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II.3 Il côté interculturale

III.1.2 L’influenza europea nel contesto italiano

L’impatto più rilevante dell’Europa sulla programmazione didattica si riscontra probabilmente nel Progetto lingue 2000106 attuato per l’anno scolastico 1999- 2000 a seguito della riforma Berlinguer. Il progetto fu promosso dall’allora Ministero della Pubblica Istruzione, e rappresenta l’apripista a un insegnamento/apprendimento delle lingue straniere in un’ottica prettamente europea ossia enunciava i principi del plurilinguismo e dell’interculturalità, recependo la valorizzazione della pluralità linguistica e la possibilità offerta dall’apprendimento/insegnamento delle lingue a favore della formazione del cittadino e come incentivo alla mobilità. Aveva tuttavia solo valore propositivo e sperimentale. Il progetto nasce dopo i vari interventi della Commissione europea per incentivare l’insegnamento di più lingue, e a seguito della pubblicazione del QCER e del Portfolio. Essenzialmente l’offerta aggiuntiva era costituita da:

a. studio di una seconda lingua straniera a partire dal primo anno della scuola secondaria di primo grado;

b. introduzione e/o prosecuzione della lingua straniera curricolare fino alla classe terminale delle superiori;

c. attività di potenziamento delle lingue curricolari applicando le innovazioni del progetto alla prassi didattica corrente.107

Il punto a si limita tuttavia solamente all’attività extracurricolare, segnaliamo inoltre che l’intero progetto era gestito a livello dei singoli istituti, con un particolare grado di autonomia.

106

https://archivio.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/progetti/lingue.htm, ultimo accesso 15/05/2017.

107

Circolare n217 https://archivio.pubblica.istruzione.it/news/1999/cm217_99.shtml, ultimo accesso 15/05/2017.

L’innovazione è rappresentata essenzialmente da:

l'assunzione di descrittori di competenze relativi alle abilità ricettivo- produttive orali e scritte; l'organizzazione modulare dell'insegnamento; impiego sistematico della multimedialità integrato nella didattica; l'articolazione dei gruppi classe in gruppi di apprendimento numericamente ridotti; la certificazione delle competenze acquisite dagli alunni.108

L’obbligo dell’insegnamento di una lingua straniera decorre dal 2003, sancito dalla riforma dell’istruzione109

, che porta il nome del ministro Letizia Moratti e dal successivo Decreto attuativo del 2004110 per la scuola primaria. L’unica lingua contemplata è l’inglese per la primaria, e una lingua comunitaria che si affianca a quest’ultima nella secondaria di I grado.

Più rilevanti e recenti risultano le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione111

del 2012, in linea con le 8 competenze chiave per l’apprendimento del Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea (Raccomandazione del 18 dicembre 2006112

) di cui la II consiste nella “comunicazione in più lingue straniere”. Il testo specifica pertanto l’inserimento dal primo anno della primaria della lingua inglese e della seconda lingua comunitaria nella secondaria di I grado. Le Indicazioni recepiscono più di un aspetto presente nella Guida:

- È previsto l’accostamento a più lingue facendo espressamente riferimento a come una competenza plurilingue e pluriculturale, e evidenzia come queste

108

Circolare n217 https://archivio.pubblica.istruzione.it/news/1999/cm217_99.shtml, ultimo accesso 15/05/2017.

109

Legge Moratti e provvedimenti attuativi

http://leg15.camera.it/cartellecomuni/leg14/RapportoAttivitaCommissioni/testi/07/07_cap04_s ch01.htm, ultimo accesso 15/05/2017.

110

https://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma/allegati/dl190204.pdf, ultimo accesso 15/05/2017.

111

http://www.indicazioninazionali.it/documenti_Indicazioni_nazionali/indicazioni_nazionali_inf anzia_primo_ciclo.pdf, ultimo accesso 24/05/2017.

112

http://eurlex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32006H0962&from=IT, ultimo accesso 24/05/2017.

permettano all’apprendente di costruire il proprio senso di cittadinanza oltre i confini nazionali,

- Si contempla una dimensione orizzontale per un’integrazione delle due lingue con l’insegnamento dell’ italiano e delle altre discipline in linea con lo sviluppo cognitivo;

- Si rimarca l’importanza del confronto, sia per l’inglese che per la seconda lingua comunitaria, tra i sistemi linguistici già conosciuti e le capacità comunicative già possedute per facilitare l’apprendimento del nuovo codice;

- Si pone l’apprendente al centro, con i suoi bisogni che passano attraverso la lingua: la comunicazione, la socializzazione, l’interazione;

- Si stimola a tale scopo la motivazione tramite le forme più disparate e autentiche: il gioco, le filastrocche, l’utilizzo di materiale autentico;

- Si suggerisce la possibilità di iniziare a utilizzare le lingue straniere per altre discipline.

- Si incentiva la sensibilizzazione alla diversità linguistica e culturale nonché l’autovalutazione relativa al processo di apprendimento.

