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La scelta: l’unione matrimoniale o l’acquisto di una schiava

La quête amorosa del protagonista al Cairo è presentata come la conseguenza della sua scelta inusuale di trasferirsi nel quartiere copto. L’episodio, presentato nel sottocapitolo

Inconvénients du célibat, ricorda quanto accaduto a Lane durante il suo soggiorno al Cairo.

Lo scrittore inglese in Manners and costums of the modern Egyptians racconta che, dopo aver cambiato abitazione, era stato costretto a trasferirsi nuovamente dal momento che i suoi nuovi vicini non vedevano di buon occhio che egli vi risiedesse da solo. Anche Nerval per dare avvio all’intrigo romanzesco che in Voyage en Orient si fonde al récit de voyage, riproduce una situazione simile. Il protagonista, infatti, subito dopo aver preso una casa in affitto, riceve la visita dello sceicco del quartiere che, restituendogli il denaro pagato la sera precedente, lo invita a lasciare l’abitazione a meno che egli non vi conviva con una

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donna. L’autore non esita a dichiarare di essersi ispirato all’episodio descritto dal predecessore inglese tant’è che quando il suo personaggio fa visitaal console di Francia al quale racconta che «on veut le mettre déhors sous prétexte qu’il n’a pas de femme», quest’ultimo afferma: «on en a le droit; M. Clot-Bey a enregistré ce détail dans son livre. M. William Lane, le consul anglais, raconte dans le sien qu’il a été soumis lui-meme à cette nécessité.»244 Tutti gli episodi che vedranno il viaggiatore alla ricerca di una moglie non devono pertanto essere attribuiti all’esperienza di Nerval in Oriente. In realtà nel

Carnet egli rivela alcuni “indizi” che sono poi confluiti in Voyage en Orient ma è

probabile che, invece di alludere a personaggi che aveva davvero incontrato o a fatti che aveva realmente vissuto, egli stesse soltanto pianificando il futuro progetto di scrittura:

Les mariages, L’aveugle. Les 2 coptes. L’enfant. La grande fille. Celle qu’on amène. Le papa. Le papa turc. Le grec.

Mariage devant le turc, devant le papa, devant le prêtre chrétien, devant le consul. F[illes] cousues. Les marchés d’es[claves]. Les fers aux pieds.245

Senza pretendere di risolvere questo interrogativo è possibile limitarsi a notare come la

quête del protagonista consenta all’autore di rimettere in discussione la visione stereotipata

occidentale su molti aspetti della vita orientale al fine di penetrare nelle profondità fluide e instabili dell’identità dell’Altro.Se le prime pubblicazioni di Voyage en Orient portavano come titolo Les Femmes du Caire, non sorprende che fra i pregiudizi e i cliché che Nerval cerca maggiormente di demistificare, una grande attenzione sia dedicata a quello sulle donne orientali: al valore attribuito al matrimonio e alla schiavitù nella prima parte dell’opera; al ruolo da esse assunto all’interno degli harem nelle Nuits du Ramazan.

In Egitto la pratica della poligamia, che nell’Occidente cristiano aveva suscitato le reazioni più disparate, è invece considerata più che onorevole vista la precarietà della condizione femminile. Inoltre, grazie al dialogo con un personaggio turco residente al Cairo conosciuto a bordo della nave Francesco Primo, il protagonista apprende che in realtà gli uomini in Oriente non trascorrono il loro tempo libero con le loro spose ma, al contrario, prediligono la compagnia dei loro amici al caffè, al bagno turco o alla moschea: «La compagnie des femmes rend l’homme avide, égoïste et cruel; elle détruit la fraternité et la charité entre nous; elle cause les querelles, les injustices, et la tyrannie.»246

244 G. de Nerval, Voyage en Orient, op. cit, p.212. 245 G. de Nerval, Œuvres, t.II, p.716.

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Un altro iniziatore del protagonista è l’ebreo Yousef che espone la classificazione delle tipologie di matrimonio al Cairo. Le possibilità sono quattro: le ragazze copte meno oneste si sposano davanti al santone turco; un matrimonio serio è invece quello celebrato in presenza di un prete copto e prevede che il marito offra la dote alla moglie; una cerimonia scrupolosa consiste nel fidanzarsi e in seguito nello sposarsi di fronte al prete copto che sancisce un’unione duratura fintanto che entrambi i coniugi risiedono in Egitto; infine, l’ultima possibilità è quella di sposarsi una volta alla chiesa copta e una volta nel convento dei francescani ma, in tal caso, la donna seguirà il marito ovunque, anche fuori dal paese.

