1.4 Il modello partecipativo tedesco
2.1.6 L'Earning Management
Prima di fornire una denizione esaustiva dell'earnings management, appare con- veniente fare una precisazione: la contabilità non è un scienza esatta in quanto le rappresentazioni fornite appaiono sempre, quantomeno, interpretabili. La misura dei risultati e della situazione patrimoniale societaria, così come la loro rendicontazione, è fondata su convenzioni e su necessarie stime che possono essere più o meno distor- centi la reale condizione economico-nanziaria. Per supplire a questa mancanza si fa ricorso a principi contabili condivisi che le società sono chiamate a rispettare, pena la previsione di sanzioni o l'esclusione dal mercato. L'informazione di bilancio è da considerarsi distorta ed ingannevole quando realizzata deviando intenzionalmente dalle prescrizioni contabili, eventualità mai facilmente determinabile con certezza. I management ha infatti svariate modalità per manovrare i dati contabili diretti al mercato, ad esempio sgonando o aumentando articiosamente gli utili e non neces- sariamente in modo fraudolento. Potrebbero così posticipare l'attuazione di alcune transazioni o eventi, dierendo il costo di una operazione pubblicitaria o ancora anticipando la cessione di un bene. Potrebbero essere interessati ad una correzione delle stime, sempre presenti nella redazione del bilancio.
La letteratura in materia denisce generalmente queste pratiche earnings mana- gement, espressione esente da pregiudizi morali, traducibile in italiano come gestio- ne degli utili e ricorrente anche in alcuni procedimenti promossi dalla SEC (Securities and Exchange Commission) contro aziende chiamate a dimostrare la genuinità del loro operato. Tuttavia non è semplice ridurre l'earnings management ad un concetto universale accettato. Per Schipper (1989) la pratica in parola origina dall'esistenza di una asimmetria informativa tra manager ed i vari stakeholders che consente al manager di dirigere strategicamente il processo di reporting dei dati nanziari al ne di ricavarne un miglioramento della posizione retributiva. L'asimmetria infor- mativa, si è visto, è una condizione del tutto naturale nelle organizzazioni in cui vi sia separazione tra governo societario e proprietà, e gli accorgimenti tesi a ridurla non sono totalmente ecaci. Persistono ampie lacune nelle strutture di monitoraggio che rendono fattibile la pratica dell'earnings management. Nell'accezione proposta da Davidson, Stickney e Weil (1987), invece, è il uttuare del direttivo aziendale all'interno delle prescrizioni contabili allo scopo di conseguire un desiderato livello di utili da riportare all'esterno. Per Healy e Wahlen (1999), ancora, l'earnings manage-
ment si riscontra nella disclosure interessata del management e nel pianicazione ad hoc delle vicende aziendali con l'intento di alterare i rapporti nanziari, ingannando gli stakeholders e ottimizzando i ritorni di contratti dipendenti dai valori contabili ottenuti. E' dunque una denizione che fa della valutazione interessata e poco limpi- da del direttivo il cuore del problema. Gli stessi autori, a onor del vero, intravedono anche un signicato positivo nel termine, aermando che la stima fornita può ser- vire a migliorare la qualità delle informazioni passata al mercato, ove il privilegio informativo del management sia impiegato per migliorare la descrizione della reale situazione economico-nanziaria. Gli investitori accederebbero così ad una visione più obiettiva rispetto a quelle conoscibile in un bilancio privo degli aggiustamenti in parola.
L'idea di earnings management introdotta da Degeorge, Patel e Zeckhauser (1999) è la più vicina al tema di questo elaborato. Essi pongono la loro attenzione ai soli utili, partendo dalla constatazione che l'operato della governance aziendale è spesso giudicato e premiato sul raggiungimento di prestabiliti indici di redditività. Il manager sarebbe inevitabilmente orientato a soddisfare questi criteri, così come avviene nella gestione per obiettivi dove corre il rischio di focalizzazione sui soli tar- get. Sarebbero tre i punti fermi della buona comunicazione degli utili al mercato: protti sempre positivi, almeno pari ai risultati dell'esercizio precedente e soddisfare le attese degli analisti27.
