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I prodigia più severi: quando anche la morfologia del corpo difficilmente si riconosce come umana

un confronto tra la casistica ossequentiana e alcune occorrenze analoghe in altri autori.

5. I prodigia più severi: quando anche la morfologia del corpo difficilmente si riconosce come umana

Molto numerosi sono, in ultima analisi, i casi in cui sono stati riferiti dalle fonti casi di gravissima malformazione, in cui, anche da una prospettiva a posteriori, risulta inevitabile che la reazione immediata di fronte alla vista di un individuo dalle fattezze così distanti dalla norma fosse di sconcerto e terrore, e che di conseguenza l’interpretazione del prodigio da parte dei ministri preposti fosse terribilmente funesta244.

Siccome la rassegna degli individui affetti da tali difformità presenta, come detto, un ampio numero di casi ma anche molteplici tipologie di alterata morfologia corporea, sembra necessario anche in questo paragrafo procedere cercando delle convergenze nella tipologia dell’anomalia e solo secondariamente affidarsi al criterio cronologico per raffrontare i fenomeni riferiti dalle fonti.

Poiché l’insieme più ampio riguarda malformazioni legate al numero e alla disposizione degli arti, la rassegna in questa sede parte proprio dalle anomalie dovute a un errore nella costituzione dell’embrione tale da generare questo tipo di struttura corporea, e in particolare dai casi di totale reduplicazione degli arti. Ed è proprio Ossequente a fornire una copiosa serie di prodigia di questa natura.

Puer ex ancilla quattuor pedibus manibus oculis auribus et duplici obscaeno natus. […] Puer aruspicum iussu crematus cinisque eius in mare deiectus.

(Ossequente, Prodigiorum liber 25)

244 Per una valutazione più approfondita di tale tipologia di prodigia, oltre alla rassegna effettuata in questo

paragrafo in cui si procederà con un confronto tra le occorrenze rinvenute nelle fonti, si rinvia al già menzionato capitolo IX in cui si tenta una possibile diagnosi medica di alcuni dei casi di mostruosità per dare una prima e sommaria spiegazione, laddove possibile, della difformità da un punto di vista scientifico più che non filologico-letterario. Ma in particolare per questi casi di fortissima mostruosità fisica può essere suggestivo percorrere per un breve tratto anche il cambiamento di prospettiva, sempre più oggettivo e meno religioso-sacrale, sugli individui difformi avutosi tra XVI e XVII secolo, con la nascita della teratologia come branca della medicina e non della letteratura prodigiale, affrontato nel capitolo X: a tal proposito lo studio di Ulisse Aldrovandi, corredato di accurate rappresentazioni iconografiche, può mostrare efficacemente come siano avvenuti il recupero e la reinterpretazione del Prodigiorum liber di Ossequente e anche delle specifiche fattispecie mostruose qui presentate in una realtà socioculturale molto lontana e completamente differente.

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Nacque da un’ancella un bambino con quattro piedi, quattro mani, quattro occhi e quattro orecchie e un duplice organo sessuale. […] Il bambino per ordine degli aruspici fu cremato e la sua cenere fu gettata in mare.

-

Puella biceps, quadripes, quadrimana, gemina feminea natura mortua nata.

(Ossequente, Prodigiorum liber 51)

Nacque morta una bambina con due teste, quattro piedi, quattro mani e un doppio organo sessuale.

I due fenomeni portentosi, risalenti rispettivamente al 136 e al 94 a.C. e avvenuti presumibilmente a Vulsinii e a Roma, presentano il prodotto di due parti mostruosi: nel primo caso una bambina con tutte le membra raddoppiate (testa, arti superiori e inferiori, organi sessuali femminili245) che nacque morta, nel secondo caso un neonato maschio con

un raddoppiamento presumibilmente simile a quello della precedente bambina riguardo al numero di arti inferiori e superiori e all’organo sessuale maschile duplice. Tuttavia un elemento presenta una differenza sostanziale, ossia il capo: se nel primo caso Ossequente qualifica la neonata come biceps, nel secondo caso limita la doppiezza, se così di può definire, oculis auribus; visto che si tratta dello stesso autore e che il collegamento è intratestuale, è arduo appellarsi a una discrasia nello stile per definire con altra perifrasi lo stesso soggetto, mentre è più probabile che Ossequente desiderasse riferirsi a due fattispecie diverse, la bicefalia e la diprosopia, che d’altra parte costituiscono due condizioni clinicamente differenti246. Altro dettaglio interessante riguarda ciò che è

avvenuto dopo il parto mostruoso: nel primo caso si riferisce che la bambina nacque

