2. La banlieue parigina: due secoli di trasformazioni
2.4 Le attività economiche ed il mercato del lavoro
2.4.1 L’industria conquistatrice
Fino alla fine del XIX secolo, l’economia della banlieue è dominata dall’agricoltura e dalle produzioni orticole, di cui una grande parte necessaria all’approvvigionamento della capitale stessa. Qua e là si stanno a poco a poco impiantando le prime industrie manifatturiere di filatura e qualche industria chimica.
A partire dal 1880, l’aumento della popolazione è accompagnato dallo sviluppo industriale della regione parigina, soprattutto nelle periferie: è da questo momento, infatti, che le grandi imprese industriali vi si installano, in particolare nel XIII, XV e XIX arrondissement. Possiamo distinguervi tre periodi:
1870-1880: industrie tradizionali, declino dei settori ormai vecchi come l’industria tessile;
1880-1895: trasformazione e modernizzazione di alcune attività come la chimica; comparsa di metallurgia, della lavorazione dei metalli, della costruzione meccanica;
1890-1914: sviluppo della costruzione meccanica nel settore automobilistico, della costruzione elettrica (motori, telefoni), della chimica, della produzione di energia (industrie a gas, distillazione del petrolio, centrali termiche).
Quest’accelerazione concerne tutte le branche dell’industria pesante: metallurgia, chimica, ma anche falegnameria, alimentazione; l’industria automobilistica, che comparirà poco più avanti, si localizzerà ad ovest. Le installazioni necessarie alla vita della capitale sono posizionate ai limiti della città, negli arrondissement periferici o nella banlieue. Vi sono settori di Saint-Denis, Saint-Ouen, Ivry-Vitry
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e Issy-les-Moulineaux che accolgono le attività più pericolose, rumorose, inquinanti, che rigettano i vapori acidi dei metalli nell’aria o ne versano rifiuti liquidi direttamente nei fiumi. Si pensi che già nel 1895 sono registrati nel Dipartimento della Seine più di 7 300 stabilimenti industriali164.
In un solo secolo (1801-1911) la popolazione dei comuni limitrofi a Parigi è moltiplicata di 15 o 20 volte, con un ritmo particolarmente elevato a partire dal 1880. Si deve quindi costruire per accogliere i provinciali in arrivo, realizzando abitazioni a uno o due piani in prossimità della capitale, e case individuali poco più lontane.
È in un atelier situato nel giardino di casa, che i fratelli Renault costruiscono, alla fine del 1800, la loro prima automobile. Pochi anni dopo, nel 1900, l’impresa De Dion-Bouton con sede a Puteaux si rivela essere la prima casa automobilistica a livello mondiale165. La produzione francese di autovetture, di cui un terzo è destinato all’esportazione166, posiziona il Paese ai vertici mondiali in quell’anno. I primi clienti sono aristocratici internazionali che possono permettersi i costi elevati di questo bene di lusso, dal momento che i mezzi vengono prodotti all’unità167. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, Renault e Peugeot si distaccano nettamente dalla concorrenza. Come per l’automobile, anche la produzione di aerei si avvia nell’ovest parigino, dove vi è una maggiore disponibilità di terreno utilizzabile: i costruttori creano così nuovi spazi, dal momento che l’area intorno Issy-les-Moulineaux si sta rivelando ora di dimensioni troppo ridotte.
L’entrata in guerra provoca inizialmente un arresto nella crescita ma, a partire dal 1916, l’attività riprende nella banlieue con rinnovata intensità. Le industrie automobilistica, chimica, aeronautica, le costruzioni meccaniche ed elettriche, lavorano per la difesa nazionale, rendendo la Francia il più importante produttore d’armi degli alleati168. È dunque la guerra che afferma in modo definitivo la forza
164 Soulignac F., La banlieue parisienne… op. cit.
165 National Motor Museum, 1900 De Dion-Bouton Type E Vis-a-Vis
(http://motor.history.sa.gov.au/collections/veteran-vehicles/1900-de-dion-bouton-type-e-vis-vis)
166 Chambre des syndicale de l’automobile
167 La produzione in serie comincerà nel 1908 negli Stati Uniti, con la produzione della Ford
Modello T. La catena di montaggio verrà inserita nel 1913.
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economica della regione parigina e ne fa la prima regione industriale a livello nazionale. A questo importante traguardo contribuiscono differenti fattori, tra cui l’abbandono della capitale a beneficio della banlieue. Nel centro urbano infatti i costi fondiari ed i regolamenti sugli edifici insalubri e sulle attività pericolose limitavano l’estensione delle industrie. Questa espansione si protrarrà anche dopo la guerra, orientandosi verso la ricostruzione e la produzione in serie di beni di consumo correnti, sia per le imprese che per i privati.
2.4.2 Tra le due guerre
Fino alla crisi del 1930, la crescita industriale della regione prosegue a ritmo sostenuto, benché inferiore a quello degli anni 1880-1914. Uno dei fenomeni che segnano questo periodo, e che caratterizzano fortemente la vita nella banlieue è, senza dubbio, la dissociazione tra l’abitato ed il luogo di lavoro: le migrazioni giornaliere non cessano di aumentare, tanto da essere quintuplicate in 30 anni. La crisi economica del 1931 affetta duramente la banlieue industriale, come attestano di diversi indicatori, con un tasso di disoccupazione intorno al 15-16% della popolazione attiva, ovvero 200 000 persone circa. Il decennio seguente è segnato da una stagnazione economica che toccherà numerosi settori, in particolare l’edile, con una diminuzione sensibile della costruzione delle abitazioni169.
2.4.3 Le trasformazioni dell’apparato produttivo (1945-1990)
Nel corso di questi 45 anni, si oppongono nettamente due fasi. La prima, che dura fino agli anni 1973-1975, è una fase ascensionale di forte crescita economica ed è proprio per rendere conto di questo forte dinamismo economico che è stata forgiata l’espressione Trente Glorieuses. All’inizio della guerra l’apparato produttivo regionale è ancora concentrato nell’agglomerato urbano centrale: su 2 923 ettari occupati dalle industrie, il 92% è localizzato nella vicina periferia, di cui la metà nel Dipartimento della Seine-Saint-Denis. Nel complesso, il numero di stabilimenti aumenta del 40% in 8 anni nei settori automobilistico, elettronico e
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plastico. Negli anni settanta, Parigi non concentra che il 40% degli impieghi, contro il 56% del 1954. Questo movimento va a favore della grande couronne che raggruppa, ora, quasi un quarto del lavoro regionale (24%), mentre la petite
couronne rimane stabile al 35%. La desertificazione industriale si è tradotta in
un’offerta di terreno, a varia vocazione, dalle zone più industriali fino a quelle in cui domina il settore della ricerca, situate principalmente nella periferia di mezzo e nelle nuove cittadine.