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i casi di ermafroditismo nel Prodigiorum liber di Giulio Ossequente.

3. L’ermafroditismo in Ossequente: scelte lessicali e significati.

Lo stile di Ossequente si dimostra anche in queste occasioni piuttosto sintetico e incline alla formularità, tuttavia le scelte lessicali compiute offrono qualche spazio per la riflessione.

È innanzitutto interessante notare che per indicare l’individuo affetto da ermafroditismo Ossequente non utilizzi mai il sostantivo hermaphroditus ma scelga in un solo caso

semimas e in tutte le altre nove occorrenze il sostantivo androgynus: se può avere un

valore trarre qualche considerazione da questa scelta, si può presumere che si voglia escludere il termine che è più connesso con la sfera semantica del mito, preferendo due sostantivi dal significato puramente denotativo, che forniscano una descrizione oggettiva del caso evidenziato271. Androgynus, appunto il sostantivo prediletto, applicato nella

quasi totalità dei casi, ben si presta a rappresentare la compresenza dei caratteri sessuali di entrambi i generi272: come se davvero un individuo fosse per metà uomo e per metà

donna. Semimas invece, sostantivo per il quale serve minor ricorso a radici greche, pone

271 Alcune riflessioni, cursorie ma significative, in merito alla scelta del sostantivo con cui identificare le

persone dall’identità sessuale incerta sono riscontrabili già all’interno di alcune fonti che descrivono il ritrovamento di casi di androginia, come Livio, Ab Urbe condita 27,11 oppure Plinio il Vecchio, Naturalis

historia 7,3,34. Per l’analisi e il commento di tali passi e per alcune considerazioni sulle scelte lessicali

proposte, si rinvia al capitolo VII, in particolare ai paragrafi 4 e 7.

272 Sostantivo che, come approfondito altrove, è percepito come un termine arcaico, perlomeno secondo il

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l’attenzione non sull’equilibrio tra le fattezze dei due generi, ma sulla componente ritenuta socialmente e culturalmente più forte, ossia quella maschile, rilevando come essa sia l’unica identità presente nell’individuo, che compare tuttavia deprivato di metà; non si fa qui cenno alla femminilità di un ermafrodito.

Per quanto riguarda la terminologia utilizzata per definire la condanna imposta agli individui ermafroditi, Ossequente utilizza un formulario piuttosto diversificato: necare,

in mare deportare (cinque occorrenze), in flumen deicere, in mare deferre, mari demergere. In un caso non si specifica la modalità dell’esecuzione. Lentano273 osserva

che le locuzioni alto mergere e profundo mergere, usate con maggiore sistematicità da altri autori, come Livio, potrebbero riprodurre il formulario tecnico ufficiale per indicare questa particolare sanzione274. Delcourt275 ipotizza però che l’espressione che più da

vicino si conformerebbe alla tradizionale formula rituale veda probabilmente l’uso del verbo deferre, che corrisponde all’ἀποτιθέναι o all’ἀποπέμπειν pertinenti alla legislazione greca: ciò sembra trovare conferma nelle occorrenze di Ossequente, in cui si rileva il ricorso a questa precisa area semantica ritrovando sia il verbo deferre utilizzato nella sua forma autentica, sia rielaborato in voci verbali quasi sinonimiche come il frequente

deportare. Ciò che tuttavia, al di là del formulario usato per la descrizione della pratica,

non sembra essere messo in dubbio è la natura della condanna e la tipologia del rito espiatorio inflitto, ossia la morte per annegamento276. In effetti le locuzioni usate per

descrivere la procuratio inflitta agli androgini lasciano spazio a pochi dubbi in merito, e anche l’unico caso277 in cui si sceglie un’altra formula, ricorrendo al verbo neco, rafforza

la consapevolezza che questi individui fossero effettivamente condotti a morte senza, tuttavia, sollevare dubbi sul metodo di esecuzione della pratica espiatoria, che per analogia con i casi precedenti resta plausibilmente l’annegamento.

Interessanti sono, poi, le suggestioni offerte dalle scelte lessicali operate per descrivere i ritrovamenti degli androgini. La casistica proposta da Ossequente può essere

273 LENTANO (2010) p. 297.

274Applicata non di rado, come ricordato altrove nei capitoli IV e V, anche per i casi di malformazioni non

riguardanti l’identità sessuale.

