curva decrescente
3. Il rischio di liquidità e la costruzione di uno stress test
3.1 Il rischio di liquidità per le banche e il rapporto con gli altri risch
Si può affermare che l’attività di una istituzione bancaria si esplica tramite
due funzioni: la funzione monetaria e la funzione creditizia.
La prima funzione si attua mutando le passività in moneta bancaria,
quest'ultima è a disposizione dei clienti per le transazioni; da quanto detto è chiaro
che l'istituto finanziario in questione dovrà, in ogni momento, essere in grado di
onorare gli impegni di pagamento nei confronti dei creditori, quindi la banca
dovrà essere in grado di convertirli in moneta legale.
La seconda funzione si manifesta con il trasferimento di moneta da quei
soggetti con surplus finanziario a quelli che, al contrario, presentano un deficit;
con questo processo si attua l'allocazione del risparmio e lo sviluppo economico.
Da quanto detto emerge che l’attività di intermediazione creditizia, nella
sua forma più tipica, necessita della “trasformazione delle scadenze”, con questo
termine indichiamo il processo tramite il quale la banca raccoglie risorse
monetarie tramite i depositi dei clienti e "gira" queste risorse per attivare il
finanziamento di fabbisogni finanziari a medio-lungo termine.
Il problema sorge dal fatto che, tipicamente, le risorse raccolte tramite i
depositi, sono "pagabili" a vista, in altre parole quando il depositante richiede la
somma (o parte di essa) che si trova sul suo conto, la banca deve essere in grado
di soddisfare istantaneamente tale richiesta; pertanto si viene a verificare un
“mismatch temporale” tra le passività, che sono prevalentemente a breve termine, e le attività, che hanno un orizzonte temporale di lungo termine.
Questo genera un potenziale squilibrio tra i flussi in entrata e in uscita e,
nei casi più gravi, la banca potrebbe non essere in grado di soddisfare le richieste
dei depositanti e, al contempo, causare una instabilità e discontinuità al circuito
del credito per l’incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk) o per i limiti
allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk).
Quanto detto origina il "rischio di liquidità", che formalmente si può
definire come «l’incapacità della banca di far fronte tempestivamente e in modo
economico agli obblighi di pagamento nei tempi contrattualmente previsti»70.
Questa definizione pone in luce alcuni aspetti interessanti:
aspetto finanziario, da intendersi come la capacità finanziaria di adempiere agli impegni assunti;
aspetto economico, da intendersi come la capacità di assolvere gli impegni mantenendo inalterata la stabilità finanziaria e l'attività
imprenditoriale della banca;
aspetto temporale, che è sottinteso non solo dal termine "tempestivamente" usato dalla definizione, quanto da un aspetto
logico: se non si riesce a soddisfare prontamente quanto richiesto,
la banca perde di credibilità e si avvia un processo di "distruzione
di valore" della banca medesima nei confronti dei depositanti, degli
azionisti e degli investitori.
Ai primi due aspetti si collega direttamente il trade-off tra liquidità e
redditività: dobbiamo considerare che, solitamente, conservare liquidità in misura
maggiore a quella necessaria, al fine di garantire l’equilibrio corrente tra i flussi,
70 Cfr. Ruozi R., Ferrari P., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Aspetti Economici e Profili
Regolamentari" Working Paper, Nr.90, 2009, Università degli Studi di Brescia, Dipartimento di Economia Aziendale, pag. 1
ha la controindicazione di dovere impiegare i surplus della gestione finanziaria a
tassi di remunerazione più bassi.
In linea generale, si può affermare che quanto più liquide sono le attività
della banca, tanto minore è il loro rendimento.
A tale proposito, è utile ricordare quanto affermato da Matz e Neu che
scrivevano: «Too little liquidity may kill a bank suddenly, but too much might kill
it slowly»71.
Collegato allo stato di liquidità dell’azienda, vi è lo stato di solvibilità che
serve a valutare l'idoneità del valore atteso dell’attivo a coprire il passivo.
Dobbiamo dire che l’analisi di solvibilità esula dal fattore tempo, pertanto
si può verificare il caso di una banca che sia solvibile, ma sprovvista di liquidità,
o, caso inverso, una banca che sia liquida, ma non solvibile.
Quanto detto, però, non deve farci ipotizzare che le due condizioni siano
slegate tra di loro, ma anzi la solvibilità e la liquidità sono due fattori che hanno
fortissimi legami reciproci: è ovvio che una banca che presenta problemi di
liquidità, affronterà un crescente problema di insolvenza, in quanto potrebbe
verificarsi il caso in cui, per soddisfare necessità di liquidità, sia costretta a
vendere (o meglio a svendere) sul mercato degli assets con prezzi inferiori a quelli
stimati precedentemente; di contro, nel caso in cui una banca non fosse solvibile,
si troverebbe esposta a problemi collegati al rischio di liquidità, in quanto una
valutazione di scarsa affidabilità avrebbe la logica conseguenza di spingere i
creditori a ritirare i propri depositi (nel caso di depositanti) e di non rinnovare
ulteriormente i finanziamenti (nel caso di obbligazionisti).
