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Le obbligazioni da un punto di vista matematico

Nel documento Le emissioni obbligazionarie bancarie (pagine 30-38)

Per potere comprendere appieno le obbligazioni è necessario avere una

certa familiarità con la matematica finanziaria e alcuni concetti ad essa collegati.

Possiamo dire che un utente non professionale può trovare molti dati necessari per

effettuare le sue valutazioni sui siti web o sulla stampa specializzata. Volendo

semplificare al massimo, possiamo affermare che i calcoli attinenti al mercato

finanziario si sintetizzano in alcuni punti basilari:

 capitalizzazione e sconto;  interesse maturato;  rendimenti correnti;  rendimenti alla scadenza;  spread.

Spesso si tende a sottovalutare anche alcuni principi ritenuti troppo

elementari, ma che sono la base della matematica finanziaria: uno di questi è

sicuramente l'interesse composto (addirittura Einstein lo reputava una delle più

grandi scoperte di sempre); «l’interesse viene detto composto quando, invece di

essere pagato o riscosso, è aggiunto al capitale iniziale che lo ha prodotto. Questo

comporta che alla maturazione degli interessi il montante (che è la somma del

capitale investito inizialmente e degli interessi maturati su di esso) verrà

riutilizzato come capitale iniziale per il periodo successivo.

L’interesse composto può essere:

 discontinuo annuo (quando il calcolo degli interessi da aggiungere al capitale avviene alla fine di ogni anno);

 discontinuo convertibile (quando gli interessi vengono calcolati e aggiunti periodicamente durante l’anno);

 continuo o matematico (quando gli interessi sono aggiunti al capitale in ogni istante, è un’applicazione della matematica finanziaria e serve solo nei calcoli più complicati, riguardanti strumenti finanziari come

opzioni e derivati) »20.

Da quanto detto si evince che il valore futuro di un dato investimento

realizzato tramite l'interesse composto, si basa sul capitale (l'importo investito o

dato in prestito), sul tasso di interesse e sulla scadenza (per semplicità limitiamoci

a considerare la durata dell'investimento in termini di anni).

Da un punto di vista algebrico possiamo esprimerlo come:

Valore futuro (VF) = C x (1+T)n

In cui C = capitale, T = tasso annuale di interesse espresso sotto forma di

numero decimale e n = la scadenza in numero di anni.

Per comprendere quanto detto, ipotizziamo che un conto corrente bancario

frutti il 5% di interessi, che saranno versati una volta all'anno in occasione

dell'anniversario del deposito iniziale. Su un deposito di € 10.000,00 l'importo

maturato dopo cinque anni sarà:

Valore Futuro (VF) = 10.000 x (1,05 alla quinta) ovvero 10.000 x 1,276

che corrisponde a € 12.760,00.

L'interesse composto è fondamentale perché è la base per misurare

l'effettivo rendimento di una obbligazione tra la data di acquisto da parte degli

investitori e la sua data di scadenza.

Specularmente alla capitalizzazione degli interessi, vi è lo sconto: per

potere comprenderlo pensiamo all'effetto dell'inflazione: ipotizziamo che vi sia

un'inflazione del 5% e vogliamo ottenere € 1.000,00 in un anno. Il problema è che

quando li otterremo, in realtà li otterremo solo nominalmente, ma nella realtà il

loro valore è di €950,00 poiché l'inflazione nel periodo intercorso riduce il potere

d'acquisto di tale somma del 5%, ovvero di € 50,00. In altre parole, il valore attuale (cioè odierno) dell'importo che si prevede di ricevere annualmente è stato

quindi "scontato" del 5%. Si può esprimere tale concetto nel modo seguente:

Valore Attuale (VA) = VF x (1-S)n

Alla luce di quanto detto consideriamo una obbligazione: abbiamo detto

che un investitore compra inizialmente una obbligazione e riceverà un flusso di

denaro (cedola) fino alla scadenza dell'obbligazione stessa. Alla scadenza riceve il

capitale nominale. A questo punto, se volessimo calcolare al momento

dell'acquisto la reale redditività di un'obbligazione (cioè il suo rendimento alla

scadenza) dovremmo considerare il tasso di sconto, ovvero «il flusso di denaro

stimato che si riceve nell'arco della durata di un'obbligazione, al prezzo pagato ed

alla cifra investita oggi.

