in maniera simile a quanto fatto dal Gomane, da Tisserant e soprattutto da Thuc, Testis consegnava ai posteri l’effigie dei due fratelli Ngo assassinati quali eroici martiri della patria e della fede, alla quale non era forse estranea una nota di critica intraecclesiale. Parrebbe infatti di leggere fra le righe un’aspra allusione a quei cattolici (ed erano molti) che non avevano appoggiato l’operato degli Ngo e che pertanto non ne onoravano la memoria, e forse persino un’insoddisfazione di Testis verso la poca solidarietà pubblicamente dimostrata dal Vaticano a Thuc e Xuan:

MM. Dziêm et Nhu sont morts courageusement, comme ils avaient vécu. Ils sont morts pour avoir voulu sauver leur pays de l’anarchie. Ils sont morts aussi, on peut bien le dire,

pour leur foi catholique. Il n’est, pour s’en convaincre, que de regarder et de compter tous

ceux qui se réjouissent de leur assassinat, depuis les francs-maçons et les spirites, depuis les affairistes et les démagogues, jusqu’à la pègre des souteneurs et des prostituées, des tenanciers de maison de jeu et de prostitution, en passant par les exploiteurs et les imbéciles de la démocratie. Qu’au moins, les chrétiens s’inclinent respectueusement devant la

mémoire de deux de leurs frères tombés au bon combat. Et qu’ils aient aussi une pensée pour le deuil cruel de Mme Nhu et de ses enfants, ainsi que pour la douleur de Mgr Ngo- Dinh-Thuc, archévêque de Hué602.

599 Rintraccia le differenti radici teoriche di questo orientamento di «récusation de la modernité» e dei suoi intrecci con il nazionalismo cattolico intransigente nella storia di Francia P.-A.TAGUIEFF, Nationalisme et réactions fondamentalistes en France. Mythologies

identitaires et ressentiment antimoderne, in «Vingtième Siècle. Revue d’histoire», 25,

janvier-mars 1990, pp. 49-74, DOI: www.dx.doi.org/10.3406/xxs.1990.2224. 600 TESTIS, Vie et mort de Ngo-Dinh Dziêm, in «Itinéraires», janvier 1964, p. 72. 601 Ivi, p. 86.

Ripercorrendo la “crisi buddista”, Testis riscriveva la storia dell’esperienza coloniale francese in Indocina, lasciando affiorare con forza le grandi resistenze ancora presenti nell’integrismo francese all’accettazione del sistema repubblicano e del separatismo fra Chiesa e Stato. Testis si dilungava sui fattori che avevano storicamente contribuito a creare i presupposti della crisi sudvietnamita del 1963, che a suo avviso affondavano le radici in ragioni di politica interna alla Francia, più precisamente al passaggio dal Secondo Impero (1852-1870) alla Terza Repubblica (1870-1940)603 e all’anticlericalismo di quest’ultima, guidata da personalità massoniche, e che nel dicembre 1905 aveva emanato la legge di separazione604.

La caduta dell’Impero coloniale in Indocina aveva infatti secondo Testis prodotto uno stato di anarchia nel Vietnam, che aveva dato nuovo slancio alle diverse forze anticristiane importate nel Paese soprattutto dai primi governi Troisième République, che unendosi ad altri elementi eversivi provenienti, ad esempio, dall’Unione Sovietica, avevano delineato una grande cospirazione volta a sovvertire definitivamente l’ordine politico e sociale, cancellando i valori cristiani dalla vita vietnamita605. L’amministrazione francese repubblicana era dipinta da Testis come un’accolta di «“lakistes”, groupés dans les loges maçonniques dont l’influence était beaucoup plus sensible en Indochine qu’en France», contro i quali si era erta a baluardo la famiglia degli Ngo, «trop catholique pour ne pas aimer la France traditionnelle»606. Questi «adversaires du laïcisme [...]

603 Ripercorre questa fase fondamentale della storia francese, fra gli altri, S.ROMANO,

Storia di Francia. Dalla Comune a Sarkozy, Milano, TEA, 2011 [2009], pp. 11-52.

