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I prodigia di lieve entità: le difformità fisiche meno gravi e alcune particolari anacronie nei tempi di sviluppo del neonato.

un confronto tra la casistica ossequentiana e alcune occorrenze analoghe in altri autori.

4. I prodigia di lieve entità: le difformità fisiche meno gravi e alcune particolari anacronie nei tempi di sviluppo del neonato.

Una notevole quantità di eventi atipici verificatisi durante lo svolgimento della gravidanza mostra indiscutibilmente come, sia nel catalogo di prodigi di Ossequente sia nella casistica raccolta da altre fonti, qualsiasi eccezione rispetto alla norma fosse percepita come mostruosità. Prima di affrontare, dunque, l’analisi dei passi in cui si descrivono mostruosità gravissime, in cui la morfologia del corpo è del tutto aliena dalla consuetudine, si vuole qui effettuare una rapida rassegna di anomalie apparentemente

223 Tanto da suscitare in qualche studioso, come Sartori, i dubbi cronologici sintetizzati poc’anzi nella nota

214.

224 Non è infatti immediata la traduzione del participio perfetto del verbo σφαιρόω: alcuni, come Massimo

Scorsone (BRACCINI -SCORSONE (2013), p. 28), pensano a un agglomerato circolare di spire serpentiformi,

altri, come SARTORI (1993), p. 21 intendono «serpenti rotondi». L’ipotesi di traduzione che sembra più

probabile e a cui si decide di allinearsi è la prima.

225 Il caso suscita senz’altro curiosità e interesse, e meriterebbe uno spazio di ulteriore analisi specifica e

meno severe o nient’affatto patologiche, osservandole a posteriori, ma ugualmente percepite in antichità come portenti da sottoporre a espiazione per salvaguardare la comunità. Il nostro scopo, pur mantenendo sempre inalterata la concentrazione primaria su Ossequente, è di seguire il filo del tempo e osservare quali e quante mutazioni si rilevano nel modo di affrontare le specifiche fattispecie.

Il fatto che una gestazione non andata a buon fine fosse un evento da registrare tra i

prodigia pare essere evidente sin dai tempi più remoti della romanità, come si comprende

dalla descrizione di ludi istituiti appositamente come lustratio a seguito di flagelli che hanno colpito le donne gravide, argomento di un passo molto corrotto riportato da Festo.

Tau<ri ludi in>stituti dis inferis ex ḷị . . . <Superbo>Tarquinio regnante, cum ṃ<agna incidisset> pestilentia in mulieres g<ravidas> . . .fetu, si facti sunt ex carṇ<e divendita populo> taurorum immolatorum; ob <hoc ludi Tauri> appellati sunt. (Festo, De verborum significatione 351,49)

Furono istituiti i giochi pubblici Tauri per gli dei inferi … durante il regno di Tarquinio il Superbo, siccome si era abbattuta una grave epidemia sulle donne gravide … nel feto, se ebbero luogo dalla carne dei tori immolati messa in commercio per il popolo; per questa ragione furono chiamati giochi Tauri

Allo stesso fenomeno si dedica anche Servio.

Nam hostia quae ad aras adducta est immolanda, si casu effugeret, 'effugia' vocari veteri more solet; in cuius locum quae supposita fuerat, succidanea; si gravida fuerat, forda dicitur; quae sterilis autem est, taurea appellatur: unde ludi Taurei dicti, qui ex libris fatalibus a rege Tarquinio Superbo instituti sunt propterea, quod omnis partus mulierum male cedebat. Alii ludos Taureos a Sabinis propter pestilentiam institutos dicunt, ut lues publica in has hostias verteretur. (Servio, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros 2,140,4)

Infatti la vittima che è stata portata presso l’altare per essere sacrificata, se per caso scappava suole essere chiamata all’antica maniera effugia; quella che era stata sostituita al suo posto, succidanea; se era gravida, si chiama forda; quella che invece è sterile, è chiamata taurea: e da qui sono stati chiamati i ludi Tauri, che in base ai libri sacri sono stati istituiti dal re Tarquinio il Superbo per il fatto che tutti i parti delle donne avevano una brutta fine. Altri dicono che il ludi Tauri

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furono istituiti dai Sabini a causa di una epidemia, affinché il contagio delle persone si riversasse su queste vittime.