245 Si specifica che i due organi sessuali erano femminili al fine di differenziare questo caso da altri

caratterizzati da una conformazione fisica analoga ma dagli organi sessuali contemporaneamente maschili e femminili: in casi come questi, l’elemento primariamente e principalmente percepito come anomalo di solito era proprio quello relativo all’identità sessuale. Come si nota dal confronto con le tavole dello studio androvandiano, che forniscono molto frequentemente per tali casi la didascalia androgynus o

hermaphroditus più evidentemente della definizione della loro mostruosità corporea, tale percezione rimase

inalterata per numerosi secoli.

246 Di un caso del genere, più probabilmente di diprosopia, fa menzione anche Plinio il Vecchio in Naturalis

Historia 11,52,272: Membra animalibus adgnata inutilia sunt, sicut sextus homini semper digitus. Placuit in Aegypto nutrire portentum, binis et in aversa capitis parte oculis hominem, sed iis non cernentem (le

membra spuntate in sovrappiù agli esseri viventi sono inutili, così come lo è sempre il sesto dito negli uomini. Si volle allevare in Egitto un essere portentoso, un uomo che aveva gli occhi reduplicati e collocati nella parte opposta del cranio, ma con quelli non vedeva). Si segnala, a proposito di questo passo, l’interpretazione forse un po’ enfatica di Marie Delcourt che traduce on s’est amusé à nourrir un monstre

-DELCOURT (1938),p.60-, come se questo individuo affetto da diprosopia subisse già il gusto cinque- seicentesco, per il Wunder o quello ottocentesco per il freak.

morta, ma non si sa nulla della sua sepoltura o dell’eventuale eliminazione del suo cadavere, mentre nel secondo caso il bambino nato da un’ancella venne cremato e poi sottoposto alla ben nota procuratio della sommersione, spesso usata per gli individui portentosi, in questo caso applicata non al corpo ancora vivo come di solito accadeva, ma alla cenere247. Non è indicata la ragione della doppia misura espiatoria, se fosse

dipendente dalla straordinaria gravità di questo prodigio o se fosse legata alla specifica tipologia, e l’unicità di tale caso specifico non aiuta nell’interpretazione. Non si specifica nemmeno un altro dettaglio, importante per l’analisi del caso ma evidentemente non per Livio o Ossequente: se questo neonato sia nato vivo, e quindi soppresso prima della cremazione (o durante questa procedura), oppure se come la bambina fosse nato morto. Ancora Ossequente riporta due casi parzialmente simili, ossia bambini nati quadrupedi e quadrumani. (Ossequente, Prodigiorum liber 12)

Teani Sidicini puer cum quattuor manibus et totidem pedibus natus.

A Teano Sidicino nacque un bambino con quattro mani e altrettanti piedi. -

Caere porcus humanis manibus et pedibus natus, et pueri quadrupedes et quadrumanes nati. (Ossequente, Prodigiorum liber 14)

A Cere nacque un maiale con mani e piedi umani, e nacquero dei bambini quadrupedi e quadrumani.

