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4. Le interviste e l’analisi del contenuto

4.5 La tecnologia GIS

Un altro strumento utilizzato in questo percorso di ricerca è quello del GIS (Geographic

Information Sistem)219 che ha consentito una localizzazione spaziale delle strutture presenti sul

territorio bolognese, ai responsabili delle quali sono state sottoposte le interviste.

In verità sarebbe opportuno, per realizzare una mappatura completa delle strutture presenti, tenere conto di ciascuna esistente, ma effettivamente esse sono troppo numerose per essere censite in questo lavoro ed inoltre il nostro scopo era quello di avere percezione, senz’altro realistica, di quanto accada a Bologna e di cosa si faccia concretamente per aiutare le vittime.

La mappatura geografica ha radici antiche, già Quetelet e Guerry dopo un’attenta consultazione di dati ufficiali avevano approntato una sorta di “carta della criminalità” e Guerry in particolare, nel 1833, realizzò una “cartografia sociale” della criminalità relativa analizzando i dati socio-strutturali appartenenti ai vari dipartimenti francesi220. Tuttavia è con la Scuola di Chicago, nella prima metà del 1900, che vengono realizzati studi sistematici sulla città, intesa come un insieme organico, che si avvalgono dell’utilizzo di mappe. Nel 1925221 Robert Park e Ernest Burgess, due dei principali esponenti della Scuola di Chicago, realizzarono una mappa della città (Chicago appunto) che suddivisero in cinque cerchi concentrici; questa intuizione consentì di giungere ad alcune spiegazioni sulla distribuzione spaziale della criminalità e della devianza.

Qualche anno più tardi Shaw e McKay procedono allo studio del crimine localizzando su una mappa della città di Chicago gli atti criminali e il luogo di residenza dei delinquenti, e accertando che il tasso delinquenziale risultava decisamente maggiore nelle aree caratterizzate da disorganizzazione che si trovavano al centro della città, giunsero ad elaborare la cosiddetta “teoria del gradiente” secondo la quale “man mano che ci si allontana dal centro della città, il livello socio- economico della popolazione residente si eleva e il tasso di criminalità diminuisce. Il fenomeno (…) trova ragione nel fatto che all’aumentare del livello socio-economico si accompagna una rete di relazioni più stabile”222.

219 Per capire di più senza scendere nel dettaglio tecnico del funzionamento dello strumento GIS, possiamo dire che si

tratta di un software, già sperimentato presso enti pubblici, aziende private ed enti di ricerca che hanno bisogno di particolari elaborazioni riguardanti dati geografici, e che trova molteplici campi di applicazione: servizi al cittadino, agricoltura, statistica, turismo ambiente, trasporti, beni culturali, ecc. (vedi M. Migani, G. Salerno, Manuale ArcGis, Dario Flaccovio editore, Palermo, 2008).Gli strumenti GIS sono dei sistemi informatici (monitor, calcolatore, software e dati cartografici) che consentono di analizzare un dato, che per sua natura ha una posizione spaziale relativa a uno specifico sistema di riferimento, e sono capaci di tradurre le informazioni in possesso in dettagliate descrizioni delle condizioni oggetto di indagine favorendo, al contempo, un’analisi delle relazioni esistenti fra le variabili.

220 D. Melossi, Stato, controllo sociale, devianza, Bruno Mondadori, Milano, 2002.

221 È questo l’anno di pubblicazione di The City, scritto da Robert Park insieme a Ernest Burgess, Roderick McKenzie e

Louis Wirth, il volume all’interno del quale compare per la prima volta il modello a cerchi concentrici realizzato dai ricercatori di Chicago.

Le ricerche degli studiosi appartenenti alla Scuola di Chicago hanno, nel corso degli anni, mantenuto la loro influenza. Basti pensare che alcuni dipartimenti di polizia riprendono dalla tradizione della Scuola di Chicago l’utilizzo di una mappa geografica delle città (spot map) sulla quale evidenziano la strade criminali. Gli approcci più recenti non fanno più riferimento alla spot

map, ma all’analisi dei cosiddetti hot spots223, che “si definiscono individuando empiricamente su

una mappa i loro centri geografici e tracciando poi i loro confini”224.

Le implicazioni interpretative e metodologiche di questa scuola hanno avuto un’influenza peculiare sullo sviluppo di quella parte dell’approccio di “crime analysis” noto come “crime mapping”. La mappatura del crimine (crime mapping) può essere definita come una tecnica investigativa che consente di visualizzare graficamente su una mappa una serie di dati, una tecnica senz’altro valida per fornire un’immagine dettagliata delle zone urbane maggiormente colpite dalla criminalità o dal degrado.

L’utilizzo delle mappe, come già detto, è stato sperimentato da diverso tempo, secondo il dipartimento di polizia di New York risalirebbe ai primi del 1900, tuttavia nel corso degli anni numerosi limiti sono stati superati, grazie anche allo sviluppo di strumenti informatici sempre più avanzati. Le prime mappe del crimine utilizzate negli Stati Uniti, rappresentanti le varie giurisdizioni, oltre a presentare difficoltà dal punto di vista logistico, per l’ampiezza delle mappe difficilmente gestibili, risultavano statiche, difficilmente archiviabili a meno che non fossero state fotografate, e problematiche da leggere, quando presenti numerosi dati225.

