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La Funzione Finanza, inquadramento storico e territoriale

In ogni impresa, quale che sia la sua attività caratteristica, un ruolo importante è svolto dalla Funzione finanziaria.

La Funzione Finanza è una funzione trasversale in quanto attraversa tutte le aree di cui è composta una organizzazione aziendale. La caratteristica della trasversalità trova origine nella logica dei fatti aziendali, i quali non possono sottrarsi alle inflessibili regole finanziarie in una economia basata sulla moneta e sul credito. Essa, quindi, svolge un’attività di coordinamento e di direzione aziendale che ha come scopo di consentire il raggiungimento degli obiettivi finanziari dell’impresa.

La funzione finanziaria in azienda è un’area composta da risorse, procedure e attività, responsabile della generazione di valore attraverso le scelte che riguardano il reperimento e l’impiego dei capitali, la loro remunerazione, il loro smobilizzo, tanto nell’ambito della gestione ordinaria quanto in quella straordinaria dell’impresa.

Volendo delineare con maggiore precisione e chiarezza quali sono le attività che svolge tale funzione, possiamo dire che si occupa delle decisioni ed operazioni volte a reperire e impiegare i fondi aziendali. In questa accezione di funzione finanza viene messa in luce la sua duplice rilevanza che la vede svolgere sia un ruolo strategico, legate alle decisioni di medio termine del top-management, che un ruolo gestionale (tattico- operativo) in quanto spetta ad essa l’implementazione e il controllo delle decisioni prese.

Tra le funzioni aziendali è, quindi, quella che maggiormente evidenzia l’importanza di un adeguato processo di pianificazione e controllo delle scelte aziendali perché c’è la necessità di coordinare contemporaneamente i tre principali equilibri di gestione:

Economico, tra ricavi e costi → Economicità

Finanziario, tra impieghi e fonti → SolvibilitàMonetario, tra entrate e uscite → Liquidità

Affinché le scelte siano prese nel rispetto dei tre equilibri, è necessario individuare: il tipo di fabbisogno dell’impresa, che può essere di tipo strutturale (legato

alle scelte di medio termine e alla struttura aziendale permanente), corrente (generato dal volume e dai movimenti dell’attività corrente dell’impresa), straordinario (collegato al eventi e imprevisti che riguardano il medio - lungo periodo), occasionale (legato ad eventi imprevedibili nel breve termine); rispettare i criteri e principi propri della struttura finanziaria (omogeneità, flessibilità, elasticità ed economicità) e individuare il grado di rischiosità dell’attività che dipende da una serie di fattori riguardanti la fase di avvio dell’attività d’impresa, il rischio operativo connesso all’attività tipica svolta dall’impresa, al mercato di riferimento, alla struttura operativa ecc. e il rischio finanziario che si riferisce in particolare al livello e alla tipologia di indebitamento.

A causa della complessità e delle diverse sfaccettature di cui si compone tale funzione, nel tempo ha subito notevoli mutamenti e consistenti tensioni organizzative nelle articolate realtà sia italiane che estere.

Le prime teorizzazioni dottrinali su tale funzione aziendale si hanno nel 1910 dallo studioso E. S. Mead27, successivamente, si inizia a parlare di “contabilità

finanziaria” che già dalla terminologia, si evidenzia la completa dipendenza della finanza dall’amministrazione o dalla contabilità. Solo negli anni ’50 per gli Stati Uniti e nella prima metà degli anni ’60 in Europa si inizia a trovare nelle imprese la strutturazione della funzione finanza.

L’enucleazione separata della finanza porta in pratica all’espropriazione, alle aree operative e in particolare alla produzione e alle vendite, del frutto concreto del proprio lavoro. Questo fa sì che si hanno le prime tensioni e ostilità organizzative che vengono presto superate all’arrivo e costatazione dei primi effetti positivi. Infatti, la gestione separata della ricchezza, permette di rendere disponibili le risorse monetarie nei tempi, nei modi ed ai costi ritenuti più vantaggiosi apportando così benefici a tutte le aree aziendali.

Le ostilità manifestatesi dall’organizzazione ma, per meglio dire, dalla dirigenza delle imprese è del tutto comprensibile, in quanto va vista e letta in un quadro più generale, cioè va contestualizzata al periodo storico ed economico che attraversa il nostro Paese in quegli anni.