Sono numerose le osservazioni che si potrebbero muovere su questi due passi226, ma è

opportuno concentrare l’attenzione sull’aspetto di maggiore pertinenza, ossia l’interpretazione in chiave di prodigia del cattivo esito delle gravidanze. Entrambe le fonti, infatti, riferiscono di un evento avvenuto nel VI secolo a.C. durante il regno di Tarquinio il Superbo, una magna pestilentia in mulieres gravidas secondo Festo, a causa della quale -aggiunge Servio- omnis partus mulierum male cedebat: sembrerebbe indicare un’epidemia di aborti spontanei molto diffusa, visto che si afferma che la pestilentia colpiva solo le gestanti e non si fa cenno a resto della popolazione. Fidandosi di Festo, sembra che la causa sia stata la vendita di carne bovina al popolo, e in effetti non è improbabile che l’associazione sia verosimile, sapendo che parecchie infezioni provenienti dall’ingestione di alimenti contaminati possono causare in gravi casi nascite premature o aborti; e in questo senso effettivamente la considerazione conclusiva di Servio può non essere inopportuna visto che molte volte l’elemento patogeno che genera un contagio di questo tipo colpisce sia l’uomo sia l’animale. Pur restando salve queste preliminari considerazioni, l’etimologia delle cerimonie pubbliche resta non chiarissima: può infatti derivare dalle carni infette che hanno generato l’epidemia come afferma Festo, oppure prendere il nome da taurea cioè la vittima sacrificale sterile come dichiara Servio, o ancora discendere dal contagio riversatosi in seconda battuta sulle vittime sacre secondo l’opinione di alii che Servio non identifica meglio. Quale che sia il rapporto di causalità/consequenzialità tra gli aspetti della questione, elemento sempre difficile da distinguere specialmente in relazione ad un contesto storico-culturale così remoto e arcaico, si rileva dagli autori un dato incontrovertibile, ossia il fatto che in concomitanza con l’alta mortalità dei feti, causata da una massiva diffusione di conclusioni premature e spontanee di gestazioni, sia stata costituita una specifica cerimonia di purificazione, dedicata agli dei dell’oltretomba, al fine di scongiurare la loro ira evidentemente collegata, secondo una riflessione eziologica ancora molto vicina all’ambito magico- sacrale, all’evento funesto in atto.

226 L’origine di questi ludi è infatti un tema su cui la critica ha dibattuto a lungo, a partire dai commentatori

Lo stesso tema, in relazione ad un evento di pochissimo successivo è trattato anche da Plutarco. Τῷ δ᾽ ἑξῆς ἔτει πάλιν ὑπάτευε Ποπλικόλας τὸ τέταρτον: ἦν δὲ προσδοκία πολέμου Σαβίνων καί Λατίνων συνισταμένων. Καί τις ἅμα δεισιδαιμονία τῆς πόλεως ἥψατο: πᾶσαι γὰρ αἱ κυοῦσαι τότε γυναῖκες ἐξέβαλλον ἀνάπηρα, καί τέλος οὐδεμία γένεσις ἔσχεν. Ὅθεν ἐκ τῶν Σιβυλλείων ὁ Ποπλικόλας ἱλασάμενος τὸν Ἅιδην καί τινας ἀγῶνας πυθοχρήστους ἀγαγών καί ταῖς ἐλπίσι πρὸς τὸ θεῖον ἡδίονα καταστήσας τὴν πόλιν, ἤδη τοῖς ἀπ᾽ ἀνθρώπων φοβεροῖς προσεῖχε. Μεγάλη γὰρ ἐφαίνετο κατασκευὴ τῶν πολεμίων καί σύστασις. (Plutarco, Βίοι παράλληλοι - Ποπλικόλας 21,1-3)

L’anno dopo nuovamente fu console Publicola per la quarta volta; e c’era attesa della guerra contro Sabini e Latini che si erano alleati. E contemporaneamente una paura superstiziosa toccò la città: infatti allora tutte le donne che erano in stato di gravidanza partorivano creature che non si erano ben formate e nessuna gravidanza andava a buon fine. Quindi Publicola avendo compiuto dei riti propiziatori per Ade secondo i libri Sibillini e avendo condotto alcuni giochi pubblici indicati dall’oracolo pitico e avendo placato la città con la speranza di rendere il dio più benevolo, ormai volse la sua attenzione alle cose che gli sembravano temibili provenienti dagli uomini. Infatti sembravano notevoli i preparativi dei nemici e anche la crisi in atto.

