Il percorso verso Autostrade S.p.A.
3.2 Le Autostrade dell’Iri diventano “Private”
Prima di passare all’analisi del caso MLBO di Autostrade S.p.A. è essenziale far luce su quelle che sono state le vicende che hanno preceduto la formazione dell’azienda. Protagonist del settore sono state le privatizzazioni che hanno caratterizzato il nostro paese negli anni 90. Un ruolo fondamentale subito dopo il periodo post-bellico fu affidato all’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) instituito nel 1933 come ente pubblico per riorganizzare l’Italia dal punto di vista finanziario dopo la grave crisi che colpì il mondo occidentale. L’Istituto aveva inizialmente carattere transitorio ed era considerato come una soluzione temporanea per far fronte a vicende finanziarie considerate eccezionali.
Venne articolato in due organismi a funzionamento autonomo: il primo era la sezione smobilizzi, che aveva la funzione di gestire le partecipazioni industriali che provenivano dall’insieme delle attività finanziarie. Il secondo era la sezione finanziamenti con la funzione di provvedere alle risorse finanziarie per le imprese che non avessero potuto fino ad allora utilizzare l’indebitamento bancario. Negli anni a seguire fu trasformato da ente provvisorio a struttura permanente di gestione di partecipazioni industriali, assumendo i connotati di una vera e propria holding le cui aziende controllate non potevano più essere affidate a privati imprenditori. All’interno di questa Holding le imprese furono raggruppate in due sezioni: la sezione bancaria, grazie alla quale fu garantita stabilità a chi aveva il controllo del capitale azionario, e la sezione industriale, formata dalle partecipazioni di controllo delle aziende trasferite dalle banche. Facevano
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parte dell’IRI le finanziarie di settore come la Stet, Finmare, Finsider, Finmeccanica, Finelettrica. L’IRI era controllata al 100% dal Tesoro, subì le prime trasformazioni nel dopoguerra, quando il futuro dell’Istituto fu messo in dubbio poiché era stato un organo del regime fascista, tuttavia gli organi di politica economica, quali la Commissione di Controllo e la Commissione Economica dell’Assemblea Costituente, rilevarono che l’IRI rispondeva ad un’esigenza strutturale del Paese ed era fondamentale per la ricostruzione dopo la guerra. L’IRI nel ventennio tra gli anni ‘50 e ‘70 svolse un ruolo centrale nello sviluppo economico Italiano, rispondendo all’esigenza dello Stato di sviluppare il meridione mediante l’incremento occupazionale.
Tra gli investimenti voluti dallo stato e attuati attraverso l’azione dell’IRI troviamo in quegli anni l’interessante espansione del settore autostradale, che fu protagonista con lo sviluppo dell’Autostrada del Sole, che diede un grande impulso al settore dei trasporti. Subito dopo iniziarono le prime difficoltà per il gruppo IRI a causa di una crisi per l’instabilità dei cambi, l’aumento esponenziale del prezzo del petrolio, l’aumento del costo della manodopera e dell’inflazione che sconvolse l’economia.
A questi problemi si sommarono il tracollo della bilancia dei pagamenti71 e della finanza pubblica, che causarono un problema al sistema delle partecipazioni statali. Dal 1971 i risultati dell’IRI diventarono negativi a causa dell’incapacità dell’Istituto di reperire capitali adeguati agli investimenti. L’ammontare degli investimenti era infatti proporzionato alla fiducia in un mantenimento o espansione delle attività.
Negli anni Cinquanta e Sessanta gli investimenti e l’occupazione della Holding crebbero in modo significativo ed è interessante notare come proprio negli anni Settanta gli investimenti incrementarono dell’80% mentre il livello di occupazione raggiunse le 500 mila persone con un incremento pari all’80% rispetto al decennio precedente. I debiti dell’istituto aumentarono in modo significativo nella seconda metà degli anni Settanta ed iniziarono alcuni progetti per risollevare le sorti dell’Istituto tanto che iniziò da parte dei governi un ripensamento sul ruolo del pubblico in Italia.
