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L’impatto sui principali aggregati di Contabilità nazionale

Emilia Scafuri*

2. L’impatto sui principali aggregati di Contabilità nazionale

L’allocazione dei Sifim incide su molti degli aggregati di Contabilità nazionale. L’effetto principale tuttavia è quello dovuto alla rivalutazione del Pil a prezzi correnti.

Dal lato della domanda l’aumento del Pil è determinato dall’aumento dei consumi finali delle famiglie, dei consumi collettivi e delle esportazioni nette; dal lato dell’offerta l’aumento del Pil è determinato dalla riduzione dei consumi intermedi delle imprese market. Infatti, mentre in precedenza il totale della produzione era considerato consumo intermedio di una branca fittizia, adesso esso viene allocato alle singole branche produttive , riducendone il valore aggiunto. Altro impatto rilevante è quello sul Reddito nazionale lordo (Rnl), anche se ai fini della IV Risorsa, cioè il contributo pagato alla Ue, tale effetto è nullo in quanto il Regolamento Ue prevede che il calcolo del contributo venga fatto su una misura del Rnl che escluda l’effetto Sifim.

In Italia l’impatto sul Pil12, si colloca all’interno della media dei Paesi europei, con un andamento decrescente nel periodo 1980-2005. L’impatto raggiunge valori pari o superiori al 2

per cento nei periodi in cui si sono avuti tassi di interesse particolarmente elevati (anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta) per passare a valori molto più contenuti, intorno all’1 per cento, negli ultimi anni.

Grafico 1 - Impatto dei Sifim sul Pil a valori correnti – Anni 1980-2005

Se si esamina infatti l’andamento degli ultimi anni (Grafico 2) si vede come, con il passaggio alla moneta unica nel 1999 e la conseguente riduzione dei tassi di interesse, si verifichi una notevole caduta (l’impatto raggiunge valori prossimi allo 0,8 per cento del Pil), parzialmente compensata dalla ripresa dei tassi di interesse nel 2000 e da un sostanziale riallineamento negli anni successivi.

L’aumento successivo (anni 2004 e 2005), con un impatto che si attesta di nuovo intorno all’uno per cento del Pil, è invece dovuta all’aumento dei consumi delle Amministrazioni pubbliche indotto dalla nuova classificazione della Cassa depositi e prestiti tra gli intermediari finanziari produttori di Sifim.

Grafico2 - Impatto dei Sifim sul Pil a valori correnti - Anni1992-2005

0,00% 0,50% 1,00% 1,50% 2,00% 2,50% 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 0,00% 0,50% 1,00% 1,50% 2,00% 2,50% 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

L’impatto sul Pil a valori costanti è meno rilevante (intorno all’1,4 per cento) ma mostra lo stesso trend decrescente a partire dai primi anni Novanta (Grafico 3). L’allocazione dei Sifim non ha un impatto rilevante sulla crescita del Pil in termini reali.

Grafico 3 - Impatto dei Sifim sul Pil a valori costanti – Anni 1992-2005

Notevole è l’impatto dell’allocazione dei Sifim sulla spesa per consumi finali delle famiglie. Esso supera il 2 per cento nei primi anni Novanta e si mantiene su valori superiori all’1 per cento anche nei periodi successivi (Grafico 4 e 5).

Grafico 4 - Impatto dei Sifim sui consumi delle famiglie a valori correnti - Anni 1992-2005

0,00% 0,20% 0,40% 0,60% 0,80% 1,00% 1,20% 1,40% 1,60% 1,80% 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 I 0,00% 0,50% 1,00% 1,50% 2,00% 2,50% 3,00% 3,50% 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Grafico 5 - Impatto dei Sifim sui consumi delle famiglie a valori costanti – Anni 1992-2005

Il fenomeno più rilevante del periodo esaminato è la ricomposizione dei Sifim da consumi finali a consumi intermedi. Nel periodo 1992-2005 si osserva una forte contrazione del consumo delle famiglie, dovuta sia alla dinamica dei tassi di interesse, sia alla forte riduzione dello stock di depositi13detenuti presso il sistema bancario.

L’effetto della dinamica dei tassi di interesse è complesso, in quanto una riduzione dei tassi, se da un lato incide sul costo opportunità di detenere moneta e quindi sulla ricomposizione del portafoglio degli operatori, dall’altro incide sullo spread tra tassi di interesse effettivi e tasso di interesse di riferimento relativo al singolo strumento, nella misura in cui si può ritenere che il tasso di interesse effettivo si adegui con lag temporale alla variazione del tasso di riferimento.

