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2. LA CODIFICA SINTATTICA

2.2 Gli attributi della frase semplice: function e type

2.2.4 La frase nominale

2.2.4.2 La frase nominale nel corpo dell’articolo

Gli schemi dei titoli si riflettono, in buona parte, nel corpo dell’articolo, con un processo di graduale adeguamento a quello che rappresenta uno dei codici fondamentali di lettura del giornale83. Le frasi nominali svolgono, infatti, un ruolo importante anche all’interno dei pezzi giornalistici, dove assumono posizioni e

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Bice Mortara Garavelli ricorda che, mentre nei titoli i gruppi nominali sono in proporzione numerica preminente, nella sintassi narrativa, invece, le frasi verbali sono «enunciati privilegiati, quantitativamente prevalenti sulle frasi nominali» [MORTARA GARAVELLI 1971, 304].

funzioni particolari. Si presentano sovente ad apertura e a conclusione dell’articolo, permettendo di presentare brevemente un attore o un evento e di inserire facilmente nel testo serie enumerative, determinazioni e precisazioni di vario tipo.

Nel nostro corpus abbiamo rinvenuto esempi di frasi nominali impiegate come «centri di enunciati aventi per lo più una funzione esplicativa e conclusiva rispetto al contesto precedente» [DARDANO 1986, 311]:

La repubblica, ci si dice, significa immediati disordini e da ultimo dittatura. Ma perché dovremmo avere questi disordini? Le masse, ove l’esito del «referendum» fosse per la repubblica, saranno soddisfatte e non si capisce perché dovrebbero creare disordini. Rimarrebbero, invece, insoddisfatti i monarchici, ma non è dai monarchici, appartenenti, in maggioranza, all’aristocrazia e alla borghesia, che ci sarebbero da temere scioperi e gravi agitazioni di piazza. E molti, ci par di sentirli, direbbero per di più che, in fondo, essi erano sempre stati... repubblicani!

Disordini e violenze, dunque, no. Ma disordine morale, confusioni, controversie, lotte di parte, tutto questo sì e tutto questo ci porterebbe inevitabilmente alla dittatura. (3-5-46, AF)

Prodi dice che i tagli occorre farli «con calma e con la testa». Vero, si può però iniziare. Ad esempio dalla proposta di Nicola Rossi di pre-pensionare 100.000 dipendenti pubblici. Poi dall'Ufficio italiano dei cambi: i controlli valutari sono stati cancellati diciassette anni fa, ma ci sono ancora 600 dipendenti. I quotidiani italiani hanno ricevuto lo scorso anno contributi pubblici per l’acquisto di carta pari a circa 40 milioni di euro: erano davvero tutti necessari? Solo qualche esempio. (1-7-06, AF)

Per economia espositiva abbiamo deciso di trascrivere soltanto un paio di esempi di questo tipo di frase nominale, tratti da due articoli di fondo, rispettivamente del 1946 e del 2006. Dal loro confronto, però, possono scaturire alcune considerazioni interessanti sul piano diacronico. Le frasi nominali erano presenti anche nella scrittura giornalistica di sessanta anni fa, ma esse si inserivano, perlopiù, in una sintassi articolata, composta da ampie volute e da concatenazioni logiche fondate, soprattutto, sugli elementi verbali. Il periodo nominale odierno, che s’inserisce, invece, in una struttura sintattica caratterizzata dalla

monoproposizionalità, da un andamento brachilogico, dalla separazione dei sintagmi preposizionali dalla testa verbale (Vero, si può però iniziare. Ad esempio dalla

proposta…)84

, contribuisce ad aumentare il ritmo franto e incalzante della scrittura. Nella frase nominale posta all’inizio dell’articolo, di cui il nostro corpus offre solo pochi esempi, è possibile individuare diverse funzioni. In un articolo di cronaca sportiva, può essere usata per creare un avvio ‘impressivo’, volto a sollecitare la curiosità del lettore:

Partita vibrante, emozionante, con finale drammatico. La Fiorentina difendeva il suo gol – il gol segnato da Gratton dopo appena sei minuti di gioco – e il Padova attaccava con dieci uomini, senza molto ordine ma con qualche pericolosità. (1-3-56, SP)