I casi sono collocati tra Lazio e Campania settentrionale e si verificarono a soli tre anni di distanza, tra il 166 e il 163 a.C. Si tratta di soggetti morfologicamente non omogenei rispetto ai precedenti, poiché il cranio sembra escluso dalla reduplicazione, a differenza di quanto visto in precedenza; inoltre non è chiarito con precisione il numero dei casi in questione, poiché nel primo passo si comprende la singolarità del riferimento mentre nel secondo brano Ossequente parla al plurale senza che si possa meglio riconoscere l’entità del fenomeno che dovette generare molto stupore -anche se fosse riferito solo a due casi

247 La procedura qui utilizzata è in effetti anomala, anche perché sembra esserci stata consuetudine di non

bruciare ma seppellire i bambini piccoli, come Giovenale conferma (Saturae 15, 139-140. Terra clauditur

infans / et minor igne rogi: sia sepolto sotto terra l’infante, troppo piccolo anche per le fiamme del rogo); a

quanto pare sipone come discrimine di riferimento il momento in cui a un individuo spuntano i denti (7, 72. Hominem prius quam genito dente cremari mos gentium non est: Non è abitudine per i popoli che una persona sia cremata prima che le siano spuntati i denti), precisando quindi che questa è una consuetudine non specificamente romana, ma universale

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e non a un numero maggiore- nel caso in cui tali eventi fossero circostanziati in un solo anno e in una città non certo delle dimensioni di Roma, anche se non modesta e dalla lunga storia.

Simile, in qualche misura, è un altro episodio forse accaduto non lontano dai precedenti, a Venafro.

Agnus biceps, puer tribus manibus totidemque pedibus natus. (Ossequente, Prodigiorum liber 50)

Nacquero un agnello con due teste, e un bambino con tre mani e altrettanti piedi. Nel 95 a.C., a una settantina d’anni di distanza, si verifica insieme a non pochi altri eventi prodigiosi anche la nascita di un soggetto con tre arti superiori e tre arti inferiori. Della sorte di questo soggetto e delle misure prese in conseguenza del suo ritrovamento non si sa, purtroppo, nulla.

Dotato di un arto inferiore in più rispetto alla norma era anche un altro individuo nato nel 147 a.C. ad Aminternum.

Aminterni puer tribus pedibus, una manu natus. (Ossequente, Prodigiorum liber

20)

Ad Aminterno nacque un bambino con tre piedi e una sola mano.

La sintesi è estrema e non consente di capire altro se non la morfologia del corpo del

monstrum: tripede e monochiro248.

Quest’ultima caratteristica, l’avere una sola mano, è piuttosto ricorrente tra i prodigia qui catalogati.

Priusquam consul praetoresque in provincias proficiscerentur, supplicatio fuit prodigiorum causa. Capram sex haedos uno fetu edidisse ex Piceno nuntiatum est et Arreti puerum natum unimanum (Livio, Ab Urbe condita 35,21, 2)

Prima che il console e i pretori partissero alla volta delle province, ci fu una supplica pubblica per dei prodigi. Si annunciò dal Piceno che una capra aveva partorito sei capretti in una sola gravidanza e che ad Arezzo era nato un bambino con una sola mano.

248 Occorre puntualizzare che Ossequente presenta al paragrafo successivo datato al 143 a.C. una seconda

occorrenza in cui riferisce della nascita di un bambino con tre piedi ad Aminterno (Ossequente, Prodigiorum

liber 21: Aminterni puer tribus pedibus natus), facendo sì che si contino due, e non una, nascite mostruose

di questa tipologia. Tuttavia la parte iniziale di Prodigiorum liber 21 è comunemente ritenuta una erronea reduplicazione di Prodigiorum liber 20. Si rinvia al capitolo IV, nota 165.

-

In Veienti agro biceps natus puer, et Sinuessae unimanus. (Livio, Ab Urbe

condita 41,21,12)

Nel territorio di Veio nacque un bambino con due teste e a Sinuessa uno con una sola mano.

-

Priverni puella sine manu nata. (Ossequente, Prodigiorum liber 14)

A Priverno nacque una bambina senza una mano. -

Ancilla puerum unimanum peperit. (Ossequente, Prodigiorum liber 52)

Un’ancella partorì un bambino con una sola mano.

