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Secolarizzazione come generale regressione del fenomeno religioso

2. IL PARADIGMA DELLA SECOLARIZZAZIONE IN CRIS

2.2. Secolarizzazione come generale regressione del fenomeno religioso

La secolarizzazione è stata anche intesa in un senso più semplice ed intuitivo, ovvero come generale regressione del fenomeno religioso quale credenza o pratica. È, in effetti, rilevabile da un punto di vista meramente statistico, l’aumento esponenziale nei Paesi occidentali di persone che si dichiarano atee o non credenti, cui fa, tuttavia, da contraltare la permanenza di forti credenze religiose nelle società a maggioranza musulmana, dove, nelle parole di Eugenio Lecaldano:

“L’ateismo o la non religione […] non si presentano come una posizione di aperta apostasia o presa di distanza dalle convinzioni religiose diffuse, ma come parte di una battaglia politica radicale di critica alla società.”42

Sebbene, dunque, vi siano dati che confermino una regressione del fenomeno religioso, essa non può essere assunta come un compendio uniforme della percezione sociale del fenomeno religioso, soprattutto se rapportato alle caratteristiche storiche dei singoli Stati europei.

Nel 1950, in Germania, più del 96 % della popolazione apparteneva ad una delle confessioni cristiane dominanti.: circa il 50% era protestante, mentre il restante 46% si attestava su posizioni cattoliche. A partire dal 1960, tuttavia, la situazione è cambiata

42 E. Lecaldano, Senza Dio, il Mulino, Bologna, 2015, p. 37. Lecaldano ricorda, tuttavia, sulle società orientali

generalmente intese, come una riflessione critica intorno alla religione sia rivendicabile in un paese come l’India o, ancora, come in Giappone si dichiari non credente la maggioranza della popolazione.

33 drasticamente, abbassando le precedenti percentuali rispettivamente al 31% e 30%43. Il

fenomeno di “allontanamento dalle Chiese” è stato accompagnato da una marcata tendenza di pluralizzazione religiosa, che ha condotto ad un massiccio incremento delle religioni non-cristiane, tra le quali in maniera preponderante l’Islam44. Sebbene, infatti, le

percentuali di musulmani si presentino ancora relativamente basse se rapportate alle fedi tradizionali (circa il 4% della popolazione tedesca), molti migranti o discendenti di migranti hanno creato gruppi religiosi forti e capaci di creare non pochi problemi alla stabilità del sistema legale45.

Risulta più complicato stabilire dei dati precisi sulla popolazione religiosa in Italia, dal momento che il censimento nazionale non include domande inerenti il sentimento religioso46. Tuttavia esistono alcune fonti statistiche ulteriori cui attingere per farsi un’idea

circa la composizione religiosa italiana, che appare, per certi versi, contraddittoria. Come sottolineato in un rapporto di Alessandro e Silvio Ferrari, circa il 90% dei ragazzi prendono parte alle lezioni di religione cattolica, mentre meno del 40% dei contribuenti conferisce alla Chiesa cattolica la parte dell’IRPEF (Imposta sulle persone fisiche) destinata ad associazioni religiose o istituzioni sociali. Altro dato contrastante è che circa il 60% dei matrimoni si svolge secondo il rito canonico, sebbene meno del 25% della popolazione prenda parte alla messa domenicale47. È emblematico, tuttavia, che, quasi a

chiusura di questi dati altalenanti, i due professori italiani, sottolineino come “the Papacy

43 Cfr. S. Korioth – I. Augsberg, Religion and Secular State in Germany, in D. D. Thayer (ed.), Religion and the Secular State:

National Reports, op. cit., pp. 318 – 330, p. 318.

44 Ibidem. 45 Ivi, p. 319.

46A. Ferrari – S. Ferrari, Religion and Secular State: The Italian Case, in D. D. Thayer (ed.), Religion and the Secular State:

National Reports, op. cit., pp. 445 – 465, p. 445.

34 resides in Italy, which gives the Catholic Church great influence over political and social events in the country”48.

Il secondo gruppo religioso più importante in Italia è costituito dai musulmani, grazie anche e soprattutto alle massicce ondate migratorie che continuano a investire il Paese. Tale gruppo religioso è seguito nell’ordine da Cristiani ortodossi, Testimoni di Geova, ebrei e valdesi, mentre pare abbastanza ridotto il seguito dei nuovi movimenti religiosi rispetto agli altri Stati europei49.

