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Vir perelegantis ingenii et mollissima dulcedine carminum memorabilis, otii quietisque cupidissimus, ut tempore tanto viro, ita operis auctoritate proximus, qui vitavit ne in id quod Homerus incideret, patriamque et parentes testatus est, sed patria, quia multatus ab ea erat, contumeliosissime204.

Uomo dalla mente estremamente raffinata, rinomato per l’estrema dolcezza della sua poesia, molto amante della vita tranquilla e della quiete e vicino a quel grande autore (Omero), sia per l’epoca che per la qualità dell’opera. Lui che evitò di incorrere nello stesso errore che commise Omero e fornì informazioni riguardo la patria e i genitori, ma della patria parlò con grande disprezzo, dal momento che fu condannato.

Con queste parole Velleio Patercolo si riferisce al poeta di Ascra che, già nell’antichità, viene ricordato come colui che rompe la tradizione dell’anonimità caratteristica dell’epica eroica e che correda i suoi poemi con pochi, ma significativi presunti riferimenti autobiografici. I celeberrimi passi della Teogonia e delle Opere e giorni in cui Esiodo parla di se stesso ne fanno l’archetipo della figura dell’autore agli albori della tradizione letteraria occidentale, testimoniando un nuovo modo di porsi rispetto alla

narrazione e al pubblico205. Detto ciò e considerato che gli elementi interni

all’opera costituiscono, in ultima analisi, la principale fonte di informazioni impiegata per l’elaborazione dei testi biografici, si potrebbe pensare che il lavoro degli eruditi in questo caso non sia stato troppo

204 Vell. Pat. 1.7.1 = Hes. T7 Most.

205 Hes. Th. 1-34; Op. 27-41, 646-662; cf. Arrighetti 1975, pp. 17-20; Nagy 2009, pp. 272-78;

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complicato206. Soprattutto se confrontata con lo stato delle informazioni

reperibili su Omero, la situazione di Esiodo, in rapporto ai riferimenti contenuti nell’opera, si presenta sicuramente meno controversa e oscura; eppure, o forse proprio per questo, sulla vita del poeta di Ascra si è scritto molto meno. Esiodo, anche in virtù delle presunte informazioni autobiografiche, dà l’impressione di aver mantenuto, fino ad oggi, una figura dai contorni letterari più stabili e maggiormente inquadrabili nel

tempo e nello spazio, oltre che più “umani”, rispetto a Omero207.

Nonostante ciò non va tuttavia dimenticato che si sta sempre facendo riferimento al riflesso di un poeta appartenente al mondo dell’oralità, dove il materiale poetico si sviluppa e diffonde attraverso quella che

Nagy definisce «ongoing recomposition-in-performance»208. Ciò fa sì che i

contorni della figura dell’autore, o meglio, del cantore, sfumino necessariamente nella tradizione che si è originata attorno a quel nome: nello studio dei testi biografici su Esiodo, ma anche su Omero, per le caratteristiche della produzione poetica, va tenuto sempre in considerazione il fatto che lo sviluppo della tradizione biografica e il venire alla luce del corpus delle opere costituiscono un fenomeno unitario prolungatosi nel tempo. Come spiegava Grottanelli: «figura, tradizione “biografica” e corpus si formano nel corso di un lungo processo, e per via di critica, di discussione, di rielaborazione tardiva non meno che per via di

206 Vd. Arrighetti 1998, p. XV; Kivilo 2010, pp. 1-6; Lefkowitz 2012, p. 2.

207 Vd. Nagy 2009, pp. 271-72; secondo Konig il fatto che per gli antichi la figura di

Omero sia sempre stata avvolta dall’incertezza, a differenza di quella di Esiodo la cui umanità sembra essere più efficacemente dimostrata, motiverebbe l’impiego dell’aggettivo θεῖος in riferimento al primo e non al secondo: vd. Pind. I. 3.55; Philostrat.

Her. 43.5; Hermesian. fr. 7.28 Powell = Hes. T56 Most, cf. Konig 2010, pp. 132-33.

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mitopoiesi ”originaria” e di tradizioni o culti locali legati alla recitazione festiva della poesia»209.

