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Tematiche approfondite nell’intervista sottoposta agli operatori dei servizi pubblici e privati.

1. In seguito a quale evento/norma/decisione ha avuto origine il/la presente centro/associazione?

2. Quali sono i canali di comunicazione impiegati al fine di farvi conoscere sul territorio e “farvi pubblicità”?

3. Sono state incontrate delle difficoltà/problematiche nella creazione di tale centro/associazione? Se si, quali?

4. Il nostro ordinamento si focalizza sulla trasgressione formale della norma e, conseguentemente, definisce la persona offesa dal reato come il titolare di un bene tutelato dalla norma violata dall’atto illecito. Tuttavia, pur nella sua innegabile utilità, questa definizione manca di accogliere l’aspetto dell’offesa alla persona nella sua complessità esistenziale. In base alla sua esperienza professionale, lei come definirebbe una vittima di reato?

5. Quali sono le tipologie di danni che più frequentemente si riscontrano nelle persone che si rivolgono a questo/questa centro/associazione?

6. Quali sono le richieste, in termini della soddisfazione dei bisogni, che vengono maggiormente rivolte a questo/questa centro/associazione dalle persone che hanno patito un danno?

7. La Raccomandazione n. R(87) 21 del n 17/11/1987 del Consiglio d’Europa in tema di “assistenza alle vittime e prevenzione della vittimizzazione” ha sottolineato l’importanza della creazione di servizi in risposta alle problematiche conseguenti la vittimizzazione. In particolare, tale Raccomandazione ha ribadito l’importanza della creazione di un coordinamento fra le varie strutture - pubbliche e private – presenti sul territorio, ai fini di una loro migliore integrazione. A suo avviso, qual è attualmente la situazione a livello di realtà locale rispetto a questo tema?

8. La Decisione Quadro del 2001 in tema di “posizione della vittima durante il procedimento penale” ha evidenziato la necessità, accanto alla promozione di servizi a tutela delle vittime, di favorire la formazione professionale dei soggetti che, a vario titolo, entrano in contatto con le vittime dei crimini. Qual è la sua percezione rispetto all’attuazione di tali disposizioni comunitarie?

9. A suo avviso, ed in base alla sua esperienza professionale, attualmente nel nostro Paese si sta facendo abbastanza per sensibilizzare l’opinione pubblica e creare una coscienza comune rispetto all’esposizione al rischio di vittimizzazione delle persone?

10. Il centro/l’associazione nella quale lei opera, si occupa anche di prevenzione dell’esposizione al rischio di vittimizzazione? Se si, attraverso quali iniziative produce informazione rispetto a queste tematiche?

11. Il centro/l’associazione di cui lei fa parte opera di concerto con altre associazioni/enti/istituzioni aventi finalità “sociali” o più specificatamente concernenti gli ambiti criminologico e vittimologico? Se si, quali?

12. A suo avviso, l’introduzione di pratiche alternative di giustizia basate sulla riconciliazione, quali ad esempio la mediazione penale che prevede l’incontro e il confronto tra vittima e autore di reato, potrebbe presentare dei vantaggi per la vittima? Se si, quali?

[solo per centri rivolti a specifiche categorie di vittime]

13. Nei paesi anglosassoni, da più di 30 anni, l’assistenza alle vittime è rappresentata dai “Victim support”, ossia centri in cui operano equipe specializzate – formate da professionisti e volontari – che si rivolgono a tutti coloro che, indipendentemente dalla tipologia di reato che hanno patito, versano in stati di sofferenza e bisogno. Qual è la sua opinione su questi centri di aiuto e sostegno, per così dire, a-specifici, ossia rivolti ad una pluralità di vittime, indifferentemente dal reato subito?

INTERVISTE

INTERVISTA 1: Barbara Grazia – Ufficio Città Sicura - Bologna

¾ TEMATICA 1

R: sono servizi sicuramente preposti a quest’ufficio, hanno origine da volontà di tipo politico.

Andiamo indietro di più di dieci anni, 12-13 anni. A livello politico, è stato proprio deciso di individuare dei servizi ad hoc per le persone che subiscono delle violenze, degli abusi e in particolar modo le donne con bambini e quindi, in questi anni, si sono poi declinati servizi di tipo diverso.

¾ TEMATICA 2

R: ogni servizio a sé stante utilizza strumenti di tipo diverso, non li utilizziamo solo noi come

amministrazione, ma li utilizzano anche i nostri partners, i gestori materialmente dei servizi, quindi le cooperative e le associazioni che vi aderiscono. Abbiamo anche la Regione Emilia – Romagna che, rispetto ai due servizi che abbiamo sulle persone che si prostituiscono in strada, ci consegna del materiale in lingua che noi distribuiamo sul territorio, non solo affiggiamo in alcuni punti strategici, ma anche distribuiamo in poliambulatori, quartieri, stazione ferroviaria, autostazione, punti che noi consideriamo nevralgici. Abbiamo diverso materiale che, a seconda della tipologia, cerchiamo di posizionare nei punti più mirati.

