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Le caratteristiche degli investimenti a impatto sociale

3. La finanza sociale

3.5 Gli investimenti a impatto sociale

3.5.1 Le caratteristiche degli investimenti a impatto sociale

Come si è detto all’inizio di questo capitolo, l’ambito della finanza socialmente orientata non ha confini netti e univoci, sia per la diversità delle forme attraverso cui si esprime l’economia sociale nei diversi contesti nazionali, sia per la relativa novità di molti degli strumenti e degli attori che popolano tale settore. Allo scopo di classificare una transazione come “investimento a impatto sociale” o meno, può essere utile riferirsi al procedimento proposto dalla Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico nel paper “Social Impact Investment – Building the evidence base” (Wilson, Silva, Richardson 2015). Nel documento, si individuano sette caratteristiche che consentono di discriminare tra finanza a impatto sociale e non; una transazione può essere considerata “investimento a impatto sociale” se e solo se i suoi attributi rientrano nei parametri previsti per ognuna delle sette caratteristiche. Va detto che i confini e la rilevanza assegnata ad ognuna delle caratteristiche possono essere adattati al contesto e alla prospettiva (per esempio, le scelte effettuate in tal senso nel caso di un paese avanzato saranno verosimilmente diverse rispetto a quelle di un paese in via di sviluppo). Mentre per alcune delle sette caratteristiche gli attributi sono quantificabili, per altre sono suddivisibili in gruppi omogenei e per altre ancora sono distinguibili in classi che possono essere ordinate per grado. Le caratteristiche individuate riguardano: i settori di intervento, il contesto in cui vivono i beneficiari, la tipologia dei beni o servizi, il fine dell’organizzazione finanziata, la misurabilità dell’impatto sociale, lo scopo dell’investitore, le aspettative di rendimento.

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:44

I settori di intervento sociale vanno da quelli tradizionalmente presidiati dalla filantropia, a quelli inequivocabilmente rientranti nella finanza a impatto sociale, ad ambiti più tradizionali in cui, in determinati contesti, gli investimenti possono però generare un forte impatto sociale. Nelle due zone di ambiguità (quelle a contatto con la filantropia e la finanza tradizionale), l’inclusione o meno nell’ambito dell’impact investing dipende dalle altre caratteristiche della transazione, tra cui la particolare branca in cui opera l’organizzazione a cui è destinato l’investimento e il luogo in cui avviene la fornitura del servizio (Wilson, Silva, Richardson 2015:46). La scelta sulle aree da

62 includere in un’ipotetica definizione di “investimento a impatto sociale” variano in base alla prospettiva dell’ente che la elabora; per citare due esempi, mentre la Social Impact Investment Task Force, creata nell’ambito del G7 e dunque delle economie più avanzate, si è concentrata prevalentemente su problematiche di natura sociale, un organismo attivo nei paesi in via di sviluppo avrebbe potuto assumere un punto di vista più esteso; un discorso analogo vale per il Global Impact Investing Network, costituito con lo scopo di indirizzare capitali privati al finanziamento di iniziative sociali, che ha dunque adottato una classificazione degli investimenti allineata con quella della finanza tradizionale (Wilson, Silva, Richardson 2015:46).

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:47

Come appena ricordato, nella definizione di investimento a impatto sociale possono rientrare anche investimenti rivolti a settori che non rientrino nei target “classici” della finanza ad impatto. Il criterio che determina tale inclusione è quello della prevenzione e del contrasto del rischio dell’esclusione sociale, in cui possono ricadere anche soggetti che non abbiano problemi di reddito o di ricchezza, ma che risultino esposti ad altri pericoli di natura socio-demografica (Wilson, Silva, Richardson 2015:48). Un esempio è quello della fornitura di servizi finanziari alla popolazione residente in aree disagiate, in cui l’accesso al credito risulta spesso difficoltoso; dunque, questo tipo di attività, che in un contesto diverso farebbe parte della finanza tradizionale, nei paesi in via di sviluppo può invece rientrare a pieno titolo nella finanza ad impatto sociale.