L’evento si svolge a ridosso della fine dell’età regia, nel 504 a.C., e descrive un evento prodigioso analogo, ossia un numero preoccupante di aborti spontanei tanto che sembra che πᾶσαι γυναῖκες fossero colpite dall’epidemia. Che questo fosse ritenuto un evento soprannaturale, come rilevato sopra, è evidente dalla spiegazione data da Plutarco che descrive l’impatto avuto sulla cittadinanza, ossia una δεισιδαιμονία, un terrore superstizioso, probabilmente a causa della concomitanza con un evento politico piuttosto preoccupante come una guerra imminente, da risolversi attraverso il ricorso a pratiche religiose, come le indicazioni suggerite dall’oracolo di Apollo, la consultazione dei libri Sibillini, lo svolgimento di riti per rendere propizio Ade e infine l’istituzione ancora una volta di giochi pubblici. Colpiscono di queste fonti due elementi in particolare: la relativa frequenza dei casi di aborti spontanei così numerosi da essere percepiti come epidemici e

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il fatto che essi fossero considerati eventi portentosi da espiare con cerimonie sacre. Sono dettagli che appaiono notevoli ma certo non sono di difficile interpretazione: il primo elemento non è strano in una società arcaica in cui il benessere non era capillarmente diffuso e le condizioni medie di vita certo non erano paragonabili a quelle della Roma di qualche secolo dopo; pertanto è facilmente immaginabile che nel caso di contagi o di malnutrizione le prime conseguenze si concretizzassero nell’eliminazione da parte del corpo umano di quanto era accessorio, fragile e dispendioso dal punto di vista dell’autoconservazione di un organismo colpito da gravi sollecitazioni esterne227; mentre

il secondo riflette una cultura ancora radicalmente pervasa di spirito religioso, secondo la quale -come s’è notato in altre occasioni- negli eventi ritenuti monstra coesistono la dimensione dell’anomalia e lo scopo di ammonimento da parte delle divinità, e quindi alla comparsa di tali fatti deve corrispondere un provvedimento espiatorio di lustratio o di procuratio ma comunque di carattere sacrale. Elemento destinato a perdurare per secoli e a caratterizzare pienamente la realtà descritta da Ossequente.

Un numero preoccupante, di pochi anni successivo, di casi di nascite anomale è riportato anche da Dionigi di Alicarnasso che però descrive casi di mostruosità infantile umana e animale.

Γοναί τ᾽ ἀνθρώπων καὶ βοσκημάτων πολὺ ἐκ τοῦ κατὰ φύσιν ἐκβεβηκυῖαι εἰς τὸ ἄπιστόν τε καὶ τερατῶδες ἐφέροντο. (Dionigi di Alicarnasso, Ῥωμαικὴ ἀρχαιολογία 7,68)

E si riportavano parti di uomini e di bestiame che trasgredivano molto le leggi di natura sino a raggiungere l’incredibile e il mostruoso.

L’evento è inserito in un catalogo piuttosto nutrito di eventi prodigiosi accaduti nel 490 a.C. molto eterogenei tra loro -allucinazioni visive e uditive collettive, pestilenze tra gli animali e malattie per gli uomini, irrefrenabili frenesie da parte delle donne e oracoli funesti- che diedero dimostrazione di come gli dei fossero evidentemente ostili. Purtroppo Dionigi non dà significative ulteriori informazioni in merito alle caratteristiche dei

prodigia né alla loro espiazione.

227 Certo la particolarità qui non sta nell’evento in sé ma nel fatto che anche agli occhi degli antichi, pur

A una collocazione cronologica molto lontana, il 50 a.C. è datata una situazione non molto differente descritta da Ossequente.