¾ TEMATICA 3

R: no, la cittadinanza ha risposto positivamente. La casa delle donne, che lavora con noi da più

di dieci anni, ritengo che sia ormai assolutamente conosciuta dalla cittadinanza e ormai penso anche gli altri nostri partners, tra l’altro una delle ultime azioni del governo precedente è stata l’istituzione di un numero verde nei confronti delle donne che subiscono violenza e Bologna è una delle città che aderisce a questo progetto insieme ad altre quattro o cinque città a livello nazionale, è il Ministero Pari Opportunità che ha istituito un numero verde raggiungibile da tutti e vi è un call center che, a seconda della città dove la persona dimora, è in grado di dare informazione sui servizi.

¾ TEMATICA 4

R: una persona lesa a livello psicologico e fisico, psicologico sicuramente, non sempre fisico.

Noi abbiamo salutato molto favorevolmente l’iniziativa della Regione Emilia - Romagna, l’anno scorso, rispetto alla istituzione della fondazione delle persone vittime di reato, non necessariamente donne. Questa fondazione offre una forma di risarcimento, quasi di tipo morale, perché sono danni che non sono risarcibili al livello economico. La fondazione offre una forma di risarcimento alla vittima, o ai familiari della vittima, nei casi più gravi, nei casi di decesso, consapevole appunto che non esistono risarcimenti economici nei confronti di questi danni che la maggioranza delle persone si porta dietro per tutta la vita.

R: prostituzione, donne sole o con bambini che subiscono violenza, prevalentemente domestica,

psicologica o fisica, donne che sono costrette a prostituirsi. ¾ TEMATICA 6

R: esprimono bisogni assolutamente diversi. Le donne che subiscono violenza soprattutto

domestica, chiedono un tipo di aiuto, che va quasi a 360°. Si va dalla ricerca di una soluzione abitativa alternativa, a una tutela di tipo giuridico - legale, di tipo psicologico, di tipo anche sociale, scolastico, anche per i bambini che hanno assistito e sono stati coinvolti in questo giro di violenza. I bisogni di queste donne sono veramente tanti anche perché sono violenze che vanno a colpire il livello di autostima.

Le persone, invece, che sono “trattate” e sfruttate sessualmente esprimono bisogni diversi, anche perché magari sono donne che vivono da poco tempo in Italia, non conoscono ancora molto bene la nostra lingua, spesso non sanno neanche il nome della città nella quale si trovano. Sono persone molto confuse, che hanno bisogno, anche loro, sicuramente all’inizio di una situazione protetta dove essere accolte, dove potere lavorare.

¾ TEMATICA 7

R: questa integrazione esiste, almeno qui a livello locale. Ritengo che esista in maniera molto

proficua tra l’istituzione e il terzo settore che sono i principali nostri partners. Devo dire che esiste anche un buon livello di integrazione con le forze dell’ordine. Sicuramente ci sta aiutando il fatto che negli ultimi tre anni a Bologna è in corso un momento di formazione congiunta: operatori sociali – operatori forze dell’ordine. Si tratta di corsi annuali e questa è la terza annualità. È un progetto che è co-finanziato dalla provincia di Bologna e vede la formazione dei gruppi, dei moduli misti operatori sociali e forze dell’ordine che fanno un percorso che dura circa un anno, un percorso anche tematico. Su questo fronte, cominciamo a vedere dei buoni risultati anche rispetto a una reciproca conoscenza. Lavoriamo tutti quanti in strada e nei confronti delle stesse persone, però vi era forse all’inizio molta diffidenza. Grazie anche a questo corso stiamo ottenendo ancora più integrazione, poi i problemi ci sono, non è da dire che è un’isola felice però, quanto meno, nel momento in cui si ravvisano si cerca di risolverli insieme.

¾ TEMATICA 8

R: in linea generale la formazione mi sembra abbastanza adeguata, è forse una formazione molto più sul campo che data da basi teoriche di riferimento, ma va bene anche così. I nostri partners mi sembrano anche molto attenti alla differenza di genere, a seconda della vittima che ci si trova di fronte, sono in grado anche di capire che tipo di operatore è più opportuno. Con loro ci sono confronti di questo genere, nel senso che noi li seguiamo rispetto ai loro aggiornamenti, la loro formazione, abbiamo il curriculum di tutti gli operatori coinvolti, quindi, noi come ente locale ci teniamo moltissimo a questo discorso. Mi sembra che il livello sia medio - alto.

