nel Prodigiorum liber di Giulio Ossequente.
NASCITE MOSTRUOSE
5. Le cerimonie espiatorie per i casi di deformità.
La malformazione, come s’è detto, viene dunque vista come un esplicito messaggio da parte delle divinità, adirate per una colpa dei mortali, che intendono monere gli uomini attraverso un monstrum. E questo timore pare essere una costante valida non solo se l’anomalia è riscontrata nel mondo umano ma anche in quello animale e vegetale, e trasversale in tutti i luoghi e tutte le epoche. Non è naturalmente possibile effettuare un confronto stringente associando il retroterra culturale greco e romano su cui si fonda l’eziologia degli eventi prodigiosi, né in senso assoluto la prassi che seguiva il rinvenimento di una mostruosità185, tuttavia si può notare che sia presso i Greci sia presso
i Romani la prole anormale è la concreta incarnazione dell'ostilità degli dei e di conseguenza rappresenta senz’altro un male che va estirpato dalla comunità186.
180 Puer ex ancilla natus sine foramine naturae qua umore mittitur (Prodigiorum liber 53) e mulier duplici
natura inventa (sempre Prodigiorum liber 53)
181 Due bambini nati tribus pedibus (Prodigiorum liber 20 e 21, che pure secondo alcuni descrivono in
reduplicazione lo stesso evento) e un neonato che appena partorito “Ave” dixit. (Prodigiorum liber 41).
182 Dal 135 a.C. (Prodigiorum liber 26) al 93 a.C. (Prodigiorum liber 52). 183 Il 92 a.C. (Prodigiorum liber 53).
184 Dal 147 a.C. (Prodigiorum liber 20) al 106 a.C. (Prodigiorum liber 41).
185 Infatti «Les Grecs parlent le moins possible des vices concrets à quoi on reconnaît qu'un être qui naît
est un τέρας. Ils ne nous donnent sur ce point aucun détail. Il faut attendre les auteurs latins pour savoir enfin ce que c'est qu'un monstre. Tout se passe comme si les Grecs avaient eu si peur des déviations de l'espèce qu'ils eussent craint de les évoquer en les décrivant» DELCOURT (1938), pp. 92-93. Una
ricostruzione della procedura che poteva seguire il rinvenimento di un individuo mosttruoso è descritta in BREGLIA PULCI DORIA (1983),pp. 73-76.
186 Alcuni filosofi greci tentarono in qualche modo di fornire una spiegazione "scientifica" per la nascita di
esseri mostruosi. Democrito la imputa alla confusione dei due semi mentre Aristotele la collega alla teoria ilemorfica affermando che si tratta di un errore causato dalla materia che non viene dominata dalla forma: entrambe queste posizioni sono discusse da Aristotele nel De generatione animalium che dedica un ampio spazio (IV, 3-6) alla discussione sul τέρας descritto come ἀναπηρία τίς e ἁμάρτημα, Ippocrate riconosce in alcuni danni al neonato la conseguenza di una malattia o sofferenza contratta dalla madre al settimo e ottavo mese di gravidanza (Περὶ ἑπταμήνου). E ancora: Plutarco (in De placitis philosophorum V, 8) riferisce la teoria di Empedocle, di Stratone e di alcuni medici che concordano motivando con cause naturali, ossia le condizioni del seme e dell’utero, le nascite mostruose, affermando poi che altri filosofi, come Parmenide, Empedocle, gli stoici o i medici si occupavano invece di altre questioni come le nascite multiple o la somiglianza tra genitori e figli. Il duplice approccio alla questione, quello scientifico da un lato e quello più
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Se è evidente la gravità del pericolo che potenzialmente arrecano, è altrettanto chiaro come, nel quadro interpretativo rimasto costante per molti secoli, la loro anormalità non sia organica o fisiologica, ma trascenda l'aspetto peculiarmente medico; inoltre non solo l’opinione comune dei membri delle comunità pare naturalmente incline verso questo tipo di analisi, ma persino gli intellettuali (scienziati o filosofi) che hanno cercato di darne spiegazione razionale, non sembrano tuttavia mettere in discussione che la causa primaria dell’anormalità rinvenuta sia l'ira degli dei187. I bambini sono allora dannosi non perché
siano un vettore, all'interno della comunità, di un qualche contagio oggettivamente epidemico, ma per la loro stessa esistenza: sono funesti perché oggetto passivo e poi a loro volta soggetto attivo di maledizione188. Da un resoconto sommario della frequenza
dei prodigi sembra inoltre riconoscersi un nesso tra i periodi di maggiore tensione sociale o politica -caratterizzati da guerre, minacce dall’esterno dei confini, invasioni- e gli episodi di superstizione, specialmente relativi ai monstra espiati con cerimonie e rituali complessi189 effettuati da magistrati preposti che garantissero la corretta esecuzione della
prassi e di conseguenza la salvaguardia dalla contaminazione per la comunità.
superstizioso, volto a scongiurare il terrore che i monstra incutevano agli antichi, sembra già nel mondo greco prevedere prospettive inconciliabili. «Tout se passe comme si la tératologie scientifique d’une part,
la peur des monstres d’autre part, existaient dans deux mondes différents, sans communication de l’un avec l’autre», afferma anche Marie Delcourt, nell’ambito del suo resoconto sui pensatori greci: si rinvia per
questo a DELCOURT (1938),pp. 79-81.