Un altro punto di sutura per le ferite del Milan. Il «dottor» Maddè è riuscito a pareggiare il gol di Bosdaves, sbagliando un cross, quando alla fine della partita mancavano due minuti e mezzo. (28-12-66, SP)

In un articolo di politica estera, le frasi nominali possono presentare, con un procedimento enumerativo, più elementi della vicenda:

– Condanna di Tripoli per le minacce all’Europa e per l’appoggio dato al terrorismo, riduzione del personale diplomatico libico e limitazione alla sua libera circolazione, restrizione della concessione di visti ai cittadini della “Jamahiria”, appello a una soluzione politica della crisi evitando ulteriori escalation militari, invito «a tutte le parti» a mantenere la calma.

Riunitisi d’urgenza all’Aja per affrontare la crisi del Mediterraneo, i ministri degli Esteri dei Dodici hanno faticosamente composto i dissidi reciproci... (15-4-86, PE)

In un pezzo di commento, la clausola nominale può orientare il giudizio del lettore:

Un buon avvio. La situazione difficile dei nostri conti pubblici non è la causa prima, bensì la conseguenza del virus che ha colpito l’Italia. (1-7-06, AF)

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Come possiamo evincere anche da alcuni esempi citati sopra, vi è la tendenza a presentare le frasi nominali in serie enumerativa, una tendenza che appare in crescita negli articoli più recenti:

Rinvio continuo delle riforme e degli altri mutamenti legislativi importanti, scarsezza di controlli sull’impiego del denaro pubblico e, in generale, sulla pubblica moralità, frequenza di crisi ministeriali e rassegnazione alla soluzione di queste crisi all’infuori di ogni libero dibattito parlamentare. Questa era la situazione già prima del prevalere della partitocrazia e della sua degenerazione in risse di correnti. (17-2- 76, AF)

En plein mancato per le sfortunate coincidenze che si sono accanite contro i due

sostegni della squadra, medaglia d’oro e medaglia d’argento conquistate per la classe delle nostre «punte». Pierino Gros e Gustavo Thoeni: chi si ricorda più di quel che è accaduto nello slalom gigante di martedì? (15-2-76, SP)

Per la prima volta ho visto finalmente degli sprazzi di buon sci anche nello slalom femminile. La Hrovat che sembrava aver ritrovato la brillantezza di un tempo; la Ertl nuovamente in palla anche nelle porte strette; la Wiberg in pieno attacco al fine di limare il distacco di oltre due secondi accumulato nella prima prova; la Chauvet improvvisamente rinata; la Riegler che per la prima volta riusciva a superare con grosse reattività anche percorsi angolati fino ad ora ostici per lei; la Edere pimpante nel tentativo di riscatto davanti al suo pubblico. (30-12-96, SP)

La lingua della cronaca sportiva ricorre sovente alle nominalizzazioni in serie, che permettono una descrizione vivace e rapida, conferendo al dettato un ritmo serrato. In qualche caso il periodo nominale appare particolarmente lungo e denso di procedimenti appositivi:

Ed allora è partita per vincere. Dapprima guardinga sulle prime porte molto angolate e ghiacciate che avevano fatto di già qualche vittima, e, poi, una volta acquisita nei piedi la sensibilità della neve, del pendìo, del tracciato, con un ritmo sempre crescente sino ad aggiudicarsi la sua prima vittoria in slalom, undici anni dopo la Magoni, ultima italiana a vincere in questa specialità, dodici anni dopo l’ultima vittoria di una valtellinese, la Zini, in questa disciplina.(30-12-96, SP)

Di interesse notevole ci sembra il prossimo esempio, dove l’enfasi per la vittoria della nazionale italiana di calcio viene così espressa:

– Grosso. Di sinistro, a effetto. Grosso che qualche anno fa valeva 40 milioni (di lire). Del Piero. Di destro, nell’angolo alto. Del Piero, l’eterno incompiuto che tra qualche mese rischia di giocare in C. (5-7-06, SP)

Affinché l’incipit dell’articolo possa esercitare un maggior potere cattivante, il giornalista fa uso di una sintassi nominale franta, impiegando il punto fermo in modo anomalo85. Una costruzione sintattica fedele ai dettami della tradizione grammaticale avrebbe conferito alla scrittura un tono molto più neutro: Grosso, che qualche anno

fa valeva 40 milioni di lire, calcia di sinistro, a effetto; Del Piero, l’eterno incompiuto che tra qualche mese rischia di giocare in C, calcia di destro, nell’angolo alto. Segmentare le frasi, sottoporle a un frangimento che contrasta sia

con l’ipotassi sia con la paratassi sono le prerogative più frequentemente riconosciute allo stile nominale.