¾ TEMATICA 9

R: si sta facendo ancora poco. Abbiamo buoni servizi post, manchiamo nel “pre”, nel discorso

della prevenzione. Qui, secondo me, si potrebbe fare di più; è all’ordine del giorno perché comunque ci siamo arrivati anche noi. Non è facile anche perché con tutti i flussi migratori che abbiamo avuto in questi anni e che abbiamo tutt’ora, ci troviamo anche di fronte a culture diverse, educazione diversa. Quello che noi crediamo, come ente locale, è che ci sarebbe

bisogno di maggiori supporti all’interno dei percorsi scolastici. Nelle scuole dell’obbligo, quindi, che frequentano tutti i bambini adolescenti, per cercare di lavorare molto sui ruoli di vittima e carnefice. Qualcosa si sta già facendo di livello anche abbastanza elevato, bisognerebbe introdurlo in tutte le scuole, ma questo il vicesindaco Scaramuzzino ce l’ha molto presente. Negli ultimi mesi sono state pubblicate anche alcune dichiarazioni sui giornali, nei quali il vicesindaco ha proprio ribadito che c’è assolutamente bisogno di fare una grossissima prevenzione.

¾ TEMATICA 10

R: abbiamo avuto iniziative di questo tipo fino a dicembre dell’anno scorso, ma le abbiamo

temporaneamente interrotte per motivi di tipo economici, tuttavia auspichiamo di riprenderle a breve. Abbiamo fatto un percorso di tre anni con due scuole medie di Bologna, quindi, i ragazzi sono stati seguiti dalla prima alla terza classe, il servizio si chiamava in maniera molto semplice: “un servizio sul disagio giovanile”. Educatori e mediatori professionisti lavoravano attraverso dei moduli in classe con i ragazzi e poi avevano la possibilità di ascoltare singolarmente presso alcuni sportelli questi ragazzi, garantendo l’anonimato. I ritorni ci sono stati, si sono presentati agli sportelli anche genitori e insegnanti, in anonimato, segnalando una serie di difficoltà rispetto ad alcuni ragazzi e devo dire che in questo percorso è emerso moltissimo: sono emerse le vittime, emersi i carnefici potenziali; ma la cosa che gli operatori hanno segnalato come denominatore abbastanza comune, perché comunque si trattava di scuole di zone diverse della città, è stato un fortissimo senso di mancanza di identità di questi ragazzini di 10/11-13 anni (questa più o meno era la fascia di età) e questo è molto preoccupante perché per questo possono diventare persone maggiormente soggette a manipolazione.

Per quanto riguarda iniziative volte a produrre informazione, noi come ufficio non ne abbiamo; lavora abbastanza su questo versante l’associazione ”casa delle donne per non subire violenza”, che autonomamente lavora all’interno di alcune scuole, quindi, fa molto e poi lavora su questo il settore servizi sociali del Comune di Bologna abbastanza legato all’ambito della prevenzione all’uso di sostanze stupefacenti e alcoliche.

¾ TEMATICA 11

R: abbiamo partners rispetto ai nostri servizi sulle persone che si prostituiscono. Sul servizio di

uscita dai percorsi di tratta e sfruttamento sessuale abbiamo l’associazione “Papa Giovanni XXIII”, la Caritas Diocesana di Bologna e sempre la “casa delle donne per non subire violenza”. Sull’altro servizio di riduzione del danno per le persone che si prostituiscono, invece, lavoriamo con il MIT, il movimento di identità transessuale, fornendo un servizio per le persone che si prostituiscono per strada: donne, uomini, minori maschi e femmine, transessuali.

¾ TEMATICA 12

R: scendiamo nell’opinione di tipo personale. Dopo tutti questi anni, la nostra esperienza ci

insegna che c’è di tutto, veramente avviene di tutto.

Ci sono persone che hanno bisogno di arrivare quasi alla conclusione del processo di elaborazione della lesione prima di poter avvicinare o accostare la persona; in altri casi abbiamo visto che l’incontro con queste persone faceva proprio parte dell’elaborazione, quindi faccio fatica a pensare che esista un momento giusto per tutti. Abbiamo anche avuto casi di donne che hanno dichiarato di non voler mai più entrare in contatto con queste persone, hanno chiesto proprio di poter essere, anche fisicamente, allontanate dalla città.

Non credo debba essere obbligatorio e non credo neanche che sia necessario in tutti i casi, in alcuni si, è successo, l’abbiamo visto, ma poi dipende anche dalla gravità del reato, quello è assolutamente discriminante.