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Una guerra di religione? La Chiesa cattolica e la “crisi buddista”, fra separatismo e anticomunismo (1963)

I.4. Voci dalla Chiesa per la riconciliazione religiosa del Vietnam del Sud.

Nel luglio 1963 alcune eminenti voci del cattolicesimo occidentale si erano levate, isolate, contro il regime degli Ngo, incontrando una certa eco mediatica. La prima manifestazione contro Diem e contro il sostegno dell’amministrazione Kennedy alla sua «tyranny» fu organizzata a New York proprio da un chierico e militante pacifista, il diacono Thomas Cornell del movimento Catholic Worker (CW), a un paio di settimane dal discorso di Paolo VI a JFK207. L’evento, iniziato il 16 luglio, durò dieci giorni e riscosse una discreta adesione e una certa risonanza: culminò infatti, con passaggio televisivo al notiziario nazionale della ABC, nella protesta di circa 250 persone dinanzi alla residenza dell’osservatore permanente del Vietnam alle Nazioni Unite208, che altri non era che la madre della potente e impopolare moglie di Nhu, Tran Le Xuan, la quale aveva espresso vibrante disprezzo nei confronti dei buddisti e dei sacrifici dei bonzi209.

206 F.DE GIORGI, Mons. Montini, cit., p. 168.

207 T. KEIDERLING, Because We Were Christian Pacifists, URL:

http://www.plough.com/en/topics/justice/nonviolence/because-we-were-christian-pacifists. Cornell (1934-) era stato probabilmente influenzato dall’incontro avuto nel 1960 negli Stati Uniti il monaco Thich Nhat Hanh, esponente dell’ala del buddismo vietnamita contrario alla presenza americana in Vietnam. Sull’intensa attività di Cornell di opposizione alla guerra americana in Vietnam negli anni Sessanta e sulla sua partecipazione alla fondazione nel 1971 del ramo americano di Pax Christi (PC) si veda M. MOLLIN, Radical Pacifism in

Modern America. Egalitarianism and Protest, Philadelphia, University of Pennsylvania

Press, 2006, passim. Sul movimento PC si avrà modo di soffermarsi più avanti in relazione all’episcopato francese.

208 C.A.LUNARDINI, The ABC-CLIO Companion, Companion to The American Peace

Movement in the Twentieth Century, Santa Barbara (CA), ABC-CLIO, 1994, p. 41.

209 La madre di Xuan, Nam Tran Chuong, avrebbe di lì a breve presentato le proprie dimissioni per protesta verso il contegno della figlia nella “crisi buddista”; il marito Tran Van Choung (1898-1986), buddista, l’avrebbe presto emulata, abbandonato l’incarico di

Inoltre, come informò «Témoignage chrétien» il 1° agosto 1963, il domenicano belga Dominique Pire, Nobel per la pace nel 1958 per il suo impegno internazionale in favore dei rifugiati, aveva richiesto con urgenza all’ONU «une enquête sur le conflit religieux au Sud-Vietnam»210. Il settimanale lionese così commentava la notizia: «on peut [...] se réjouir d’une intervention qui prouverait que les catholiques n’ont pas à couvrir une politique d’intolérance, surtout si elle est menée par certains entre eux»211. Vi si sente l’eco delle origini, del foglio resistenziale nato sotto il regime del cattolico Pétain, collaborazionista di un Reich capace di elevare la discriminazione religiosa, integrata in teorie razziste, a genocidio programmato di un popolo. Negli anni Sessanta, d’altronde, la redazione di «Tc» contava diversi rappresentanti della generazione che dalla seconda guerra mondiale aveva ricavato una profonda avversione a ogni totalitarismo e dogmatismo, come nel caso dello storico direttore della testata, Georges Montaron212. Ma vi si scorge anche la precoce isolata denuncia da parte di «Tc» delle torture perpetrate dall’esercito coloniale della fille aînée de l’Église in Indocina prima e in Algeria poi213.

