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CAPITOLO 4: LA RICERCA EMPIRICA Obiettivi e Metodologia della ricerca empirica

4.1 L’approccio metodologico: lo studio di caso

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Si distinguono tre tipologie che definiscono lo studio di caso: esplorativa, descrittiva, esplicativa. Lo studio esplorativo è finalizzato a definire le ipotesi, il campo di indagine, gli strumenti da utilizzare, i quesiti di ricerca; lo studio descrittivo si prefigge lo scopo di effettuare una descrizione completa di un fenomeno; lo studio di caso esplicativo tende a spiegare le cause o a fornire spiegazioni, ad es. circa una teoria. Cfr. Yin R. K., op. cit.

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In tale ambito, l’analisi viene svolta mediante lo “Schema per la redazione della scheda di valutazione/autovalutazione”; fonte: Montella M., Dragoni P.(2010), (a cura di), Musei e valorizzazione dei Beni cultural – Atti della Commissione per la definizione dei livelli minimi di qualità delle attività di valorizzazione”, pp. 344-362.

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Lo studio delle dinamiche aziendali di un’amministrazione pubblica deve tenere conto della complessità e multidimensionalità che le caratterizzano, considerando altresì che queste ultime non risultano sempre direttamente afferenti a leggi universali e quindi, tantomeno sono in assoluto spiegabili. Da ciò emerge la necessità di adoperare il metodo dello studio di caso che si configura come una ricerca indispensabile per enucleare la specificità di un fenomeno/contesto che si intende analizzare. La definizione di case study fornitaci da Yin [2005], secondo cui questo costituisce “un’indagine empirica che studia un fenomeno contemporaneo entro il suo contesto di vita reale, particolarmente quando i confini fra fenomeno e contesto non sono chiaramente evidenti”71, si inserisce all’interno dell’annoso e aperto dibattito concernente la sua validità in termini di metodologia della ricerca scientifica. Questa infatti, non è unanimemente accordata laddove in esso viene riscontrata la carenza di scientificità e di rigore analitico unitamente alla limitata comparabilità e alla non replicabilità dei risultati. Lo studio di caso, in effetti, utilizzato per finalità di ricerca qualitativa, risulta utile per spiegare le specificità appartenenti ad un determinato fenomeno/contesto soprattutto attraverso descrizioni analitiche dei processi, reputate utili ma non generalizzabili, a differenza della ricerca svolta tramite l’approccio quantitativo, che ha come fine ultimo quello di scomporre un fenomeno nelle parti che la compongono (variabili dello studio), adottando procedure quantitative, ovvero utilizzando campioni sufficientemente estesi e dunque fonte di risultati considerati generalizzabili. Senza approfondire il dibattito epistemologico attuale, che peraltro pare assumere nuovi e non più antitetici significati in relazione alla complementarità delle due categorie – di quantità e di qualità – configurabile soprattutto nella ricerca applicata, il concetto di “generalizzazione analitica” di Yin, propone la questione soprattutto dal punto di vista della procedura, ossia di pratica di metodo. Essa, infatti, tende a superare la contrapposizione in auge tra approccio quantitativo e qualitativo72,

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Yin R.K., 2005. Lo studio di caso nella ricerca scientifica. Armando Editore, Roma, pp.44-45.

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Una parte considerevole della teoria, oltre a valutare la conoscenza derivante da uno studio di caso, come concreta e contestuale anche rispetto al processo di interpretazione progressiva che si svolge, proprio in ragione della sua contestualizzazione ad un determinato fenomeno, ritiene che essa non è di per se generalizzabile e che dovrebbe pertanto essere considerata come “verità provvisoria” senza pretese di definitività e di esaustività. Senza entrare nel dettaglio del tema della generalizzazione dei risultati di ricerca che costituisce uno dei problemi sui quali maggiormente si misura il dibattito tra approccio quantitativo e qualitativo nonché uno degli elementi principali su cui sono fondate le perplessità riguardo alla validità scientifica del caso, l’indagine qui proposta, non si svolge attraverso il metodo della “generalizzazione statistica”, né tantomeno, a causa dei limiti imposti dall’approccio “esplorativo”

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fornendo un metodo finalizzato ad essere il più possibile esplicativo del suo campo d’indagine, ma anche il principale veicolo per generalizzare i risultati ottenuti.

La scelta di un approccio metodologico rispetto ad un altro è intrinsecamente legata all’“interesse conoscitivo” che determina la ricerca. Lo studio di caso si configura come il metodo più adeguato per affrontare la nostra indagine, e di seguito, in risposta alle motivazioni che ne hanno indotto l’utilizzo, si tratterà del ruolo, degli ambiti e delle modalità che lo caratterizzano. Ebbene, si distinguono tre tipologie che definiscono lo studio di caso: esplorativa, descrittiva, esplicativa. Lo studio esplorativo è finalizzato a definire le ipotesi, il campo di indagine, gli strumenti da utilizzare, i quesiti di ricerca; lo studio descrittivo si prefigge lo scopo di effettuare una descrizione completa di un fenomeno mentre lo studio di caso esplicativo tende a spiegarne le cause o a fornire spiegazioni.

Il metodo dei casi ha come elementi fondamentali: il tipo di research question; il livello di controllo che il ricercatore ha sugli eventi e la simultaneità degli eventi in relazione alla ricerca. Identificare il tipo di research question è il primo passo da compiere tramite una classificazione cui la ricerca propone di rispondere secondo una semplice classificazione che distingue le domande di tipo chi, cosa, dove, quanti, come e perché. In particolare, l’adeguatezza dello studio di caso come approccio metodologico, appare più evidente negli studi con research question del tipo “come” e “perché”, in quanto per essi, emerge la necessità conoscitiva sia di superare il mero dato statistico, sia di monitorare relazioni in un dato arco di tempo. L’analisi di un caso aziendale, ad esempio, può risultare insufficiente rispetto alla finalità di studiare l’intensità di un dato fenomeno, bensì ottimale se si analizzano i modus operandi di un dato processo. In secondo luogo è necessario verificare il grado di controllo che il ricercatore ha sugli eventi nonché la contemporaneità o la precedenza degli stessi rispetto allo svolgimento della ricerca. Rispetto a ciò, lo studio di caso generalmente risulta più efficace con una research question di tipo come o perché, ovvero orientata verso fenomeni contemporanei non influenzabili dal ricercatore. Lo studio di caso è, in primis, una metodologia qualitativa di ricerca laddove: è idiografico, perché concerne una adottato, può riferirsi in pieno al metodo contrapposto della “generalizzazione analitica” la quale implica una rigorosa costruzione teorica “che considera possibilità e posizioni estreme di verificabilità, attraverso cui leggere una o più realtà specifiche che presentano tutti i connotati previsti dalla proposizione teorica iniziale e che attraverso le prove (evidences) presentate dalla realtà consentono di validare o falsificare la teoria”. Cfr. Yin R. K., op. cit, p. 19.

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condizione specifica da studiare in base ad ipotesi e a circostanze attinenti; non si qualifica come esperimento di laboratorio, ma come un esperimento qualitativo di stampo pragmatico che analizza le azioni e le specificità dei protagonisti puntando sul processo più che sulla soluzione; è narrativo e si presta alle indagine del suo narratore.