Livio e Ossequente elencano, tra gli altri numerosi prodigi, ben quattro casi di neonati dati alla luce totalmente o parzialmente -non viene mai specificato- senza un arto superiore. La loro collocazione geografica, unico dettaglio specificato, copre un’area di una certa ampiezza dell’Italia centrale, intorno a Roma, mentre dal procedere annalistico degli autori possiamo ricavare la datazione che vede tre casi piuttosto vicini all’inizio del II secolo a.C. e poi un ultimo episodio dopo qualche decennio, in modo da interessare un arco di tempo di un secolo esatto (192, 174, 163 e 93 a.C.). Il fatto che questi eventi siano stati catalogati tra gli eventi portentosi chiarisce senza dubbio che essi erano percepiti come fenomeni anomali e pericolosi, da riconoscere e trattare adeguatamente per scongiurare conseguenze negative, tuttavia nessun passo spiega quale fosse la cerimonia espiatoria messa in atto249. Sembra di poter intuire che secondo alcuni studiosi250

potessero essere sufficienti preghiere o cerimonie purificatorie che però non prevedessero la soppressione dell’individuo.

249 L’unico passo in cui si fa menzione di una lustratio è Ossequente, Prodigiorum liber 52, dove si afferma

che lustrationibus prospere expiatum. Nam totus annus domi forisque tranquillus fuit (si celebrarono riti purificatori in modo efficace, infatti tutto il resto dell’anno fu tranquillo sia in patria sia fuori dai confini); tuttavia la puntualizzazione sul rito espiatorio è posta in conclusione di un paragrafo piuttosto lungo in cui sono elencati numerosissimi prodigi, ed è poco probabile che vi sia qualche connessione esclusiva tra questo caso specifico e la cerimonia lustrale.

250 Costoro mettono in rilevo come cause il fatto che un’amelia (a maggior ragione se parziale) è di fatto

una deformità poco invalidante e che si tratti di un’anomalia insolita ma non rarissima, e come conseguenza il fatto che esistesse il cognomen Unimanus: anche confidando in queste premesse è però forse improbabile che non fosse messa in atto nessuna cerimonia lustrale; si rinvia in particolare a SARTORI (1993),p. 20 col

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Il secondo caso tra quelli appena riportati presenta, oltre alla nascita del bambino unimano, anche un altro prodigio che si trova, oltre che in questo passo, anche in non pochi altri luoghi, ossia la nascita di bambini con un corpo regolarmente formato ma con due teste. Oltre al luogo liviano appena menzionato (Livio, Ab Urbe condita 41,21, 12), troviamo fattispecie analoghe altrove.

Καὶ ἕτερον ἐγεννήθη ἐπὶ τοῦ ἀριστεροῦ ὤμου κεφαλὴν ἐκπεφυκυῖαν ἔχον. (Flegonte di Tralle, Περὶ ϑαυμασίων 21)

E ne fu partorito anche un altro, che aveva una testa in più che era spuntata dalla spalla sinistra.

-

Fine anni volgantur prodigia imminentium malorum nuntia: […]; bicipites hominum aliorumve animalium partus abiecti in publicum aut in sacrificiis, quibus gravidas hostias immolare mos est, reperti. (Tacito, Annales 15,47,1)

Verso la fine dell’anno si divulga la notizia di prodigi messaggeri di sciagure imminenti: […] parti bicipiti di uomini o di altri animali, gettati per strada o ritrovati nel corso dei sacrifici, nei quali è costume immolare vittime gravide. -

Ἐν Ῥώμῃ δικέφαλόν τις ἀπεκύησεν ἔμβρυον, ὃ ὑποθήκαις τῶν θυοσκόων εἰς τὸν Τίβεριν ποταμὸν ἐνεβλήθη, ἄρχοντος Ἀθήνησιν Ἀδριανοῦ τοῦ αὐτοκράτορος γενομένου, ὑπατευόντων ἐν Ῥώμῃ αὐτοκράτορος Τραιανοῦ τὸ ἕκτον καὶ Τίτου Σεξτίου Ἀφρικανοῦ. (Flegonte di Tralle, Περὶ ϑαυμασίων 25)

A Roma una donna partorì un feto bicipite, che per consiglio dei sacerdoti fu gettato nel fiume Tevere, mentre ad Atene era arconte Adriano, poi diventato imperatore, e a Roma erano consoli Traiano per la sesta volta e Tito Sestio Africano.