275 DELCOURT (1938),p. 52.

276 Uno studio monografico approfondito, MACBAIN (1982),cataloga gli eventi prodigiosi occorsi nella

Roma repubblicana e le relative cerimonie di espiazione, rilevando come la sommersione sia il metodo pressoché esclusivo per i casi di eliminazione di ermafroditi.

sostanzialmente278 divisa in due insiemi: gli individui riconosciuti come monstra subito

dopo la nascita e quelli individuati solo in età adulta. Per i primi Ossequente utilizza semplicemente il participio del verbo nascor in associazione diretta con la locuzione scelta per indicare la sommersione (natus praecepto aruspicum in mare deportatus279, natus et in flumen deiectus280, natus in mare delatus est281, natus et in mare deportatus282, natus et in mare deportatus283): la ripetitività quasi formulare e il fatto che in tutte le

espressioni l’indicazione della nascita sia in costante e strettissima vicinanza con la definizione del rituale di soppressione suggeriscono una immediata consequenzialità anche cronologica delle azioni da esse indicate. Come se al momento del parto, o subito dopo, la salute e l’integrità del bambino fossero controllate e, in caso di anomalie, fosse inevitabilmente preso con urgenza il provvedimento più drastico secondo l’indicazione dei magistrati o dei sacerdoti. Marie Delcourt pone l’accento sul fatto che deferre,

deportare e deicere sono accomunati dal carattere spiccatamente attivo, che sottolinea

come si prendesse a viva forza il bambino e lo si allontanasse conducendolo fisicamente al luogo della sua morte tramite un’azione energica, suggerendo che probabilmente il neonato era, nonostante la sua anomalia, vivo e vitale284. Certamente il prefisso de- che

accomuna queste voci verbali pone l’accento sull’azione compiuta da chi sommergeva i soggetti riconosciuti come portentosi, prima operando uno spostamento dell’individuo e poi esercitando il gesto di gettarlo o lasciarlo cadere dall’alto verso il basso in direzione dell’acqua.

Una certa simmetria lessicale concerne i passi che riguardano gli ermafroditi riconosciuti ad un’età più avanzata, poiché in questo caso a precedere il consueto verdetto di condanna è il verbo invenio (inventus aruspicumque iussu necatus285, inventus et in mare

278 Escludendo necessariamente un esempio davvero troppo sintetico e privo di informazioni significative

per essere con utilità catalogato nella seguente suddivisione: esso infatti non presenta cenni al momento del ritrovamento ma afferma semplicemente Item androgynus in mare deportatus (Prodigiorum liber 47).

279 Prodigiorum liber 22. 280 Prodigiorum liber 27. 281 Prodigiorum liber 32. 282 Prodigiorum liber 48. 283 Prodigiorum liber 50.

284 «Ce traitement est presque toujours mentionné à propos des androgynes, probablement parce qu’ils

naissent viables» DELCOURT (1938),p. 57 285 Prodigiorum liber 3.

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deportatus286, inventus et mari demersus287): la reiterazione di tale voce verbale sembra

sottolineare l’importanza, nella pratica reale dell’azione, del ricercare i soggetti

monstruosi288. Non è possibile sapere con certezza se ci fossero dei funzionari addetti alla

ricerca dei prodigia -intendendo sia individui dalle caratteristiche anormali sia in generale altri fenomeni potenzialmente pericolosi- o se giungesse ai magistrati una delazione proveniente dall’interno o dall’esterno della famiglia, o ancora se i rinvenimenti fossero casuali; non è infatti facile, soprattutto nella sintesi di Ossequente, capire se nell’accezione data al verbo invenio prevalga la componente dell’“imbattersi fortuitamente in qualcuno” o del “rintracciare dopo aver cercato” o più probabilmente del “venire a sapere qualcosa”.

Interessante è un passo289 in cui si esplicita il nesso stretto tra l’area semantica

dell’androginia e quello della pestilentia; Marie Delcourt ha studiato290 in modo

approfondito questo legame, che Ossequente ora esplicita: sembra inequivocabile i rapporto di consequenzialità logica tra la nascita di un bambino androgino e lo scoppiare di una pestilenza così forte che i cittadini vivi non erano sufficienti neppure per dare sepoltura alla moltitudine di cadaveri che giacevano a terra qua e là.