• Non ci sono risultati.

LA NEUTRALITA’ COME MODALITA’ OPERATIVA DELLA LAICITA’

2.LA LAICITÀ COME CONCETTO INTERPRETATIVO.

4. LA NEUTRALITA’ COME MODALITA’ OPERATIVA DELLA LAICITA’

Il termometro relativo alla garanzia dell’eguale libertà di tutti i cittadini a credere liberamente in quei valori che a loro avviso consentono un migliore sviluppo della propria esistenza e al rispetto del valore della tolleranza è affidato ad una modalità operativa (o di attuazione) di quei valori che lungi dall’essere “significati meramente contingenti” costituiscono “programmi istituzionali necessari”275 per qualsivoglia Stato costituzionale

di diritto: la neutralità.

4.1. Neutralità

Quello della neutralità è un tema amplissimo ma, ai fini limitati del presente scritto, può ben intendersi la neutralità quale meccanismo istituzionale posto a garanzia dell’eguale libertà di coscienza e religione degli individui276; alla sua modellazione

concettuale ha contribuito in maniera decisiva la riflessione del filosofo statunitense John Rawls che si è sviluppata in maniera compiuta all’interno del testo Political Liberalism277.

Paradossalmente, però, Rawls si è anche guardato bene dall’utilizzare il termine neutralità, intimorito com’era dall’ambiguità dello stesso. Rawls, infatti, ritiene vi siano almeno due sensi della neutralità.

Il primo senso è quello della neutralità procedurale, secondo la quale una procedura di scelta delle politiche da adottare è neutrale qualora possa essere giustificata o legittimata

275J. Maclure – C. Taylor, Secularism and Freedom of Conscience, cit., p. 20.Come affermato da D. Llamazares Fernández,

Laicidad, sistema de acuerdos y confesiones minoritarias en España, in «Revista catalana de dretpúblic», núm. 33, 2006, pp. 71

– 112, p. 77 “La exigencia más característica de la laicidad es la neutralidad”.

276È questo, ad esempio, uno dei due sensi indicati da A. Ruiz Miguel, Laicidad y Constitución, cit., p. 44.

277J. Rawls, Political Liberalism, Columbia University Press, New York, 1993. Cfr. J. Raz, The Morality of Freedom, cit.,

pp. 111 e ss. Si veda ampliamente sul punto C. Del Bò, La neutralità necessaria. Liberalismo e religione nell’età del pluralismo, Edizioni ETS, Pisa, 2014, pp. 31 e ss.

131 senza fare appello a valori morali o, al massimo, facendo riferimento a valori neutrali quali l’imparzialità, la coerenza nell’applicazione di principi generali a tutti i casi ragionevolmente vicini o l’eguale opportunità concessa a tutti i “contendenti” di presentare le proprie richieste278.

Il secondo senso indicato da Rawls è quello relativo ad una neutralità dei fini che può atteggiarsi, a suo avviso, in tre modalità differenti.

1) Lo Stato dovrebbe assicurare a tutti i cittadini la medesima opportunità di promuovere la propria concezione del bene.

2) Lo Stato non dovrebbe fare nulla che finisca per favorire o promuovere una particolare dottrina comprensiva oppure offrire un maggiore aiuto a chi la sostiene.

3) Lo Stato non dovrebbe fare nulla che incida (positivamente o negativamente) sulle probabilità che i cittadini accettino una particolare concezione del bene anziché un’altra, a meno che non prenda provvedimenti che annullino o compensino gli effetti delle politiche che lo fanno279.

L’assunto di fondo da cui parte Rawls per sostenere in qualche misura questa seconda forma di neutralità è la tesi della priorità del giusto sul bene. Il fatto del pluralismo (su cui mi sono soffermato ampliamente nel primo capitolo) impone a questa tesi, la quale postula la prevalenza di una determinata concezione della giustizia sulle concezioni particolari del bene, di fungere da “vincolo o filtro rispetto alla concezioni del bene ammissibili”280.

La tesi della priorità del giusto sul bene postula chiaramente una compromissione valoriale da parte di chi la sostiene, secondo cui solo alcuni valori (morali) starebbero alla

278J. Rawls, Political Liberalism, cit., p. 191. 279Ivi, pp. 192 – 193.

132 base di una corretta idea della giustizia. Posizioni di questo tipo sono state generalmente definite quali perfezioniste, proprio in opposizione alle posizioni neutraliste. Le prime si premurano, infatti, di dimostrare una superiorità del modello liberale rispetto agli altri281;

le seconde, invece, cercano di sconfessare questa superiorità rifacendosi ad un concetto di neutralità più vicina a quella che abbiamo prima definito “procedurale”282. Leggendo la

neutralità quale modalità operativa del principio giuridico di laicità, e se l’ipotesi, prima avanzata, secondo cui a base giustificativa di tale principio devono essere posti i tre valori della libertà, dell’eguaglianza e della tolleranza, è vera, allora la neutralità deve essere necessariamente una neutralità liberale, egalitaria e tollerante. E la neutralità dei fini, secondo la definizione di Rawls è tale, soprattutto se guardata nella sua prima declinazione. Dire che “lo Stato dovrebbe assicurare a tutti i cittadini la medesima opportunità di promuovere la propria concezione del bene” significa attribuire particolare rilevanza a due valori. Il primo è, appunto, quello della libertà dal momento che si attribuisce un valore intrinseco alla possibilità dei cittadini di sviluppare in maniera autonoma una propria concezione del bene (o, per dirla con Dworkin, si attribuisce valore alla loro indipendenza etica). Il secondo è, invece, quello dell’eguale considerazione e rispetto perché tutti i cittadini devono avere tale possibilità, senza alcuna distinzione, ovvero senza che ad alcuna delle concezioni del bene avanzata sia data prevalenza gerarchica.

La neutralità, intesa quale modalità operativa della laicità, deve essere insomma veramente neutrale rispetto alle concezioni etiche dei cittadini, ovvero a quelle concezioni che sono difese e difendibili solamente a partire da concezioni particolari della vita che si

281Si veda ampiamente sul punto A. Verza, La neutralità impossibile. Uno studio sulle teorie liberali contemporanee, Giuffrè,

Milano, 2000.

133 dirigono pertanto solo ed unicamente a chi volontariamente vi aderisce; non pretende, invece, di essere neutrale rispetto a questioni di giustizia o diritto dal momento che la giustificazione e legittimità dell’organizzazione politica dipendono proprio dalla protezione e dal riconoscimento dei diritti individuali283. Anzi, è proprio l’adesione dello

Stato ad una neutralità di tipo liberale ed egalitario che consente un pieno ed autonomo sviluppo della personalità individuale, basato sull’indipendenza etica di ognuno. Fondandosi sui valori che stanno alla base della libertà (autonomia) e dell’eguaglianza (eguale considerazione e rispetto), riconosciuti in tutte le odierne Costituzioni, la neutralità è lo strumento posto a salvaguardia dell’eguale indipendenza etica di tutti i cittadini.