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L’Inquisitore e la biblioteca del ‛censore Salviati’

Nel documento Quaderni Eretici 4/2016 (pagine 66-69)

L’inventario della Biblioteca del Salviati, munificamente lasciata in dono al Duca Alfonso II, è per nemesi storica la censura a un dotto del suo tempo, famoso per «il regolato favellare e la purità delle voci», che aveva espurgato con la nota ‛rassettatura’ il Decamerone del Boccaccio, apportandovi modi- fiche tali da fargli quasi esercitare una vigilanza morale drastica sull’opera. Ma alla nemesi della censura ecclesiastica non poté sottrarsi neanche lui, né

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i suoi libri che facevano della sua biblioteca un nucleo filologico, paradig- matico di opere a stampa e manoscritte latine greche e in volgare di stampo umanistico…fu quindi un «censore censurato»!

Da un punto di vista documentario l’inventario della sua Biblioteca (stilato post-mortem) è un fascicolo cartaceo di poche pagine, compilato come un elenco di libri a stampa e manoscritti mescolati senza un ordine preciso, re- cante quali dati identificativi autore e titolo, senza i dati bibliografici dell’anno di stampa e dell’editore, quindi poco dettagliato e analitico; la sola suddivisione è data dal formato «in foglio…in quarto…tutti i suddetti libri sono in una cassa grande di pezzo» ovvero un elenco redatto più per una quantificazione patrimoniale, che per designare il possesso di cimeli cultu- rali adatti alla cultura del Salviati.

Segni di spunto accanto a ciascun testo testimoniano l’esame dell’Inquisi- tore come confermano le sottoscrizioni apposte nell’ultima carta del fasci- colo:

(C. 7r)

Memoria dè i libri del Sig. cav. Salviati di on(orata) me(moria) parte datti al Padre Inquisitore et parte bruggiati per essere proibiti dal Indice nuova- mente mandato fuori da Sua Santità

Le Novelle del Boccaccio di stampa antica I Dialoghi di Luciano

L’Asino di Apuleio Polidoro Virgilio

Poema di Giulio Cesare Scaligero Ghiribizzi del Calmo

Merlin Toccaio

Biblioteca Universale di Corando (Conrad Gesner) eretico della 1^ classe Evangelii vulgari

Gli atti degli Apostoli vulgari

Alle note manoscritte sulla censura dell’inquisitore e alla sua datazione cronologica – 1596, anno della stampa dell’Indice Clementino - seguono altre due note specifiche all’iter testamentario a favore del Duca Alfonso II, che eseguivano sia la volontà del testatore che del Duca beneficiato, il quale a sua volta aveva restituito a Bastiano dè Rossi, il manoscritto del Commento della Poetica di Aristotele del Salviati, (che doveva completare):

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Il Segretario dell’Accademia della Crusca (Bastiano dè Rossi) si hebbe non poche cose scritte appinna di commissione del Ser.Sig. Duca

Il Sig. Gio. Batt.a Pitti hebbe ancor lui non pochi libri scritti appinna che aveva esitati al Cav.re

L’universo culturale che ci restituisce l’inventario della Biblioteca del Sal- viati è quello di un colto e raffinato filologo umanista che spazia dal campo filologico, con ogni sorta di Vocabolario (latino, greco, germanico,un Cale- pino stampato a Venezia), al genere letterario e filosofico classico, come a quello di scelte culturali vicino al tempo, per giungere ad una grande quantità di opere e autori, commento di opere aristoteliche che il Salviati studiava non solo, ai fini del suo enciclopedico Commentario, ma anche per le sue letture nello Studio ferrarese.

Non mancano in questo assortito compendio del sapere umanistico di fine ‘500 le opere stesse del Salviati:

Orazioni del Cavalier Salviati,

il Boccaccio corretto dal Cavallier Salviati Avvertimenti della lingua del Cavallier Salviati, L’Infarinato secondo dislegato (opera del 1588) Il Boccaccio corretto l’anno 1573,

Il Boccaccio non corretto (proibito, come da annotazione dell’Inquisitore) Anche il panorama degli autori classici è rappresentato al meglio: Pontano, Bembo, Boccaccio, Ariosto, Il Cortegiano del Castiglione, l’Amadigi del Tasso, le opere di Prisciano, la Difesa di Dante del Mazzoni, Annotazioni sopra il Decamerone per gli correttori del ’73, Pulci, il Furioso dell’Ariosto, la Gerusalemme del Tasso, l’Orlando del Boiardo, le Prose del Bembo, ed altre mescolate a testi di filosofia, retorica ed autori greci e latini costituenti un piccolo scrigno bibliografico,espressione di una sofisticata cultura lingui- stica e filologica, sezionato da un occhiuto Inquisitore ferrarese, all’alba delle applicazioni censorie dell’Indice Clementino nel 1596. Anno spartiac- que della galassia Gutemberg in cui era entrata l’Italia, anno in cui non ci si esimeva di censurare persino la biblioteca di un letterato, a sua volta censore, anno in cui gli stessi Principi (come Alfonso II) dovevano sottostare ad una norma già disciplinata dall’Indice Tridentino nel 1564. Infatti in virtù della

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regola X dell’Indice Tridentino, che regolava la vigilanza ed il controllo delle biblioteche private, al momento della morte del proprietario nel successivo passaggio agli eredi, (e che fossero Principi poco importava), bisognava pre- parare l’inventario dei libri lasciati in eredità per farlo verificare alle autorità vescovili e inquisitoriali. Tale regola era ulteriormente ribadita nell’ Indice dei libri proibiti nuovamente fatto da N.S. Clemente VIII 20 promulgato dal

Vescovo di Ferrara Giovanni Fontana e dal frate inquisitore Battista Finario, Maestro e Inquisitore di tutto lo Stato di Ferrara, stampato nel 1596; anzi il primo avviso dell’Editto è indirizzato proprio «agli eredi e esecutori dè te- stamenti, e ultime volontà, siano avisati, che non possono tenere, leg- gere…né rendere libro alcuno ne scritto né stampato lasciato in dono o per testamento dal defunto se prima non havran fatta fedelmente la lista d’ogni libro a stampa, ò scritto a mano, presentandola a Noi…sottoscritta e appro- vata…».

E per applicare tale regola non fu risparmiata neppure la biblioteca selecta del Salviati, depauperandola di libri bruggiati, o dati all’Inquisitore, nemesi consumata nell’ostile silenzio del Duca (che per obbedienza vi acconsentì) e nel disprezzo della memoria del purista, fautore del bel favellare toscano, attuata in nome di quella che fu21 «alla fine del ‘500 la decisa e generalizzata

repressione del dissenso e l’apparato di controllo e di distruzione delle voci stonate».

Mirandola: libri proibiti della biblioteca di

Nel documento Quaderni Eretici 4/2016 (pagine 66-69)