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2. La banlieue parigina: due secoli di trasformazioni

2.1 La struttura all’interno dell’organismo urbano

2.1.2 Ripartizione sociale

La realtà urbana parigina ignora i limiti amministrativi della città, e per questo motivo è stato necessario mettere a punto delle nuove strutture per comprenderne l’evoluzione. È questo ciò a cui si sono dedicati un buon numero di statisti dall’inizio del secolo scorso. Senza entrare nel dettaglio, si citi il lavoro Bénard

127 Per approfondire l’argomento, si veda la Legge n. 72-619 del 5/7/1972 sulla creazione ed

organizzazione delle regioni in

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Jean del 1952 che funge da esempio nello studio di questa materia: egli ideò infatti le distinzioni ufficializzate più tardi dall’INSEE, in particolare tra agglomerazione densa da un lato, corrispondente a Parigi e alla sua petite couronne128, e agglomerazione più ampia dall’altro, che comprende le sue zone limitrofe129. Questa suddivisione serve a supporto di numerose informazioni statistiche, divenute degne di nota a partire dal 1962. Da questo momento infatti, un’unità urbana è definita come un “insieme abitativo tale che ciascuna dimora non sia separata dalla più vicina per più di 200 metri, e che comprenda almeno 2000 abitanti”130. Questo taglio, infine, fondato sul criterio predominante della continuità dell’edificato, permette di rispondere ad un certo numero di questioni riguardanti l’analisi del tessuto urbano. Da qui, nel 1980, il già citato Institut d’Aménagement et d’Urbanisme de la Région d’Île-de-France (IAURIF) propone una nuova suddivisone in cui tre nuovi criteri morfologici – la densità, l’importanza delle reti e dei progetti – venivano ad aggiungersi a quelli dell’INSEE. Ne sono così risultate otto zone principali, che posso a loro volta essere suddivise in trentatré settori, e così via. Esistono numerose altre suddivisioni possibili, in funzione dell’obiettivo che ci si prefigge di analizzare131. L’agglomerazione parigina si presentava nel 1990 come un territorio che ricopre un quinto del territorio regionale e raccoglie i tre quarti dei suoi abitanti. In questo quadro, la banlieue occupa il 95% della superficie totale e ospita il 77% della popolazione132. Tra il 1857 ed il 1990, l’area metropolitana di Parigi non ha smesso di avanzare e di allargare il proprio perimetro, fino ad inglobare oggi un totale di 1 798 comuni133.

L’estensione dell’edificato spazia oggi in tutte le direzioni, con una pressione più netta nella direzione nord-ovest. Ogni nucleo urbano isolato, guadagnando terreno

128Corrispondente oggi ai tre dipartimenti limitrofi di Hauts-de-Seine, Seine-Saint-Denis e Val-

de-Marne.

129 Bénard J., “Méthodes et résultats d'une étude perspective des besoins de la population

française”, in Persée, vol. 7, n. 4, 1957, pp. 701-720

130 INSEE, Unité urbaine (http://www.insee.fr/fr/methodes/default.asp?page=definitions/unite-

urbaine.htm)

131 Soulignac F., La banlieue parisienne… op. cit. 132 Soulignac F., La banlieue parisienne… op. cit. 133 INSEE, 2010

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intorno a sé, aveva la tendenza ad ispessirsi. Circa un secolo più tardi, l’agglomerazione oltrepassa largamente la petite couronne e preme lungo le vie di comunicazione terrestri e fluviali. Parallelamente a questa spinta inesorabile, i vuoti presenti tra le diverse località e all’interno delle stesse scompaiono progressivamente. L’occupazione del suolo, inizialmente molto allentata, ha fatto spazio a poco a poco, sotto l’effetto congiunto dell’eliminazione dei terreni non utilizzati e la realizzazione di costruzioni, ad un addensamento più forte, che si accentua a mano a mano che ci si avvicina al centro urbano di Parigi. Infine, il processo evolutivo dell’edificato si può distinguere in tre fasi e, nello specifico, la sua realizzazione vera e propria, l’addensamento del suo spazio, e la trasformazione del suo contenuto. Riguardo questa crescita urbana ed economica, possiamo distinguere tre grandi periodi che si differenziano tra loro tanto per il ritmo quanto per il contenuto: il primo va dal 1850 al 1914-1918; il secondo dal 1920 al 1945 ed il terzo comincia nel 1950. Il primo periodo corrisponde ad uno sviluppo molto sostenuto della banlieue, demografico ed industriale, soprattutto fino al 1875. Attorno al 1880 e in tutti i Paesi industrializzati si verifica una crisi, seguita poco dopo da una ripresa che prosegue fino agli anni 1930.

La recessione che comincia proprio da questo momento, ingloba la Seconda Guerra Mondiale: gli anni successivi sono consacrati alla ricostruzione e al nuovo inizio dell’apparato produttivo, prima di giungere ai floridi Trente Glorieuses134, caratterizzati da un cammino forzato alla crescita economica. Il bisogno massiccio di manodopera non può trovare soluzione all’interno dello spazio nazionale, e si è quindi costretti a ricorrere all’immigrazione straniera. La spinta urbana che in questo momento accompagna lo sviluppo economico non è meno forte, quasi da sfociare in una moltiplicazione della superficie delle banlieue. Ciò che è nuovo ora è l’effettiva limitazione di questa crescita, a causa di una pianificazione che, fino ad allora, era rimasta al livello di progetti e riflessioni, ma senza aver attuato nulla

134 1945-1975: Periodo di forte crescita economica nella maggior parte dei paesi sviluppati, per

lo più membri della Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Il lasso di tempo è in realtà più breve, poiché la crescita diventa sensibile a partire dal 1950, e si possono sono percepiti i primi segnali di crisi ancora prima dello choc petrolifero del 1973. Per approfondire l’argomento, si veda Fourastié J., Les Trente Glorieuses ou la révolution invisible, Parigi, Fayard, 1979

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di concreto. Per quanto riguarda il periodo più contemporaneo, infine, esso appare segnato da un rallentamento economico a partire dal 1975, fino ad una ripresa intorno al 1986-1990. La banlieue stessa ha subito una flessione verso il basso della sua estensione, costituendosi nella sua forma moderna intorno al 1950, in dipendenza reciproca con Parigi e giocando un ruolo servile nel quale dimostra però una certa autonomia135.