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CAPITOLO 2 IL SETTORE ARTISTICO-CULTURALE: LO SCENARIO INTERPRETATIVO DEI SUOI CONFIN

2.3 Tratti distintivi di un’istituzione culturale nota sulle sue specificità economico-aziendal

Secondo un’accreditata interpretazione concettuale (Turrini 2009), nell’ambito del settore artistico-culturale, occorre distinguere fra aziende che operano nelle cosiddette industrie culturali (editoria, cinema, discografia) e istituzioni che operano nel settore delle arti visive e dello spettacolo: a differenza delle prime, che possono assumere la forma di imprese operanti in un sistema di mercato, grazie soprattutto alla riproducibilità tecnica dei beni prodotti ed alla possibilità di ottenere profitti dalla vendita di tali supporti, le seconde riescono a garantire un profitto a eventuali investitori privati soltanto attraverso l’imposizione di un prezzo del biglietto molto elevato. Allo scopo di qualificare le caratteristiche delle istituzioni che fanno parte del settore culturale, egli adotta una chiave di lettura economico aziendale che pone l’“istituto” al centro dell’impianto logico. Insieme alla definizione di “insiemi di persone e di beni nei quali si svolge un’attività organizzata seconde regole consolidate nel tempo in quanto codificate in norme di diritto unanimemente accettate o in altre forme di convenzione sociale (ad esempio il costume, la morale, il senso religioso)” [Borgonovi 1996], egli evidenzia la necessità preliminare di guardare all’“ordine strettamente economico di un istituto” [Masini 1979], sebbene tale dimensione economica ha natura solamente strumentale rispetto al perseguimento delle finalità istituzionali che, nel caso delle istituzioni culturali, consiste nel contributo che queste apportano allo sviluppo umano di una comunità o di un territorio. Ebbene, ponendo l’analisi sulle caratteristiche economico-aziendali di istituzioni quali musei e enti lirici, e in particolare sulla natura dei processi economici che si realizzano al loro interno, Turrini afferma che tali tipi di aziende possono essere qualificate come “composte”, poiché combinano tipici processi di produzione con processi di consumo. Infatti, le istituzioni culturali se da un lato svolgono la propria attività verso terzi spesso a fronte di nessun corrispettivo monetario oppure richiedendone uno di gran lunga inferiore al costo di produzione del servizio, dall’altro beneficiano, nella maggior parte dei casi, di finanziamenti pubblici derivanti dal prelievo tributario, oppure di donazioni da privati, membri dell’istituzione stessa. Siffatta natura (di aziende composte), costituisce l’elemento distintivo tra istituzioni

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culturali e imprese; queste ultime, invero, sono istituti finalizzati prevalentemente alla produzione di remunerazioni economiche, caratterizzati dallo svolgimento di processi di produzione in senso stretto. Nondimeno, un’importante precisazione concernente la natura, pone l’accento sul fatto che nel settore culturale, operano prevalentemente istituzioni culturali che assumono la forma giuridica di enti pubblici non economici (più o meno autonomi) o organizzazioni non profit21.

Infine appare rilevante richiamare, sebbene brevemente, l’analisi di Turrini finalizzata ad individuare, attraverso un focus sulle specificità economico-aziendali, le caratteristiche delle istituzioni culturali connesse alle tre tradizionali aree di studio dell’economia aziendale, quali gestione, organizzazione e rilevazione. Per quanto riguarda l’assetto istituzionale di un’istituzione culturale, esso è definito come l’insieme dei fini istituzionali (economici e non), dei soggetti che hanno interessi rilevanti nell’istituto, dei contributi offerti e delle ricompense ottenute (stakeholders). Allo scopo di comprendere le principali caratteristiche e problematiche derivanti dalla progettazione delle strutture in relazione al ruolo che le stesse assumono al fine di accordare i diversi contributi e ricompense dei diversi soggetti portatori di interessi istituzionali nell’azienda, è necessario riferirsi alle caratteristiche tipiche del sistema di corporate governance di un’istituzione culturale inteso come “il sistema attraverso il quale le aziende sono dirette e controllate”. A prescindere dalla formula giuridica adottata, esso presenta modalità di articolazione condizionate da due fattori in particolare: il primo è inerente alla finalità prioritaria a cui mirano tali aziende, ovvero al perseguimento di un interesse pubblico ed extra-economico riconosciuto genericamente nella diffusione dell’arte e della cultura come condizione di benessere di una comunità; il secondo sottintende alla loro natura di aziende composte che comporta la necessità di ricorrere a finanziamenti da terze economie al fine di sostenere i processi di produzione e consumo, propri dell’azienda. Da ciò emerge: una maggiore difficoltà