La mappatura del crimine subisce una trasformazione in termini qualitativi con l’avvento dello strumento tecnologico del GIS (Geographic Information System), che consente non solo di superare la visualizzazione bidimensionale tipica della cartografia e di fornire un quadro di riferimento spazio – temporale dinamico, ma consente di inserire dati differenti relativamente ai crimini che si verificano in un determinato luogo. La tradizione americana, infatti, insegna che l’uso degli strumenti GIS, attraverso la creazione di mappe della realtà oggetto di studio consente “di mostrare quando e dove è avvenuto il crimine, quale tipo di arma è stata usata, se era presente una vittima, se la vittima è uomo o donna e così via”226, pertanto, il connubio tra il crime mapping e gli strumenti GIS dovrebbe consentire agli addetti ai lavori di ottenere una serie di informazioni preziose da poter utilizzare in un’ottica preventiva, fornendo una chiara interpretazione della realtà circostante e dei problemi ad essa strettamente connessi.

223 Con tale espressione si è soliti riferirsi alle zone urbane caratterizzate dalla criminalità e dal degrado, altamente

rischiose.

224 Williams Frank P., McShane Marilyn D., Devianza e criminalità, il Mulino, Bologna, 2002, p. 195. 225 K. Harries, Mapping Crime: principle and practice, in www.ncjrs.gov

226 Using Geographic Information System to map crime victim services – A guide for State Victims of Crime Act.

La mappatura computerizzata dei servizi sul territorio e delle aree con elevata concentrazione criminale dovrebbe consentire l’elaborazione di strategie atte a minimizzare, ridurre il rischio di vittimizzazione cui sono soggetti tutti i cittadini ed, in particolare, alcune categorie di soggetti esposti a tale rischio in misura maggiore, nonché favorire la diminuzione dell’impatto vittimizzante del crimine, incoraggiando la progettazione di centri di supporto alle vittime e la loro collocazione nelle aree più disagiate227, cercando in tal modo di colmare i vuoti, di sopperire all’assenza, constatabile nella maggior parte dei casi, di questo tipo di servizi sul nostro territorio.

Al fine di realizzare una mappa di Bologna sulla quale poter collocare spazialmente i servizi di sostegno, ci si è avvalsi del software ArcGIS della ESRI composto da tre moduli principali:

Arccatalog per gestire i dati e visualizzarli in anteprima; Arcmap per creare le mappe, visualizzare i

dati geografici ed effettuare alcune operazioni spaziali e Arctoolbox per convertire i dati e attivare funzioni di editing.

Sulla mappa della città di Bologna sono stati pertanto creati (editati) dei punti corrispondenti alla localizzazione fisica delle strutture oggetto delle nostre interviste.

Nello specifico, per esempio, sono stati individuati i centri afferenti ai servizi privati e ciascuno di essi è stato identificato con un’icona che, in qualche modo, potesse ricondurre visivamente alla storia o alla attività della associazione (vedi allegati).

L’utilizzo della tecnologia GIS, in questo caso, può essere considerato sperimentale in quanto rappresenta il tentativo di illustrare graficamente e collocare spazialmente, sulla mappa della città di Bologna, i centri di supporto alle vittime che sono stati interessati dalle nostre interviste. Il fine ultimo sarebbe, infatti, quello di ottenere una mappatura completa dei servizi, pubblici e privati, presenti sul territorio bolognese.

Questo lavoro, come già sottolineato, dovrebbe essere integrato da una sorta di crime mapping, ossia uno studio relativo ad una mappatura del crimine, delle sue diverse tipologie e degli hot spot, che possa trovare un utile riscontro in tema di controllo sociale, politiche pubbliche e della sicurezza. Avendo una precisa rappresentazione non solo mentale, ma soprattutto spaziale e grafica, supportata da strumenti idonei ed efficaci, delle zone ad alta concentrazione criminale e di quelle degradate, nelle quali esiste una maggiore probabilità che venga commesso un crimine di un certo tipo, le istituzioni potrebbero intervenire, non solo in maniera preventiva, vale a dire, realizzando opportuni interventi in zone malfamate, o incrementando la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine in determinati quartieri, ma potrebbero, al contempo, predisporre in posizioni strategiche, vale a dire laddove è più necessario, la creazione e la collocazione di centri di supporto

227 S. Vezzadini, “Profilo geografico e crime mapping. Il contributo della criminologia ambientale allo studio del

delitto”, in Bisi R. (a cura di), Scena del crimine e profili investigativi. Quale tutela per le vittime?, Franco Angeli, Milano, 2006.

alle vittime in grado di intervenire, qualora la vittima lo desideri, successivamente al verificarsi di un crimine.

