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2.LA LAICITÀ COME CONCETTO INTERPRETATIVO.

6. VISIONI PATOLOGICHE DELLA LAICITÀ LAICITÀ POSITIVA E LAICISMO.

6.1. La laicità positiva

Secondo alcune teorie, che sostengono una visione positiva della laicità, possono verificarsi contingentemente delle forme di compromesso più o meno intenso tra Stato e chiese284.Tali teorie si fondano generalmente su due assunti:

1) presenza nelle Costituzioni di un principio di cooperazione con le confessioni religiose (es. art. 16.3 CE);

284Cfr. sul punto: A. Ollero Tassara, Religión, racionalidad y política, Comares, Granada, 2013; R. Navarro-Valls,

Neutralidad activa y laicidad positiva, in A. Ruiz Miguel – R. Navarro-Valls, Laicismo y Constitución, Fundación Coloquio

Jurídico Europeo, Madrid, 2009, pp. 97 e ss.; M. Rodríguez Blanco, Il principio di laicità in Spagna in «Stato, Chiese e pluralismo confessionale», gennaio 2011, pp. 1 – 20;

135 2) estensione del modello dello Stato sociale di diritto alla libertà religiosa, rispetto alla quale si ammette una realizzazione in termini di libertà positiva oltre che di libertà

negativa285.

È innegabile che alcune costituzioni, come quella spagnola, favoriscano una lettura del principio di laicità in chiave positiva. Se, in effetti, all’art. 16.3 si afferma che “Nessuna confessione avrà carattere statale. I pubblici poteri terranno conto delle convinzioni religiose della società spagnola e manterranno le conseguenti relazioni di cooperazione con la Chiesa Cattolica e le altre confessioni”, è difficile negare come sia imposta alle autorità pubbliche, e ai giudici soprattutto, una certa lettura del principio di laicità che conferisce un tratto distintivo alla religione maggioritaria. In che senso i pubblici poteri dovrebbero tenere conto delle convinzioni religiose nella società spagnola?

Il rischio, che si è poi convertito in articolate teorie, è quello di intendere quest’obbligo in termini di valorazione positiva del fenomeno religioso, con tutte le conseguenze che un attribuzione di valore “positivo” alla religione possono determinare in una società laica. Come sottolineato da Alfonso Ruiz Miguel, infatti,

el término “positivo” en este contexto creo que puede tener sólo dos significados. Según el primero, de carácter más bien descriptivo, un deber, una conducta o una medida se caracterizan por su carácter activo en contraposición a pasivo, que es el sentido utilizado cuando se habla de deberes positivos, como deberes de hacer, que se cumplen mediante acciones positivas, en contraste con los deberes negativos o prohibiciones, que se cumplen mediante omisiones o acciones negativas. Segun el segundo significado, eminentemente valorativo, una acción, una política o

136 una institución se califican como positivas porque se consideran buenas conforme a

principios o por sus efectos, en contraste con el caráter negativo en cuanto nocivo que podrían tener las figuras opuestas286.

Il vero problema è che nelle teorie della laicità positiva si è verificata molto spesso una convergenza di questi due sensi, ritenendo accanto ad un obbligo di attivazione da parte dello Stato per favorire determinate credenze e pratiche religiose, anche un’attribuzione di valore positivo alle stesse in virtù dei loro principi ed effetti sociali. È evidente come questa maniera di intendere la laicità comporti un serio problema in relazione al valore dell’eguale considerazione e rispetto, posti poc’anzi a fondamento giustificativo del principio di laicità nello Stato costituzionale di diritto. Se infatti in una concezione “positiva” della laicità non sembrano essere messi in discussione il valore della libertà intesa quale autonomia ed indipendenza nelle scelte di tipo etico (i soggetti sono comunque liberi di scegliere il proprio progetto etico) e quello della tolleranza (la laicità positiva non si accompagna, generalmente, ad atteggiamenti di intolleranza nei confronti dei soggetti che non aderiscono alla religione maggioritaria), siffatta rappresentazione della laicità sembra infrangere il valore dell’ eguaglianza intesa come eguale considerazione e rispetto di tutti gli individui a prescindere dalle loro scelte etiche particolari. L’attribuzione di un valore particolare alla religione, che è poi spesso la religione maggioritaria, crea difatti una scala gerarchica tra le concezioni del bene abbracciate dai cittadini. Questa gerarchizzazione, inoltre, viene il più delle volte giustificata sulla base di argomenti storico-sociologici che non dovrebbero, come si è visto, essere posti alla base di una teoria normativa sulla laicità. Se, infatti, si afferma come fa Navarro-Valls che “la actitud del

286A. Ruiz Miguel, Para una interpretación laica de la constitución, in ID.-R. Navarro-Valls, Laicismo y Constitución, cit., pp.

137 Estado hacia la religión es una cuestión primordialmente política, y es el resultado, en gran medida, de la tradición histórica y de las circunstancias sociales de cada país” si dimentica che l’attitudine dello Stato nei confronti della religione è sì questione politica ma anche, e soprattutto, questione giuridica. Porre a fondamento di una teoria della laicità positiva le condizioni sociali in cui versa una credenza religiosa all’interno di un determinato Paese vuol dire perdere di vista le mutate condizioni del Diritto all’indomani dell’introduzioni delle costituzioni, nonché confondere in maniera grossolana i problemi legati alla secolarizzazione, più o meno elevata, di una società e i fondamenti normativi della laicità. I primi sono problemi su cui devono lavorare i sociologi, aiutando com’è doveroso i giuristi a comprenderne la portata e le ricadute a livello di conflittualità sociale; sui secondi deve lavorare il Diritto, elaborando strategie di protezione di diritti che sono ormai costituzionalmente garantiti.

