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214 LILLIU 1944 b, coll 380 e ss.

CAP 6 LE INDAGINI RECENT

6.2 L'analisi del “Settore Occidentale”: campagne-scavo 1998-

La prosecuzione delle indagini a cura della Soprintendenza Archeologica per le Province di Cagliari e Oristano ebbe luogo nel 1998, con il secondo intervento di scavo che interessò la parte sommitale e mediana delle pendici orientali del declivio trachitico, corrispondenti al cosiddetto Settore Occidentale del santuario (quadrati F/H 7-11)239. In questa area, le spaccature della roccia conservavano un interro

originario di maggiore consistenza, rispetto al Settore Orientale. Gli interventi dei decenni anteriori avevano interessato, in parte, anche questa area, ma intaccando soltanto i livelli più superficiali, posteriori al VI secolo a.C. Il deposito ubicato più in profondità, dunque, corrispondente alla fase arcaica, si presentava del tutto integro, all'inizio delle nuove indagini. Della recente operazione di smontaggio di una modesta struttura muraria qui presente (a ovest del muro bugnato, vale a dire del cosiddetto Edificio A) e del conseguente recupero di stele che in essa erano incluse, si aveva notizia in precedenza240, ma non molto altro era noto di questo

Settore. La ripresa delle attività, in questa area specifica, aveva lo scopo di dare ulteriore conferma ed eventualmente ampliare i risultati ottenuti durante gli Anni 80, in seguito ai primi sondaggi di scavo dedicati ai giacimenti arcaici.

In continuità con le ricerche del 1995, si completò lo scavo di alcuni quadrati della fascia E e si passò, di seguito, procedendo da est verso ovest, ai quadrati della fascia F, G e H. Nella zona interessata, a differenza dell‟adiacente Settore Orientale, non era presente alcun resto di struttura muraria, ad eccezione delle cortine in blocchi bugnati, già viste sopra (cf. Cap. 4.1) del cosiddetto Edificio A. Le zone con maggiore concentrazione di materiali furono i quadrati F9, G9 e G10

239 Per una prima presentazione del contesto archeologico e una selezione preliminare della ceramica ritrovata, cf. BERNARDINI 2005, pp. 1060-1069.

240 BARTOLONI-MOSCATI-TRONCHETTI 1989, pp. 145-152. Le stele appartengono ad un orizzonte cronologico piuttosto tardo, essendo databili alla fine del III secolo a.C.

e, soprattutto, H10 e H11, ubicate immediatamente a est e a nord dell'Edificio suddetto.

Nei quadrati H, le urne erano disposte in diversi livelli, fino ad un massimo di tre. La loro sistemazione era del tutto irregolare: in alcun modo sono documentabili modalità di deposizione accurata, dal momento che in alcuni casi i cinerari erano sovrapposti l'uno all'altro, in altri si trovavano in tangenza reciproca, senza un ordine preciso.

Durante gli anni 2000-2002, in continuità con le operazioni effettuate nel 1998, furono svolti ulteriori scavi nella porzione nord-occidentale del santuario, in un sondaggio di estensione limitata, che tuttavia, restituì materiali abbondanti e di notevole rilievo241. Si operò all'interno dei quadrati H10 e H11, nell'area delimitata a

sud dalle cortine murarie in bugnato del cosiddetto Edificio A, a ovest dalle pareti rocciose del cosiddetto “Sperone 1” e a est da massicci affioramenti rocciosi, identificati dagli scavatori con lettere greche (a, b, g). A nord, in prossimità dell'area indagata e a parziale riferimento di delimitazione di essa, si trovava un grande albero di olivastro, con intricate radici nel terreno che percorrevano il giacimento del campo d'urne.

Da nord a sud l'area risultava divisa da tre fenditure piuttosto strette, corrispondenti alle emergenze trachitiche a, b, g. La parte centrale, delimitata a est dalla sporgenza g, era caratterizzata da parziali allargamenti, alternati a restringimenti e strozzature delle concavità, fino alla zona liminale delimitata dall'olivastro. In questa porzione del sondaggio, era concentrato un elevato numero di urne (circa una trentina), che furono asportate, laddove possibile, lasciando

241 Ringrazio il dott. Paolo Bernardini per i dati messi a disposizione con grande disponibilità, desunti dalla relazione di scavo inedita da lui redatta. Relativamente allo scavo 2000 e 2001, sono stati affidati in studio alla scrivente anche una nuova parte di materiali archeologici, non inclusi nella trattazione del presente lavoro, ma tuttora in corso di analisi.

intatto al loro interno il riempimento di colmatura, in pietrisco e terra; molte si trovano, dunque, in stato integro o presentano fratture minime.

Molti altri vasi, invece, furono ritrovati in frantumi e su di questi, per ora, non è possibile reperire informazioni ulteriori. In linea di massima e per quanto è stato possibile osservare presso i magazzini della Soprintendenza Archeologica (Sede operativa di S. Antioco), le urne ritrovate sono riconducibili al tipo della pentola globulare monoansata, di impasto e di dimensioni variabili. Come coperture sono attestati soprattutto piattelli e coppe carenate.

Nella sistemazione dei cinerari, sono stati rilevati alcuni dettagli di notevole interesse, collegati a modalità specifiche ricorrenti: in molti casi, l'imboccatura è ricoperta da pietre irregolari, di grandezza e di taglio variabili. All'interno furono ritrovate e raccolte a parte piccole fettucce o lamine in piombo, prive di una forma precisa, ma che sembrano essere il risultato di un ritaglio. In un caso, la sottile lamina in piombo fu ritrovata all'esterno del cinerario, associata ad un piccolo peso anch'esso in piombo. All'interno dell'urna furono ritrovate anche piccole scaglie in pietra, in alcuni casi (minoritari) anche schegge di ossidiana lavorata e molluschi. La presenza di ceramica miniaturistica, in stato frammentario oppure in forma intera, è stata registrata quasi sempre all'esterno del vaso, come anche altri oggetti per ora non meglio precisabili.

Da una prima analisi a cura del dott. Bernardini sulla tipologia dei cinerari e sugli elementi a questi associati, l'indagine condotta in questi ultimi anni delle attività ha restituito un'evidenza archeologica omogeneamente databile tra la metà dell'VIII e la metà del VII secolo a.C. Per quanto riguarda in primis la scelta dei recipienti vascolari e degli altri oggetti rinvenuti, ma anche, più in generale, le loro modalità di disposizione all'interno dello spazio del santuario, la caratteristica più importante che emerge è la considerevole variabilità dei diversi contesti.

Durante lo scavo, furono raccolte informazioni di tipo autoptico anche sulle spoglie cremate, ritrovate nel terriccio delle poche urne svuotate prima di essere asportate. A questi dati, tuttavia, si farà un riferimento più dettagliato nella sezione dedicata ai materiali osteologici e alle analisi specifiche in corso, all'interno del Capitolo 7.

CAP. 7 LO SCAVO 1998: I MATERIALI ARCHEOLOGICI - I