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Un problema sociale sottovalutato (1860-1914)

2. La banlieue parigina: due secoli di trasformazioni

2.3 Le soluzioni abitative

2.3.1 Un problema sociale sottovalutato (1860-1914)

A partire dalla metà del XIX secolo, giungono nella banlieue persone provenienti da tutti gli strati sociali della popolazione: la corrente migratoria che spiega la sua crescita si rivela socialmente molto composita. La scelta di trasferirsi a vivere nella periferia tocca innanzitutto le classi più agiate, dal momento che proprio ad esse sono indirizzate le lottizzazioni che si sviluppano in queste aree. È il caso, ad esempio, di Maisons-Laffitte nel nord-ovest parigino, dove sorge uno dei più

150 + 1,0% annuo in Seine-et-Marne, contro il + 0,5% in Seine-Saint-Denis. 151 6% a livello nazionale

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antichi pavillons, seguito vent’anni più tardi da quello di Vésinet. Il desiderio di approfittare di maggiore spazio abitativo e più spazi verdi, lontano dalla vita caotica della metropoli, viene considerevolmente facilitato dallo sviluppo della ferrovia. I siti considerati tali erano, alcuni, relativamente distanti dal centro di Parigi, una ventina di chilometri circa; altri, più vicini, ma situati in luoghi ancora preservati, come le rive della Senna o della Marna, come Saint-Cloud o Saint- Maur.

La banlieue è dunque una sorta di caleidoscopio sociale, in cui si alternano quartieri residenziali e borghesi ad aree in via d’industrializzazione e abitate dai ceti operai. Senza dimenticare i luoghi di villeggiatura e di piacere, ancora numerosi in questo periodo, come era stata Argenteuil per gli Impressionisti152. Non vi è ancora in quel periodo, com’è invece oggi, una ripartizione spaziale netta nelle banlieue, ma l’alternanza ad est e ad ovest di comuni borghesi e comuni popolari. Col tempo, anche se alcune località cercheranno di preservare il loro carattere privilegiato, la maggior parte di esse sarà completamente sommersa dallo sviluppo industriale e dalla costruzioni di alloggi operai.

La segregazione sociale nella capitale, cominciata già nel XVIII secolo, prende piede nel corso del XIX secolo soprattutto con le grandi opere di Haussmann. Si stima che circa i due terzi dei parigini vivessero in condizioni di insalubrità e di sovrappopolamento: un’inchiesta del 1866 mostra infatti che il 40% delle famiglie formate da tre componenti viveva in monolocali, senza alcun comfort. Di fronte all’insostenibile aggravarsi delle condizioni di vita dei cittadini, diventa impossibile per le classi proletarie restare a Parigi153. Se il popolamento operaio delle banlieue è inizialmente ad opera di immigrati provinciali, soprattutto dal nord e dalla Bretagna, non si deve dimenticare l’apporto dato dai parigini autoctoni. Bisognerà attendere circa cinquant’anni in Francia, e a Parigi in particolar modo, per una presa di coscienza che sfoci nella costruzione di alloggi a carattere sociale. A partire dalla rivoluzione del 1848, si hanno i primi progetti di abitazioni

152 Claude Monet vi soggiornò nel periodo 1871-1878, oltre ad Alfred Sisley, Edouard Manet,

Gustave Caillebotte, Pissarro e Van Gogh. Georges Braque vi nacque nel 1882.

153 Guerrand H.R. e Canfora-Argandoña, La répartition de la population, les conditions de

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collettive nel centro urbano, le quali dispongono di alcuni servizi in comune tra tutti gli ospiti della struttura. Su questo modello viene realizzata la Cité Napoléon, nel IX arrondissement154: costruita intorno ad una corte-giardino, essa offriva 86 alloggi ripartiti su tre piani; vi erano inoltre nelle vicinanze servizi di lavanderia, una scuola materna ed una primaria e un medico gratuito. Se da un lato, quindi, questo luogo poteva avere un ruolo non solo abitativo, ma anche morale e di aggregazione per i suoi residenti, dall’altro non mancavano certo le restrizioni: un unico accesso, un guardiano e la chiusura dei cancelli alle ore 22, oltre a sistemi di sorveglianza che si aggiungevano a quelli cui si era già sottoposti all’interno dei luoghi di lavoro.

Dopo la crisi che aveva colpito tutti i paesi industrializzati tra 1880 e 1882, l’economia riparte grazie ad un’accelerazione demografica proprio nelle banlieue ed una ripresa nel settore immobiliare. La natura stessa del proletariato si trova ora ad essere in una fase di cambiamento: con la costituzione nel 1866 a Londra dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, prende piede l’idea di organizzarsi in gruppi compatti. Nel 1881 cominciano a costituirsi dei comitati rivoluzionari sotto la guida degli anarchici: tra questi, “La Ligue des Antiproprios”, chiama alla resistenza gli operai contro i loro proprietari industriali. Durante questo periodo di agitazione sociale si comprende che è necessario agire al più presto. Così nel 1889 viene creata la Société des abitations à Bon Marché (HBM)155 e, nel 1894, viene votata una legge nota col nome di “Loi Siegfried”156 che dà la possibilità ai lavoratori di diventare proprietari, e definisce il ruolo dello Stato all’interno delle politiche sulle abitazioni sociali157. Sfortunatamente, i risultati non si riveleranno all’altezza delle aspettative: nel 1902 vi sono 109 HBM in Francia, mentre in Germania ve ne sono già 500158. Dalla Legge Strauss del

154 Per maggiori approfondimenti si veda l’opera di Bruant Catherine, La Cité Napoléon. Une

expérience controversée de logements ouvriers à Paris, Versailles, LéaV, 2011

155 Per approfondimenti, si veda il testo Delaunay Dominique, Trouville. Maisons et cités-jardins

1919-1995, Parigi, Norma, 1995

156 Legge del 30/11/1894 relativa alle abitazioni a buon mercato (HBM). È chiamata Loi Sigfried

dal nome del suo promotore, Jules Sigfried (1837-1922).

157 In merito alla legislazione sugli alloggi e le abitazioni, si veda il sito governativo francese

(http://www.cnle.gouv.fr/Dates-cles-de-1894-a-1982.html)

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1906, i comuni ed i dipartimenti sono autorizzati ad utilizzare le proprie risorse in prestiti, obbligazioni e azioni che vengono offerte alle HBM, le quali diventano obbligatorie in tutti i dipartimenti. Nel dicembre 1912, ai termini di una convenzione tra lo Stato e la città di Parigi, la proprietà dei terreni di fortificazione è ceduta alla città stessa che, nel 1924, ne comincia la demolizione per lasciare spazio alla costruzione di nuovi alloggi. Si decide di stipulare un programma che preveda la realizzazione di 20 000 abitazioni nel 1930, destinate per la maggior parte ad assicurare il reinserimento degli affittuari espropriati, in vista delle operazioni di rinnovamento. Tra il 1914 ed il 1948 gli affitti a Parigi aumentano, così come i costi per la costruzione di nuove abitazioni. Questo porta ad un arresto nell’industria edile che si protrarrà per circa quindici anni, mentre la popolazione più povera è costretta a vivere in ambienti vecchi e privi di comfort, o a coabitare con altre famiglie per condividere le spese.