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4.2 Eschilo ed Euripide: tartarughe canore e altri animal

4.2.3 Le aquile di Zeus e la tartaruga di Hermes

Fin qui sono stati analizzati i contatti letterari individuabili tra la

Vita Aeschyli e la tradizione favolistica precedente, oltre che quella di

carattere scientifico-erudita, con il fine di individuare spiegazioni plausibili all’osservanza di un particolare schema narrativo. Ma, in relazione ai rapporti con la narrazione esopica, o comunque con la tradizione dalla quale essa deriva, sarebbe interessante comprendere fino in fondo qual è il presupposto che giustifica una connessione tra il personaggio di Eschilo e due animali come l’aquila e la tartaruga.

Innanzitutto il rapace, emissario di Zeus, sottolinea il forte rapporto che lega l’opera del poeta a questa divinità; secondo Lefkowitz,

«no poet celebrated that god’s power more extensively than Aeschylus347».

In particolare, per quanto riguarda la funzione dell’aquila presentata da Eschilo stesso, si suggerisce di considerare una sezione dell’Agamennone (vv. 115-138) in cui Zeus invia un ammonimento agli Atridi. La scena, illustrata dal coro nella parodos, presenta due aquile, una dal piumaggio scuro, l’altra dal dorso bianco, che danno la caccia a una lepre gravida,

346 Vd. Cameleonte frr. 40a, 40b, Wehrly

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nutrendosi così anche della prole. Nell’interpretare il segno, Calcante individua le figure degli Atridi nei due rapaci e quindi la città di Ilio nella lepre: nella spiegazione del messaggio la rocca verrà distrutta e verrà fatta strage di tutti i suoi figli. Tuttavia qualcuno guarda con orrore al comportamento dei due uccelli: essi stranamente cacciano in due, e la loro forza non può che avere la meglio sulla povera lepre. È Artemide, che si adira contro gli alati cani del padre, perifrasi qui usata per indicare le aquile fedeli a Zeus, e sarà lei stessa a pretendere il sacrificio di Ifigenia per lasciar partire la flotta achea. Nonostante la presunta contrarietà della dea, le parole di Calcante lasciano auspicare il successo della spedizione, anche perché il segno si manifesta ‘dal lato destro’:

ῶν, ὁ κελαινὸς ὅ τ’ ἐξόπιν ἀργᾶς, 115 φανέντες ἴκταρ μελάθρων χερὸς ἐκ δοριπάλτου παμπρέπτοις ἐν ἕδραισιν, βοσκομένω λαγίναν ἐρικύμονα φέρματι γένναν, βλάψαντε λοισθίων δρόμων· 120 αἴλινον αἴλινον εἰπέ, τὸ δ’ εὖ νικάτω. κεδνὸς δὲ στρατόμαντις ἰδὼν δύο λήμασι δισσοὺς Ἀτρεΐδας μαχίμους ἐδάη λαγοδαίτας, πομποὺς ἀρχάς, οὕτω δ᾽ εἶπε τερᾴιζων· 125 «χρόνωι μὲν ἀγρεῖ Πριάμου πόλιν ἅδε κέλευθος, πάντα δὲ πύργων κτήνη πρόσθετα δημιοπληθῆ Μοῖρα λαπάξει πρὸς τὸ βίαιον· 130 οἶον μή τις ἄγα θεόθεν κνεφά- σηι προτυπὲν στόμιον μέγα Τροίας στρατωθέν· οἴκτωι γὰρ ἐπίφθονος Ἄρτεμις ἁγνὰ πτανοῖσιν κυσὶ πατρὸς 135 αὐτότοκον πρὸ λόχου μογερὰν πτάκα θυομένοισιν στυγεῖ δὲ δεῖπνον αἰετῶν». αἴλινον αἴλινον εἰπέ, τὸ δ᾽ εὖ νικάτω348.

348 Aeschyl. A. 115-138, trad. a c. di Cantarella 1981; cf. Fraenkel ad loc.; cf. Kimmel 2008,

144 Re degli uccelli,

uno nero, un altro candido nel dorso, ai re delle navi apparvero presso la reggia nelle fulgide sedi

dalla parte del braccio che bandisce la lancia, pascendosi di una lepre

gravida di molta prole, fermata nell’ultima corsa.

Lugubre lugubre canto intona, ma il bene vinca. E l’eccellente vate dell’esercito, vedendo,

insegnò che i divoratori di lepri

sono i bellicosi Atridi diversi nell’indole,

capi dello stuolo. E così disse interpretando il prodigio: «Col tempo, questa spedizione prenderà la città di Priamo; e tutte le ricchezze del popolo

per l’innanzi copiose nelle torri la Moira distruggerà a violenza, solo che una qualche invidia divina non ottenebri, percuotendola prima, la morsa grande scesa in armi a Troia: per pietà è irata

Artemide casta

con gli alati cani del padre,

che prima del parto, insieme con i feti, sacrificarono la misera timida preda. Ella aborre il banchetto delle aquile»

Lugubre lugubre canto intona, ma il bene vinca.

