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CAPITOLO 4: LA RICERCA EMPIRICA Obiettivi e Metodologia della ricerca empirica

4.5 Lo studio di caso: i livelli minimi uniformi per la valorizzazione del Museo di Capodimonte

Allo scopo di realizzare l’Annual Report 2011/2012 del Museo di Capodimonte, questo studio assume come base di ragionamento i livelli minimi di funzionamento e gli indicatori di performance, messi a punto a livello governativo dalla Commissione incaricata di elaborare una proposta per la definizione dei livelli minimi uniformi di qualità delle attività di valorizzazione (d.m. 1 dicembre 2006)83. Tale schema pur non avendo valore normativo nazionale, viene scelto per due motivazioni principali:

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Descrive lo studio e la valutazione dei fatti linguistici nel loro evolversi dinamicamente nel tempo. Si oppone alla sincronia che invece studia le lingue in un dato momento, con maggiore grado di astrazione. Ndc.

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La Commissione nazionale, meglio nota come Commissione Montella dal nome del suo presidente, fu istituita con decreto ministeriale del 1° dicembre 2006, allo scopo principale di aggiornare l’“Atto di indirizzo” sugli standard museali (2001) sviluppando processi di autovalutazione e di accreditamento, nonché di dare attuazione all’art. 114 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, ove si prevede che il “Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università, fissano i livelli minimi uniformi di qualità delle attività di valorizzazione su beni di pertinenza pubblica e ne curano l’aggiornamento periodico”. La sua composizione, venne integrata con altri cinque decreti emanati nei primi quattro mesi del 2007, anno in cui in cui pervenne alla conclusione dei lavori con l’approvazione di un articolato documento finale, che ad oggi resta poco conosciuto a causa della limitata diffusione tra gli addetti ai lavori, avvenuta soltanto grazie a una sintesi pubblicata dall’Ufficio Studi del

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• il metodo dell’autovalutazione proposto attraverso cui si suggerisce le modalità per accertare i livelli minimi uniformi per la valorizzazione in ambito museale84;

• si ritiene che l’utilizzo dei livelli minimi uniformi per la valorizzazione come logica di base, consenta il raggiungimento di una duplice finalità, ovvero da una parte si fornirebbe una valida struttura d’impianto al suddetto Annual Report, dall’altra sarebbe possibile, proprio attraverso la realizzazione di quest’ultimo, costruire un adeguato e coerente strumento di comunicazione, in grado non solo di assolvere alla sua specifica e diretta funzione di rendicontazione, trasmettendo ai diversi stakeholders di riferimento, il valore culturale, economico e sociale, dell’offerta museale in oggetto, ma anche di svolgere un indiretto e altrettanto efficace ruolo di comunicazione, volto a diffondere tra essi, sia la conoscenza dei medesimi livelli minimi di valorizzazione, sia il valore effettivamente prodotto dal museo nella sua configurazione attuale, rapportata a questi ultimi.

Il progetto di ricerca relativo al nostro caso di studio esplorativo si è svolto attraverso il seguente piano d’azione:

• la problematica oggetto di studio, intende esplorare il “che cosa” del fenomeno indagato, teso ad individuare quale è il modo attraverso cui un’istituzione museale può trasmettere il differente tipo di valore - culturale, economico e sociale – che essa è chiamata a produrre per ciascuna comunità di interlocutori (portatori d’interesse) coinvolti, considerando che ogni valore si definisce attraverso uno specifico processo di scambio con ciascuno di essi. Gli argomenti teorici conducono al nostro “interesse conoscitivo”, ossia al modello di accountability e comunicazione istituzionale dell’“Annual Report”, in grado di organizzare, gestire e comunicare responsabilmente gli esiti dei processi di creazione del valore museale ai vari stakeholders, in accordo ai principi di trasparenza dell’azione pubblica;

Ministero per i Beni e le Attività culturali nell’ottobre 2007. Cfr Montella M., Dragoni P. (2010), (a cura di), op. cit., p. 20.