Quanto ai resoconti sulla vita di Esiodo non è molto il materiale conservato: si tratta in primo luogo delle informazioni contenute nel

Certamen Homeri et Hesiodi, di una biografia riportata dal lessico Suda (X

secolo), mentre una terza compilazione è quella relativa agli scolii alle

Opere e giorni di Giovanni Tzetze (XII secolo)210. Quanto al Certamen non si

intende in questa sede prenderne in analisi il testo nella sua globalità con lo scopo di individuare il valore letterario di un confronto tra poesia omerica e poesia esiodea o di cogliervi possibili indizi di una realtà storica:

su questi argomenti molto è già stato detto211. Le restanti informazioni che

si possono leggere su Esiodo, eccetto quelle fornite dal poeta stesso, sono disseminate fra le righe di biografi, filosofi ed eruditi di varie epoche212.

Già una rapida lettura di queste testimonianze è sufficiente a constatare che spesso Esiodo viene citato in concomitanza con il nome di

209 Vd. Grottanelli 1992, p. 226; simile l’opinione di Nagy: «This is not to say that Hesiod is

a fiction: his personality, as it functions within his poetry, is just as traditional as the poetry itself, and he is no more a fiction than any other aspect of Hesiodic poetry», vd. Nagy 1990, p. 48; cf. Nagy 2009, p. 273; è inoltre degno di nota quanto osserva Ercolani in un recente articolo: «La ‘letterarietà’ di Esiodo, in termini secchi, è un assunto che va incontro a difficoltà di dimostrazione ben più gravi che non l’ipotesi di un Esiodo orale tradizionale», vd. anche Ercolani 2012, p. 240, n. 16.

210 Certamen 44-74, 205-249 Allen = §§ 2-6, 13-14 West; Suda s.v. Ἡσίοδος 583, II p. 592

Adler; Tzetz. Proll. Hes. Op. pp. 87-92 Colonna; come asserisce Nagy, in riferimento a questi testi non è del tutto appropriato servirsi del termine “biography” in quanto non è disponibile una documentazione che fornisca dati oggettivamente verificabili sulla vita del poeta. Se si volesse invece definire questi testi come “legends” sarebbe altresì fuorviante, dal momento che non ci si trova davanti a elementi considerabili frutto di pura invenzione. Nagy opta così per un più neutro “stories”: vd. Nagy 2009, p. 279. Pur trovandomi in larga parte d’accordo con questo punto di vista, quanto all’impiego del termine “biografia” nel presente studio, rimando al capitolo introduttivo.

211 Vd. West 1967; Pfeiffer 1970; Richardson 1981; Rosen 1997, pp. 470-2; West 2003, pp.

297-300; Clay 2004, pp. 74-6; Bassino 2013.

212 Sia per quanto riguarda i testi biografici che le altre testimonianze si fa qui riferimento

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Omero; questo aspetto vale inoltre per i testi che si propongono di presentare la cronologia e i natali di quest’ultimo. In questo caso, Esiodo sembra fungere come punto fermo di una tradizione orale che, relativamente al nome di Omero, è sempre stata offuscata dal mistero213.

Le fonti sono discordanti nello stabilire quale dei due poeti sia nato prima e sembra trattarsi di un argomento molto discusso già in tempi antichi: nella testimonianza di Diogene Laerzio, Eraclide Pontico avrebbe fatto di questo tema l’oggetto di un trattato, ma già Pausania preferiva non addentrarsi in una questione tanto dibattuta. Il Periegeta sostiene di essersi già dedicato all’argomento, ma di non averlo fatto volentieri per il

difficile carattere di coloro che si occupano di epica (Paus. 9.30.3)214. Come

osserva Konig è facile immaginare che una discussione sull’età e la cronologia dei due poeti nasconda in realtà una disputa su chi dei due detenga una maggiore autorità215. Questo aspetto è inoltre connesso alla

qualità del profilo genealogico, o meglio, al numero di personaggi autorevoli che si possono annoverare fra gli antenati del poeta. Ciò è particolarmente visibile nell’ambito delle genealogie omeriche, alcune delle quali comprendono anche Esiodo stesso, si legga ad esempio quanto riportato nel Certamen (44-53 Allen = § 14 West):