Le imprese italiane, nel periodo antecedente agli anni ’70, non sento la necessità di porre molta attenzione al governo dei flussi finanziari, in quanto stiamo parlando di una epoca caratterizzata da una forte crescita economica e quindi si ha una abbondanza

27 Per i riferimenti storici BERLAI E. DALLOCCHIO M., La finanza nei gruppi complessi, Etas

di risorse, sia produttive che finanziarie, e l’attenzione delle imprese è concentrata sullo sfruttamento massimo dell’attività produttive e la ricerca continua all’espansione dei mercati. In pratica, la funzione finanziaria si restringeva esclusivamente nel reperimento di risorse finanziarie cercando di rispettare il più possibile i criteri di economicità, molto spesso senza l’utilizzo di sistemi informativi ed supporti informatici particolarmente sofisticati, anzi molto spesso erano completamente assenti svolgendo manualmente le elementari attività. Tutto ciò è favorito da un tasso d’inflazione per lo più trascurabile e da una facilità nel reperimento delle risorse finanziarie che servono allo sviluppo dell’azienda. In presenza di un simile scenario gli obiettivi ed i ruoli della finanza risultano limitati ed in genere subordinati ad altre funzioni operative, tanto che possiamo affermare che risulta organizzativamente in posizione ancillare all’amministrazione.

Successivamente, intorno agli anni ’70 - ’80, lo scenario politico-economico cambia e da una nuova spinta evolutiva alla funzione finanza.

Gli elementi peculiari che modificarono il ruolo e gli obiettivi della funzione finanziaria sono:

Il repentino aumento dei costi delle materie prime La forte inflazione

Questi due mutamenti non fanno cambiare il ruolo e il compito spettante alla funzione finanza, che rimane principalmente quello di reperire risorse di capitale, ma ora questa attività è più difficoltosa in quanto c’è carenza del fattore produttivo denaro e i costi di approvvigionamento risultano più elevati.

Diviene così necessario una più attenta e dettagliata programmazione finanziaria, che riguarda il breve periodo e che si appoggia per la sua analisi al budget di tesoreria; e una pianificazione dei fabbisogni finanziari, che si pone l’obiettivo di riuscire a fare una previsione di medio – lungo periodo (dai 3 ai 5 anni) utilizzando un quadro raffinato basato sulla schematizzazione delle fonti e degli impieghi, affinché riesca ad acquisire capitali a condizioni più favorevoli.

Con l’aumento delle responsabilità e attenzioni rivolte a questo lavoro si innesca il processo di distacco dalla funzione contabile – amministrativa, assumendo man mano dei caratteri ben definiti.

La scarsa disponibilità di mezzi impone un’attenta valutazione dei rapporti fra i flussi generati e flussi assorbiti imponendo alla funzione finanza un nuovo obiettivo che è quello di ricercare l’efficienza nella gestione delle risorse ponendo massima cura nello

sfruttamento dei limitati ammontari disponibili (cosa che negli anni passati veniva trascurata visto l’abbondanza di quest’ultime).

Questa tensione si fa sentire ancora più forte negli anni della crisi petrolifera 1973-74 e 1977-78 che ha fatto sorgere l’esigenza di creare degli specialisti della finanza, capaci di affrontare e risolvere la situazione in cui si erano ritrovate molte imprese italiani che avevano buoni risultati per quanto riguarda la gestione caratteristica, ma, grossi dissesti nella gestione finanziaria, molto spesso sottocapitalizzate, sono caduti nella spirale dell’indebitamento associato ad elevati oneri finanziari che risucchiavano le aziende in altri debiti28.

La funzione finanza si trova così a trasformarsi da centro di costo e quindi dedicata esclusivamente a supportare le iniziative delle funzioni operative a centro di profitto.

A metà degli anni ’80 possiamo dire che ci troviamo di fronte a una situazione in cui società dalle marcate vocazioni industriali, traggono gran parte dei loro proventi dalla gestione finanziaria in senso stretto, ne sono un esempio: Benetton in Italia, General Electric negli Stati Uniti e Mitsubishi in Giappone. Questo si ha perché, nel frattempo, si sono avute delle modificazioni a livello di sistema. Infatti, gli stati si sono impegnati per avviare un processo di deregolamentazione dei mercati, sia per quanto riguarda lo scambio dei servizi che per le valute, raggiungendo l’obiettivo di una maggiore internazionalizzazione delle aree competitive favorendo così la crescita dei mercati finanziari che ha permesso ai gruppi italiani di emettere propri titoli.

In questo nuovo scenario si sono modificati anche gli obiettivi della finanza; ora si trova ad avere un ruolo attivo non solo nella gestione dei finanziamenti ma anche in relazione agli investimenti.