Mula pariens discordiam civium, bonorum interitum, mutationem legum, turpes matronarum partus significavit. (Ossequente, Prodigiorum liber 65)

Una mula che partorì preannunciò la discordia civile, la morte dei cittadini onesti, la mutazione delle leggi, parti terrificanti delle matrone.

Non è, in questo caso, il quadro storico-politico, evidentemente mutato in profondità, né l’evento in sé a colpire, ma il fatto che a quasi cinque secoli di distanza nascite mostruose siano percepite nella stessa maniera, come messaggi ferali capaci di presagire luttuosi eventi futuri. «Ossequente spiega qui, con dovizia di particolari, il prodigio legato al parto dell’animale sterile per definizione. Le discordie civili, nonché la morte di tanti cittadini, discendono dal sovvertimento dell’ordine civile, da cui poi conseguono i sempre deprecabili (per gli antichi) mutamenti delle leggi; i turpes matronarum partus sono prodotti del sovvertimento della famiglia, cellula di base della società»228. Il fatto dunque

che queste gravidanze anomale siano descritte in modo generico non deve trarre in inganno in merito alla loro pericolosità, così come -in misura uguale e contraria- tutt’altro che innocua è la menzione della fecondazione di un animale per natura infecondo, e talvolta la storia ha dato ragione a tali congetture superstiziose, visto che nello stesso passo Ossequente rileva lo scoppio della devastante guerra civile tra Cesare e Pompeo. Un evento che gli antichi ritenevano portentoso229, sempre legato al momento della

nascita, era il parto gemellare, in misura proporzionale rispetto al numero di figli partoriti230. È probabile che questo fenomeno fosse addirittura ritenuto inverosimile o

228 MASTANDREA -GUSSO (2005),p. 241, n. 2, dove si riporta un gioco di parole tra partus mularum e

partus malorum suggestivo ma forse non indubbio e probabilmente non di cruciale rilevanza ma riportato

anche nel commento di SCHULTZ (2014), p. 107. Un’occorrenza analoga, che sottolinea sia il rimando fonetico e lessicale mula/mala sia soprattutto la percezione del prodigium, è riportata da Cicerone: egli nel

De divinatione (1,36) si sofferma su questo punto esplicitando la forza distruttiva che questo evento aveva

nell’immaginario comune: Quid? qui inridetur partus hic mulae nonne, quia fetus exstitit in sterilitate

naturae, praedictus est ab haruspicibus incredibilis partus malorum? (E allora? Questo parto di una mula

che viene dileggiato non è stato forse predetto dagli aruspici, come uno straordinario parto di sventure, visto che un feto si è formato in un utero sterile?).

229 È necessario ribadire, specialmente in occasione del fenomeno di parto plurigemellare, che quando nel

prosieguo della ricerca lo si definirà come elemento “mostruoso”, l’accezione attribuita all’area semantica è la medesima rispetto a monstrum, ossia un evento inatteso, sorprendente e dotato di significato metaumano.

230 Anche la nascita di due soli gemelli era in qualche modo un evento prodigioso, e la causa di tale

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leggendario, visto che Plinio reputa necessario puntualizzare che il parto trigemellare è un evento non solo possibile ma anzi certo, dimostrato dalla testimonianza probante - avvolta tuttavia nella leggenda, secondo il nostro punto di vista a posteriori- degli Orazi e dei Curiazi: Tergeminos nasci certum est Horatiorum Curiatiorumque exemplo, in

Naturalis historia 7,33. La prima fonte che inserisce questa occorrenza tra i prodigi,

facendo però ricorso non a vicende così tanto lontane nel tempo da sconfinare nel mito, ma anzi più vicine e considerate come materiale da trattare oggettivamente, è proprio Ossequente, che naturalmente raccoglie una testimonianza liviana.

Terracinae pueri trigemini nati. (Ossequente, Prodigiorum liber 14)

A Terracina nacquero tre gemelli.