Se, ad esempio, un investitore paga il 90% del valore nominale per una

obbligazione da € 10.000,00 con una cedola del 4% ed una scadenza a dieci anni, può aspettarsi che il rendimento effettivo sia maggiore della cedola nominale del

4%. Questo perché ci vorrebbe un tasso di sconto maggiore del 4% per far

pareggiare i flussi di pagamento della cedola dell'obbligazione, che sono basati sul

valore nominale, ed il rendimento del valore nominale di € 10.000,00

oggi per l'obbligazione. In altri termini, il rendimento effettivo di un'obbligazione

è una funzione basata sul prezzo pagato per l'obbligazione stessa (che quasi

sempre è diverso dal suo valore nominale o facciale), il tasso cedolare e il tempo

necessario per giungere alla scadenza»21.

Quanto detto ci porta a considerare i rendimenti come la base per valutare

se un'obbligazione è conveniente o è ad un prezzo troppo elevato; per altro tramite

i rendimenti si possono effettuare dei confronti tra obbligazioni dello stesso

emittente con diverse date di scadenza o obbligazioni di diversi emittenti con

scadenze similari. Semplificando quanto detto, possiamo considerare il

rendimento di un'obbligazione come il rapporto percentuale tra la cedola del bond

e il prezzo di mercato; pertanto se abbiamo un bond con scadenza ventennale e

una cedola del 6% che presenta un prezzo di mercato pari a 120, allora avremo un

rendimento semplice del 5% (6 x 100/120).

Quanto detto è noto come "rendimento semplice", ma non esaurisce

l'argomento, in quanto non ci porta a considerare gli "interessi sugli interessi"

nella redditività di un'obbligazione, ovvero del fatto che gli investitori possono

reinvestire quanto ricevuto in cedole per maturare interessi aggiuntivi.

Ma la mancanza più grande è che si ignora che il prezzo di acquisto di una

obbligazione ed il suo valore di rimborso non sempre coincidono, anzi quasi mai.

Pertanto, se torniamo al nostro esempio, se paghiamo 120 una

obbligazione e la portiamo a scadenza con un rimborso pari a 100, dovremo

inevitabilmente considerare anche la perdita di capitale (100-120). Quanto detto ci

21 AA. VV., "Strategie per gli investimenti in obbligazioni", consultabile al sito:

http://www.investinginbondseurope.org/pages/LearnAboutBonds.aspx?folder_id=392&LangType =1040

porta a dovere dedurre (per semplicità tralasciamo per un istante l'elemento

"interessi di interessi") circa l'1% annuo dal rendimento dell'obbligazione per

potere compensare la perdita quando verrà rimborsata l'obbligazione.

Un discorso analogo vale nel caso in cui una obbligazione sia stata

acquistata sotto la pari, ovvero ad un prezzo inferiore a quello di rimborso

nominale, ma in questo caso, alla scadenza si avrà una plusvalenza: ipotizziamo di

comprare a 90 una obbligazione che sarà rimborsata a 100; alla scadenza noi

verremo rimborsati di 100 il che significa che, oltre al rendimento delle cedole,

noi abbiamo guadagnato 10 in più (100-90, ovvero prezzo di rimborso meno il

prezzo di acquisto).

Volendo approssimare il rendimento alla scadenza, considerando i casi

sopra detti, basterà aggiungere o sottrarre la differenza tra il valore di rimborso e

il valore pagato, dividendo il risultato per il numero di anni che mancano

alla scadenza, in questo modo troviamo il "rendimento corrente corretto", la cui

formula è:

Rendimento Corrente Corretto (RCC) = RS + (100 - P)/S

In cui RS = il rendimento semplice o "corrente", P = il prezzo detto "corso

secco" e S = il numero di anni prima della scadenza.

Nell'esempio sopra, ciò si traduce in:

Rendimento Corrente Corretto (RCC) = 5 + (100-120)/20, che a sua volta

equivale a 5% + (-20)/20, o 5% - 1%, o 4%.

Se invece volessimo calcolare anche l'interesse sull'interesse, avremmo il

Rendimento alla Scadenza (RAS) = rendimento corrente + "interesse

sull'interesse" + plusvalenza o minusvalenza annua alla scadenza.

Una maniera alternativa di esprimere il RAS è con il Valore Attuale (VA)

facendo riferimento a quanto detto precedentemente in tema di sconto:

Valore attuale (VA) dei flussi di cassa dell'obbligazione, scontata del r% =

prezzo di mercato + interesse maturato in cui r% = rendimento alla scadenza.