Analisti ed investitori indirizzano i loro giudizi ed investimenti sulla bontà delle informazioni societarie ed allora è naturale attendersi dalla governance una maggio- re attenzione alla gestione degli utili per inuenzare positivamente l'andamento a breve termine dei corsi azionari. Visto che larga parte dei compensi variabili dei manager delle società quotate sono dipendenti dall'andamento delle azioni (per esempio le stock options trattate nel terzo capitolo), orientarne il valore corrisponde a manovare la loro ricompensa28, ed è questo l'aspetto dell'earnings management
che interessa di più in questa sede. La crescita costante dei prezzi delle azioni ac- cresce pure la considerazione che il mercato ha del management, aumentandone, in seconda battuta, il potere contrattuale e la stabilità del posto di lavoro.
Myers, Myers e Skinner29 documentano persino che lo stipendio ottenibile con
27Analizzando una serie di risultati aziendali dal 1974 al 1996 gli autori giungono alla con-
clusione che quando i manager sono motivati al raggiungimento di queste soglie la distribuzione degli utili riportati diventa anormale: ossia storicamente ci sono troppe aziende che superano le soglie di utili rispetto a quelle che non le superano, così J. HOFMANN (2006), Earnings mana- gement e analisi della qualità degli utili: un confronto tra metodi quantitativi per il rilevamento di manipolazioni del bilancio d'esercizio, Università degli Studi di Lugano.
28Nel tristemente noto caso Enron i dirigenti pomparono il valore delle azioni dai 20 dollari di
inizio 1998 agli oltre 80 del 2001.
utili regolarmente in crescita in ogni trimestre è più elevato che se la rilevazione è ssata solamente a ne esercizio. L'impatto psicologico positivo sugli investitori pa- re più intenso e di questo il manager tiene debito conto nell'attività di disclosure. Si pensi ad un dipendente retribuito in modo variabile con un piano di incentivazione ad obiettivi. Qualora il soggetto sia certo di non riuscire a raggiungere in un certo periodo i target assegnatigli, potrebbe essere stimolato a dierire ricavi (o la varia- bile per cui è giudicato) ad esercizi successivi nei quali la probabilità di successo sarà più elevata. Allo stesso modo si potrebbero dierire i surplus ove i risultati raggiunti massimizzino già il bonus concedibile. Degeorge, Patel e Zeckhauser (1999) si spin- gono a dire che i manager sono anche restii a contabilizzare risultati molto diormi da quelli storici, anche se positivi, perché potrebbero indurre una rivisitazione al rialzo dei target.
Gli aspetti più critici dell'earnings management discendono dalle operazioni reali (cosiddetto direct earnings management), che si sostanzia in comportamenti quali la diminuzione dei costi per di formazione, la riduzione della manutenzione ordi- naria o la sua posticipazione, l'abbattimento dei prezzi per stimolare le vendite. Queste operazioni infatti non incidono sulla sola rendicontazione contabili ma con- cretamente distorcono la gestione imprenditoriale e le prospettive di lungo termine dell'azienda30. L'ottica di breve periodo, quella che il mercato azionario, interessato
ai movimenti speculativi, tende a premiare, rischia di minare la stabilità aziendale nel lungo periodo. Altra consuetudine rischiosa che i piani di incentivazione basati sui risultati possono far nascere è l'anticipazione o la posticipazione di entrate od oneri da un esercizio all'altro (cosiddetto misreporting). Sono tutti comportamenti elusivi che nel migliore dei casi (quando non compromettono il lungo periodo) au- mentano il costo delle retribuzioni senza un reale incremento prestazionale. Alcuni piani, come gli stock option plan, prevedono spesso meccanismi di tutela come la esercitabilità delle opzioni solo dopo un lungo periodo nel quale, si pensa, le de- cisioni saranno ponderate per mantenere alto il valore societario e si preverranno comportamenti opportunistici. Il design dello schema retributivo ha infatti un peso sostanziale sull'entità dell'earnings management in azienda.
La totale ostilità all'earnings management è comunque ancora oggetto di di- battito, anche se si può concludere che parte dell'inecienza nell'allocazione delle risorse da parte del mercato sia causata dalle asimmetrie informative, aggravate dall'earnings management nella sua preponderante accezione negativa.
Management, SSRN Working Paper.
30Si veda tra gli altri F. DEGEORGE, J. PATEL e R. ZECKHAUSER (1999), Earnings