Ancora diversa è la situazione della Spagna. Da una recente ricerca effettuata dal CIS (Sociological Research Centre)50 si evince che circa il 76% della popolazione spagnola

ha dichiarato di essere cattolica. Il dato dimostra come la Spagna abbia effettivamente subito una regressione del fenomeno religioso negli ultimi anni. Anche qui, come in Italia, l’alto numero di immigrati ha incrementato l’appartenenza a religioni non-cattoliche, che si evince dai dati sull’immigrazione: un milione di stranieri provenienti da Paesi di tradizione ortodossa, 900.000 stranieri provenienti da Paesi di tradizione islamica e 600.000 stranieri provenienti da Paesi di tradizione protestante51.

La situazione del Regno Unito è particolare. Separato in tre giurisdizioni legali, Inghilterra/Galles, Scozia e Irlanda del Nord, quest’ultima presenta il tasso di religiosità maggiormente elevato52. Nel 2011 in Irlanda del Nord, l’ 83% ha dichiarato di credere

mediante censimento, in Inghilterra/Galles la percentuale è stata del 75%, mentre in

48 Ibidem. 49 Ivi, p. 446.

50La ricerca è richiamata in Z. Combalía – M. Roca, Religion and Secular State in Spain, in D. D. Thayer (ed.), Religion

and the Secular State: National Reports, op. cit., pp. 656 – 673, p. 656.

51 Ibidem.

52 A. Bradney, Religion and Secular State in the United Kingdom, in D. D. Thayer (ed.), Religion and the Secular State: National

35 Scozia “solo” il 63% ha espresso preferenza per una religione; in tutti e tre i casi la maggioranza ha dichiarato di rifarsi ad un credo cristiano53.

La situazione sociale della Francia appare più complicata delle altre. Influenzata da flussi migratori massicci la Francia incentivò a partire dagli anni ’70 una politica assimilazionista, favorendo la naturalizzazione ed acquisizione della nazionalità dei migranti economici e delle loro famiglie54. Il modello assimilazionista giunse, però, presto

al collasso a causa, soprattutto, delle frequenti denunce di atti discriminatori nei confronti degli immigrati, seguito dal connesso problema della laïcité francese, che, incoraggiando una relegazione totale della religione in ambito privato, iniziò ad essere essa stessa percepita come forma discriminatoria55.

Attualmente, la Francia si presenta come un Paese composto da circa quattro milioni di stranieri, provenienti da altri Paesi europei ma anche dal Maghreb, dall’Africa e dall’Asia, con percentuali che favoriscono ancora la religione cattolica, affiancata dalla presenza imponente di cittadini di religione musulmana.

Sui generis, se rapportate alla situazione sociale degli altri Stati europei, appaiono le

condizioni della religione in Turchia. Sebbene lo Stato turco sia laico, è innegabile come in esso la religione goda di ottima salute, se si considera che circa il 99,8% della popolazione è musulmana, con sparuti gruppi non-musulmani56. La larga maggioranza dei

53 Ibidem.

54 B. Chelini-Pont – N. Ferchiche, Religion and Secular State in France, in D. D. Thayer (ed.), Religion and the Secular State:

National Reports, op. cit., pp. 292 – 317, p. 292.

55 Ivi, p. 293.

56E. Öktem – M. C. Uzun, Religion and the Secular State in the Republic of Turkey, in D. D. Thayer (ed.), Religion and the

36 musulmani aderisce alla scuola giuridica hanafita, mentre la minoranza è di fede alevita, una versione eterodossa dell’Islam.

Questa rapida carrellata di dati e statistiche sulla religione in alcuni dei più importanti Stati europei serve a far emergere un dato. Sebbene tutti questi presentino una relazione, per quanto ambigua la si possa considerare, con il fenomeno della secolarizzazione, in tutti permane una parte importante della popolazione che crede in un’ entità trascendente, in una religione istituita che gli impone doveri e obblighi specifici. E questo si verifica a prescindere dal rapporto tra Stato e religione, perché il fenomeno religioso in quanto tale persiste, seppur con percentuali minori, sia in Stati che presentano un legame istituzionalizzato con la Chiesa, come la Gran Bretagna, sia in Stati che dalla Chiesa sono formalmente separati, come la Francia, la Turchia, l’ Italia e la Spagna. Qui, però sorge un problema: acclarata la permanenza socialmente rilevante del fenomeno religioso, che dunque ci induce a rilevare un ridimensionamento della teoria della secolarizzazione se intesa semplicemente quale “regressione generale del fenomeno religioso”, quale atteggiamento devono assumere gli Stati, e nello specifico gli Stati europei, dinanzi ai nuovi problemi di carattere religioso?

3. DA UNA TEORIA DELLA SECOLARIZZAZIONE A UNA TEORIA DEL