63 Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:48

La classificazione dei beni o servizi finanziati dipende dal “degree of publicness”, ovvero dal fatto che le loro caratteristiche si avvicinino di più a quelle di un bene pubblico o di uno privato. L’individuazione dei beni su cui è possibile realizzare investimenti a impatto sociale si basa su due livelli di analisi: al primo livello, il criterio impiegato è quello dell’escludibilità. Mentre per i beni e servizi pubblici (non escludibili) risulta più efficace la fornitura da parte di un soggetto pubblico e per quelli privati (escludibili) è preferibile la competizione sul mercato, i beni e servizi che rientrano nella sfera di quelli finanziabili attraverso l’“impact investing” si collocano a metà, in quanto i non-destinatari non vengono esclusi completamente dai benefici, ma esistono delle barriere che comportano dei costi aggiuntivi a loro carico nel momento in cui vogliano accedere al bene/servizio7 (Wilson, Silva, Richardson 2015:49). Il secondo livello di selezione si basa su due parametri: l’impatto sociale generato e gli incrementi di efficienza.

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:50

È possibile parlare di impact investing quando l’impatto sociale è individuale ma il guadagno in efficienza riguarda l’intera collettività (si pensi al caso dell’abbassamento del tasso di recidiva dei carcerati) oppure quando l’“efficiency gain” riguarda singoli individui ma l’impatto sociale è

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È il caso di sottolineare ancora una volta come spesso la distinzione non sia marcata: esistono beni di natura ibrida per la cui fornitura sono auspicabili forme di collaborazione pubblico-privata

64 sistemico, come nel caso della riduzione dei prezzi per beni privati il cui consumo generi un impatto sociale positivo (un esempio è l’offerta di alloggi a canone calmierato a chi non rientri nei requisiti per le case popolari, ma si trovi comunque in una situazione economica di difficoltà) (Wilson, Silva, Richardson 2015:50). In questo secondo caso, è importante quantificare le esternalità positive generate, in modo da tenerne conto nella costruzione dello strumento della finanza ad impatto (come, per esempio, un social impact bond).

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:49

La quarta caratteristica è l’intento sociale dell’organizzazione finanziata, che può andare dalla generazione incidentale di effetti positivi al vincolo legale al rispetto di determinati obiettivi. Nell’ambito dello sviluppo di metriche per la valutazione dell’impatto, sono stati formulati diversi modelli di certificazione dell’imprese basati sull’impatto generato. Sebbene utili a fornire informazioni sulla natura dell’impegno sociale delle organizzazioni, le valutazioni offerte da tali sistemi non vengono effettuate in base a standard universalmente condivisi, ma si fondano su punti di vista e parametri diversi: un’organizzazione che rientra nell’ecosistema della finanza ad impatto sociale secondo un determinato metodo di giudizio, potrebbe invece restarne fuori adottando un sistema alternativo. Secondo la classificazione dell’OECD, affinché un investimento sia considerato “a impatto sociale”, non è sufficiente che l’ente beneficiario dichiari l’obiettivo sociale nella sua mission, ma deve dimostrare di impegnarsi a sufficienza nel perseguimento (per esempio, attraverso forme di rendicontazione obbligatoria nei confronti degli stakeholder, che attestino l’allineamento dei risultati conseguiti a quanto stabilito nello statuto) (Wilson, Silva, Richardson 2015:51). Il concetto di “intento” non va confuso con le azioni adottate dalle imprese per contenere le esternalità negative generate nello svolgimento dell’attività produttiva: in questo caso si parla di CSR (Corporate Social Responsibility) e non di impegno a realizzare un impatto sociale positivo.

