Altro documento inedito di interesse28 è l’inventario29 della Biblioteca del
Cardinale Alessandro d’Este (morto a Roma nel 1624) stilato post-mortem, compreso nel lascito ereditario dell’alto Prelato, con l’intestazione Inventa- rio della Libreria dell’Ill.mo Sig. Cardinale d’Este, che ci offre un’altra illu- minante conferma di come, all’esame e alle ‛prudenti censure’ dell’Inquisi- zione, non poterono sottrarsi neanche i Principi e gli stessi Cardinali. Incro- ciando i dati che emergono da altri documenti archivistici coevi conservati
28 Il documento inedito (che qui si analizza), è stato ritrovato dalla Scrivente nel
Fondo archivistico, ASMo, Amm.ne della Casa, Biblioteca, Filza 2, Fasc.1 Fu probabilmente estrapolato dalla filza di pertinenza - Libro dell’eredità dell’Ill.mo Sig.re Cardinale d’Este per l’ecc.ma Principessa Giulia in ASMo, Camera Ducale Estense, Amm.ne dei principi, b. 348), poi collocato nei fondo archivistico attinente alla Biblioteca degli Este (ASMo, Amm.ne della Casa, Biblioteca).
29 L’inventario in esame è un manoscritto cartaceo, senza data, di cc.114 numerate,
da datarsi al 1624, anno della morte del Cardinale ed anno dell’inventario di tutti i beni lasciati in eredità. E’ un fascicolo rilegato con coperta ottocentesca e antico cartiglio applicato.
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nei fondi dell’Archivio di Stato di Modena, si ricava una maggiore compren- sione sulla questa vicenda e sulla censura postuma subita dal Maestro del Sacro Palazzo a Roma; prima però è necessaria una riflessione sulla figura del Cardinale e sul ruolo di spicco che ebbe nella storia degli Este, per in- quadrare meglio la questione.
Il cardinale Alessandro d’Este (Ferrara 1568 – Roma 1624) si colloca nel milieau culturale del suo tempo come un raffinato e colto mecenate e un ap- passionato collezionista d’arte; fratello di Cesare d’Este, divenne Cardinale nel 1599 nei travagliati anni che seguirono la Devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio e il trasferimento della Corte Estense a Modena. La sua no- mina sullo sfondo di questi eventi si rivelò quasi provvidenziale per allac- ciare relazioni politiche e diplomatiche utili a risarcire le perdite territoriali subite dalla Casa d’Este; una volta divenuto Cardinale fissò la sua dimora nella famosa Villa d’Este di Tivoli - aveva infatti ottenuto anche il titolo di Governatore di Tivoli già assunto dagli avi Cardinali, Ippolito II e Luigi d’Este - che comportò la rinascita architettonica del celebre sito e fece rin- verdire il ricordo dell’illustre mecenatismo d’Este, di antica memoria30.
Si trattava cioè di portare avanti nella Roma di inizio Seicento un vero e proprio recupero di memorie e linguaggi figurativi per lo più di cultura emi- liana e padana, all’insegna di una forte identità culturale che era a ben vedere di famiglia.
A proposito del fervore collezionistico degli interessi culturali del Cardi- nale nel campo delle arti e della letteratura, è stato sottolineato che per incre- mentare le sue raccolte si era avvalso31.
…dei mezzi più efficaci del collezionismo cardinalizio – dal dono utilizzato come canale privilegiato di transazione diplomatiche all’omaggio spontaneo di artisti in cambio di fama e protezione agli scambi di copie e ritratti fra
30 Chiara Gubbiotti, Introduzione agli Inventari dei quadri e dei disegni di
Alessandro d’Este (1599-1624), in “Studi di Memofonte”, rivista on-line, 5, 2010, pp. 37-50.
31 Claudia Cremonini, Le raccolte d’arte del cardinale Alessandro d’Este. Vicende
collezionistiche tra Modena e Roma p. 92, in Sovrane passioni. Studi sul collezionismo estense, a cura di J. Bentini, Motta, Milano 1998, pp. 91-138.
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raccoglitori – piuttosto che di commissioni dirette agli autori, onerose per le ristrette finanze dell’estense e, in fin dei conti, più consone alle valenze sco- pertamente pubbliche del mecenatismo ducale.
