Un ultimo documento riveste una notevole importanza ai fini dell’attività di censura libraria a Modena ed è a tutt’oggi inedito93: si tratta dell’Inventario
dei libri proibiti giacenti nell’Archivio del Tribunale dell’ Inquisizione di Modena ed è datato al 1739, come sottoscrive il suo autore – il cancelliere del tribunale dell’Inquisizione del tempo DOMENICO CREMONINI - che così
lo vidima: Inventario delli libri che si trovano nell’Archivio del S. Offizio di Modena fatto da me Domenico Cremonini canc. Sostituto del d(etto) Santo Tribunale in occ.e d’essermi ridotto nel Stato che ora si trova il sd.to Archi- vio mediante le continuate premure d’indefessa vigilanza del Rev.mo P.de M.ro F(rate) Giacinto Maria Longhi da Milano dè Predicatori degnissimo Inquisitore della città di Mod.a Carpi, diocesi di Nonantola, provincia della Garfagnana e loro annessi.
Quest’ inventario si colloca al tramonto dell’attività inquisitoriale e censo- ria modenese e chiude una lunga stagione in cui anche la censura si era rive- lata determinante nell’azione di controllo sui luoghi della vita culturale della città; racchiudendo in circolo lo sviluppo della censura ecclesiastica nel ter- ritorio degli Stati Estensi, fino alla fase declinante della istituzione.
L’intestazione ne reca già la genesi: l’occasione fu un riordinamento dell’Archivio dei libri proibiti custoditi nell’Archivio del Tribunale, frutto di una ‛buona pratica’ messa in opera dal Padre Inquisitore Giacinto Maria Lon- ghi, Inquisitore generale a Modena dal 1737 al 1739, probabilmente all’atto delle consegne al suo successore nella sede, Padre Girolamo Medolago da Bergamo. Lo stesso Inquisitore Giacinto M. Longhi, aveva ispirato, come attuazione delle sue ‛buone pratiche’, la redazione di un altro documento im-
92 Albano Biondi, Lunga durata e microarticolazione nel territorio, cit. p. 85. 93 Il documento è inedito; è stato ritrovato dalla Scrivente nel fondo ASMo,
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portante per noi, ai fini della conoscenza della struttura del Tribunale dell’In- quisizione nella prima metà del ‘700 (ormai al tramonto): il Registro dei pa- tentati del S. Officio di Modena fatto di nuovo dal Rev.mo P.ra M.ro F. Gia- cinto Maria Longhi, anno 1739, per essere il vecchio assai confuso94. En-
trambi registri annotano con analitica precisione lo stato del Tribunale dell’Inquisizione di Modena nella sua consistenza di uomini e di libri censu- rati, nel momento in cui l’Istituzione comincia storicamente a declinare; sono lo specchio nitido di una struttura al tramonto che, nel momento presente si volge indietro per vedere la sua storia ormai appannata, secondo le consue- tudini antiche della norma che registrava il passaggio di consegne di uomini e cose.
L’inventario dei libri conservati nell’Archivio del Tribunale dell’inquisi- zione fu l’ultimo e il più preciso indizio di una realtà che si spegneva e dopo pochi decenni sarebbe stata cancellata; un Inventario di una Biblioteca scom- parsa che conteneva i corpora delicti della vasta tipologia delittiva che ve- niva rubricata sotto la denominazione di possesso di Libri proibiti e dell’eser- cizio posto per sradicarli. Una biblioteca ben occultata nel Convento di S. Domenico, sede del Tribunale dell’Inquisizione, che come altre biblioteche dell’Inquisizione aveva sede nel convento dove risiedeva l’Inquisitore, lì dove erano collocati anche i libri e le scritture magiche sequestrate agli im- putati95…
Una letteratura che doveva essere distrutta ma non sempre lo era. Ma si trattava di una letteratura che veniva confinata nell’Archivio dunque degra- data e depotenziata rispetto a quella della Biblioteca.
Mentre nella prima metà del ‘700 la struttura burocratica del Tribunale dell’Inquisizione si mostrava collaudata e funzionante96:
solidamente impiantata nel territorio tramite la rete dei Vicari, essa esercita
94 ASMo, Inquisizione, b. 303.
95 Adriano Prosperi, L’arsenale degli Inquisitori, in Inquisizione e Indice nei secoli
XVI-XVIII. Testo e immagine nelle raccolte Casanatensi, cit., p. 10.
96 Carla Righi, L’inquisizione ecclesiastica a Modena nel ‘700, p. 54, in Formazione
e controllo dell’opinione pubblica a Modena nel ‘700, a cura di Albano Biondi, Mucchi, Modena 1986.
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un potere ben definito nelle sue attribuzioni e riconosciuto dalle autorità po- litiche ed ecclesiastiche locali. All’istituzione d’assalto dei primi secoli si è sostituito un corpo di funzionari il cui compito prevalente è quello di tenere sotto controllo, attraverso la schedatura dei sospetti, la non molto irrequieta comunità dei cristiani.
Invece nella seconda metà del secolo la politica giurisdizionalista intra- presa dal Duca e dai suoi ministri mise in crisi questo complesso apparato, e furono proprio le prerogative sull’esercizio della censura, il terreno di scon- tro fra i due poteri confliggenti – quello statale e quello ecclesiastico – che vide di fatto capitolare il potere degli inquisitori, assegnato ai Vescovi, con la significativa sottomissione alle leggi civili della circolazione dei libri e della stampa97
era stato proprio il conflitto sulle competenze in fatto di censura, che per il sovrano rappresentava uno dei terreni in cui affermare la propria autorità e per gli uomini di cultura la possibilità di conquistare una propria autonomia di ricerca, a destabilizzare l’istituzione, rimettendo in gioco alleanze e con- sensi, e a spingerla molto prima della sua soppressione, verso un rapido de- clino.
Nel 1757 con la nascita del Magistrato sopra la Giurisdizione si ravvede il primo organico intervento nel campo della censura intesa appunto come sal- vaguardia dei diritti sovrani; da quel momento98…
la censura statale estense si affianca decisamente a quella ecclesiastica non semplicemente per portarle il proprio aiuto ma come istituzione completa- mente autonoma, fondata su una nuova concezione dello Stato sovrano e pronta ad entrare, su questo stesso terreno, in conflitto con essa e a contra- starle il passo.
97 Ibidem, p. 53.
98 Giorgio Montecchi, La censura di Stato nel Ducato Estense dalle origini alla fine
del ‘700 in “Aziende tipografiche, stampatori e librai a Modena dal ‘400 al ‘700”, Mucchi, Modena 1988, p. 77.