604 Nella copiosa bibliografia sull’argomento ci si limita a segnalare qui P.BOUTRY, Le

triomphe de la liberté de conscience et la formation du parti laïc, in Histoire de la France religieuse. 3: Du roi Très Chrétien à la laicité républicaine XVIIIe-XIXe siècle, sous la direction de J. Le Goff, R. Rémond, volume dirigé par P. Joutard, Paris, Seuil, 2001 [1991], pp. 138-155. Per una prospettiva diacronica sulla tematica si vedano l’agevole sintesi introduttiva di J.BAUBÉROT, Histoire de la laïcité en France, Paris, PUF, 2017 e i mirati

saggi di approfondimento su diversi aspetti di essa in J.-F.CHANET, D.PELLETIER (dir.),

Laïcité, séparation, sécularisation 1905-2005, «Vingtième siècle. Revue d’histoire», 87, 3,

juillet-septembre 2005, numero monografico. Cenni e paragoni con altre realtà politiche europee coeve in cui svolse un ruolo la massoneria, nonché sulle posizioni vaticane a riguardo in G. MARTINA, Storia della Chiesa da Lutero ai giorni nostri. III: L'età del

liberalismo, Brescia, Morcelliana, 1995, pp. 332-343.

605 L’argomento della cospirazione anticristiana è affrontato da una prospettiva generale nello studio comparativo: P.GIRARD, Conspiracies and Visions of Conspiracies in France

and Italy After the Second World War, in «European Review of History/Revue européenne

d’histoire», 15, 6, December/décembre 2008, pp. 749-765.

fidèlement attachés à la France chrétienne» avevano così difeso il Vietnam dall’azione dei proconsoli votati alla «politique antireligieuse, camouflée en “laïcité”, pratiquée en France»607, accusati di aver distrutto con la loro «politique jacobine [...] les traditions spirituelles du peuple vietnamien sans lui fornir quoi que ce soit pour les remplacer»608, di aver accordato il loro appoggio alla classe politica confuciana vietnamita in virtù di una sostanziale areligiosità della loro fede, «le confucianisme étant uniquement une morale familiale et sociale, basée sur le culte des ancêtres»609.

Una simile deplorevole strategia, emanazione in particolare della politica interna dei governi Combès e Rouvier, avrebbe persino goduto del favore di alcuni missionari cattolici, i quali «paraissaient être davantage au service de la France qu’à celui de l’Église»610. Sebbene attraverso un’accusa di estrema gravità (dei religiosi complici di una politica anticristiana) da dimostrare in sede scientifica, quest’affermazione di Testis ha il pregio di ricordare, più in generale, la problematicità insita nella “doppia fedeltà” (alla Chiesa e alla patria) degli evangelizzatori operanti in terre di missione che erano anche colonie del loro Paese d’origine611.

Ed era ancora ad una sciagurata classe politica francese che Testis imputava l’occupazione giapponese dell’Indocina del 1940, che aveva lasciato ai francesi l’amministrazione civile della provincia, e il colpo di mano del 1945, in seguito al quale i nipponici avevano assunto il pieno controllo della colonia, facendo sprofondare il Vietnam nell’«anarchie [...] contre laquelle les deux frères Ngo-Dinh se battirent courageusement et – je crois – désespérément pendant dix ans»612.

Anche lo spirito della Libération aveva le sue colpe nella situazione vietnamita, a conferma della refrattarietà di «Itinéraires» al mito nazionale

607 Per una ricostruzione storica dell’applicazione delle leggi laiciste nel Vietnam settentrionale e sull’influenza delle religioni locali su un loro adattamento si segnala C. KEITH, Catholicisme, bouddhisme et lois laïques au Tonkin (1899-1914), in Laïcité,

séparation, sécularisation, cit, pp. 113-128.

608 Per analoghe accuse avanzate durante la guerra d’Indocina da elementi gesuiti francesi cfr. C.LANNEAU, Contre-propagande sur l’Indochine. La France officielle face à

l’anticolonialisme en Belgique francophone (1946-1950), in «Guerres mondiales et conflits

contemporains», 1, 2011, p. 77, DOI: 10.3917/gmcc.241.0075.

609 TESTIS, Vie et mort de Ngo-Dinh Dziêm, in «Itinéraires», janvier 1964, pp. 74-76. Sul confucianesimo vietnamita si rinvia alle informazioni e alla bibliografia in N.KHAC VIEN,

Confucianesimo e marxismo nel Vietnam, in Vietnam: storia e rivoluzione, cit., pp. 17-52.