È di recentissima acquisizione la notizia228 che in Inghilterra e in Scozia è disponibile per i cittadini una mappa digitale dello spazio urbano da scaricare sul proprio computer.

Dalla mappa è possibile ottenere informazioni specifiche sul numero dei reati commessi in una determinata zona o strada. Una serie di icone di colore diverso consentono, infatti, la localizzazione spaziale dei differenti crimini commessi e permettono “alla popolazione di sapere quali sono le strade più pericolose e quali invece quelle più sicure”229. Non mancano ovviamente le critiche per uno strumento appena nato che deve necessariamente essere affinato. Il timore maggiore è connesso al fatto che la fruizione di massa di tali informazioni, prima riservate esclusivamente alle forze dell’ordine, possa comportare una strumentalizzazione criminale da parte dei delinquenti, i quali possono, grazie alla mappa digitale, programmare le loro azioni criminali con maggiore successo. Inoltre, si teme che determinati quartieri possano sprofondare nel degrado e nella stigmatizzazione sociale, con conseguenze deleterie anche per il mercato degli immobili. Per i fautori più entusiasti, invece, “la mappatura del crimine rafforza il potere delle comunità e permette alla gente di meglio giudicare l’operato delle forze dell’ordine”230.

4.6 Osservazioni conclusive

Il quadro che emerge dall’analisi del contenuto delle nostre interviste è tutt’altro che confortante. I rappresentanti dei servizi presso i quali sono state svolte le interviste semi-strutturate, infatti, tratteggiano una situazione che necessita di cambiamenti incisivi e veloci.

Il problema principale da risolvere, soprattutto per le associazioni di volontariato, è quello della copertura finanziaria. Probabilmente gli enti locali dovrebbero essere in grado di incoraggiare iniziative e sostenere economicamente questi centri che, privi dei necessari strumenti, non possono neanche pensare di far fronte a problemi altrettanto seri, quali la formazione degli operatori. Finanziamenti più stabili e più sicuri costituiscono, certamente, una solida base dalla quale partire per dar vita a tutta una serie di iniziative che possano comportare dei significativi progressi nel campo, ad esempio, della prevenzione del rischio di vittimizzazione.

Superare il problema delle risorse finanziarie rappresenta, dunque, il primo passo per garantire l’efficienza di un servizio a 360 gradi.

228 E. Franceschini, “Qui teppisti, ladri o stupratori dal web la mappa del crimine”, articolo del 7 gennaio 2009, in

www.repubblica.it

229 Ibidem. 230 Ibidem.

Oltre alla carenza delle risorse economiche, la maggior parte degli intervistati lamenta la mancanza della cosiddetta “rete”, ossia la creazione di un network tra il settore pubblico e quello privato che potrebbe facilitare interventi unanimi e congruenti rivolti nella stessa direzione e che comporterebbe altresì il reciproco scambio di esperienze e professionalità al fine di garantire un servizio migliore al cittadino.

Problemi di natura finanziaria, mancanza di integrazione, scarsa formazione professionale, non sono solo questi i mali che affliggono i centri di supporto al cittadino nella città di Bologna. È necessario menzionare anche la quasi totale assenza di campagne volte alla sensibilizzazione e alla educazione del cittadino, iniziative che, se ben organizzate, possono, in molti casi, contribuire a mettere in guardia i cittadini dagli eventuali pericoli, dai rischi di vittimizzazione insiti in un ambiente urbano sempre meno “sicuro”, concorrendo in modo significativo alla riduzione degli episodi vittimizzanti. Sarebbe necessario operare aprendosi e confrontandosi anche con le esperienze oltre confine, delle quali seguire un approccio multidisciplinare e multidimensionale alla vittima del crimine, evitando un atteggiamento di chiusura, non solo verso realtà operative diverse dalla nostra, ma anche rispetto a nuove forme di risoluzione del conflitto quali, per esempio, la mediazione penale.

Ciò che emerge dalle interviste raccolte, infatti, è un manifesto atteggiamento di diffidenza non solo nei confronti delle strutture cosiddette di Victim Support ma, nella maggior parte dei casi, anche nei confronti dell’istituto della mediazione penale, che solo pochi intervistati riescono a definire come una possibilità di riscatto personale e sociale, da intendere in un’ottica tridimensionale in grado di coinvolgere l’offeso, l’offensore ma anche la comunità.

Nonostante questa diffidenza persistente, dettata forse anche da una scarsa e, in alcuni casi, inesistente conoscenza di tali realtà, “la vittimologia (..) non può limitarsi a rappresentare un movimento di opinioni qualificato che induca i vari ordinamenti ad organizzare un sistema riparativo in senso economico, ma deve spingere affinché siano costituiti dei Centri, in cui le vittime dei delitti possano avere un’assistenza psicoterapeutica che le aiuti a superare le difficoltà di natura emotiva, di solito a breve durata, derivanti dall’essere state vittime o testimoni di un crimine. È questo un compito che spetta allo stato e che potrebbe nel nostro Paese essere demandato alle Regioni”231.