ambasciatore della RV negli USA assunto nel 1954. Cfr. V.L. SIMPSON, M. MASON,

Madame Ngo Dinh Nhu, Former First Lady of South Vietnam, Dies in Rome, in «The

Washington Times» [on line], April 27, 2001, URL:

www.washingtontimes.com/news/2011/apr/27/madame-nhu-ex-south-vietnam-first-lady- dies-86/. Cfr. anche M.BRINSON DEMERY, Finding the Dragon Lady, cit., passim. Su Xuan e

le sue provocatorie dichiarazioni si tornerà più diffusamente nelle prossime pagine. 210 «Tc», 1er août 1963, p. 8. Pire (1910-1969) nel 1964 avrebbe fondato a Tihange-les- Huy (Belgio) l’Università della Pace. Un suo profilo in S.PINKAERS (O.P.), Dialogue and

Action for Peace: Dominique Pire (1910-1969), in Preaching Justice: Dominican Contributions to Social Ethics in the Twentieth Century, edited by F. Compagnoni (o.p.) and

H. Alford (o.p.), Dublin, Dominican Publications, 2007, pp. 137-148.

211 «Tc», 1er août 1963, p. 8. Le Nazioni Unite avrebbero in un primo momento negato la liceità di un proprio intervento, valutando la crisi un «affare interno dello Stato» sudvietnamita. Thant avrebbe indirizzato un pubblico appello a Diem sul tema. Cfr. GDO,

Dv, 12 agosto 1963, p. 168; «Tc», 15 août 1963, p. 10. Come si vedrà, dopo pochi mesi la

richiesta sarebbe stata invece accolta.

212 Montaron (1921-1997), in gioventù jécista e poi presidente nazionale della JOC (1941-1957), partigiano dei Jeunes chrétiens combattants, diresse «Tc» dal 1948 al 1996. Fu una delle più autorevoli figure associate a un certo catholicisme de gauche francese, sostenitore della necessità della Chiesa di guardare ai “segni dei tempi” e autoriformarsi e, in politica, solidale con le cause dei popoli oppressi e dei diritti dell’uomo. Sulla sua persona si vedano Hommage à Georges Montaron, «Tribune 2000», 1, décembre 1997; C.HAMSY,

Georges Montaron, le roman d’une vie, Paris, Ramsay, 1996, oltreché G.MONTARON, Quoi

qu’il en coûte. Entretien avec Noël Copin, Paris, Stock, 1975.

213 Su «Tc» e la guerra in Indocina si rimanda, oltre alle già citate opere di Sabine Rousseau, anche ai suoi contributi in A.RUSCIO (dir.),L’Affaire Henri Martin et la lutte

contre la guerre d’Indochine, Actes de la journée d’étude tenue à la Mairie du XIe arrondissement, salle Olympe de Gouges (Paris, 17 janvier 2004), Pantin, Le Temps des

Si noti che il periodico si rallegrava del riflesso positivo che il gesto di Pire avrebbe riverberato sui «catholiques» – quelli che di lì a breve il concilio avrebbe celebrato come il “popolo di Dio”214–, non facendo riferimento all’«Église», l’istituzione. Forse il gruppo di «Tc» era deluso da una mancata parola sulla “crisi buddista da parte di Paolo VI, il cui pontificato si era delineato fin dai primi giorni così attento alla politica. Forse la sua redazione era fra coloro che consideravano la Chiesa cattolica «estremamente legata […] al destino particolare della famiglia di Diem», una convinzione rafforzatasi nell’opinione pubblica internazionale dopo il “grande esodo”215.

Che i sommi rappresentanti dell’istituzione ecclesiastica, nelle persone del papa e dei vescovi, potessero compiere scelte opinabili o persino deplorevoli in materia politica era d’altronde stato provato con particolare evidenza ai cattolici francesi in occasione del secondo conflitto mondiale, e simili incrinature alla fiducia di un credente non sono di rapida ricomposizione, specie nelle generazioni che di quei comportamenti siano state testimoni dirette. Si pensi all’opacità che aveva inquinato l’immagine di Pio XII, i cui controversi “silenzi” sul genocidio degli ebrei proprio nel 1963 venivano messi alla berlina dall’opera teatrale Il Vicario che, rappresentata a Berlino nel febbraio, provocò un asprodibattito durato per diversi anni sulla stampa216. In Francia, nello specifico, il sostegno di taluni

Cerises, 2005. Su «Tc» e la guerra in Algeria si veda inoltre M. EL-KORSO, La guerre de

libération nationale algérienne à travers deux hebdomadaires catholiques: Témoignage chrétien et La France Catholique (1954-1958), in Le journal et son impact en Algérie. La première moitié du XXème siècle, sous la direction de M. el-Korso, Oran, Éd. CRASC, 2017, pp. 57-88, URL: http://www.crasc.dz/ouvrages/pdfs/2017_journal_et_son_impact_el- korso.pdf.

