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L’acqua come «servizio» all’interno del GATS

La questione dell’applicabilità delle regole del diritto internazionale dell’economia all’acqua s’impone anche sotto il profilo dei servizi a essa legati. L’Accordo generale del commercio dei servizi (GATS) non fa un esplicito riferimento all’acqua, tuttavia la nozione di servizio in essa contenuta si presenta notevolmente ampia e potenzialmente comprensiva anche dei servizi legati all’acqua.

L’art. XXVIII GATS, dedicato alle definizioni, afferma che «"supply of a

service" includes the production, distribution, marketing, sale and delivery of a service». L’acqua, in tal senso, ricadrebbe nel campo di applicazione del GATS da momento in cui è pompata, depurata e canalizzata.

Tale impressione sembra confermata dall’art. I, § 3, lett. b) e c), che definendo il campo di applicazione dell’accordo in commento stabilisce che «“services” includes

any service in any sector except services supplied in the exercise of governmental authority»., precisando che «a service supplied in the exercise of governmental authority” means any service which is supplied neither on a commercial basis, nor in competition with one or more service suppliers»38. Alla luce di quest’ultima disposizione, con l’eccezione di alcune funzioni riservate allo Stato (giustizia, difesa, amministrazione centrale e locale), sembra che tutti i servizi ricadano potenzialmente nel campo di applicazione del GATS, compresi quelli concernenti le questioni idriche. In tal senso deporrebbero anche le guidelines and procedures for the negotiations on

37 Cfr. Preambolo degli articoli XX GATT e XIV GATS.

38 Cfr. articolo 1, par. 3 b) e c) del GATS (General Agreement on Trade in Services, adottato nel

trade in services39, documento d’indirizzo approvato dal Consiglio del commercio dei

servizi dell’OMC secondo il quale «there shall be no a priori exclusion of any service

sector or mode of supply»40.

In altri termini, dunque, secondo quanto affermato da una parte della dottrina, «non si tratterebbe di sapere se i servizi pubblici sono coperti dal GATS, ma in che misura lo sono»41.

I servizi legati all’acqua, ai sensi dell’art. I, § 3 GATS, per essere esclusi dal campo di applicazione del GATS, non dovrebbero essere forniti né su base commerciale, né in concorrenza con uno o più fornitori di servizi. Si tratterebbe di una situazione di monopolio naturale, ammessa dall’articolo VIII del GATS42, in cui i pubblici poteri garantiscono i servizi in commento, anche in modo delegato, senza fini lucrativi43. Nella prassi tale situazione è poco diffusa e copre solo una parte dei servizi legati all’acqua, cosicché le regole del GATS dovrebbero, in linea teorica, poter trovare applicazione44.

Nel senso di una possibile inclusione dei servizi legati all’acqua nel campo di

39 Cfr. OMC, Council for Trade in Services, Guidelines and procedures for the negotiations on

trade in services, adopted by the Special Session of the on 28 March 2001, OMC S/L/93.

40 Ibid., punto 5.

41 Cfr. J.PH.CRONTIRAS,H.RUIZ-FABRI, L’Organisation mondiale du commerce et les services

publics, Paris, 2003, p. 49, (trad. in ita. dell’autore).

42 L’articolo VIII GATS, strutturato in cinque paragrafi, permette a uno Stato membro OMC di

conservare l’erogazione di un dato servizio nell’ambito del settore pubblico. L’articolo XXVIII, h), precisa che «monopoly supplier of a service" means any person, public or private, which in the relevant

market of the territory of a Member is authorized or established formally or in effect by that Member as the sole supplier of that service».

43 Un monopolio naturale esiste quando le specificità economiche o tecniche di un settore

impongono un limite al numero di fornitori di servizi in un dato mercato. Per un’analisi approfondita del carattere di monopolio naturale dei servizi idrici, con specifico riferimento alla disciplina del GATS, si veda: E.TUERK, GATS and Water: Retaining Policy Space to Serve the Poor, Washington D.C., Center for International Environmental Law Brief, 2003, pp. 8 ss.

44 Cfr. M.COSSY, «Le statut de l’eau en droit international économique. Principaux aspect au

regard des règles de l’Organisation mondiale du commerce», in L.BOISSON DE CHAZOURES,S.SALMAN,

Les ressources en eau et le droit international, cit., pp. 201 ss.; F.COSTAMAGNA, «L’impatto del GATS

sull’autonomia regolamentare degli Stati membri nei servizi idrici ed energetici», in Dir. Comm. Int., 2005, pp. 501 ss.

applicazione del GATS deporrebbero le classificazioni dei servizi contenute nel già citato Provisional Central Product Classification of Product Classification dell’ONU (CPC Prov.) e nella Services Sectoral Classification List (W/120)45. Tali classificazioni, pur non dedicando ai servizi idrici una categoria specifica, prevedono in modo sparso i possibili servizi legati all’acqua: il W/120 colloca i servizi legati all’acqua nella categoria dei servizi ambientali46 e dei servizi di trasposto47; il CPC Prov., a sua volta, prevede esplicitamente i servizi legati alla distribuzione dell’acqua per condotte48 e ai sistemi di irrigazione 49 , oltre ad indicare i servizi relativi alla protezione dell’ambiente50.