Il primo caso251 è isolato cronologicamente nella prima metà del II secolo a.C., mentre

gli altri tre episodi si susseguono piuttosto vicini in età imperiale, intorno al 61 e nel 64

251 Tra tali casi di bambini regolarmente formati ma nati con due teste, è l’unico a specificare il sesso del

neonato, che in questo caso è maschio. Tuttavia vale la pena di riportare un’affermazione ciceroniana che si rileva inDe divinatione 1, 121 secondo cui se è nata una bambina con due teste, ci sarà la rivolta nel

popolo, corruzione e adulterio in casa (si puella nata biceps esset, seditionem in populo fore, corruptelam

et adulterium domi), come se nuovamente il prodigium fosse ancor più grave nel caso in cui la portatrice

d.C., e infine mezzo secolo dopo nel 112 d.C., ma pare siano geograficamente concentrati nella zona tra Veio e Roma, perlomeno per quello che sembra ricavarsi dalle fonti. È Tacito a chiarire più degli altri autori il significato del presagio: questo fenomeno sta tra i prodigia imminentium malorum nuntia, quelli che vanno opportunamente decifrati ed espiati dai professionisti, che Flegonte ricorda essere intervenuti per suggerire il canonico metodo per eseguire la procuratio sui soggetti mostruosi, ossia la sommersione in acqua corrente. Ed è ancora Tacito ad aggiungere un dettaglio che ricorre qui per la prima -e, sembra, unica- volta: la descrizione di una possibile via attraverso la quale gli esseri prodigiosi, umani o animali, venivano rinvenuti. In particolare, gli animali nel corso di sacrifici nei quali gli aruspici o i sacerdoti immolavano vittime gravide e ne esaminavano anche i feti, e poi soprattutto gli esseri mostruosi umani che venivano ritrovati abiecti in

publicum. Sarebbe interessante raccogliere ulteriori informazioni in merito a questa

espressione che sembra collegata con il lessico dell’esposizione di un neonato non ammesso alla familia o del grave gesto di gettare un cadavere in strada con l’intento di lasciarlo insepolto.

Un caso unico di mostruosità, tra quelli qui considerati, riguarda una grave amelia agli arti ed è riferito da Livio.

Priusquam consules provincias sortirentur, prodigia nuntiata sunt: […] puerum trunci corporis in agro Romano natum […] Eorum prodigiorum causa consules maiores hostias immolarunt, et diem unum circa omnia pulvinaria supplicatio fuit. Sacrificiis rite perfectis provincias sortiti sunt (Livio, Ab Urbe condita

41,9,4-8)

Prima che i consoli assegnassero per sorteggi le province, furono annunciati dei prodigi: […] nel territorio romano nacque un bambino dal corpo tronco. […] Per quei prodigi i consoli immolarono vittime grandi e ci fu una supplica di un giorno presso tutti i templi. Portati per bene a termine i sacrifici secondo il rituale, estrassero a sorte le province.

La formula con cui viene introdotto l’elenco di fatti portentosi ricorda un’analoga espressione liviana252 che suggerisce la consuetudine di espletare le pratiche legate ai

252 Priusquam consul praetoresque in provincias proficiscerentur […] individuata poc’anzi (Livio, Ab Urbe

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prodigia prima di intraprendere azioni di rilievo politico o militare, affinché esse non

siano funestate dal malanimo degli dei. Infatti la conseguenza immediata di questo ed altri eventi anomali registrati è la procedura espiatoria: una lustratio della comunità articolata nel sacrificio degli animali di grossa taglia e nella supplica pubblica presso i sacelli delle diverse divinità che avevano i sacrari in città253. Solo al termine di queste

celebrazioni, sacrificiis rite perfectis, è possibile concludere le azioni pianificate. Riguardo al caso specifico di anomalia fisica, reperito nel 177 a.C. nella territorio fuori dall’insediamento di Roma, Livio è molto scarno e povero d’informazioni anche meramente descrittive: puer trunci corporis fa pensare appunto a un caso di assenza di arti inferiori, e probabilmente anche superiori254, ma sulla morfologia fisica di questo

bambino non è possibile ricavare ulteriori elementi.