214 L’espressione biblica è ripresa e sviluppata in particolare nel cap. II di CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa, 21 novembre 1964, in

«AAS», 57, 1965, pp. 5-67.

215 M.MUGNAINI, Paolo VI e il conflitto vietnamita, cit., p. 238.

216 Pièce del drammaturgo tedesco Rudolf Hochut, Il Vicario fu allestito per la prima volta in Francia nel dicembre 1963 e in Italia soltanto nel 1965, anno in cui Paolo VI decise la pubblicazione della collana “Actes et documents du Saint-Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale” per provare l’aiuto portato del Vaticano di Pio XII ai perseguitati e per illuminare le ragioni strategiche delle scelte di Pacelli verso il nazismo. Su questo punto v. in particolare P.SCOPPOLA, Lezioni sul Novecento, a cura di U. Gentiloni Silveri, Roma-

Bari, Laterza, 2010, p. 105. Sul caso de Il Vicario e sugli episodi di censura (illegale) e di diffusa opposizione alla rappresentazione dell’opera in Italia v. G. CRAINZ, Il Paese

mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Roma, Donzelli, 2005 [2003], pp. 81-

83; M.L.NAPOLITANO, Pio XII tra guerra e pace, profezia e diplomazia di un papa (1939-

1945), Roma, Città Nuova, 2002, pp. 13-48. In aggiunta, nell’imponente produzione

scientifica sui “silenzi” di Pio XII si rinvia qui al classico G.MICCOLI, I dilemmi e i silenzi

esponenti del clero e in particolare di diversi vescovi al regime “cattolico” di Vichy era stato pagato a caro prezzo dalla gerarchia in termini di prestigio e di autorevolezza, aprendo una ferita nella storia della Chiesa cattolica di Francia dall’incerta rimarginazione217. Le ipotesi sulle motivazioni dietro le parole di «Tc» del 1° agosto non si allontanano dallo stadio della mera supposizione; tuttavia un’aperta critica di lì a venire nei confronti della linea de «L’Osservatore romano» su Diem conferma un covato scontento della rivista verso la posizione vaticana sulla “crisi buddista”218.

Il 3 agosto Paolo VI intervenne cautamente sulla situazione sudvietnamita, in occasione dell’udienza speciale concessa a un gruppo di universitari cattolici vietamiti in viaggio di studio in Europa219. Nel proprio discorso, pubblicato da «L’Osservatore romano»220, papa Montini avanzò concetti analoghi a quelli espressi da Binh nell’“ispirata” lettera pastorale del 16 giugno precedente. In particolare, dopo un vago accenno alle «souffrances» attraversate dal Vietnam, il pontefice esortò al rispetto dei valori evangelici di «fraternité» e «unité spirituelle» e soprattutto sottolineò il nesso esistente tra evangelizzazione e promozione umana, tipico di un discorso tradizionalista (ripreso anche da Giovanni XXIII, si rammenta, nella Mater et magistra)221:

Vous êtes à Rome, vous êtes dans la maison du Pape: eh bien! vous n’ êtes pas étrangers ici! Vous y êtes comme des amis, comme des citoyens; et si vous avez le grand Bonheur d’être catholiques, vous y êtes comme des fils et des frères. Nous voudrions vous donner l’impression de cette amitié et de cette parenté spirituelle en vous rappelant le caractère universel de l’Eglise, qui a dans cette ville son centre, dont la mission est de faire rayonner sur le monde entier son message évangélique de fraternité. Pensez-y; vous vous apercevrez 217 Si rammenta che, a differenza di quanto accaduto nell’Italia post-fascista, nella Francia liberata l’acquiescenza o la connivenza verso Vichy portarono all’epurazione di trenta vescovi da parte del governo gollista, sebbene il provvedimento si fosse poi dimostrato di natura più che altro simbolica, dal momento che ventisette fra loro furono reintegrati grazie all’intervento di Roncalli, allora nunzio apostolico a Parigi (1944-1953). Cfr. R.FORNASIER,Jacques Maritain ambasciatore. La Francia, la Santa Sede e i problemi

del dopoguerra, Roma, Studium, 2010, pp. 86-97. Tra i numerosi lavori che indagano le

posizioni dell’episcopato francese durante la seconda guerra mondiale si rinvia qui a M. ALBERT, L’Église catholique en France sous la IVe et la Ve République, Paris, Cerf, 2004

[Friburg, 1999]; J.DUQUESNE, Les catholiques français sous l’occupation, Paris, Grasset,

1986 [1966].

218 Cfr. il paragrafo I.5 della tesi.

219 Cfr. PAOLO VI, La vocazione dei figli di Dio-Discorso agli studenti universitari del

Vietnam, 3 agosto 1963, in PVI, Ins, I, pp. 469-470.

220 Cfr. Cordialissimo saluto del Papa a studenti universitari del Vietnam, in «OR», 4 agosto 1964, p. 1.

que vous êtes ici en un des points les plus intéressants de la terre et de son histoire, parce que le secret de cet endroit est l’unité; et, si vous avez la foi, Nous pouvons vous dire qu’ici est le mystère de l’unité qu’il faut découvrir.

Et la découverte sera d’autant plus merveilleuse qu’elle vous montrera comment cette vocation spirituelle à l’unité s’adresse aussi bien à votre noble Nation qu’aux autres, avec cette propriété essentielle, qu’elle n’ignore pas les droits, les mérites, les aspects caractéristique de la Nation appelée, qu’elle n’étouffe pas le génie du peuple auquel elle s’adresse; au contraire, elle l’honore, elle l’éveille, elle le sanctifie, elle lui donne la conscience de sa mission à lui, et la force intérieure aussi pour s’épanouir en des formes culturelles, sociales, artistiques nouvelles et toujours profondément humaines et bienfaisantes222.

Esaminata nella prospettiva della “crisi buddista”, i cui tumulti erano lungi dall’essersi estinti, nell’insistenza di Paolo VI sul concetto evangelico di unità spirituale e sull’idea della Chiesa come forza sociale progressista sembra lecito leggere un invito alla riconciliazione interreligiosa nella RV e una bocciatura della linea repressiva messa in atto dagli Ngo. In questo senso, l’esplicito rivolgersi del papa agli ospiti anche in qualità di “cittadini”, suona come un richiamo all’obbedienza agli indirizzi della guida spirituale vaticana anche nella sfera politica. Almeno dal punto di vista cattolico, l’interessamento di Paolo VI alla situazione politica sudvietnamita non costituiva un’ingerenza nelle vicende di uno Stato sovrano, ma si atteneva alle sue legittime prerogative di “padre universale”, secondo il «principio teologico della sollicitudo omnium ecclesiarum che si sostanzia nella responsabilità pastorale di cui il Sommo Pontefice [...] si è sempre sentito investito nei confronti delle comunità di fedeli» di ogni Paese223.

Quello stesso 3 agosto 1963 Paolo VI ricevette in privata udienza l’italoamericano Anthony J. Celebrezze, ministro della Sanità dell’Educazione e del Welfare del governo statunitense224. Nei giorni immediatamente precedenti era stata la volta di Sergio Fenoaltea,

222 PAOLO VI, La vocazione dei figli di Dio-Discorso agli studenti universitari del

Vietnam, 3 agosto 1963, in PVI, Ins, pp. 469-470. Il rilievo posto da Paolo VI al legame tra

evangelizzazione e promozione umana sarebbe diventato, per così dire, “ancillare” nel discorso montiniano degli anni successivi, quelli delle concrete proposte di intervento internazionale per sanare i problemi del Terzo mondo, per tornare a riproporsi con più insistenza, come evidenziato da Luciano Tosi, negli anni Settanta, dinanzi agli «scarsi progressi compiuti» e alle numerose «resistenze di natura politica, e non tecnica» riscontrate dal pontefice nei principali attori politici internazionali.L.TOSI, Il Terzo mondo, cit., pp.