ἔνιοι μὲν οὖν αὐτὸν προγενέστερον Ἡσιόδου φασὶν εἶναι, τινὲς δὲ νεώτερον καὶ συγγενῆ. γενεαλογοῦσι δὲ οὕτως· Ἀπόλλωνός φασι καὶ Θοώσης τῆς Ποσειδῶνος γενέσθαι Λίνον, Λίνου δὲ Πίερον, Πιέρου δὲ καὶ νύμφης Μεθώνης Οἴαγρον, Οἰάγρου δὲ καὶ Καλλιόπης Ὀρφέα, Ὀρφέως δὲ Ὄρτην, τοῦ δὲ Ἁρμονίδην, τοῦ δὲ Φιλοτέρπην, τοῦ δὲ Εὔφημον, τοῦ δὲ Ἐπιφράδην, τοῦ δὲ Μελάνωπον, τούτου δὲ Δῖον καὶ Ἀπέλλαιον, Δίου δὲ καὶ Πυκιμήδης

213 Per quanto riguarda i passi delle Vite di Omero in cui si fa riferimento a Esiodo per la

cronologia: vd. Certamen 44-23 Allen = § 4 West; Plut. Vita Hom. 1, 8-19 Allen = § 2 West; Procl. Chrest. p. 101.1-5 Allen = § 4 West.

214 Cf. Diog. Laert. 5.87 = Heraclid. fr. 22 Wehrli, cf. ulteriori testimonianze contenute nel

volume di Most: Most 2006, pp. 163-173.

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τῆς Ἀπόλλωνος θυγατρὸς Ἡσίοδον καὶ Πέρσην· Πέρσου δὲ Μαίονα, Μαίονος δὲ θυγατρὸς καὶ Μέλητος τοῦ ποταμοῦ Ὅμηρον.

Alcuni dicono che era anteriore a Esiodo, altri che era più giovane e ad esso imparentato, questa è la genealogia che forniscono: dicono che da Apollo e da Toosa, figlia di Poseidone, nacque Lino, da Lino Piero, da Piero e dalla ninfa Metone ebbe origine Eagro, da Eagro e Calliope nacque Orfeo, da Orfeo Orte, da questo Armonide, da questo Filoterpe, da questo Eufemo, da questo ancora Epifrade, da questo Melanopo, da Melanopo nacquero quindi Dios e Apelle, da Dios e Picimede figlia di Apollo ebbero origine Esiodo e Perse, da Perse nacque Meone, dalla figlia di Meone e dal fiume Melete nacque Omero.

L’attitudine a individuare la comune discendenza dei due poeti da un antenato particolarmente autorevole come per esempio Orfeo o la musa Calliope può essere spiegata dalla condivisione di uno stesso genere poetico. Nel caso si volesse considerare la questione sotto una prospettiva omerocentrica, si potrebbe anche suggerire che l’elaborazione di questo legame di parentela fra Omero ed Esiodo abbia come effetto quello di favorire l’immagine di quest’ultimo, che nella tradizione rimane sempre un po’ in ombra216; questo aspetto non è tuttavia dimostrabile sulla base

del materiale in nostro possesso: sembra più prudente considerare questi richiami a partire dalla comunanza del genere e dell’epoca in cui

fioriscono le tradizioni che si collegano a questi due nomi217.

Secondo alcune ipotesi il fatto di individuare la contemporaneità di Omero ed Esiodo sarebbe sostanziata dal riconoscimento di un’affinità di fondo concernente la dizione epica: la poesia di Esiodo presenta un numero piuttosto limitato di innovazioni rispetto ai poemi omerici218. In

ultima istanza, questa tendenza potrebbe anche essere vista come

216 Vd. Lefkowitz 1981, pp. 5-6. 217 Vd. Konig 2010, p. 42.

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l’espressione dell’esigenza di fornire un contesto il più possibile congruente alla vicenda narrata nel Certamen: la tradizione dell’Agone tra i due poeti, che sicuramente circolava già a partire dal VI-V secolo a.C., avrebbe potuto esercitare una forte influenza sulle compilazioni successive, che avrebbero sentito la necessità di conformarvisi.