Altro aspetto della vita orientale che viene evidenziato attraverso le avventure del protagonista, e che stavolta conferma le idee occidentali sui matrimoni in Levante, riguarda l’età delle donne da maritare. Al viaggiatore verranno infatti proposte in spose prima una ragazza di sedici anni già divorziata e, a seguire, una di soli dodici anni. L’età della seconda è la stessa di una bambina siriana che, stando a quanto riportato nella lettera del 2 maggio indirizzata al padre, Nerval stesso durante il suo viaggio avrebbe dovuto sposare:

On voulait me marier au Caire avec une Syrienne de douze ans; mais je l’ai trouvée un peu trop jeune. Les mariages ici se font de trois manières; devant le prêtre copthe, devant le papa grec ou devant le prêtre catholique.247

Infine, un ultimo aspetto delle unioni matrimoniali con cui il protagonista si confronta durante il suo soggiorno in Egitto riguarda la dote della futura sposa che, al contrario dell’uso occidentale, è un modo con cui il marito ricompensa i genitori della ragazza per averla cresciuta e nutrita:

[…] c’est un petit dédommagement pour la famille. Je comprenais dès lors l’empressement des parents dans ces pays à marier les petites filles. Rien n’est plus juste d’ailleurs, à mon avis, que de reconnaître, en payant, la peine que de braves gens se sont donnée de mettre au monde et d’élever pour vous une jeune enfant, gracieuse et bien faite.248

Qualora poi una famiglia non disponga di risorse sufficienti per sopperire alle spese che un matrimonio richiede, tutto il popolo si impegna a dare il suo contributo. Per esempio, facendo una colletta per la retribuzione di musicisti, giullari e danzatori o prestando alla sposa il diadema e l’abito nuziale. In Oriente, infatti, ogni fanciulla che si unisce in

247 G. de Nerval, Œuvres, op. cit, t.I, p.921. 248 G. de Nerval, Voyage en Orient, op. cit, p.193.

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matrimonio, indipendentemente dal suo livello sociale, ha diritto in quel giorno di avanzare per le strade della città, ingioiellata alla stregua di una regina:

Voilà, ce me semble, un peuple pour qui le mariage est une grande chose, et, bien que les détails de celui-là indiquassent quelque aisance chez les époux, il est certain que les pauvres gens eux-mêmes se marient avec presque autant d’éclat et de bruit.249

A seguire, il capitolo Les Esclaves apre su un nuovo scenario: quello della schiavitù. L’acquisto di una schiava non è un gesto completamente estraneo all’esperienza dell’autore alla quale probabilmente si è ispirato. Nella lettera del 2 maggio all’amico Gautier egli racconta che il suo compagno di viaggio Fonfride aveva “comprato” una ragazza indiana durante la loro permanenza in Egitto:

Le Fonfrède est assez convenable. Il a acheté une esclave indienne et comme il voulait me la faire baiser je n’ai pas voulu, alors il l’a pas baisée non plus, nous en sommes là. Cette femme coute très cher et nous ne savons guère qu’en faire. On a d’autres femmes tant qu’on veut. On se marie à la copthe, à la grecque, et c’est beaucoup moins cher que d’acheter des femmes, comme mon compagnon a eu la muflerie de le faire. Elles sont élevées dans des habitudes de harem, et il faut les servir. C’est fatigant.250

L’idea dell’acquisto e del possesso di una schiava, difficilmente accettabile agli occhi europei, è presentato nel récit come una sorta di “adozione”. Sarà il dragomanno Abdallah a consigliare al suo padrone di acquistarne una invece di prender moglie. Questa possibilità lascerà alquanto perplesso il protagonista che, tuttavia, la rivaluterà alla luce degli usi del paese in cui si trova:

J’étais encore tout rempli des préjugés de l’Europe, et je n’apprenais pas ces détails sans quelque surprise. Il faut vivre un peu en Orient pour s’apercevoir que l’esclavage n’est pas là en principe qu’une sorte d’adoption. La condition de l’esclave y est certainement meilleure que celle du fellah ou du rayah libres. Je comprenais déjà en outre, d’après ce que j’avais appris sur les mariages, qu’il n’y avait pas grande différence entre l’Egyptienne vendue par ses parents et l’Abyssinienne exposée au bazar.251

La libertà ha un valore diverso in Oriente e in Occidente: vista la precarietà della condizione femminile, essere acquistate da un signore assicura alle donne uno stile di vita più dignitoso che essere lasciate libere ma abbandonate a se stesse. Il viaggiatore scopre la differenza fra il modo in cui la schiavitù è concepita in Oriente rispetto alla violenza con

249 Ivi, p.156.

250 G. de Nerval, Œuvres, op. cit, t.I, p. 924.

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cui viene praticata nei paesi colonizzati dagli europei quando assiste, a casa del mercante Abd el-Kérim, ad una scena esemplare. Vedendo una schiava in lacrime con un bambino in grembo, pensa di acquistarla per restituirle la libertà ma viene messo al corrente del motivo di tale sofferenza: la donna piange all’idea di perdere il suo padrone che l’ha riportata al mercante per punirla di una colpa di cui si è macchiata: «Ainsi, la seule esclave qui pleurait là pleurait à la pensée de perdre son maître; les autres ne paraissaient s’inquiéter que de la crainte de rester trop longtemps sans en trouver.»252

In seguito a questo episodio non possiamo ritenere che l’autore accetti completamente la pratica dello schiavismo quanto, piuttosto, che egli manifesti la necessità di rivalutare una sua idea aprioristica alla luce di un contesto diverso da quello che gli è culturalmente familiare. A differenza di Lamartine o Chateaubriand, infatti, Nerval è reticente nell’esprimere giudizi netti sulle abitudini o sul modo di pensare altrui e manifesta in genere la tendenza a presentare i fatti nella loro integrità lasciando poi al lettore la facoltà di trarre le sue conclusioni. Per quanto riguarda la schiavitù, per esempio, si limita semplicemente a dire che in Oriente essa è molto meno dura rispetto a quella praticata dai coloni in Nord-America senza per questo affermare che essa sia comunque una pratica lodevole.

Poiché l’apertura mentale dell’autore e del suo personaggio e il loro desiderio di non giudicare gli usi e i costumi dell’Altro sono messi a dura prova nel momento in cui si tratta di accettare una pratica incivile come la compravendita di un essere umano, Nerval lascia che a condurre la trattativa siano intermediari locali. E’ grazie ad essi, trait-d’union fra Occidente e Oriente, che il protagonista, seppure durante il suo viaggio cerchi di rendersi il più possibile autonomo istruendosi alla cultura orientale, riesce a “decentrarsi” e a prendere le distanze dal proprio mondo. Sarga Moussa ha infatti messo in evidenza come il viaggiatore eviti di assumersi fino in fondo la responsabilità dell’acquisto di una schiava lasciando al dragomanno Abdallah il compito di trattare con il mercante che gliela vende.

Al bazar delle schiave il viaggiatore rimane colpito dagli occhi a mandorla di una ragazza giavanese di nome Zeynab. Il primo ritratto letterario della donna ne evidenzia la bellezza esotica, il fascino dello sguardo e la solidità delle forme. Poco dopo aver effettuato l’acquisto, un’osservazione più attenta del corpo della ragazza, ne mette in risalto alcuni elementi che, tipici della cultura giavanese, contrastano con il modello di bellezza occidentale. L’armonia dei lineamenti sottolineata nel portrait iniziale viene

252 Ivi, p.241.

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gradualmente sminuita e la scoperta di un tatuaggio, di due bruciature e di un foro su una narice, al contrario, ne mettono in risalto l’étrangeté. La singolarità delle forme e dei tratti somatici che inizialmente avevano attirato il viaggiatore, se sottoposti a un’osservazione più attenta, perdono tutto il loro fascino e l’incanto lascia spazio alla delusione.