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La Commissione ha predisposto una tabella che individua alcuni requisiti, ritenuti fondamentali, che connotano i livelli di qualità considerati accettabili e suggerisce le modalità per accertarli, attraverso domande precise ai responsabili o produzione di documentazione. Cfr. Maresca Compagna A. in Montella M., Dragoni P. (2010), (a cura di), op. cit., p. 291.

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• in relazione ala problematica iniziale di ricerca, si decide pertanto di analizzare e valutare un museo pubblico (Museo di Capodimonte di Napoli) in ordine ai livelli minimi di qualità museali sopra esposti, al fine di ottenere una base di comparazione per raffrontare i risultati effettivamente ottenuti dallo stesso rispetto agli obiettivi previsti dalla proposta di decreto, consentendo di contestualizzare per ciascun ambito di riferimento le componenti dell’offerta museale, e, successivamente di decontestualizzarli per coglierne gli elementi più significativi;

• nell’ambito dello studio finalizzato ad accertare la presenza dei livelli minimi uniformi nel museo oggetto d’analisi, si procede con l’affrontare un’ulteriore analisi comparativa, basata sempre sull’accertamento dei livelli minimi, ma riguardante la best practice “Soprintendenza Speciale Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze”, la quale rappresenta un caso virtuoso per essere l’unica tra le Soprintendenze Speciali a realizzare un Annual Report;

• gli elementi più significativi, risultanti dalla comparazione che si è svolta tra lo schema di decreto dei livelli minimi e gli ambiti museali determinanti per la creazione dei processi di creazione del valore dell’offerta museale di Capodimonte, se da un lato hanno rilevato i punti di forza, i nodi problematici e le criticità esistenti del contesto caratterizzante il museo, dall’altro, sono stati opportunamente valutati al fine di strutturare per esso una proposta di Annual Report, poiché ad oggi, risulta non adottare alcun metodo di rendicontazione sociale;

• l’interpretazione dei risultati oltre ad avvalorare la tesi che ritiene necessaria l’adozione di uno strumento di rendicontazione e di comunicazione anche e soprattutto per un’“azienda museo”, mette in evidenza il rigore e l’utilità derivanti dall’utilizzo dei livelli minimi uniformi, quali costrutto per la realizzazione del documento, oltre a richiamare la necessità di sviluppare ipotesi pertinenti e proposizioni per un’indagine ulteriore.

Il reperimento dei dati necessari all’accertamento dei livelli minimi del Museo di Capodimonte, è avvenuto tramite lo svolgimento di un’attività formativa di ricerca e di tirocinio presso lo stesso, per una durata di sei mesi, al termine del quale si è ottenuta

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un’autorizzazione a consultare e ad utilizzare documenti istituzionali. Nello specifico, si è data la disponibilità di tutti i tipi di documenti istituzionali richiesti, ossia di quelli aziendali e amministrativi, nonché di quelli materiali.

La conoscenza della realtà museale oggetto d’analisi, discretamente acquisita rispetto al biennio 2011/2012, grazie altresì alla disponibilità di alcuni funzionari amministrativi particolarmente motivati, responsabili degli uffici chiave (amministrativo, personale, concessioni, etc.), se da un lato consente l’inquadramento di ciascun ambito con la sua esplicitazione attraverso i livelli minimi, dall’altro non consente di configurare una risposta assoluta alla domanda enunciata, nel senso che per dimostrare la validità dello strumento dell’Annual Report, come possibile supporto all’attività di gestione museale, nonché quale documento di rendicontazione in grado di trasmettere valore culturale, economico e sociale ai diversi stakeholders coinvolti, si rende necessario un ulteriore studio, volto ad indagare soprattutto le ragioni qualitative che spingono a richiedere e a leggere un rapporto di attività.

CAPITOLO 5 L’ANALISI EMPIRICA: REALIZZAZIONE DEL PRIMO