187 «Le signe par excellence envoyé par les dieux aux hommes coupables, c’est le nouveau-né anormal, —
signe toujours inquiétant. Les philosophes, les savants cherchent à expliquer les anomalies ; mais la plupart d’entre eux, tout en faisant enquête sur les causes secondes, restent persuadés que la cause première est la colère des dieux» DELCOURT (1938),pp. 46-47.
188 Una prova, in qualche modo uguale e contraria rispetto alle vicende riguardanti i neonati mostruosi, a
testimonianza del fatto che i bambini siano portatori di cattivi auspici, viene riferita in Svetonio,
Calig. 5: quo defunctus est die, lapidata sunt templa, subuersae deum arae, Lares a quibusdam familiares in publicum abiecti, partus coniugum expositi (nel giorno in cui morì, i templi vennero colpiti da pietre, gli
altari degli dei rovesciati, i Lari familiari furono buttati per strada da qualcuno, e i neonati delle famiglie esposti). In questo caso non sono le fattezze dei neonati a dimostrare l'ira degli dei e di conseguenza a causare la loro esposizione (procedura che con grande probabilità cagionava la morte di bambini di un giorno di vita), ma è sufficiente il fatto che essi siano nati in quello che per ragioni politiche è diventato un
dies nefas. Per questa ragione, i bambini vengono immediatamente riconosciuti come contagiati dal male
che ha colpito la comunità, simboli dell'ostilità degli dei, nefasti essi stessi; perciò non era bene lasciarli
vivere. Come sottolinea nuovamente Marie Delcourt, non ha grande importanza se l'episodio riportato da Svetonio abbia o no fondamento storico, è però rilevante che rispecchi una condizione psicologica collettiva, che può essere utilmente applicata anche in situazioni in cui l'ira divina, capace di suscitare incontrollabile terrore, assuma altre fattezze. DELCOURT (1938)p. 62-63.
189 Ancora DELCOURT (1938)p. 53, facendo riferimento a Livio 22, 57, 4, afferma che «la peur fait qu’on
remarque des choses qui auraient passé inaperçues en temps normal. Le sommet de la superstition semble avoir été atteint à Rome au moment de la seconde guerre punique. En 216, un Grec et une Grecque, un Gaulois et une Gauloise furent enterrés vifs dans le marché aux bestiaux, à un endroit où, déjà auparavant, on avait sacrifié des victimes humaines».
Ossequente di norma non menziona, in caso di nascite prodigiose, un rituale di eliminazione del monstrum oppure di purificazione della comunità, limitandosi a descrivere le fattezze anomale dell'individuo nato (o rinvenuto già adulto). In un caso190,
tuttavia, in particolare in occasione del ritrovamento di un neonato con quattro gambe e mani, quattro occhi e orecchie, e doppio organo sessuale, indica esplicitamente la
procuratio: per imposizione degli aruspici il bambino fu arso e le sue ceneri furono sparse
in mare. Questa cerimonia espiatoria particolarmente severa è differente dalle altre descritte in occasione di differenti tipi di malformazione, compresa l’androginia, ma sorprendentemente simile alle cerimonie di espiazione messe in atto nel caso di capi di bestiame prodigiosi, e ha indotto alcuni autori come Marie Delcourt a pensare che questi neonati non fossero percepiti come esseri umani, gravemente mostruosi, ma come entità di altro genere191, assimilabili nella tipologia di procuratio non alle persone ma agli
animali.
Se però si prova ad associare i casi di prodigium riguardante il corpo intero con i casi di deformità limitata all'identità sessuale, anche alla luce del caso di gravissima malformazione poco fa menzionato, non è difficile immaginare come il principio di eugenia spesso trovi esito nella soppressione del monstrum anche laddove la procuratio non sia citata esplicitamente192. E forse la reticenza sulla condanna applicata al soggetto
in questo caso può essere motivata proprio dall’inevitabilità della sorte -spontanea a causa della grave disfunzione o indotta secondo pubblica decisione- degli individui nati con dismorfie così serie. Potrebbe costituire prova di ciò il fatto che, se escludiamo gli episodi di ermafroditismo193 che costituiscono una fattispecie di prodigium ben definita, a parte
190 Prodigiorum liber 25, di cui ci si occuperà diffusamente nel capitolo V e altrove.
191 L'autrice, infatti, porta alcuni esempi di esseri appartenenti al mondo vegetale o animali protagonisti di
narrazioni analoghe: per esempio in DELCOURT (1938),p. 64, oppure poco prima, DELCOURT (1938) p. 57, dove a prova dell’analogia di considerazione, si fa riferimento alla procuratio toccata a un bue che ha infranto la sacralità di un tempio salendovi su un tetto (Livio, XXXVI, 37):.