488-491 (cit. a p. 490).

223 G.BARBERINI, Chiesa e Santa Sede nell’ordinamento, cit., p. 149.

224 «OR», 4 agosto 1963, p. 1. Il politico democratico tenne il dicastero dal 1962 al 1965.

ambasciatore italiano negli Stati Uniti225, e di mons. Egidio Vagnozzi, il delegato apostolico a Washington226. Allo stato delle fonti si ignora se la “crisi buddista” sia stata discussa in quelle occasioni e non è quindi dato stabilire se le parole di Paolo VI agli studenti vietnamiti siano in qualche modo da collegarsi (anche) a quegli incontri.

Si ritiene invece molto probabile che l’improvvisa mitezza dimostrata pubblicamente da Thuc il 9 agosto sia da attribuire almeno in parte sia al discorso di Paolo VI sia alle discrete pressioni esercitate in privato sul monsignore dal delegato apostolico a Saigon. Quel giorno, nel corso di una conferenza all’università di Hue, l’arcivescovo abbandonò infatti inaspettatamente l’intransigente difesa del cattolicesimo che sino ad allora lo aveva distinto, in favore di uno spirito di conciliazione interreligiosa; negò inoltre qualsiasi responsabilità personale nella deflagrazione degli scontri dell’8 maggio227.

La situazione nella RV restava critica. La Forza nazionale buddista (Budda Yatika Balayegaya), «una delle principali organizzazioni buddiste» d’Asia, inviò un telegramma al pontefice, richiedendo un suo intervento «presso il Presidente Ngo Dinh Diem per mettere fine alla persecuzione religiosa»228. Binh emanò allora una seconda lettera pastorale, di cui fu data lettura il 18 agosto 1963229. In essa l’arcivescovo di Saigon ribadiva i pronunciamenti della precedente. Rievocando il magistero roncalliano sulla pace, aggiungeva che attraverso «uno sforzo di comprensione, moderazione e tatto» si poteva giungere a «un accordo tra le menti e i cuori»;

225 Cfr. «OR», 31 luglio 1963, p. 1. Fenoaltea (1908-1995), socialdemocratico, svolse il proprio incarico oltreatlantico tra il 1961 e il 1967, quando si dimise a causa della differenza di vedute con il proprio governo sulla politica americana in Vietnam. Sull’episodio e sul contesto della politica estera fanfaniana nel quale esso si inserisce si rinvia, fra gli altri, a G. FORMIGONI, Fanfani, la Dc e la ricerca di un nuovo discorso di politica estera (1954-1968),

in Amintore Fanfani e la politica estera italiana, Atti del Convegno di Studi (Roma, 3-4 febbraio 2009), a cura di A. Giovagnoli e L. Tosi, Venezia, Marsilio, 2010, pp. 94-101.

226 Che l’assistente speciale di LBJ Jack Valenti avrebbe descritto al proprio presidente come «an extremely able man». Mem, Valenti to Johnson, Washington, February 26, 1965, p. 1, in Austin (TX), LBJL/PLBJ/PP, HF, b. 5, f. 3 of 3. Vagnozzi (1906-1980) fu a Washington dal dicembre 1958 al giugno 1967. Per la nota dell’udienza pontificia cfr. «OR», 1° agosto 1963, p. 1. Jack Joseph Valenti (1921-2007) fu collaboratore di Johnson sino al termine del suo mandato presidenziale.

227 GDO, Dv, 9 agosto 1963, p. 166. Nella stessa nota D’Orlandi riportava la voce, stimata da lui credibile, dell’arresto di uno studente reo di aver posto una domanda sgradita a Thuc durante una sua precedente conferenza.

228 A.VIGNA, Gli stoici suicidi dei monaci buddisti che si lasciano bruciare cosparsi di

benzina, in «La Stampa», 21-22 agosto 1963, p. 5. Cfr. anche Rivolta buddista contro il dittatore, in «l’Unità», 18 agosto 1968, p. 3.

