un confronto tra la casistica ossequentiana e alcune occorrenze analoghe in altri autori.
1. Un parallelo diretto: un caso di malformazione in Orosio e Ossequente.
Poter effettuare un confronto serrato tra il Prodigiorum liber di Ossequente e gli Annales liviani sarebbe stato di straordinaria utilità sotto numerosi punti di vista, soprattutto al fine di comprendere in che misura e con quali modalità l’epitomatore abbia lavorato sul testo di riferimento. In materia di prodigia, in particolare, sarebbe stato interessante poter effettuare una ricognizione sistematica innanzitutto sulla selezione delle informazioni e poi sulle scelte lessicali e stilistiche che differenziano la descrizione della casistica delle mostruosità nelle due opere. Purtroppo invece, questa comparazione costante non è possibile, poiché i primi prodigi riportati da Ossequente riguardano gli ultimi anni descritti dal Livio che ci è pervenuto, ed è possibile una sovrapposizione solo per gli anni tra il 190 e il 167 a.C., con un solo caso di malformazione199.
Può, però, essere di qualche interesse anche confrontare un caso prodigioso che ci è pervenuto da una doppia tradizione, attraverso due canali indipendenti ma risalenti entrambi a una sezione di Livio andata perduta: si tratta di un fatto anomalo menzionato da Ossequente e da Orosio.
Orosio, Historiae adversus paganos 5.6.1
Ossequente, Prodigiorum liber 25200
Servio Fulvio Flacco Q. Calpurnio Pisone consulibus Romae puer ex ancilla natus quadripes quadrimanus, oculis quattuor, auribus totidem, natura virili duplex.
Puer ex ancilla quattuor pedibus manibus oculis auribus et duplici obscaeno natus. […] Puer aruspicum iussu crematus cinisque eius in mare deiectus.
Sotto il consolato di Servio Fulvio Flacco e di Q. Calpurnio Pisone, a Roma nacque da un’ancella un bambino con
Nacque da un’ancella un bambino con quattro piedi, quattro mani, quattro occhi e quattro orecchie e un duplice organo
199 In particolare si tratta di un caso di ermafroditismo. Come già anticipato altrove, data la particolare
gravità di questi casi e la forte componente simbolica che li contraddistingue, visto che la anomalia riguarda non solo la morfologia del corpo ma anche l’identità di genere dell’individuo, i casi di androginia verranno analizzati in una sede specifica al capitolo VI e al capitolo VII. In particolare, questa occorrenza, eccezionale proprio per la sovrapposizione con Livio, si trova al capitolo VII, paragrafo 1.
76 quattro piedi, quattro mani, quattro occhi e altrettante orecchie, con un duplice sesso maschile.
sessuale. […] Il bambino per ordine degli aruspici fu cremato e la sua cenere fu gettata in mare.
La prima osservazione che è opportuno fare riguarda la cronologia: sembra evidente che i due passi descrivano lo stesso caso, poiché la concomitanza di numerosi dettagli, oltre all’estrema particolarità del fenomeno descritto, coincidono perfettamente, ma esiste una discrasia di un anno nella datazione del passo. Orosio infatti afferma che la nascita mostruosa avvenne sotto il consolato di Servio Fulvio Flacco e di Q. Calpurnio Pisone, ossia nel 135 a.C, mentre nell’intestazione del capitolo di Ossequente in cui compare questa occorrenza si fa riferimento ai consoli Lucio Furio e Sesto Attilio Sarrano cioè il 136 a.C., l’anno precedente rispetto alla collocazione di Orosio. Il dubbio, in realtà, non riguarda solo questo prodigio: si nota tra i due autori una differente distribuzione degli eventi dei due anni, riportati con una certa congruenza per quanto riguarda i fatti accaduti, collocati però diversamente nel tempo; non è probabilmente possibile arrivare a una soluzione e datare definitivamente il prodigium, ma forse, data la maggiore ricchezza di dettagli fornita da Ossequente e considerato l’atteggiamento di sostanziale fedeltà alla fonte, forse si potrebbe propendere per la retrodatazione al 136 a.C. della nascita del
monstrum.
Al di là di questa questione, ci si può soffermare a notare alcuni particolari201. Anzitutto
la morfologia del corpo di questo neonato manifesta una anomalia molto severa, ossia la presenza degli arti superiori e inferiori reduplicati rispetto alla norma, in concomitanza con diprosopia o bicefalia202, oltre che un doppio organo sessuale maschile che conferma
una precisa identità di genere del neonato -identificato infatti come un puer- che scongiura per questo individuo l’ipotesi ancora più grave di una contemporanea androginia. Se la morfologia del neonato corrisponde sostanzialmente nei due passi, l’elemento che però non passa inosservato è che Orosio tace del tutto sulle procedure di espiazione cui il neonato prodigioso fu sottoposto, infatti a seguito dell’occorrenza relativa al monstrum
201 Sui quali si tornerà con maggiore attenzione più avanti.
202 Per un’analisi del fenomeno descritto maggiormente accurata sotto un profilo scientifico e per una
rappresentazione di casi analoghi all’interno di un cruciale studio di teratologia del Seicento, si vedano rispettivamente il capitolo IX, paragrafi 2 e 4, e il capitolo X, paragrafo 4.
l’autore si dilunga nella descrizione di altri eventi anomali accaduti lo stesso anno203 che
evidentemente colpirono maggiormente la sua attenzione, ma non fa alcun riferimento alla procuratio. Ossequente, viceversa, riporta fedelmente le informazioni, presumibilmente esplicitate da Livio, sulla conclusione della vicenda: come da prassi si fa ricorso alla consulenza degli aruspici i quali confermano la necessità di procedere con il rituale di espiazione che prevede l’eliminazione dell’essere portentoso. Non si chiarisce se, come probabile ma non certo, il bambino sia morto di morte naturale dopo il parto o se sia stato ucciso, e in questo caso in quale maniera sia stato eliminato; improbabile, invece, è che la procedura sia iniziata quando il neonato era ancora in vita, evento che risulterebbe un caso unico particolarmente spietato tra le occorrenze passate in rassegna; in ogni modo il neonato viene cremato secondo le disposizioni degli aruspici e poi le sue ceneri vengono sparse in mare. Non sfugge la presenza anche in questo caso della destinazione ultima del corpo mostruoso, qui già distrutto e privato della sua mostruosa forma attraverso il fuoco, nell’acqua in movimento, là dove venivano abbandonati ancora vivi molti degli individui prodigiosi rinvenuti, affinché la loro presenza non contaminasse il suolo. È dunque probabile che il medesimo rischio riguardasse anche casi di mostruosità di questo tipo e che gli aruspici abbiano vietato la sepoltura o il mantenimento delle ceneri sulla terraferma, imponendo una dissoluzione totale del monstrum.
2. Una prospettiva diacronica e diatopica sulla mostruosità in relazione ai casi