Relativamente al settore autostradale per qualificare la società Autostrade-Concessioni e Costruzioni (ACC72), soggetto protagonista fino ad allora, come società a prevalente partecipazione pubblica, l’IRI doveva detenere almeno il 51% del suo capitale e così fu,
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La bilancia dei pagamenti è uno schema statistico che registra le transazioni economiche realizzatesi, in
un determinato periodo di tempo, tra residenti e non residenti in un’economia. Sono definite tali le relazioni di tipo economico che determinano il cambiamento di proprietà di un bene o di un’attività finanziaria, l’erogazione di un servizio e l’utilizzo dei fattori lavoro e capitale (redditi).
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dato che ne deteneva ben l’87%. L'attività della società prosegue nel tempo portando alla costituzione nel 1982 del gruppo Autostrade attraverso l’aggregazione di altre società concessionarie autostradali. Nel 1987 Autostrade-Concessioni e Costruzioni viene quotata presso Borsa Italiana S.p.A, mentre nei primi anni del 1990 partecipò ai primi progetti da attuare all’estero, come la costruzione dell’autostrada a pedaggio nel Regno Unito, che entrerà in esercizio nel 2003, e la realizzazione della prima autostrada a pedaggio finanziata con risorse private negli Stati Uniti.
Il 1992 fu l’anno di svolta per l’holding IRI poiché fu trasformato da Ente pubblico economico in S.p.A.; si aprì allora un periodo che può considerarsi ad “evidente ispirazione liberista”, caratterizzato da interventi sul mercato del lavoro volti ad introdurre più flessibilità per l’introduzione di vincoli all’espansione sanitaria e previdenziale, in modo da preparare l’avvio del processo di privatizzazione delle imprese pubbliche. Furono varate inoltre delle politiche di stabilizzazione in seguito alla crisi valutaria del 1992. Tra queste, il ridimensionamento dei conferimenti pubblici alle partecipazioni statali che diede impulso al processo di privatizzazione.
La dismissione delle partecipazioni è riconducibile anche al fatto che negli anni Novanta l’Italia doveva impegnarsi a rimettere i conti a posto seguendo i criteri di Maastricht, per cui fu un periodo di ripensamento sul ruolo del pubblico in Italia e si concretizzò l’idea di un processo di dismissione delle partecipazioni dell’IRI. La situazione finanziaria della holding nel 1992 presentava debiti finanziari per 82.000 miliardi di lire, aumentati rispetto al decennio precedente di quasi il 20%.
Prima della decisione da parte dello stato di attuare un processo di privatizzazione l’obiettivo principale non era quello di massimizzare gli utili il più possibile quanto quello di garantire l’occupazione e di stimolare lo sviluppo delle aree svantaggiate come il meridione. Si può quindi affermare che si perseguivano anche finalità di carattere sociale oltre a quelle imprenditoriali. Il caso della privatizzazione autostradale, permette di analizzare il processo di privatizzazione di un settore in cui la natura di monopolio naturale è del tutto dominante, non risultando in linea generale opportuna, dal punto di vista economico, la duplicazione degli investimenti infrastrutturali nella stessa area geografica (immaginiamo la presenza di una doppia rete autostradale all’interno del territorio nazionale).
“L’Italia ha applicato per prima, negli anni ’20, l’istituto per lo sviluppo delle autostrade privatizzando per prima la maggiore concessionaria di stato”.
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Autostrade, dal momento che in Italia le privatizzazioni avevano l’obiettivo di risanare la finanza dell’Istituto ed entrare nell’unione monetaria europea, risolvendo l’insostenibilità del debito pubblico Italiano.
Un altro dei punti fondamentali di questo processo di privatizzazione, che vede coinvolta la rete autostradale ma anche gran parte delle public utilities è la regolamentazione del settore. I cambiamenti attuati furono caratterizzati in particolare dall’introduzione della Delibera CIPE, attraverso la quale entrò in vigore il meccanismo di regolazione del price cap73 per mezzo del quale garantire maggior efficienza e
produttività. Le maggiori critiche di questa privatizzazione si riferiscono alla mancanza di un’autorità indipendente di regolazione, che ha rappresentato uno dei principali problemi nel passaggio dal pubblico al privato.