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Nello specifico, le organizzazioni non-profit si caratterizzano per: l’adozione di una forma giuridica di diritto privato; la prevalente presenza di privati all’interno degli organi di governo dell’azienda; l’assenza dello scopo di lucro intesa come l’esistenza del vincolo di non distribuzione del residuo; il perseguimento di scopi di natura collettiva e sociale condivisi da tutti i membri dell’organizzazione (a differenza dell’impresa privata che persegue fini individuali). Ulteriori caratteristiche di questo tipo di aziende possono essere: la presenza di personale volontario all’interno dell’organizzazione; l’esistenza di un’azienda fondata su contributi volontari concessi dai soggetti aderenti (a differenza delle imprese ed amministrazioni pubbliche le cui aziende sono fondate rispettivamente su ricavi e tributi); la realizzazione di meccanismi di “auto alimentazione finanziaria dello sviluppo aziendale”, di “convenienza economica”, che cerchino di evitare la creazione di perdite o il perdurante ricorso ad economie esterne e di assicurare un’esistenza duratura all’istituto.

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per l’istituzione culturale rispetto ad un’impresa, collegata alla necessità sia di collimare gli obiettivi perseguiti dai diversi organi di governo dell’azienda, sia di conciliare le molte interpretazioni che vanno a definire un giudizio sull’operato degli organi direzionali; un aumento della complessità dei compiti degli organi di governo, in ragione della finalità sociale o culturale di suddette istituzioni; un’estrema articolazione della composizione degli organi di governo massimi dell’azienda.

Infine, la struttura di governo delle istituzioni culturali, risulta caratterizzata dalla presenza di una struttura direzionale “duale” che conduce a considerevoli difficoltà, dovute alla differenza di competenze, ruoli e comportamenti. Oltre al direttore generale e o amministrativo, responsabile della buona ed efficiente gestione dell’azienda, essa infatti consta del direttore artistico responsabile della qualità delle iniziative culturali dell’istituzione.

Sotto il profilo gestionale, le istituzioni culturali sono caratterizzate dalla particolare struttura degli scambi che ruotano loro intorno. Ad esserne coinvolti sono tre soggetti distinti, ovvero il portatore di bisogno (es. spettatore, visitatore, fruitore, etc.), l’azienda stessa e un finanziatore pubblico che accorda un determinato ammontare di risorse finanziarie. Pertanto, il portatore di bisogno ottiene dall’azienda culturale un miglioramento della propria qualità della vita, e ricambia attribuendo alla stessa, gratitudine – fiducia, consenso – e potere contrattuale. Lo stesso meccanismo si instaura sia per l’azienda culturale, la quale catalizza risorse umane, strumentali, finanziarie offrendo attività e servizi culturali al portatore di bisogno e al sostenitore/donatore, sia per questo ultimo, che destina un finanziamento ottenendo dall’azienda immagine e legittimazione. La natura eterogenea di questi scambi comporta un doppio sistema di mercato estremamente difficile e complesso.

Dal punto di vista dell’organizzazione le istituzioni culturali presentano forti aspetti di problematicità rispetto ai principali problemi organizzativi riconducibili ai criteri e ai gradi di suddivisione del lavoro ed ai meccanismi di coordinamento per salvaguardare la coesione e l’unitarietà aziendale. La causa è rintracciabile nella mancanza di una piena integrazione fra due distinti settori di cui si compone l’azienda culturale: il settore preposto alla raccolta di fondi e quello deputato all’erogazione dei servizi culturali. Si tratta di due “sistemi” differenti che all’interno della stessa organizzazione coesistono apportando tensioni legate alle loro peculiari caratteristiche, in relazione alle culture organizzative, ai profili retributivi e alle competenze, presenti in ciascuno di essi.

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Nel campo della rilevazione aziendale, infine, sebbene in questi ultimi anni si rilevi un importante sforzo da parte delle istituzioni culturali di perseguire logiche di responsabilizzazione economica in grado di realizzare una più corretta misurazione dei risultati economici, a causa delle finalità extra-economiche di tali istituti, si continua a sottovalutare gli aspetti connessi alla rilevazione dei risultati non monetari in termini di efficacia esterna ed utilità delle iniziative promosse dagli stessi.