In generale può ritenersi che una riduzione del tasso di interesse di riferimento comporti un aumento dello spread tra questo ultimo e il tasso di interesse medio calcolato14 sui prestiti. D’altro canto si può pensare che una riduzione dei tassi di riferimento abbia un impatto sullo spread di questo ultimo rispetto al tasso medio sui depositi riducendolo, almeno nel breve periodo.

Poiché la maggior parte dello stock dei prestiti è costituita da prestiti ad imprese, che danno origine a consumi intermedi, mentre la maggior parte dello stock dei depositi è rappresentato dallo stock di depositi delle famiglie, che danno luogo a consumi finali, l’effetto sui tassi e l’effetto sugli stock sembrano cumularsi nel determinare quell’effetto di sostituzione tra consumi intermedi e consumi finali di cui sopra.

Infatti in tutto il periodo 1992-2005 si verifica un aumento della quota dei Sifim allocati sui prestiti rispetto a quella allocata sui depositi. In particolare, mentre nel 1992 i Sifim si distribuivano quasi equamente tra prestiti e depositi (48 per cento prestiti e 52 per cento depositi), nel 2005 i Sifim allocati sui prestiti risultano pari al 78 per cento mentre quelli sui depositi sono solo il 22 per cento.

I consumi intermedi di Sifim, incluse le importazioni, crescono ad un tasso medio annuo di circa il 6 per cento. In particolare, i Sifim consumati dalla Pubblica amministrazione crescono del 4 per cento all’anno, quelli delle società (società non finanziarie e società finanziarie,) del 5 per cento, quelli delle imprese individuali del 6 per cento. Benché la maggior parte dei consumi intermedi di Sifim sia rappresentata dai consumi delle società non finanziarie, che rappresentano il 62 per cento del totale nel 1992 e il 56 per cento nel 2005, una parte

13 Per regolamento i Sifim vanno calcolati solo sui depositi (sottorubrica Sec95 F22 e F29) e sui prestiti (sottorubrica Sec95 F4) vedi

parr 5.42-5.49 . In particolare la sottorubrica F22 comprende tutte le operazioni inerenti a depositi trasferibili ossia ai depositi di cui si può esigere la conversione immediata in moneta nazionale o in valuta estera o che sono trasferibili mediante assegno, ordine di pagamento o simili, senza alcuna limitazione significativa o senza il pagamento di una penale. La sottorubrica F29 comprende tutte le operazioni inerenti ad altri depositi diversi dai depositi trasferibili.

14 I tassi di interesse effettivi sui prestiti utilizzati in questo lavoro sono ottenuti implicitamente come rapporto tra flussi di interesse

rilevati dai bilanci e consistenze medie. Essi risultano coerenti con i tassi armonizzati pubblicati a partire dal 2003 (vedi paragrafo 2. 4) I 0,00% 0,50% 1,00% 1,50% 2,00% 2,50% 3,00% 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

crescente è rappresentata dai Sifim consumati dalle famiglie in relazione ai mutui contratti per acquisto o ristrutturazione di abitazioni. Lo stock dei mutui per abitazioni aumenta infatti, ad un tasso medio annuo pari al 15 per cento, passando dal 6 per cento nel 1992 al 20 per cento del totale dei prestiti nel 200515. I consumi intermedi delle Amministrazioni pubbliche mostrano invece un trend decrescente fino all’anno 2003 (si riducono in media di circa il 6 per cento annuo), ma subiscono un forte incremento negli anni 2004–2005 per effetto della riclassificazione della Cassa Depositi e Prestiti tra gli intermediari finanziari.

Le importazioni e le esportazioni di Sifim, calcolate sulla base del tasso di riferimento esterno, crescono ad un tasso medio annuo pari, rispettivamente, al 6 per cento e all’ 11 per cento nel periodo 1992-2005. Le importazioni di Sifim dall’estero riguardano tutti i settori istituzionali: gli intermediari finanziari, le famiglie, le imprese individuali e le Amministrazioni pubbliche. Le importazioni delle Amministrazioni pubbliche, che riguardano soprattutto i debiti contratti con banche estere, sono pari a 118 milioni di euro nel 1992 e 106 milioni euro nel 2005.

15 La percentuale è calcolata sul totale dei prestiti a breve e a medio-lungo periodo, che sono destinati a consumo intermedio. Si tratta

La rappresentazione delle importazioni per settore