Come abbiamo avuto modo di osservare nel corso della nostra analisi, la frase nominale è spesso in relazione con un altro fenomeno saliente della scrittura giornalistica, l’apposizione. Con Maurizio Dardano ricordiamo come essa «tenda a staccarsi dal periodo precedente»; ciò «è dimostrato da quei passi in cui si evidenzia una struttura nominale dell’enunciato» [DARDANO 1986, 296] attraverso una più marcata interpunzione:

Era l’anno 1927: nasceva la leggenda di Mao e nasceva il comunismo agrario: un’avventura importante quanto quella della presa del potere da parte di Lenin. (10- 9-76, AF)

«Per questa via si giunge alla vera e propria frase nominale indipendente» [ibidem], di cui il nostro corpus offre qualche esempio:

Doveva essere la partita degli applausi e degli evviva. La partita dei festeggiamenti per i nerazzurri reduci dal partitone di Torino, dove otto giorni fa si erano guadagnati

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(finalmente) persino la stima della stampa e del pubblico locali (ed è tutto dire). (25,26-2-46, SP)

...e puntellandosi sull’esperienza difensiva dell’egregio «libero» Schnellinger e sulla classe e il vigore di Rivera. Un Rivera addirittura leonino nell’iniziativa, grande giocatore ritrovato anche agli occhi di Ferruccio Valcareggi, presente in tribuna. (28- 12-66, SP)

Ma l’arbitro è irremovibile e assegna il gol ai sudamericani. Un gol «alla Piola». (23-6-86, SP)

In materia di duelli televisivi America docet; e la dottrina americana è che in ultima analisi vince il candidato che ispira più «fiducia». Beninteso fiducia visibile, fiducia telegenica. (23-3-06, AF)

Nella varia tipologia delle frasi nominali, ve ne sono alcune, assai brevi, che hanno la funzione di collegare due periodi (verbali o nominali) estesi:

Dunque, importante per ora è che ci si apra la porta di quella scuola di avviamento, dalla quale dovremo uscire con la patente di maturità. Benissimo. Ma non vedete – ci si obietta – come a questa scuola siano contrari e il capitale e la politica degli altri? (3-5-46, AF)

Segue l’unica rigida direttiva che gli è stata impartita: quella d’essere imparziale. Null’altro. Se taluno pensasse che la vicinanza del Governo potesse nuocergli, gli andrebbe ricordato che il Governo è composito, ossia di collaborazione, e che l’influenza di un partito, se mai, neutralizzerebbe quella di un altro. (4,5-2-46, IN) Anche qui, il sogno ha prevalso sulla realtà: e pertanto il piano è stato riveduto e corretto due o tre volte e s’appresta a subire altre modificazioni. La solita evasione dalla realtà. Pertanto abbiamo bisogno di un governo e di una classe dirigente che stiano coi piedi in terra, che non temano di apparire sprovveduti di fantasia e d’essere giudicati modesti e moderati. (7-8-66, AF)

«Le critiche che ho letto sui giornali mi venivano fatte perché è stata sequestrata la copertina di un giornale raffigurante Andreotti nudo. Fin qui, nulla di preoccupante. Gli uomini politici possono essere raffigurati sia vestiti che nudi,...» (13-12-76, IN)

Caratteristica delle interviste di qualche decennio fa, è, inoltre, la frase nominale utilizzata dal giornalista per introdurre le risposte dell’intervistato; essa,

scomponibile in un gruppo nominale e in un avverbio che funziona da attualizzatore, ha lo scopo di evidenziare l’ordito dell’articolo, dato dalla chiara successione di domande e risposte:

Esaurito l’argomento italiano, ho subito chiesto al signor Adenauer con quali aspetti salienti appariva ai suoi occhi la situazione internazionale del momento. Ecco la sua risposta:

«Nelle prime settimane del '56 la situazione è ancora caratterizzata dal fallimento della conferenza ginevrina dei ministri degli Esteri...» (8-2-56, IN)

Il borgomastro di Berlino Ovest, Willy Brandt, ha cortesemente acconsentito a rispondere a una serie di nostre interrogazioni sui problemi della città. Ecco le sue dichiarazioni.