Non solo l’aspetto fisico di Zeynab la rende estranea al protagonista, ma anche il suo modo di pensare e di comportarsi. Acquistare una donna, nonostante sia una transazione legale nel paese, implica necessariamente un’alterazione delle condizioni di scelta reciproca, presupposti fondamentali per trascorrere una vita in comune, e, a complicare la scelta del protagonista, si aggiunge anche la diversa interpretazione della condizione di schiavitù delle donne orientali.

Fin da subito, infatti, fra la schiava e il suo padrone nascono problemi legati a due idee di convivenza e subordinazione completamente diverse: la ragazza si rifiuta di svolgere lavori domestici, non vuole cucinare, non può fare da interprete poiché non conosce il francese e, ironia della sorte, si considera una cadine (signora) e reclama dei regali da parte del suo padrone:

Sa supplique naïve se composait de plusieurs articles. Le premier renouvelait la prétention de porter un habbarah de taffetas noir, comme les dames du Caire, afin de n’être plus confondue avec les simples femmes fellahs; le second indiquait le désir d’une robe (yalek) en soie verte, et le troisième concluait à l’achat de bottines jaunes, qu’on ne pouvait, en qualité de musulmane, lui refuser le droit de porter. […] dans les bottines jaunes il y a une grave question de prééminence sociale.253

Ad aggravare la situazione contribuiscono, inoltre, la differenza linguistica e religiosa e le abitudini alimentari non condivise. Quasi tutte le scene di vita quotidiana che vedono protagonisti il padrone e la sua schiava sono caratterizzate dal malinteso e, in breve tempo, il protagonista si renderà conto di aver commesso un grave errore acquistando Zeynab poiché i loro codici culturali sono eccessivamente diversi: «J'ai peur qu'il ne soit impossible qu'une sympathie très grande s'établisse entre deux êtres de races si différentes».254

Fra i vari episodi ve ne è uno particolarmente divertente, raccontato nel sottocapitolo

Les Afrites, che dimostra come del resto, la relazione uomo-donna concepita da Nerval, sia,

per certi aspetti, originale rispetto a quella concepita da altri intellettuali della sua epoca. Un mattino, entrando nella stanza della schiava, il viaggiatore trova una ghirlanda di

253 Ivi, p.285-6.

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cipolle appesa sopra la porta ed altre cipolle disposte simmetricamente sopra al letto della ragazza. Istintivamente, getta la ghirlanda nella corte provocando l’ira di Zeynab che, piangendo, corre a raccoglierla facendo grandi segni di adorazione. Il cuoco Mansour, da bravo interprete, spiega al protagonista che con il suo gesto si è macchiato di una grave colpa: ha interrotto la cerimonia con cui annualmente al Cairo si scongiurano le malattie epidemiche e la cattiva sorte ricadrà sia su di lui che sulla schiava : «Après tout, dis-je à Mansour, nous sommes dans un pays où les oignons ont été des dieux; si je les ai offensés, je ne demande pas mieux que de le reconnaître.»255 Il viaggiatore seppure non possa condividere quelle credenze, è comunque disposto a rispettare i rituali superstiziosi della ragazza ed è sinceramente rammaricato di non aver interpretato correttamente la presenza delle cipolle nella stanza. Zeynab, probabilmente suggestionata dall’episodio, si ammala piuttosto gravemente ma si rifiuta di seguire qualsiasi prescrizione medica. In assenza del suo padrone, si mette d’accordo con due vicine di casa, le invita e recita con loro delle preghiere per scongiurare gli afrites, ovvero gli spiriti cattivi. Alle tre donne si unisce poi una santona molto anziana che posiziona al centro della stanza della ragazza una specie di fornello su cui fa bruciare una pietra misteriosa. Questo provoca un’alta fumata su cui la schiava sporge il proprio volto. Gli accessi di tosse che ne conseguono, accompagnati dalle preghiere delle donne, sono funzionali ad estirpare il male dal suo corpo. Zeynab, che effettivamente dal giorno seguente sembra sentirsi meglio, non vuole più separarsi dalle vicine, le accoglie in casa e le “assume” (ovviamente a spese del suo padrone!) come sue servitrici. Confermando una diversità culturale completa e inconciliabile sotto ogni punto di vista, questo episodio porta il protagonista ad offrire alla ragazza la libertà.