Con la caratteristica rapidità che contraddistingue il suo stile, Ossequente registra per l’anno 163 a.C., funestato da numerosi e gravi prodigi umani, un parto trigemellare. La concisione non permette ulteriori rilievi né in merito alla ricezione di questo evento né sulle eventuali procedure espiatorie messe in atto per gestire il prodigium e per purificare la comunità, tuttavia lo stesso tono asciutto e immediato suggerisce che tale evento fosse recepito come funesto dai lettori (e dai cittadini protagonisti dell’evento medesimo), così che non servissero ulteriori puntualizzazioni per renderne inequivocabile la natura231.

antichità comportava. Può darne prova un passo di Plinio (Naturalis historia 7,37) in cui l’autore fornisce alcune informazioni in merito alla generazione dei gemelli, spiegando che editis geminis rar<a>m esse aut

puerperae aut puerperio praeterquam alteri vitam; si vero utriusque sexus editi sint gemini, rariorem utrique salutem. Feminas celerius gigni quam mares, sicuti celerius senescere. Saepius in utero moveri mares et in dextera fere geri parte, in laeva feminas (quando si partoriscono dei gemelli è rara la

sopravvivenza sia della puerpera sia di uno dei due figli, ma se sono partoriti gemelli di entrambi i sessi la sopravvivenza per entrambi è ancora più rara; le femmine nascono più velocemente dei maschi, così come più rapidamente invecchiano. I maschi nell’utero si muovono con maggiore frequenza e i genere sono portati nella parte destra del ventre, mentre le femmine nella sinistra). Probabilmente l’assunto di partenza della riflessione di Plinio, da cui poi egli effettua una digressione su altri aspetti collaterali, è la ragione per la quale la nascita gemellare, condizione appunto non patologica di per sé secondo i criteri della scienza moderna, è stata in antichità invece associata ad altre mostruosità e affidata all’ambito dei prodigia. Alcune tracce della normativa in merito ai parti plurigemellari, dalle quali si può inferire la considerazione che tali eventi generavano in chi li osservava, si possono rilevare all’interno di questo studio nel capitolo VIII e nel capitolo IX, paragrafo 2, nota 530, in particolare nelle cursorie osservazioni rispetto alla ricezione dei parti multipli.

231 Dalla contestualizzazione con i prodigia catalogati nel liber di Ossequente, in effetti, si è spinti a credere

che questo evento fosse ritenuto di malaugurio, tuttavia la legenda degli Orazi poco fa menzionata instilla un dubbio. Dionigi di Alicarnasso infatti, a conclusione del racconto di questa vicenda (Dionigi di Alicarnasso, Ῥωμαικὴ ἀρχαιολογία 3,22,10) afferma che ἔστι δὲ καὶ νόμος παρ᾽ αὐτοῖς δι᾽ ἐκεῖνο κυρωθεὶς τὸ πάθος, ᾧ καὶ εἰς ἐμὲ χρῶνται, τιμὴν καὶ δόξαν ἀθάνατον τοῖς ἀνδράσιν ἐκείνοις περιτιθεὶς ὁ κελεύων, οἷς ἂν γένωνται τρίδυμοι παῖδες ἐκ τοῦ δημοσίου τὰς τροφὰς τῶν παίδων χορηγεῖσθαι μέχρις ἥβης (c’è anche una legge presso i Romani che è stata stabilita in ragione di questo evento, della quale fruiscono ancora fino al mio tempo, che attribuisce onore e gloria immortali a quegli uomini: è quella che prescrive che a coloro a cui nascano figli trigemini a spese pubbliche sia sovvenzionato il mantenimento dei figli fino

Dopo meno di due secoli, verso la fine dell’età augustea, un altro caso di gravidanza plurima viene segnalato nei pressi di Roma, secondo quanto Plinio il Vecchio registra.

Proxime supremis Divi Augusti Fausta quaedam e plebe Ostiae duos mares, totidem feminas enixa famem, quae consecuta est, portendit haud dubie. (Plinio il

Vecchio, Naturalis historia 7,3, 33)

Immediatamente prima degli ultimi tempi del Divo Augusto, una certa Fausta appartenente alla plebe ad Ostia, avendo partorito due maschi e altrettante femmine, preannunciò senza dubbio la carestia, che in effetti seguì.