La laicità positiva presenta dunque, a mio modo di vedere, due problemi:

1. È una concezione della laicità che salvaguarda i valori della libertà e della tolleranza, ma non quello dell’eguale considerazione e rispetto;

2. È una concezione della laicità che opera una confusione concettuale tra i concetti di secolarizzazione (da intendersi quale concetto meramente descrittivo) e laicità (che in quanto concetto interpretativo fondato su di una teoria normativa si costruisce su valori)

6.2. Laicismo

Un’altra visione patologica della laicità è quella che viene dai più definita “laicista”. Nelle parole di Michelangelo Bovero

138 desde algún tiempo se ha difundido la tendencia a oponer la expresión “laicismo” al

término que le es afín a “laicidad”; en una especie de guerra civil de signficados, el primero se radicaliza para designar una posición teórica y práctica de abierta hostilidad hacia las creencias y las instituciones religiosas en cuanto tales; el segundo, en cambio, se diluye hasta que coincide con un método que permite y favorece la convivencia y el diálogo entre las creencias y las no creencias. [...]por un lado, al laicismo se le imputa la tendencia a transformarse en una especia de religión invertida y, por lo tanto, se le acusa de contradecir sus proprios principios; por el otro lado, a la laicidad no laicista, se le reprocha una actitud aquiescente y dispuesta con la injerencia eclesiástica en la esfera política y, por tanto, una tendencia a perder su propia identidad y razón de ser287.

Il laicismo presenta, a mio modo di vedere, gli stessi identici problemi della laicità positiva. Come quest’ultima visione cerca di difendere una certa superiorità del valore etico della religione, il laicismo propugna la superiorità del valore di una concezione fondata su di un’etica non-religiosa (nel senso di non-teistica). In realtà, come ha messo bene in evidenza Gustavo Zagrebelsky, il termine laicismo è stato spesso utilizzato dalla Chiesa, o da soggetti credenti in generale, come “contenitore di tutto ciò che, in materia di rapporti tra Stato e Chiesa, non aggrada a quest’ultima”288. È quindi nell’ambito religioso

che si è volontariamente favorita la nascita di una terminologia peggiorativa della laicità, ponendola a confronto proprio con quella laicità positiva (spesso anche definita “sana”) cui si faceva riferimento nel precedente paragrafo. Se si supera, però, quest’utilizzo strumentale dei concetti di laicità positiva e laicismo può notarsi come, da un punto di

287M. Bovero, El concepto de laicidad, Collección de Cuadernos “Jorge Carpizo”, Para entender y pensar la laicidad,

Núm. 2, Instituto de Investigaciones Juridicas, México, 2013, p. 2. L’ A. ricorda come la parola “laicismo” sia entrata a far parte del lessico politico, probabilmente, a partire da alcune dichiarazioni di Papa XII finalizzate a difendere il diritto della Chiesa Cattolica ad intervenire nella sfera pubblica.

139 vista teorico, le due espressioni presentino i medesimi problemi. Entrambe, infatti, propongono una gerarchizzazione di valori incompatibile con una definizione liberale ed egalitaria del principio di laicità. Ed entrambe commettono, a mio modo di vedere, un medesimo errore.

L’ argomento più utilizzato dai sostenitori di una laicità positiva è, come abbiamo visto, quello di una nuova rilevanza pubblica della religione che giustificherebbe, anche a partire da una certa lettura dei documenti costituzionali e da una particolare rilevanza culturale di una religione, una valorazione positiva della credenza religiosa. Il problema, e anche questo lo si è visto, è che a sostegno di una teoria normativa qual è quella della laicità si utilizza un argomento puramente descrittivo: quello del minore o maggior grado di secolarizzazione di una società.

In maniera speculare, il laicismo nel proporre una particolare visione della laicità la fonda sull’auspicio di una maggiore secolarizzazione della società, convertendo questo concetto da descrittivo in normativo. Premesso come sia ben possibile che, al livello della scelta dei valori etici personali avvenga questa inversione concettuale (un soggetto ben potrà ritenere che un progetto di vita buona si fondi sulla realizzazione di valori secolari come la razionalità, l’ateismo o l’agnosticismo289), questa scelta sarà difficilmente ad un

livello di teoria normativa sulla laicità, a meno di non voler rinunciare ai valori che la caratterizzano.

Il laicismo presenta dunque, a mio modo di vedere, due profili problematici:

1. È una concezione della laicità che salvaguarda i valori della libertà e dell’eguaglianza, ma non quello della tolleranza;

289In questo caso, allora, sarebbepiùcorretto parlare di “secolarismo” come categoria che racchiude “doctrinas o

posiciones politicas (o teóricas) que promueven o justifican la secularizació, es decir, los procesos de emancipación de las prácticas sociales respecto a los marcos normativos religiosos que previamente les servían de referencia” (D. Morondo Taramundi, El principio de laicidad y e principio antidiscriminatorio en la discusión sobre la libertad religiosa, cit., p. 594).

140 2. È una concezione della laicità che opera una confusione concettuale tra i concetti di secolarizzazione (da intendersi quale concetto meramente descrittivo) e laicità (che in quanto concetto interpretativo fondato su di una teoria normativa si costruisce su valori)

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4.

LA LIBERTÀ RELIGIOSA NELL’AMBITO DELLA CONVENZIONE EUROPEA