Ancora legata agli arti, certamente inferiori, in questo caso, è la descrizione di una bambina mostruosa che non sfugge all’osservazione di Ossequente.

Puella quadrupes nata. (Ossequente, Prodigiorum liber 27a)

Nacque una bambina con quattro piedi.

La sintesi dell’autore è estrema. Del prodigium si conosce la data, 133 a.C., e si può ipotizzare il luogo, Roma, con qualche incertezza poiché non è esplicitato ma si inferisce dal contesto. La cerimonia di lustratio si trova, come altre volte rilevato, al termine di una lunga rassegna di prodigi, e quindi si ha l’impressione che abbia carattere di purificazione collettiva da tutti i portenti: virgines ter novenae canentes urbem lustraverunt (tre gruppi di nove vergini purificarono la città con canti sacri). Ancora una volta viene reputato sufficiente riferire in modo asciutto e povero di dettagli la morfologia della fanciulla, nata con quattro piedi o forse con quattro arti inferiori completi.

253 Anche la formula usata in questo passo non è nuova a Livio: somiglia molto, per esempio, a haec

prodigia hostiis maioribus procurata sunt ex haruspicum responso et supplicatio omnibus deis quorum pulvinaria Romae essent indicta est. (Livio, Ab Urbe condita 24,10,13). Si ha il sospetto che Livio non

disdegni il ricorso a un lessico specifico delle cerimonie rituali o delle pratiche ad essi connesse, vista la ricorsività di alcune espressioni tecniche. Anche riguardo a questo aspetto sarebbe interessante dedicare in altra sede un approfondimento specifico.

254 Interessante è più che mai il confronto con le tavole aldrovandiane inserite nel capitolo X, nelle quali il

medico mostra con chiarezza il tentativo di rappresentare un caso come questo, raffigurando sia la morfologia realisticamente più probabile (in particolare, all’Appendice XI.f, la fig.49, la fig.50 e la fig. 51) sia una sorta d’interpretazione simbolica del caso (la fig. 54).

Un ultimo caso di errata reduplicazione degli arti, che per la precisione è frutto probabilmente di una fusione anomala tra embrioni che avrebbero dovuto essere separati, è riferito da Flegonte di Tralle e risale a circa metà I secolo d.C.

Παιδίον πρὸς Νέρωνα ἐκομίσθη τετρακέφαλον, ἀνάλογα ἔχον καὶ τὰ ἄλλα μέλη, ἄρχοντος Ἀθήνησι Θρασύλλου, ὑπατευόντων ἐν Ῥώμῃ Ποπλίου Πετρωνίου Τουρπιλιανοῦ καὶ Καισεννίου <Λουκίου> Παίτου. (Flegonte di Tralle, Περὶ ϑαυμασίων 20)

Fu portato al cospetto di Nerone un bambino piccolo con quattro teste e che aveva simili anche le altre membra, quando ad Atene era arconte Trasillo e a Roma erano consoli Publio Petronio Turpiliano e Lucio Cesennio Peto.

Il caso sembra davvero estremo, anche rispetto ai più gravi fenomeni di mostruosità riportati dalle fonti precedenti prese in esame, poiché descrive un bambino quadricipite e con membra conformemente reduplicate, e quindi Flegonte lo intende dotato di otto braccia e otto gambe. L’elemento interessante che si ricava da questo passo è la reazione della comunità: non solo non si dichiara, e nemmeno vi si allude, che sia stata effettuata su di lui una procuratio di morte come era prassi consueta anche con deformità decisamente meno mostruose e invalidanti, ma il soggetto viene mantenuto in vita e condotto da Nerone per sollecitare la sua curiosità con una bizzarria della natura stravagante e inattesa. Benché il caso sia datato al 61 d.C. e quindi non sia così distante