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Un’epoca di riforme: verso l’europeizzazione dei costumi

Analizzare il ruolo degli abiti nella sezione Les Nuits du Ramazan, interamente ambientata a Costantinopoli, suscita ancora una volta una riflessione sul divario fra l’immaginario esotico francese trasmesso dalle opere pittoriche e dagli scritti degli intellettuali del XVIII secolo e la realtà incontrata da Nerval durante il suo viaggio.

Pierre Martino spiega che, nella Francia di inizio settecento, durante il periodo del carnevale, si era diffusa la moda di vestire all’orientale, sia negli appartamenti dei privati sia a corte. Queste mascherate venivano organizzate facendo arrivare stoffe pregiate dall’Oriente che i sarti si impegnavano a modellare nei modi più stravaganti. Egli racconta che Rousseau, per dimostrare la simpatia che nutriva verso le popolazioni dell’Asia, si era addirittura fatto realizzare «une petite garde-robe arménienne» e aveva percorso le strade di Motiers e di Parigi vestito con un cafetan e un cappello di astrachan. Anche se la sua fu considerata una stravaganza, negli anni successivi le mode femminili risentirono notevolmente dell’influsso esotico dell’Oriente e la stessa Maria Antonietta si fece

233 Ibid.

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realizzare «des robes à la musulmane, des bonnets à la turque, des fichus à la caravane».235 Fra le nobildonne si diffuse l’usanza di farsi ritrarre da sultane o da odalische mentre gli uomini erano soliti apparire nei dipinti nelle vesti di guardiani del serraglio. Questa moda contribuì ad offrire l’immagine di un Oriente fantasioso e variopinto.

Quando il protagonista di Voyage en Orient inizia l’esplorazione delle strade del quartiere turco di Stambul nota fin da subito come l’abito maschile presenti soltanto alcuni accessori che corrispondono all’immaginario che gli europei avevano dell’abbigliamento orientale. Per esempio, il sultano Abdul-Mejid avendo quasi completamente abbandonato il costume persiano, potrebbe essere scambiato per un qualsiasi cittadino se non avesse il marchio imperiale ricamato sul copricapo rosso: «Il portait la redingote simple et boutonnée jusqu’au col, que nous voyons aux Turcs depuis la réforme, et la seule marque qui le distinguât était son chiffre impérial brodé en brillants sur son tarbouch rouge.»236 Se

gli scrittori e gli artisti europei avevano esaltato l’aria festosa dell’abito levantino trasmessa dai colori sgargianti e dai ricami dorati, in realtà le diverse tinte dei capi di abbigliamento avevano assolto in Oriente l’importante funzione di contrassegnare le differenze etniche, religiose e sociali: i turchi erano gli unici ad aver diritto di indossare stivali o pantofole gialle, gli armeni le portavano di colore rosso, i greci blu e gli ebrei nere. Tuttavia, in seguito alle riforme del Tanzimat, gli abiti si erano notevolmente uniformati:

[…] tout sujet de l’empire a le droit d’endosser le costume presque européen de la réforme, et de se coiffer du fezzi rouge, qui disparaît en partie sous un flot de soie bleue, assez fourni pour avoir l’air d’une chevelure azurée. […] Les bottes vernies ont aussi fait disparaître, pour la plupart des tchélebys (élégants) de toute race, l’ancienne inégalité des chaussures.237

Se è vero che l’uniformizzazione al modello europeo aveva ridotto il rischio di discriminazioni, al contempo aveva anche distrutto la singolarità dei capi di abbigliamento esotici. Come ben sintetizzato da Gérald Schaeffer, Nerval, durante il suo viaggio in Oriente, aveva preso atto di non attraversare un’ « oasi » inattaccabile dal progresso e dall’appiattimento dei tratti peculiari:

Témoin passionné des moeurs orientales, le poète aperçoit déjà le drame qui se fera virtuel dans Aurélia: a mesure, en effet qu’il s’enchante a retrouver les paysages et les habitants qui, analogiques des époques primitives, promettent un

235 P. Martino, L’Orient dans la littérature française, op. cit, p.352. 236 Ivi, p.572.

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bonheur futur, il ne manque jamais, dans un second mouvement, de voir la décadence présente dont souffrent aussi bien les villes et les monuments que les êtres vivants et la beauté des femmes.238

Nonostante l’aria di occidentalizzazione che si respirava nella capitale turca, l’autore non ha mancato tuttavia di inserire nella propria opera elementi di colore locale che potessero almeno in parte soddisfare la sete di esotismo del pubblico parigino. Per esempio la visita di un villaggio greco e di una casa da gioco, in compagnia di un bizzarro personaggio, un ex-paggio di Caterina II conosciuto casualmente nel caffè più fashionable di Pera, offrirà al protagonista l’occasione di ammirare «un échantillon parfait des quatre nations féminines qui composent la population byzantine».239 Ognuna delle quattro donne che troneggiano nell’anticamera della sala da gioco rappresenta una tipologia orientale distinta. Vi sono una circassa che indossa un fastoso copricapo realizzato con una retina dorata intrecciata e avvolta in un turbante, una giacca riccamente ricamata e decorata con drappeggi in seta colorati e un pantalone largo di seta lamé rosa; un’armena che porta un

fezzi rosso simile a quello degli uomini e il cui costume rispecchia maggiormente lo stile

della Costantinopoli del tempo; un’ebrea il cui abito composto da due tuniche sovrapposte risulta essere molto più sobrio; infine una greca che indossa un copricapo (taktikos) con nappe dorate. La descrizione delle quattro diverse tipologie di abbigliamento femminile esprime la varietà di culture e confessioni religiose che convivono nella capitale ottomana e offre a Nerval l’occasione per evidenziare, ancora una volta, lo spirito di tolleranza che regna fra i suoi abitanti:

Ville étrange que Constantinople! Splendeur et misères, larmes et joies; l’arbitraire plus qu’ailleurs et aussi plus de liberté; -quatre peuples différents qui vivent ensemble sans trop se haïr. Turcs, Arméniens, Grecs et Juifs, enfants du même sol et se supportant beaucoup mieux que ne le font, chez nous, les gens de diverses provinces ou de divers partis.240

Anche a Costantinopoli l’autore non manca di mettere in luce la trasformazione del suo personaggio che, attraverso il déguisement, può così assistere senza essere riconosciuto alle feste notturne che si svolgono nel quartiere turco della capitale nel mese del Ramazan.

238 G. Schaeffer, Le Voyage en Orient de Nerval in M. Apic, Le Voyage en Orient de Gérard de Nerval en

tant que remise en question de la perspective eurocentriste, op. cit, p.267.

239 G. de Nerval, Voyage en Orient, op. cit, p.601. 240 Ivi, p.567.

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L’Arménien était en relation avec des marchands de Mossoul et de Bassora, auxquels il me présenta. […] Ils ne virent aucun inconvénient à me recevoir parmi eux, pourvu que je prisse leur costume. Mais comme j’en avais plusieurs parties, notamment un machlah en poils de chameau, qui m’avait servi en Egypte et en Syrie, il ne me fallait plus qu’un bonnet d’Astracan pointu à la persane que l’Arménien me procura.241

Il desiderio di prendere il costume locale non consiste soltanto nella volontà di uniformarsi esteriormente all’abbigliamento degli abitanti del luogo. Indossare gli abiti di un paese influenza l’Essere in profondità e lo trasforma poiché è il principale mezzo per accedere agli usi e ai costumi di chi vi abita e di comprenderne meglio il modo di pensare. Se Nerval, in ognuna delle tre le sezioni in cui è suddivisa la sua opera, si sofferma sul tema del travestimento è perchè egli stesso ne aveva sperimentati i benefici durante il suo viaggio:

Il s’agit, dans ce jeu du déguisement, d’une tentative de sortir d’un moule de soi, d’une forme développée dans des circonstances particulières, où l’on ne vivait pleinement qu’une partie de soi. Donc, dans son besoin de sortir de son moule habituel, pour explorer les possibilités d’être un autre, Nerval se déguise en oriental.242

Anche Gautier in un resoconto di Voyage en Orient di Nerval, pubblicato sulla Revue

nationale et étrangère del 1860, aveva esaltato l’effetto “magico” del cambiamento di

abbigliamento che permetteva di gioire dell’ispirazione poetica dell’Oriente e al contempo aveva sottolineato come questo incantesimo non fosse tuttavia destinato a durare in eterno poiché, una volta ritornato in patria, il viaggiatore avrebbe dovuto indossare di nuovo l’odiato habit noir:

Cette sensation, nous l’avons éprouvée nous-mêmes plus d’une fois en Afrique, en Grèce, à Constantinople; et c’est une des plus vives qui puisse chatouiller encore un esprit blasé par la monotonie des civilisations. L’aspect de la barbarie plus rapprochée de la nature que l’état où nous vivons semble remuer au fond de l’homme les anciens instincts primitifs endormis et exerce une séduction irrésistible. La société y écrase moins l’individu, chacun y a davantage la responsabilité de soi-même. Aussi quelle ineffable dignité possède le moindre Levantin, qu’il soit vêtu d’un soyeux burnous ou seulement drapé d’une loque!243

241 Ivi, p.607.

242 D. Casajus, Qu’alla-t-il faire au Caire ? Le Voyage en Orient de Gérard de Nerval, op. cit, p.73. 243 T. Gautier, L’Orient, éd Charpentier, Paris, 1877, t.I, p.182.

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3 La relazione sentimentale e l’universo femminile

Uno dei temi principali di Voyage en Orient è la relazione romanzesco-sentimentale del protagonista e il contatto con l’alterità femminile è una delle modalità attraverso le quali il viaggiatore riesce ad avvicinarsi alla cultura orientale. In questa sezione saranno analizzate alcune avventure in cui il viaggiatore si troverà coinvolto nel momento in cui si porrà alla ricerca di una donna con cui convivere durante il soggiorno in Oriente. Si tratta in genere di episodi all’insegna del malinteso e del quiproquo che, oltre a divertire il lettore, restituiscono all’opera la sua originalità rispetto a quelle dei predecessori. L’humour, alleggerendo i toni dell’intrigo e smorzando la gravità di numerosi episodi, consente a Nerval di sottrarre le avventure del suo viaggiatore alla sfera delle questioni esistenziali che tormentano la sua mente. Inoltre, grazie alla rete di conoscenze che il protagonista intesserà con gli abitanti locali, potrà sfatare alcuni cliché tipici della cultura europea facendo chiarezza sui rapporti di forza all’interno degli harem. Tuttavia, pur volendo restituire al serraglio la sua dignità e castità, non rinuncerà a tingere i suoi racconti di un pizzico di salacità tipica del folclore popolare e a mostrare una società celatamente licenziosa. Infine, i consigli che il viaggiatore riceverà dalle sue numerose conoscenze circa la possibilità o meno di contrarre un matrimonio, gli consentiranno di riflettere sul tema della schiavitù e sulla condizione femminile in Oriente.