Il livello di uscita per la lingua inglese al termine della scuola primaria è stabilito nel livello A1 del QCER. Mentre al termine della secondaria di I grado (esame di stato): per l’inglese nel livello A2, mentre per la seconda lingua comunitaria A1 (riscontriamo che il Progetto lingue 2000 ambiva a livelli più alti, rispettivamente: ISCED1 per l’inglese A2/B1, ISCED2 seconda LS al livello A1/A2)113. Non affronteremo le indicazioni per le scuole secondarie di II grado dato che abbiamo ristretto l’indagine ai livelli ISCED1 e ISCED2. Ma sottolineiamo tramite un esempio fornito da Diana Saccardo114 quelli che a

113

https://archivio.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/progetti/lingue.htm, ulitmo accesso 16/05/2017.

114

La politica linguistica nella scuola italiana in SAIL 7 Carlos A. Melero Rodrìguez (a cura di) Le lingue in Italia, le lingue in Europa: dove siamo, dove andiamo Venezia Edizioni Ca’ Foscari Digital Publishing 2016, fonte: http://virgo.unive.it/ecf-

nostro avviso rappresentano i limiti a una didattica plurilingue: ossia il Regolamento per il riordino dei Licei e degli istituti tecnici del 2010 in cui l’obbligo della seconda lingua straniera è previsto solo per il Liceo delle scienze umane (opzione economico-sociale) e della terza lingua limitatamente al Liceo Linguistico, mentre per gli Istituti tecnici e professionali dipende dagli indirizzi scelti. Inoltre la prima lingua straniera egemone è l’inglese (livello B2 al termine del ciclo secondario).

Se non consideriamo l’azione individuale dei singoli istituti consentita dall’Autonomia, in generale a livello nazionale Monica Barni in Language Rich Europe: Trends in policies and practicesfor multilingualism in Europe115 (2012) ha rilevato come nella scuola d’infanzia l’unica lingua offerta è l’italiano fatta eccezione per le lingue che godono dello status giuridico di lingue minoritarie (Legge 15 Dicembre 1999, n. 482116). Quest’ultime in Italia rappresentano una percentuale rispretta della popolazione, circa il 5%117, suddivise in: lingua e cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche (che comprendono anche idiomi affini quali: il Cimbro (Zimbar) parlato nelle province di Trento, Vicenza e Verona; il Mòcheno (Bersntoler Sproch), in provincia di Trento e il Walser (Walliser) nelle zone della Valsesia e dell'Ossola (Piemonte) e nella Valle del Lys e in Val d'Ayas (Valle d'Aosta), greche, slovene, croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo118. Le lingue minoritarie godono di uno status particolare, tra cui il loro utilizzo nei pubblici uffici e per l’appunto l’insegnamento nelle scuole: sono previsti svariati finanziamenti gestiti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la promozione di

115

http://eacea.ec.europa.eu/LLp/projects/public_parts/documents/languages/nw_511780_LRE.pd f pag. 148, ulitmo accesso 15/05/2017.

116

Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche Gazzetta Ufficiale n. 297

del 20 dicembre 1999 http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm, ultimo accesso 15/05/2017.

117

Fiorenzo Toso voce “minoranze linguistiche”(2011), in Enciclopedia Treccani on line, fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/minoranze-linguistiche_(Enciclopedia-

dell%27Italiano)/, ultimo accesso 16/05/2017.

118

http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/lingue-di-minoranza, ultimo accesso 16/05/2017.

progetti, e che effettivamente istituiscono una vera e propria condizione di bilinguismo istituzionale, si veda Le minoranze linguistiche in Italia nella prospettiva dell’educazione plurilingue, La legge n. 482/1999 sulle minoranze linguistiche nel settore scolastico, Bilancio dei primi sei anni di attuazione pubblicato negli Annali della Pubblica Istruzione 5-6/2006119.

Salvo l’eccezione delle lingue minoritarie e ufficialmente riconosciute, non sono perciò presenti nella scuola dell’infanzia e nella primaria l’insegnamento delle lingue d’origine degli immigrati né altre lingue al di fuori della lingua inglese, salvo alcune recenti eccezioni.

Sempre Barni120 individua 3 motivazioni di questa carenza linguistica nella realtà italiana nell’organizzazione e nell’insegnamento delle lingue, ossia l’assenza :

a. di un curricolo coerente; b. di un monitoraggio frequente;

c. di requisiti espliciti sul livello di competenza da raggiungere.

In più un deficit significativo è rappresentato da una mancata cultura della valutazione e una relativa attività di ricerca e aggiornamento degli insegnanti a tale proposito.

Se consideriamo che la riforma Moratti risale al 2003-2004 gli ultimi dati dell’Istat relativi alle lingue, trascorso un decennio, riscontrano che nel 2012:

il 58% della popolazione di 18-74 anni (pari a 25 milioni 486mila persone) dichiara di conoscere almeno una lingua diversa dalla madrelingua.  Conosce almeno un po’ di inglese il 43,7% della popolazione di 18-74 anni; il 21,7% conosce il francese, il 4,5% lo spagnolo, il 4,8% il tedesco, il 5,1% l’italiano come altra lingua conosciuta mentre il 2,1% dichiara di conoscere altre lingue.

119 http://www.minoranze-linguistiche-scuola.it/wp-content/uploads/2010/01/ANNALi- _2006.pdf, ultimo accesso 22/05/2017. 120 http://eacea.ec.europa.eu/LLp/projects/public_parts/documents/languages/nw_511780_LRE.pd f, pag. 148, ultimo accesso 13/03/2017.

Con una netta preponderanza dell’inglese, le altre percentuali sono abbastanza esigue e inoltre il rapporto non specifica i livelli di competenza.