In questo caso, Plinio è molto puntuale nella descrizione: riporta la collocazione spazio- temporale, il ceto sociale di provenienza, il numero e il sesso dei neonati e addirittura il nome della puerpera. Indicativa è anche la considerazione successiva, ossia la testimonianza dell’interpretazione che i contemporanei diedero: l’evento è talmente portentoso da preannunciare haud dubie una sciagura, come conferma immediatamente l’autore. Ciò testimonia che, dopo molti decenni rispetto alla cronaca prodigiografica realizzata nell’ambito della storiografia di Livio e poi compendiata da Ossequente, ancora la nascita di gemelli viene incontestabilmente ritenuta un monstrum in grado di presagire conseguenze ferali per l’intera società.

Ma tra le fonti è ancora Flegonte di Tralle a dare un significativo contributo alla rassegna sulle nascite gemellari e a osservare come il modo di intendere questi avvenimenti si modifichi nel tempo. In un primo passo si mostra come sia mirabilis la fertilità di una donna che in un solo anno si fa capace di mettere in atto ben due parti straordinari.

Καὶ ἑτέρα τις γυνὴ κατὰ τὴν αὐτὴν πόλιν πέντε ἐν ἑνὶ τοκετῷ ἀπεκύησεν παῖδας, τρεῖς μὲν ἄρρενας, δύο δὲ θηλείας, οὓς αὐτοκράτωρ Τραιανὸς ἐκέλευσεν ἐκ τῶν ἰδίων χρημάτων τρέφεσθαι. Πάλιν δὲ μετ' ἐνιαυτὸν ἄλλα τρία ἡ αὐτὴ γυνὴ ἔτεκεν. (Flegonte di Tralle, Περὶ ϑαυμασίων 29)

E un’altra donna, nella stessa città, diede alla luce cinque figli in un unico parto, tre maschi e due femmine, che l’imperatore Traiano ordinò che fossero allevati

alla pubertà). Da questa osservazione sembra dunque che il parto di tre gemelli sia considerato un prodigium beneaugurante, facendo ipotizzare che già nel I secolo a.C. una legge prevedesse quanto deciso in modo apparentemente spontaneo nel passo di Flegonte (Περὶ ϑαυμασίων 29) poco più avanti analizzato, oppure che si accenni qui a una forma embrionale di quelle sovvenzioni che furono poi istituzionalizzate dallo ius

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con il suo patrimonio personale. E di nuovo nello stesso anno la medesima donna ne diede alla luce altri tre.

Non si conosce la data di questo prodigium, ma è evidente che risalga ai primi due decenni dei II secolo d.C., durante il regno di Traiano; la protagonista è una donna che ad Alessandria d’Egitto -come si evince dal confronto con il passo immediatamente precedente del Περὶ ϑαυμασίων a cui Flegonte fa qui riferimento- nell’arco di uno stesso anno generò prima cinque gemelli e poi altri tre in un secondo parto, ed è esplicito che tutti i bambini sopravvissero visto che si pose il problema del loro sostentamento. Rispetto al caso descritto da Ossequente, questo costituisce dunque un evento ancor più estremo, sia poiché più numerosi furono i bambini nati la prima volta, sia perché l’evento si reduplicò nello stesso anno; tuttavia, benché non si faccia nemmeno qui alcun cenno alla reazione della comunità a seguito del ritrovamento, un elemento è estremamente significativo per comprendere il cambiamento radicale della temperie culturale, rispetto ai casi precedentemente esaminati: non solo non ci fu alcuna procedura di espiazione ma l’imperatore Traiano, che sembrerebbe essere stato affascinato dalla stranezza di tale avvenimento, pare abbia voluto vedere di persona la portentosa prole e sicuramente decise di allevarla a spese del patrimonio dell’imperatore. Ciò che, con piena evidenza, sembra essere mutato profondamente è proprio la considerazione di questi individui, che non esprimono più il risentimento degli dei manifestato attraverso l’inoculazione del germe di una contaminazione nell’organismo sociale; anzi rappresentano semplicemente fenomeni stravaganti e curiosi da osservare, e certamente non sono più ritenuti cittadini spregevoli o pericolosi, vista la decisione dell’imperatore di sovvenzionarne il mantenimento.

Nella stessa città, Alessandria d’Egitto, ancora Flegonte afferma sia avvenuto un altro