E di questi beni che avevano incrementato il patrimonio artistico estense, venne data conoscenza, alla morte del Cardinale nel 1624, nell’Inventario redatto in questa occasione secondo sue precise indicazioni testamentarie, per stimare il patrimonio lasciato alla nipote Giulia d’Este, mentre la ricca biblioteca andava in eredità al nipote Luigi d’Este32
Il patrimonio lasciato in eredità alla nipote Giulia ci restituisce l’immagine di una ricca quanto eterogenea collezione di dipinti che supera i quattrocento pezzi cui si sommano le opere grafiche…
Un elenco dettagliato di questi beni è contenuto nel cosiddetto Libro dell’eredità del Cardinale Alessandro33, l’atto testamentario redatto nel 1624
concernente il passaggio di proprietà dei beni artistici del porporato alla ni- pote Giulia; gli esecutore testamentari che avevano assistito il cardinale nella stesura delle sue ultime volontà furono Fabio Carandini Ferrari e Niccolò Molza, che avevano affrontato anche le intricate questioni connesse al testa- mento. Le volontà del defunto Cardinale riguardo la ricca biblioteca erano chiaramente espresse nel testamento rogato dal notaio di Roma, Adriano Galli34.
Al Sig. Pr.pe Don Luigi d’Este figliuolo del Ser.mo Duca lasso mentre lui viverà la mia libraria et dopo la sua morte al P.pe Borso d’Este et dopo la morte di S.a. Princ.pe Borso, alli Padri Teatini di Modena con obbligo però di non spostare in altro loco ma restino a benefitio comune di quei padri che saranno in Modena pro tempore, et commando che se ne faccia subbito in- ventario per mano di Notari mentre si consegnarà al d. Principe Luigi.
1624, lì 11 maggio
32 Ibidem, p. 92.
33 Vedi nota 44. Il documento fu pubblicato da Giuseppe Campori nel 1870. 34 ASMo, Casa e Stato, Alessandro d’ Este, b. 354, 1599-1711 (Testamento e altri
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Con la soppressione degli ordini religiosi, il prezioso lascito, confluito alla Congregazione dei Padri Teatini di Modena, fu annesso al patrimonio librario della Biblioteca Estense nel 1782 per la lungimiranza di Girolamo Tiraboschi, e come ci informa Domenico Fava35.
Dei 260 manoscritti che facevano parte della libreria di Alessandro d’Este, secondo l’inventario del 5 luglio 1624, soltanto 27 ne rimanevano nel 1782 quando la Libreria dei Teatini passò all’Estense…
Mentre alcuni importanti manoscritti erano già ritornati al Duca Cesare, perché di sua proprietà36 e furono incamerati nelle raccolte librarie estensi,
altri, come il Fava dà notizia37
Alcuni altri, a malgrado del divieto testamentario erano passati nella Casa (dei Teatini) di Reggio e si trovarono nel gruppo dei 43 Manoscritti che di là passarono in Biblioteca subito dopo, insieme con 159 volumi a stampa.
Così anche la Biblioteca del Cardinale Alessandro, come tante biblioteche degli Este, diventò una Biblioteca virtuale, un luogo immaginario per sottra- zione e addizione; il suo inventario sembra immobilizzarla in un’istantanea perduta di ‛biblioteca ideale’ comune a tante biblioteche di Corte. Come ha ben colto Amedeo Quondam38
…delle centinaia di volumi descritti in tanti inventari che si susseguono negli anni resta ben poco, spesso disseminati in tanti luoghi diversi: alla can- cellazione si è sovrapposta una diaspora, a monito del nostro indagare nella casuale parzialità di ciò che è sopravvissuto tra archivi e biblioteche, tra esili tracce di eventi irrecuperabili, di identità scomparse per sempre.
35 Domenico Fava, La biblioteca Estense nel suo sviluppo storico, Vincenzi, Modena
1925, p. 194.
36 ASMo, Amm.ne della Casa, Biblioteca, filza 1, carpetta B, fasc. 26 (Separazione
dei libri del Duca Cesare da quelli del cardinale Alessandro,22 luglio 1627).
37 Domenico Fava, La biblioteca Estense, p. 195.
38 Amedeo Quondam, Le biblioteche della Corte Estense, p. 33, in Il libro a Corte,