Nel corpo dell’articolo sono diffuse anche le frasi interrogative prive di predicato verbale (“int x nom”, “int x ret nom”, “int altern nom”, “int altern ret nom”). Analizzando gli esempi tratti dal nostro corpus, possiamo notare, in diacronia, alcune differenze nell’uso di tali clausole fra i diversi articoli presi in esame. Mentre nei primi anni oggetto della presente ricerca le interrogative senza verbo, non molto numerose, ricorrono soprattutto negli editoriali, dal 1976, invece, esse mostrano una frequenza maggiore nei pezzi strutturati ad intervista.

Trascriviamo alcuni esempi tratti dagli articoli di fondo:

Paura di che? Anzitutto del nuovo, del nuovo in sé e per sé, che fa paura agli spiriti retrivi, ai timidi, ai dubbiosi, agli apolitici,... (3-5-46, AF)

Senza dubbio nel sistema bancario italiano si riscontrano ancora sovrapposizioni e lacune. Quali i rimedi? Una pianificazione del credito da parte di un organo centrale? (14-1-56, AF)

Niente di più falso e arbitrario di queste affermazioni dell’onorevole Alicata. Istinti razzistici nei confronti del Mezzogiorno? Ma la direzione e gran parte dei redattori e degli scrittori del Corriere sono meridionalissimi. (7-8-66, AF)

Il problema del Mezzogiorno? Si sarebbe risolto da sé. (7-8-66, AF)

L’inserimento delle domande retoriche, prive in questi casi di predicato verbale, rende più ‘animata’ la complessa strutturazione sintattica dell’articolo di

fondo, mettendo in evidenza alcuni temi e contribuendo a mantenere viva l’attenzione del lettore.

Nelle interrogative nominali provenienti dalle interviste più recenti sembra, invece, prevalere un principio di concisione, di rapidità e di economia espositiva, principio che, presumibilmente, tende a imitare l’andamento della lingua parlata:

Riportiamo alcuni esempi:

– Non si vuole analizzare sul serio la realtà della DC. Il PCI, invece, la sta analizzando molto attentamente, e certi giudizi superficiali non li dà mica, sa?

– Un esempio di giudizio superficiale?

– Credere che nella vicenda di Milano ci sia un «giro» collegato. (4-12-76, IN) –Nazionalizzazione delle industrie?

–«Non ne ho mai sentito parlare.» (24-4-96, IN) – Sorprese?

– «Una fondamentale, la percezione del tempo che passa, in genere legata ai figli...» (2-4-06, IN)

– I rimpianti?

– «Incontrai sul set solo una volta il grande Sordi, cui volevo bene:...» (2-4-06, IN) – E nella politica estera?

– «Il ministro D’Alema punta a far diventare l’Italia un Paese in grado di...»(17-8- 06, IN)

L’interrogativa priva di predicato verbale ricorre, inoltre, nelle formule utilizzate per sollecitare l’interlocutore a concludere un discorso o a chiarire il suo pensiero. Riportiamo gli unici due esempi del nostro corpus:

– Quel che io temo, lo ripeto, è che lo scontro politico fra i due blocchi avvenga nel momento più drammatico, il momento del crollo economico. E allora...

– Allora che cosa?? 86(4-12-76, IN)

– «...È D’Alema che ha una strana idea della sinistra del dopoguerra.» – Cioè? (12-12-96, IN)

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L’inserimento, ad inizio di battuta, di segnali del parlato, come allora, rientra nei procedimenti di animazione della scrittura; si v. DARDANO [1994b, 223].