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:51

La condizione per cui una transazione possa essere fatta rientrare nella finanza ad impatto sociale è l’avvenuta misurazione dell’impatto stesso. Della misurazione, di cui si tratterà in dettaglio nel capitolo successivo, si può intanto dire che può produrre un risultato di ordine qualitativo (una valutazione verbale dei miglioramenti conseguiti), quantitativo (per esempio, la presentazione di dati riguardanti il numero dei beneficiari dell’intervento, la cui domanda sarebbe altrimenti rimasta

65 inevasa) oppure consistente in una valutazione monetaria degli effetti di natura sociale dell’investimento (per esempio, il risparmio di spesa pubblica garantito dall’uscita dei soggetti trattati dallo stato di bisogno). Dal momento che l’impatto sociale positivo altro non è se non il miglioramento delle condizioni di vita di gruppi di individui o dell’intera collettività, è chiaro che la misurazione richiede il confronto con la situazione che si sarebbe avuta in mancanza dell’intervento finanziato. L’ideale sarebbe potersi riferire a un gruppo sociale analogo a quello trattato, ma escluso dai benefici dell’attività di natura sociale; ciò, oltre a porre dei problemi etici (in base a quali parametri scegliamo chi godrà dei benefici del progetto da chi invece ne sarà escluso?), non è sempre realizzabile e, quando invece lo è, risulta spesso costoso e richiede capacità specialistiche. Di solito, piuttosto che realizzare esperimenti di questo tipo, gli intermediari preferiscono affidarsi a un mix di informazioni qualitative e di indicatori quantitativi (Wilson, Silva, Richardson 2015:53). Va detto inoltre che la misurazione, essendo un processo elaborato e dispendioso, andrebbe effettuata solo nei casi in cui i costi siano proporzionati rispetto alla significatività delle decisioni che ne saranno influenzate.

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:52

Oltre all’intento sociale dell’organizzazione finanziata, va tenuto in considerazione anche quello dell’investitore. Infatti, a volte l’impatto sociale è raggiunto incidentalmente, senza che vi sia una volontà in tal senso alla base dell’investimento. Alcune forme contrattuali (per esempio, i social impact bond) richiedono formalmente l’intenzionalità di raggiungere determinati obiettivi di natura sociale.

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:54

L’ultima caratteristica da esaminare è l’aspettativa di rendimento. L’investimento a impatto sociale dovrebbe almeno prevedere la restituzione del capitale (altrimenti si tratterebbe di donazione) ma con un tasso inferiore a quello di mercato (la cui determinazione pone non pochi problemi). Può tuttavia capitare che un investimento impact ottenga una remunerazione superiore al riferimento di mercato: ciò che va osservato non è però il rendimento in sé, quanto l’aspettativa dell’investitore (Wilson, Silva, Richardson 2015:54). Se dunque la transazione è effettuata con l’obiettivo di ottenere un provento maggiore rispetto alla media di mercato, si esce dall’ambito della finanza ad impatto sociale. Nell’ipotesi di investimento in società, il limite alla distribuzione degli utili costituisce il parametro in base a cui verificare se l’operazione è riconducibile all’“impact investing” o meno. Non a caso, in Italia è sorto un dibattito sulla proposta, avanzata nel testo della

66 riforma del terzo settore del 2016, di consentire una limitata distribuzione degli utili all’impresa sociale.

Fonte: Wilson, Silva, Richardson 2015:55

Riassumendo tutte le caratteristiche elencate, l’OECD dà la seguente definizione di investimento a impatto sociale: «l’investimento a impatto sociale è una transazione tra un investitore e un’organizzazione che operi nell’ambito del sociale, occupandosi di soggetti in stato di bisogno. I beneficiari devono essere soggetti a rischio e i beni erogati devono avere caratteristiche sia dei beni privati che di quelli pubblici. Le transazioni sono spesso svolte attraverso intermediari. Le organizzazioni finanziate devono, come minimo, adottare nello statuto una clausola che imponga la svolgimento di attività di rendicontazione obbligatoria dell’andamento dell’attività sociale, così come una valutazione formale dell’impatto sociale generato. D’altro lato, l’investitore deve, come minimo, prevedere una clausola che imponga la rendicontazione obbligatoria per gli investimenti ad impatto sociale ed avere aspettative di rendimento maggiore o uguale a zero, ma non superiore al tasso di rendimento di mercato (anche se il rendimento effettivo potrebbe risultare più alto)» (Wilson, Silva, Richardson 2015:55).