In realtà, egli pensa di fare un favore a entrambi ma, lontana dal ringraziarlo, Zeynab scoppia in singhiozzi e lo accusa di essere crudele e senza scrupoli: «Libre! Dit-elle, et que voulez-vous que je fasse? Libre! Mais où irais-je? Revendez-moi plutôt à Abd el- Kérim!»256 Se venisse liberata, perderebbe sia un alloggio sicuro sia la garanzia di una vita dignitosa. Supplica pertanto il viaggiatore di rivenderla, piuttosto, al mercato delle schiave affinché possa essere acquistata da un muslim, uno sceicco o, magari, un pascià. Confuso dalla singolarità della richiesta, egli le risponde che un europeo non può vendere una donna poiché un simile atto sarebbe vergognoso. Le propone piuttosto di mettersi al servizio di qualche signora musulmana ma il suggerimento è categoricamente respinto e, stupito,

255 Ivi, p.290.

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conclude: «Voilà un singulier pays où les esclaves ne veulent pas de liberté!»257 L’episodio dimostra come i rapporti di forza all’interno della coppia siano a tal punto rovesciati che è il padrone a rimanere vincolato in questo legame e a veder ridotta la propria libertà:

J’ai fini par acheter une esclave avec le prix que j’aurais mis à une épouse. Mais on ne touche guère impunément aux mœurs d’un monde dont on n’est pas; cette femme, je ne puis ni la renvoyer, ni la vendre, ni l’abandonner sans scrupule, ni même l’épouser sans folie. Pourtant c’est une chaîne à mon pied, c’est moi qui suis l’esclave; c’est la fatalité qui me retient ici, vous le voyez bien!258

Tuttavia un’analisi più approfondita consente di mettere in luce come in Voyage en

Orient il protagonista cada talvolta nella tentazione di guardare alla donna come un oggetto

di sua proprietà. Nerval, pur consentendo alla schiava di avanzare in qualche occasione le sue pretese di essere trattata come una signora, non le attribuisce una personalità interiore e pertanto le nega l’accesso allo stato di soggetto attivo. Di fatto, seppure manchi la dimensione erotica presente, per esempio, negli scritti di Loti quali Aziyadé, Rarahu e

Madame Chrysanthème, è l’uomo europeo ad aver la facoltà di decidere per le sorti di

entrambi i soggetti della relazione.

Un episodio in particolare dimostra chiaramente quanto affermato. A bordo della Santa Barbara, imbarcazione che trasporta i due personaggi da Damietta a Beirut, le attenzioni che un hadji turco riserva a Zeynab e che questa accetta insinuano nel protagonista il timore che la sua autorità di padrone non sia percepita dai presenti. Egli si rende conto di trovarsi in una posizione svantaggiata sia poiché è l’unico europeo a bordo dell’imbarcazione, sia perché non comprende la lingua dei marinai:«Mais qui sait que peut représenter en Orient un Parisien nourri d’idées philosophiques, un fils de Voltaire, un impie, selon l’opinion de ces braves gens?»259 Incapace di gestire la situazione in modo

pacifico, il viaggiatore non esita a sgridare e a colpire la schiava, a minacciare i marinai con una pistola e a mostrare loro una lettera di raccomandazione per il pascià d’Acri che egli aveva conosciuto a Parigi :

J’avais peut-être un peu cédé au désir de faire de l’effet sur ces gens tour à tour insolents ou serviles, toujours à la merci d’impressions vives et passagères, et qu’il faut connaître pour comprendre à quel point le despotisme est le gouvernement normal de l’Orient.260

257 Ibid.

258 Ivi, p.548. 259 Ivi, p.354. 260 Ivi, p.371.

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L’originale apertura di Nerval all’alterità orientale, che si manifesta anche nel modo in cui egli concepisce la relazione schiavo-padrone, non è tuttavia sufficiente a restituire alla