Per quanto riguarda il legame con la tartaruga, non sarà necessario ricordare il valore simbolico che questo animale riveste in ambito poetico. Secondo una tradizione che risale all’inno omerico ad Hermes (vv. 24-61) il guscio della tartaruga viene infatti utilizzato nella costruzione della lyra; esso ha peraltro una funzione di primaria importanza, in quanto

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costituisce la cassa di risonanza dello strumento. Nell’Inno omerico ad

Hermes si dice che la prima lyra viene realizzata dal giovanissimo dio

messaggero con il guscio di una tartaruga trovata sulla soglia dell’antro, nel quale era nato poche ore prima:

ἔνθα χέλυν εὑρὼν ἐκτήσατο μυρίον ὄλβον· Ἑρμῆς τοι πρώτιστα χέλυν τεκτήνατ’ ἀοιδόν,… ἦ γὰρ ἐπηλυσίης πολυπήμονος ἔσσεαι ἔχμα ζώουσ’· ἢν δὲ θάνῃς τότε κεν μάλα καλὸν ἀείδοις Ὣς ἄρ’ ἔφη· καὶ χερσὶν ἅμ’ ἀμφοτέρῃσιν ἀείρας ἂψ εἴσω κίε δῶμα, φέρων ἐρατεινὸν ἄθυρμα. 40 ἔνθ’ ἀναπιλήσας γλυφάνῳ πολιοῖο σιδήρου αἰῶν’ ἐξετόρησεν ὀρεσκῴοιο χελώνης. ὡς δ’ ὁπότ’ ὠκὺ νόημα διὰ στέρνοιο περήσῃ ἀνέρος ὅν τε θαμιναὶ ἐπιστρωφῶσι μέριμναι, ἢ ὅτε δινηθῶσιν ἀπ’ ὀφθαλμῶν ἀμαρυγαί, 45 ὣς ἅμ’ ἔπος τε καὶ ἔργον ἐμήδετο κύδιμος Ἑρμῆς. πῆξε δ’ ἄρ’ ἐν μέτροισι ταμὼν δόνακας καλάμοιο πειρήνας διὰ νῶτα, διὰ ῥινοῖο χελώνης. ἀμφὶ δὲ δέρμα τάνυσσε βοὸς πραπίδεσσιν ἑῇσι, καὶ πήχεις ἐνέθηκ’, ἐπὶ δὲ ζυγὸν ἤραρεν ἀμφοῖν, 50 ἑπτὰ δὲ συμφώνους ὀΐων ἐτανύσσατο χορδάς349.

Là fuori trovò una tartaruga, e ne trasse gioia infinita:

in verità, Ermes fu il primo che creò una tartaruga canora. […] «Tu certo sarai per me una difesa contro il sortilegio funesto, da viva; e se poi tu morissi, allora sapresti cantare a meraviglia». Così disse, e, sollevatala a due mani,

subito si diresse dentro la casa, portando l’amabile giocattolo. Poi, spingendo con una lama di grigio ferro,

estrasse la polpa della tartaruga abitatrice di monti. Come quando un rapido pensiero attraversa l’animo di un uomo che travagliano numerosi affanni, o quando balena dagli occhi la luce dello sguardo, così il glorioso Ermes pensava insieme le parole e gli atti. Tagliati nella giusta misura steli di canna, li infisse

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nel guscio della tartaruga, perforandone il dorso.

Poi, con la sua accortezza, tese tutt’intorno una pelle di bue; fissò due bracci, li congiunse con una traversa,

e tese sette corde di minugia di pecora, in armonia fra loro350.

La presenza della tartaruga nel mito della nascita di Hermes ne fa un elemento archetipico: questo aspetto è tanto più evidente se si considera che la lyra verrà poi donata ad Apollo il quale ne farà uno dei suoi principali attributi. La simbologia primitiva che si nasconde dietro alla tartaruga rappresenta dunque il tragediografo stesso nella sua massima espressione artistica, mentre l’aquila costituisce il forte impegno nell’esaltazione della figura di Zeus. In entrambi i casi è sottolineato lo stretto rapporto che lega il poeta al mondo degli dei celesti.

Nella lettura fatta da Lefkowitz la morte di Eschilo, come anche quelle di Esiodo ed Omero, andrebbe considerata come una sorta di contrappasso: «As in the case of the other poets’ deaths, the setting of Aeschylus’ death has an inverse relation to his poetry: he is killed by a tortoise, the animal whose shell is used to make a lyre. Hesiod wrote the

Theogony in praise of Zeus (in whose sacred grove he died); Homer was

alleged to be the wisest of all Greeks»351.

Ancora una volta il resoconto della morte del poeta assume un valore eziologico, oltre che mitico, strettamente legato con la sua attività. L’eccezionalità della figura di Eschilo è questa volta controbilanciata dalla casualità dell’evento, oltre che dalla ormai consueta presenza di un oracolo ammonitore che ancora non sortisce l’effetto. Lo stravolgimento

350 Nell’Inno si fa riferimento alla tartaruga con termini diversi, impiegati come sinonimi,

(φόρμιξ v. 65; κίθαρις vv. 433, 475, 509, 499; χέλυν vv. 24, 25, 33, 153, 242; λύρη v. 418) ma si tratta di vocaboli che indicano vari strumenti musicali, sebbene tutti a corde: Rocchi 1989, p. 86-9, n. 5.

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dell’ordine si rivela nuovamente come caratteristica principale della vicenda: la stessa poesia per la quale aveva ottenuto tanto successo, simboleggiata dalla tartaruga, finisce per essere la causa diretta della morte di Eschilo; l’aquila dietro alla quale si cela la figura di Zeus, sembra configurare il dio come mandante del misfatto. Da non sottovalutare, inoltre, la funzione primaria attribuita agli animali che qui agiscono in modo diretto nel provocare la morte del poeta. È stato già citato rapidamente il ruolo dei delfini che riportano a riva le spoglie di Esiodo, gettate in mare dagli assassini. Nel caso di Eschilo la simbologia degli animali trova una sua esplicazione nell’opera del poeta stesso, posta probabilmente in relazione con un nucleo narrativo da essa indipendente: dall’analisi e dal confronto delle fonti or ora presentate sembra possibile affermare che il tema proprio della favola esopica abbia subito un adattamento nell’ambito dell’elaborazione del racconto mitico relativo alla morte del poeta352.