«l’ambiguità della disputa» rendeva però necessario chiarire la natura della pace ricercata230. In armonia con l’Angelus del 20 luglio precedente231, era la «pace di Cristo» che Binh evocava, ben altra dal «pacifismo cieco e inconsistente, che, alla fine, si presenta ad aumentare la confusione più che a ristabilire l’ordine e la calma nelle menti degli uomini»232.

La concordanza tra le posizioni della Santa Sede e dell’arcivescovo di Saigon fu colta e «messa in relazione» già dalla stampa dell’epoca come, in Italia, nel caso dei comunisti de «l’Unità»233 e dell’indipendente quotidiano torinese «La Stampa». Secondo quest’ultimo, anzi, la lettera di Binh era la risposta immediata di Paolo VI al telegramma della Forza nazionale buddista, sebbene trasmessa «attraverso le consuete vie della diplomazia vaticana e non con intervento diretto»234. Anche «Témoignage chrétien» reputava che l’epistola fosse stata redatta «sur les instances du Saint- Siège», la quale dinanzi all’inasprimento della crisi sudvietnamita doveva aver giudicato opportuno che Binh usasse termini meno «vagues» rispetto a quelli della sua prima lettera235. Verosimilmente informato dallo stesso delegato apostolico, nel suo diario di missione D’Orlandi conferma che ancora una volta vi era la longa manus di Asta dietro l’intervento dell’arcivescovo di Saigon: «Questa [la lettera] è l’ennesima manifestazione con la quale Binh, guidato dal rappresentante del Santo Padre, chiarisce la posizione della Chiesa che non ha alcuna corresponsabilità con la dissennata politica di questo governo»236.

Nel mese di agosto un susseguirsi di autoimmolazioni di bonzi e bonzesse sudvietnamiti acuì l’ondata emotiva prodotta nell’opinione pubblica internazionale dal gesto di Duc, impedendo che i disordini nella RV sprofondassero nel silenzio mediatico237. Quando sulla scena pubblica prese parola la moglie di Nhu, non solo i gesti di distensione di Diem vennero completamente vanificati, ma l’immagine del regime subì

230 Ivi, p. 97.

231 PAOLO VI, La pace di Cristo in ogni cuore, 20 luglio 1963, in PVI, Ins, I, p. 465. 232 Vietnam meridionale, in «CC», 28 settembre 1963, p. 97.

233 D.C.BECKER, Sciopero della fame di diecimila buddisti, in «l’Unità», 19 agosto 1963, p. 4.

234 A.VIGNA, Gli stoici suicidi dei monaci buddisti che si lasciano bruciare cosparsi di

benzina, in «La Stampa», 21-22 agosto 1963, p. 5.

235 G.MONTARON, Assez, Mr. Diem!, in «Tc», 22 août 1963, p. 2. 236 GDO, Dv, 16 settembre 1963, p. 208.

237 Cfr. ad esempio A.P., Monaco buddista brucia vivo in una pagoda del Vietnam, in «La Stampa», 17 agosto 1963, p. 11; D.C. BECKER, Altri due monaci si sono uccisi

bruciandosi, in «l’Unità», 17 agosto 1963, p. 10; A.VIGNA, Gli stoici suicidi dei monaci

buddisti che si lasciano bruciare cosparsi di benzina, in «La Stampa», 21-22 agosto 1963,

un’impennata negativa di una tale gravità da risultare forse determinante per gli sviluppi successivi238.

Tran Le Xuan, questo il suo nome, veniva considerata la première dame della RV (Diem non si sposò mai)239. Era un’intransigente cattolica convertita, deputata dell’Assemblea nazionale, ispiratrice di numerose riforme volte a una rigida moralizzazione della società, nonché fiera promotrice e guida del femminismo sudvietnamita. Con la sua personalità fuori dell’ordinario, per di più irriducibile allo stereotipo culturale della donna come moglie e madre riservata ed estranea alle logiche di potere ancora dominante nell’Europa dei primi anni Sessanta, Xuan riscosse un