Se è vero che la forma assunta dall’intervista dipende da vari fattori (le scelte del singolo giornalista, l’argomento serio o leggero, la ‘prossemica mentale’, ovvero l’atteggiamento più o meno formale nei confronti dell’interlocutore), non si può, tuttavia, non rilevare che, nelle interviste odierne, sovente è diffuso un periodare breve e conciso, al cui interno le domande possono essere affidate anche ad una sola parola e, dunque, risultare assai lontane da strutture interrogative più complesse, come quelle tratte dal CS degli anni cinquanta, delle quali, per un rapido confronto, riportiamo tre esempi:

Incoraggiato dalla considerazione in cui mostrava di prendere le mie domande sui rapporti russo-tedeschi, gli ricordai che ero stato il mese scorso a Berlino, dove avevo eseguito un’inchiesta per il mio giornale e gli chiesi se riteneva che il problema della «città appesa al cielo» avesse subito un aggravamento dopo le ultime dimostrazioni di amicizia sovietica nei confronti della sedicente Repubblica democratica tedesca. Rispose pacatamente:... (8-2-56, IN)

A questo punto pregai il signor Adenauer di volermi dire qualche cosa sullo stato delle relazioni fra la Repubblica federale e l’Unione Sovietica. Ecco la sua risposta: ... (8-2-56, IN)

- Posi allora questa domanda: «Quali ritiene che debbano essere, signor Cancelliere, le più ovvie esigenze nella condotta delle Potenze facenti parte del mondo libero?» (8-2-56, IN)

Nei primi due esempi, la domanda dell’intervistatore è resa tramite il discorso indiretto, che richiede, com’è noto, una progettazione più complessa della frase, perché implica un adattamento dei riferimenti deittici87 e una sintassi maggiormente articolata. In tutti e tre i brani, inoltre, la successione di domande e risposte è segnata da una serie di riflessioni e commenti volti a porre in evidenza la figura dell’intervistatore, figura che nelle interviste più recenti tende a scomparire, dopo l’avvio del colloquio88.

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Il passaggio da discorso diretto a discorso indiretto comporta, per l’enunciato citato, diverse modifiche relative alle persone grammaticali, ai tempi e ai modi verbali, agli avverbi di luogo e di tempo.

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Abbiamo rinvenuto nove casi di frasi esclamative prive di predicato verbale (“esclam nom”):

Uno di voi, uno noto, ha messo insieme tutti e ha scritto: Cefis è stato compagno d’armi di Marcora, Marcora ha mandato in avanscoperta tra i moderati il suo pupillo Mazzotta, eccetera. Storie! (4-12-76, IN)

- Altro che balle! (4-12-76, IN)

Nelle frasi citate l’esclamativa nominale imita il piano diamesico orale: nel secondo esempio, l’esclamazione è enfatizzata attraverso un’espressione marcatamente colloquiale89. L’uso di altro che, osservabile anche nell’esempio successivo, rientra nella tendenza, rilevata da Dardano, «a inserire brevi frasi nel contesto espositivo: si ottiene così una tonalità parlata e una notevole snellezza sintattica senza alterare lo schema espositivo dell’insieme» [DARDANO 1986, 259]:

Altro che pareggio, elezioni inutili, Paese incapace di decidere... 90(23-4-96, AF)

L’esclamativa nominale seguente, tratta dalla cronaca sportiva e, anch’essa, appartenente alla varietà parlata, esprime, in chiusura dell’articolo, l’ammirazione per la vittoria dell’americano Landis al tour de France:

Diavolo di un Landis. (23-7-06, SP)

Per concludere, rileviamo la presenza sporadica di frasi iussive senza verbo (“iuss nom”):

– Onorevole Bertinotti, sull’emittenza avete detto no alla proposta della vostra maggioranza.

– «Un momento. La nostra è una questione di duttilità tattica.» (12-12-96, IN)

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Anche l’uso di vocaboli colloquiali è funzionale a uno stile ‘animato’: si v. DARDANO [1994b, 224]. 90

In riferimento all’uso dei puntini di sospensione a chiusura della frase, Ilaria Bonomi scrive: «notiamo una certa ricorrenza, piuttosto nuova, dei puntini di sospensione, con valore enfatico (la notevole fortuna di questo segno nella scrittura giovanile e in quella dell’e-mail è sotto gli occhi di tutti), in sostituzione, talvolta, del ‘vecchio’ punto esclamativo, sempre più in disuso» [BONOMI 2002, 265].