192 Anche se DELCOURT (1938),p. 57 afferma che non si esplicita la fine riservata a questi individui a suo
avviso «probablement parce que ces pauvres êtres mouraient à peine nés». Non ci sono, però, lo si anticipa fin da ora, informazioni specifiche che permettano di sapere con certezza se gli individui malformati si lasciassero morire naturalmente o se si intervenisse con la soppressione del monstrum. Se è vero che in caso di gravissime malformazioni forse la morte spontanea era destinata a sopraggiungere prima di una specifica ingiunzione degli aruspici controllare, il problema diventa nodale in caso di malformazioni più lievi, come l'androginia, ma non solo, che non avrebbero pregiudicato la vita.
193 Per i quali, come già detto, è stato fatto un resoconto specifico nel capitolo VI, relativamente a
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un solo caso di malformazione, a dire il vero ascrivibile tuttavia allo stesso ambito dell’androginia194, non si ha notizia di alcun individuo dalle fattezze spiccatamente
mostruose sopravvissuto ai primi mesi di vita; la ragione è forse legata al fatto che una grave anomalia anatomica, specialmente se invalidante ed evidente come quelle elencate da Ossequente, era inevitabilmente poco compatibile con la vita195 e in ogni caso non
poteva facilmente passare inosservata, soprattutto in comunità relativamente piccole come alcune di quelle indicate per gli eventi citati.
Infatti non è improbabile che la cultura romana arcaica, con propaggini sopravvissute in tempi più recenti, abbia per così dire raccolto in eredità la consuetudine ancestrale di eliminare la prole mostruosa o potenzialmente inabile ai rigori della vita.
Nella tradizione romana, tuttavia, l’eliminazione per sommersione era una pratica valida -anche se non è possibile sapere quanto frequentemente applicata- peculiarmente per gli androgini e, più in generale, per i soggetti che presentassero caratteristiche così prodigiosamente differenti dalla norma da poter essere ritenuti monstra pericolosi per la comunità in cui si trovavano. Che, infatti, le fattezze anomale del corpo fossero pericolose non tanto per il soggetto che ne era colpito ma per l’intera comunità è fuor di dubbio: sono appunto numerose le tipologie di malformazione196 che Ossequente ricorda essere
state concluse con la procuratio di espiazione, ma alcune in particolare sono state evidentemente ritenute latrici di un messaggio divino particolarmente inclemente poiché indice di una grave rottura della pax deorum: «erano soprattutto le anomalie localizzate nelle zone escretorie e sessuali degli esseri “mostruosi” a incuriosire gli antichi […]. Forse i pontefici, seguendo una linea interpretativa naturalistica che tratta il “corpo sociale” alla stregua di un organismo vivente, scorgevano in questi prodigi […] altrettanti segni celesti del disordine morale e politico, con pericolo di inquinamento di una res
publica che non riesce a purgarsi delle proprie scorie»197. Al di là delle singole
194 Prodigiorum liber 53: Mulier duplici natura inventa: si tratta infatti di una malformazione agli organi
sessuali, poco invalidante e soprattutto facilmente dissimulabile nella vita quotidiana e visibile solo attraverso un esame specifico del corpo.
195 Si intende qui l’eventualità di andare incontro a inevitabile morte oppure a una vita eccessivamente
dipendente da altri ritenuta una sorta di non piena umanità.
196 Passate in rassegna e raccolte in macroambiti di malformazione, in un raffronto costante tra i casi di
Ossequente e le occorrenze analoghe rilevate in altri autori, nella tabella XI.b. Per un tentativo di analisi oggettiva e, se è possibile, scientifica, invece, si rinvia al capitolo IX.
197 MASTANDREA -GUSSO (2005),p. 202, n. 3, dove si accoglie e interpreta un pensiero già formulato in
interpretazioni puntuali e di ciascun genere di malformazione reperita e pubblicamente riconosciuta, qualsiasi tipologia di mostruosità non poteva passare inosservata né essere risparmiata. Per questa ragione, prima di tutto, era necessario individuare ed eliminare i casi potenzialmente portatori di rischio pubblico.
E il riconoscimento dell’individuo pericoloso poteva verificarsi a raggio più o meno ampio: sia nell’ambito collettivo della cittadinanza, e in questo caso erano i magistrati – sembra di norma gli aruspici- a emettere su di lui il verdetto di condanna alla procedura espiatoria198, sia all’interno della famiglia, lasciando il compito di stabilire chi dovesse
essere eliminato al pater familias, che, detenendo legalmente lo ius vitae necisque su tutti i membri della sua famiglia, era la persona per diritto preposta a operare la selezione.
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