Esplicitando quanto è stato detto fino ad ora, possiamo dire che il

rendimento alla scadenza è «il tasso di sconto uniforme al quale il valore attuale

del futuro flusso di cassa di un'obbligazione (ovvero il pagamento della relativa

cedola, l'interesse sui pagamenti della cedola ed il rimborso del valore nominale

dell'obbligazione) equivale al suo prezzo corrente compreso l'interesse

maturato»22. Per potere calcolare il RAS sono, quindi, necessari i seguenti

elementi:

 la cedola,

 la frequenza dei pagamenti della cedola,  il prezzo dell'obbligazione,

 la data di chiusura della contrattazione,  la data di scadenza dell'obbligazione  il valore di rimborso.

Con il rendimento alla scadenza, pertanto, abbiamo un valore che

comprende gli aspetti fondamentali di un'obbligazione e può essere utilizzato per

22 AA. VV., "Strategie per gli investimenti in obbligazioni", consultabile al sito:

http://www.investinginbondseurope.org/pages/LearnAboutBonds.aspx?folder_id=392&LangType =1040

confrontare qualsiasi obbligazione di qualsiasi emittente con quelle di qualsiasi

altro.

Da quanto detto discende una considerazione basilare: considerando che i

RAS contengono tutte le informazioni fondamentali per stabilire il valore di una

obbligazione, qualora fossimo in presenza di differenze più o meno marcate nei

rendimenti di diverse obbligazioni che hanno scadenze similari (tali differenze

sono note come spread), avremmo anche una idea abbastanza precisa sulla

percezione della rischiosità degli emittenti da parte del mercato. Quanto detto, lo

si vede con il differenziale esistente tra il BUND (titolo obbligazionario emesso

dallo stato tedesco) e il BTP: siccome lo stato tedesco è percepito come un

emittente più solido (e quindi meno rischioso) rispetto allo stato italiano,

quest'ultimo paga un rendimento maggiore con i propri BTP.

Nel caso di obbligazioni bancarie (e corporate in genere), il confronto si fa

tra queste obbligazioni e titoli di stato equivalenti (solitamente bund tedesco o il

Treasury americano).

Lo spread viene espresso in "basis point" (o punto base) e sono centesimi

dell'1%, pertanto se una obbligazione di Banca Intesa con scadenza decennale

rende il 6%, rispetto ad una obbligazione di Unicredit che rende il 4%, allora

avremo uno spread di 2 punti percentuali (6-4) o 200 punti base.

Perché lo spread è così importante? Perché quello che deve essere

considerato dagli investitori è se la redditività "extra" rispetto ad un'altra

obbligazione compensa i maggiori rischi che si corrono. A tale proposito basti

pensare ai differenti rendimenti che pagava l'Argentina prima del default (che

lo spread tra i titoli di stato greci e quelli italiani e tedeschi nel 2015 durante la

crisi greca.

E', infine, importante notare che quando si negoziano le obbligazioni, il

prezzo di mercato è corretto con riguardo alla maturazione degli interessi

dall'ultima data di pagamento della cedola. Cosa significa ciò?

Supponiamo di avere un'obbligazione che presenta una cedola del 5%, e

che questa cedola sia pagata a fine anno (31 di Dicembre); il 31 marzo si procede

ad una negoziazione del nominale da €10.000,00 al prezzo di 102, ma il venditore

ha maturato degli interessi da quando è avvenuto l'ultimo pagamento.

Considerando la cedola e il fatto che sono passati 90 giorni, l'interesse

maturato è pari a €123,29, pertanto l'acquirente dovrà pagare €103,2329 (quanto

detto è noto come "corso tel quel"). In pratica l'acquirente paga un extra sul prezzo

di mercato che incorpora l'interesse a cui il venditore avrebbe avuto diritto ma che

non riceverà (visto che non siamo a scadenza), in considerazione del fatto che sarà

il compratore a ricevere il pagamento della cedola al 31 dicembre prossimo.

Alla luce di quanto detto, la formula per calcolare l'interesse maturato è

Interesse Maturato (IM) = C x (DC - DI)/365

In cui C = cedola, DC - ID è il numero di giorni tra la data di chiusura

della contrattazione e l'ultima data di pagamento degli interessi.

Bisogna stare attenti quando si procede a tale calcolo, in quanto non vi è

uno standard internazionale valido ovunque, ma le nazioni usano regole differenti:

alcune nazioni si basano sull'effettivo numero di giorni, altre ipotizzano che ogni

2. Le Obbligazioni Bancarie e il loro impatto sulla solidità

Nel documento Le emissioni obbligazionarie bancarie (pagine 30-38)