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Le ‛stanze’ dei libr

Nel documento Quaderni Eretici 4/2016 (pagine 51-54)

Un rapporto preciso esiste fra la stanza dei libri e le altre stanze dell’edifi- cio inquisitoriale nella sede del Tribunale dell’Inquisizione, con il suo intatto prezioso Archivio, conservatisi per fortuiti accadimenti storici e tramanda- toci nella sua quasi integrità. Alcune mappe dell’edificio99 con le ricostru-

zioni architettoniche subite nel tempo reintegrano questo rapporto, eviden- ziando i locali adibiti a Cancelleria, luogo in cui era probabilmente collocato l’Archivio del Tribunale e le altre stanze dell’edificio (servizio, cucina, sala dei tormenti, carceri, stanza dell’Inquisitore). Tale nitida fotografia ci resti- tuisce pure l’Inventario dei libri dell’Archivio del Tribunale con le due stanze, deputate alla conservazione dei testi sequestrati agli imputati o ai librai e condannati dalle disposizioni della Congregazione dell’indice o in attesa dell’imprimatur100

È noto che all’interno di conventi e Monasteri…i volumi proibiti venivano sottratti alla consultazione e chiusi in luoghi denominati ‛inferno’ e che i libri sequestrati da inquisitori e ordinari diocesani non dati alle fiamme venivano depositati in spazi inaccessibili nei conventi che ospitavano l’inquisitore L’inferno del Convento di san Domenico, e archivio dei libri censurati, è ricostruito nei suoi spazi topografici nel documento che riporta l’inventario dei libri dell’archivio: un fascicoletto cartaceo costituito da 25 cc. numerate recanti la descrizione bibliografica e l’ubicazione dei libri negli scansie. I libri sono elencati in modo abbastanza preciso, infatti di ognuno è riportato il titolo, spesso l’autore e i dati editoriali (luogo e anno di edizione) oppure, talvolta con descrizione meno puntuale, il solo autore. In generale conside- rando che questi elenchi erano compilati ai fini quantitativi del posseduto e non secondo criteri di analiticità bibliografica, è confezionato per una visione d’insieme superiore alla genericità di una mera elencazione di testi. Una certa

99ASMo, A.S.E., Camera, Rogiti camerali, b.48, f.13 (altre piante della Fabbrica del

Tribunale relative al sec. XVII si trovano in ASMo, Inquisizione, b. 303).

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strutturazione è data dal raggruppamento dei libri per lingua e dalla divisione fisica dei testi posti in due luoghi dell’Archivio:

1) un armadio situato tra due finestre dell’Archivio del S.Officio (nei ripiani centrali e laterali)

2) un locale nella‛scanzia laterale dell’Archivio nella quale vi è una ramata (inferriata).

Da un calcolo approssimativo del contenuto dei ripiani situati nei due locali di collocamento del materiale, si può quantificare che ammontassero a un migliaio di volumi (ma di alcuni testi vi erano anche duplicati o esemplari in più copie); nell’armadio potevano trovare posto circa 200 volumi, mentre nella ‛scanzia laterale dell’Archivio’ (una stanza munita di bare alla finestre) erano collocati circa 800 volumi, con i multipli di alcuni esemplari. Altra suddivisione operata per i testi, era nel raggruppamento per lingua:

1) nel primo sito di stoccaggio (l’armadio) erano collocati i libri la- tini, tedeschi, ebraici, gotici, francesi (circa 200 titoli);

2) nel secondo luogo (la scanzia laterale, scaffalata a parete) erano collocati i libri in volgare più numerosi (circa 800 titoli).

Da un esame sommario dei titoli abbiamo un’idea chiara, non di tutto quello che il Tribunale dell’Inquisizione a Modena aveva censurato - consi- derando che l’attività di censura fu parallela a quella processuale ed esplicata massicciamente dopo la promulgazione dell’Indice Clementino - ma soprat- tutto la testimonianza di quanto era sopravvissuto, stipato nell’Archivio, nel momento in cui un solerte Inquisitore ne aveva ordinato la ricognizione, come un flash istantaneo che consegnava ai posteri il risultato di quanto ra- strellato dalla censura ecclesiastica a Modena anche nel secolo precedente. La suddivisione delle opere in lingua era analoga alla composizione del Col- legio dei revisori delle opere a stampa (specializzati per materia) che nel 1739 operava nel Tribunale dell’Inquisizione101:

- n. 1 di teologia, - n. 1 di filosofia, - n. 1 di legge - n. 1 di medicina - n. 1 di lettere umane

101 Come si rileva dal citato Registro dè patentati del S. Officio di Modena…del P.

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- n. 1 dell’opere morali

- n. 1 di matematica e astrologia - n. 1 delle stampe et libri francesi - n. 1 delle opere ebraiche

Erano questi gli uomini impegnati sul territorio in quel momento, alcuni di spicco nella vita culturale della città, altri anonimi confusi nella moltitudine di revisori e minutanti dell’ufficio (alcuni nomi li ritroviamo citati nel sud- detto Registro dei Patentati) che anche per il passato si erano impegnati nell’attività censoria alternandosi fra rigore e opportunità, nel progetto uto- pico della Congregazione dell’Indice di controllare il mercato librario e, a monte, delle idee.

…la stampa – l’Indice ne è la prova – era un elemento decisivo delle guerra spirituale: controllarla significava assicurarsi uno dei possibili valichi che portavano alla coscienza e un massiccio sforzo in questa direzione fu consa- pevolmente compiuto dalle autorità cattoliche.102

Questa attività sul campo a Modena si estrinsecò maggiormente rispetto ad altri luoghi, proprio perché sede, già dalla 2^ metà del ‘500, di un vivace movimento di dissenso religioso; come attestano le carte processuali, tutta la città era colma di libri sospetti che affioravano da ogni parte tale da farne «la città di tutte l’heresie»103

Alla massa dei testi che trattavano di fede, si aggiungevano poi i saggi della tradizione umanistica e rinascimentale in molti casi venati d’anticlericalismo e accenti polemici in linea con il sentimento antiromano di eterodossi e dis- sidenti

Nell’elenco dei libri proibiti custoditi nell’Archivio trovavano posto an- cora tre testi di Lutero (di edizioni cinquecentesche) e un’opera di Calvino, memoria nel 1739 di un lontano dissenso che aveva agitato la città e aveva incriminato, i lettori e chi possedeva quei testi, agli occhi dei giudici. Invece ai fasti della vita culturale secentesca riportano gli scritti di due autori che

102 Matteo Al Kalak, L’eresia dei fratelli, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma

2011, p. 140.

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avevano animato con i loro scritti, il clima modenese di quegli anni: il testo incriminato di Fulvio Testi104 e l’opera del Tassoni,105 spie di fermenti anti-

spagnoli (Testi) e letterarie (Tassoni), entrambe testimoni di un’epoca che aveva offerto ai severi censori dell’epoca, un panorama della vita modenese vivace ed attivo.

Nel documento Quaderni Eretici 4/2016 (pagine 51-54)