Rispetto ai beni e servizi ambientali (environmental goods and services, EGS), tra i quali il W/120 inserisce i servizi di fornitura idrica e di trattamento delle acque reflue, si registra da tempo l’intenzione diffusa di procedere con la riduzione e l’eliminazione degli ostacoli agli scambi, tariffari e non51, sulla base dell’idea che sia proprio attraverso l’abbattimento degli ostacoli alla circolazione internazionale degli EGS che si possa attuare una sorta win-win strategy capace, al tempo stesso, di promuovere la preservazione dell’ambiente e l’uso ottimale delle risorse del globo (good for trade, and good for the environment)52. La liberazione degli EGS si scontra,

45 La Services Sectoral Classification List è considerata come la versione semplificata del CPC

Prov ed è consultabile sul sito del WTO al seguente indirizzo: http://i-tip.wto.org/services/.

46 All’interno della categoria dei servizi ambientali sono inseriti i servizi legati alla gestione delle

fognature e delle acque reflue; è prevista anche la sottocategoria «servizi sanitari e igienici, in cui sono tradizionalmente inseriti i servizi di depurazione delle acque per uso domestico e industriale.

47 La sezione dedicata ai trasposti contiene la sotto categoria Internal Waterways Transport, che

contiene a sua volta i servizi legati alla gestione dei corsi d’acqua.

48 Cfr. CPC Prov., categoria 6, Accommodation, food and beverage services; electricity, gas and

water distribution services.

49 Cfr. CPC Prov., categoria 8, Business and production services, sottocategoria Support services

to agriculture, hunting, forestry, fishing, mining and utilities.

50 Cfr. CPC Prov., categoria 9, Community, social and personal services, sottocategoria Sewage

and waste collection, treatment and disposal and other environmental protection services.

51 In tal senso si veda, ad esempio, la nota Dichiarazione ministeriale di Doha, con la quale i

membri dell’OMC hanno definito il mandato della quarta conferenza interministeriale dell’OMC, nota come Doha round (cfr. WT/MIN(01)/DEC/1, Ministerial Declaration Adopted on 14 November 2001, 20 November 2001, punto 31).

tuttavia, con la difficoltà degli Stati e dell’OMC a formulare una nozione comune di EGS53 e con la proliferazione di approcci, distinti e spesso conflittuali, su cui basare la definizione di «environmental good»54. Il W/120, inoltre, non è obbligatorio ma serve

dell’organizzazione mondiale del commercio e la posizione cinese nei negoziati di Doha», in Riv. giur.

amb., 2010 (6), pp. 923 ss.; B. FLEISS, J. A. KIM, «Non-Tariff Barriers Facing Trade in Selected Environmental Goods and Associated Services», in JWT, 2008, pp. 535-563; R.HOWSE,P.B. VAN BORK,

«Options for Liberalizing Trade in Environmental Goods in the Doha Round», ICTSD, Geneva, July 2006; M. KENNETT, R. STEENBLIK, «Environmental Goods and Services - A Synthesis of Country

Studies, OECD Trade and Maxine Kennett Environment», Working Paper No. 2005-03; J. A. KIM,

«Opportunities and Challenges in Liberalizing the Environmental Goods and Services Market: The Case of Developing Countries in Asia», in JWT, 2006, pp. 527-548; A.MATHEW,S.FÉRNÁNDEZ DE CORDOBA,

«The Green Dilemma about the Liberalization of Trade in Environmental Goods», in JWT, 2009, pp. 379- 416; ALEXEY VIKHLYAEV, «Environmental Goods and Services: Defining Negotiations of Negotiating Definitions?», in JWT, 2004, pp. 93-122.

53 Tentativi di formulazione di definizioni comuni di bene ambientale si rilevano all’interno di

enti quali l’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) o l’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), secondo i quali, in termini generali, possono essere considerati environmental goods prodotti, materiali o tecnologie per trattare i rifiuti, l’inquinamento del suolo, delle acque, dell’aria ed acustico, come pure quei beni, coltivati o fabbricati, che si presentino come preferibili dal punto di vista ambientale alla luce dell’impatto minimo sull’ecosistema dei loro metodi di produzione, consumo, e smaltimento. Come evidenziato in dottrina, tuttavia, neppure nelle liste di beni ambientali predisposte dall’OCSE e dell’APEC vi è una coincidenza dei prodotti contemplati (cfr. E.BARONCINI,«La tutela ambientale nel sistema dell’organizzazione mondiale del commercio e la posizione cinese nei negoziati di Doha», cit., pp. 923 ss.; R.STEENBLIK, Environmental Goods: A Comparison of the APEC and OECD Lists, OECD

Trade and Environment, Working Paper No. 2005-04.

54 Nel corso del Doha Round si sono contrapposti quattro distinti approcci, senza che nessuno

prevalesse o arrivasse a una sintesi condivisa. Un primo approccio muove dal metodo fondato sulla lista (List Approach), che consiste nell’individuazione di una singola lista di beni specificamente elencati, con lo scopo non troppo celato di evitare proprio la formulazione di una nozione generale di EGS. Un secondo approccio, promosso dall’India, si basa su un progetto ambientale (Project Approach), secondo il quale si dovrebbe avviare, per un arco limitato di tempo, una liberalizzazione accelerata per tutti i prodotti e servizi necessari a realizzare un dato progetto ambientale, selezionato da un’Autorità nazionale incaricata da ciascun membro OMC; autorità che opererebbe la sua scelta in base ai criteri convenuti nel Comitato su commercio e ambiente (Committee on Trade and Environment, CTE), istituito dal Consiglio generale dell’OMC nel 1995 e aperto a tutti i membri dell’Organizzazione. Un terzo approccio, sostenuto dall’Argentina, prova a combinare il List Approach con il Project Approach , e per tale motivo è definito

da base alle negoziazioni tra gli Stati; i settori contenuti in tale lista, di conseguenza, sono suscettibili di modifica.