Questi cambiamenti hanno interessato e apportato nuovi stimoli evolutivi ai gruppi aziendali, che, grazie all’internazionalizzazione dei mercati, si sono dotati di strutture adeguate per affrontare il nuovo scenario competitivo, scegliendo soluzioni organizzative orientati verso l’accentramento della gestione operativa dei flussi in valuta, sfruttando, in questo modo economie di scala e sinergie derivanti dalla localizzazione in un’unica unità dell’insieme dei rapporti con i mercati finanziari.

28 In questa situazione, il risanamento deve partire attuando opportune razionalizzazioni dei

movimenti di cassa, finalizzate al risparmio di oneri finanziari e al conseguimento di maggiori utili attraverso un più attento e rapido utilizzo delle risorse finanziarie e curando meticolosamente il rapporto con le banche.

La strada dell’accentramento favorisce ancora di più il sorgere di nuove iniziative sul fronte dei “business finanziari” ed il fenomeno della “finanziarizzazione” dei gruppi raggiunge il culmine.

Il ruolo e la rilevanza della funzione finanziaria aziendale sono, anche, strettamente legati alla specifica configurazione del sistema produttivo e finanziario dei diversi sistemi-paese. Possiamo individuare due sistemi di capitalismo: il modello continentale (di cui fa parte l’Italia e i principale Paesi dell’Europa Occidentale) e il modello anglosassone29.

Il modello anglosassone si caratterizza per la diffusione delle Public Company dove si ha una bassa stabilità del controllo delle imprese, in quanto hanno un forte orientamento ai mercati finanziari contenendo al massimo il ricorso agli intermediari finanziari.

In questo modello un ruolo cruciale viene svolto dal management che deve essere capace di attirare a se e alla sua società sempre nuovi investimenti; inoltre i mercati finanziari richiedono rapidità nella creazione di valore che può portare a un disallineamento tra quest’ultimi e l’azienda che potrebbe, invece, avere necessità di tempi più lunghi per effettuare investimenti e preservare la propria capacità competitiva.

La realtà anglosassone è molto legata ai meccanismi dei mercati finanziari e gli attori di questo sistema sottostanno alle regole che governano la convenienza economica temporanea.

Il modello europeo - continentale, a differenza di quello anglosassone, si caratterizza per la concentrazione dell’azionariato delle imprese, la cui proprietà è molto spesso di matrice familiare o di derivazione pubblica.

In questo contesto la finanza aziendale ha assunto più una funzione di collegamento con il sistema creditizio, in particolare, il compito della funzione finanziaria è quello di contribuire a instaurare un rapporto più corretto fra banche, imprese e il mercato finanziario che va assumendo negli anni sempre un ruolo più importante. Non solo, questo rapporto è contraddistinto da relazioni talmente stabili e durature nel tempo quasi a formare un sistema di comportamenti organizzati che enfatizzano e sottolineano l’importanza del «capitale reputazionale».

Le economie continentali evidenziano inoltre:

♦ un’elevata incidenza del settore della trasformazione di materie prime importate;

♦ una limitata mobilità dei fattori produttivi (capitale e lavoro);

♦ un organizzazione a rete e per distretti geografici delle filiere produttive.

La limitata mobilità dei fattori produttivi e l’organizzazione industriale a rete spingono verso uno sfruttamento intensivo delle opportunità di investimento e quindi, l’impostazione di piani a lungo termine contrasta con l’orizzonte temporale a breve tipica dei mercati finanziari.

I modelli di proprietà chiusi e le altre caratteristiche del sistema continentale spingono verso un rapporto con gli interlocutori istituzionali del tipo buy and hold.

Possiamo infine concludere che, il ruolo della funzione finanza, nel sistema europeo – continentale, è quello di :

raccogliere capitali alle migliori condizioni;

vendere titoli di cui è chiamata a massimizzare il valore.

Nell’assolvere i suoi compiti, l’area finanza opera nel rispetto di tre principi30: 1) Principio della convenienza economica-finanziaria degli investimenti, secondo

cui le risorse aziendali dovrebbero essere impiegate soltanto in investimenti che promettono un rendimento superiore al costo delle risorse finanziarie.

2) Principio della composizione delle fonti di finanziamento, secondo il quale le

risorse dovrebbero essere combinate in modo tale da garantire la sopravvivenza dell’azienda e la creazione di valore per l’impresa.

3) Principio della distribuzione dei flussi di cassa in eccesso (politica dei

dividendi).