Quanto detto si riflette, ovviamente, anche sulle obbligazioni emesse da
una banca: una banca percepita come "inaffidabile", dovrà pagare interessi più alti
al momento in cui emette obbligazioni (e questo appesantirebbe i suoi conti);
inoltre è vero che con l'emissione di obbligazioni viene a decadere il mismatch
temporale tra le passività a breve termine e gli attivi a lungo termine cui abbiamo
accennato, ma è anche vero che alla scadenza la banca dovrà necessariamente
avere la liquidità necessaria per rimborsare le obbligazioni.
Sul lato del rimborso è ovvio che la banca potrebbe decidere di emettere
nuove obbligazioni per coprire il rimborso delle vecchie, ma il problema sarebbe
spostato solo nel tempo e, la valutazione se emettere o meno nuove obbligazioni,
è vincolata dalle considerazioni sui tassi attuali e futuri.
Ovviamente, la relazione tra liquidità e solvibilità è influenzata
pesantemente anche dal livello di patrimonializzazione della struttura finanziaria
della banca: avendo una struttura patrimoniale solida ed equilibrata, la banca è
nelle condizioni di adottare politiche di gestione della liquidità in modo da
aumentare i tempi medi di scadenza delle passività, ridurre i disallineamenti nei
flussi di cassa in entrata e uscita, e facilitando l’accesso al credito interbancario.
Dobbiamo rilevare, però, che il rischio di liquidità è soggetto a molti
fattori (solo per citarne alcuni basti considerare: composizione di attivo e passivo
della banca, poste fuori bilancio, evoluzione dei mercati, andamento costi e ricavi
monetari)e affidarsi esclusivamente alla patrimonializzazione della banca non è
funzionale nel lungo periodo.
La soluzione è da ricercare nell'utilizzo di sistemi di monitoraggio e
con il risultato di preservare la stabilità delle banche sia individualmente, sia
dell'intero sistema bancario.
Approfondendo il concetto di rischio di liquidità, possiamo classificarlo in
base a quattro fattori72:
l’origine del rischio (Corporate liquidity risk e Systemic liquidity risk);
le modalità della banca di reperire liquidità (Funding liquidity risk e Market liquidity risk);
l’orizzonte temporale analizzato (Short term liquidity risk e Structural Liquidity risk);
lo scenario economico in cui si manifesta il rischio (Going Concern liquidity risk e Contingency liquidity risk).
In pratica i primi tre fattori si focalizzano sulla formazione, analisi e
controllo del rischio, mentre il quarto ci permette di valutare quanto sia complesso
gestire il rischio, in quanto è correlato sia alle situazioni aziendali che alle
situazioni (o condizioni) del mercato in cui l'istituto di credito esplica la sua
azione.
Per quanto riguarda l'origine del rischio di liquidità, ricondurlo all'attività
della banca o al sistema all'interno del quale opera la banca, implica una netta
contrapposizione tra Corporate Liquidity Risk (rischio di liquidità dovuto a fattori
idiosincratici) e Systemic Liquidity Risk (rischio di liquidità derivante da fattori
esterni).
Come abbiamo accennato, lo squilibrio finanziario, per una banca, nasce
dalla struttura finanziaria; è indubbio che le scelte effettuate dal management
influenzano i flussi finanziari della banca medesima, ma è altrettanto indubbio che
il rischio di liquidità può originare da tensioni che non sono interne alla banca, ma
scaturiscono da fattori sistemici. Possiamo considerare, a tale proposito, il caso di
una crisi di fiducia verso alcune banche, potrebbe allargarsi anche verso le banche
pienamente solvibili e questo creerebbe problemi di funding (dubbi sulla
solvibilità di una banca vanno ad incidere sulla capacità della medesima di attrarre
depositanti e investitori disposti ad acquistare le obbligazioni emesse dalla banca).
Da quel che abbiamo detto, emerge chiaramente che il rischio di liqudità,
in generale, può presentarsi sia come Corporate che come Systemic liquidity risk.
Un altro modo per classificare il rischio di liquidità è in funzione delle
scelte operate dalla banca per reperire liquidità, in questo caso possiamo
distinguere tra:
Funding liquidity risk: con questo termine si indica il caso in cui «l’intermediario non sia in grado di far fronte in modo efficiente,
senza mettere a repentaglio la propria ordinaria operatività e il
proprio equilibrio finanziario, a deflussi di cassa attesi e inattesi
(legati al rimborso di passività, al rispetto di impegni a erogare
fondi o alla richiesta, da parte dei suoi creditori, di accrescere le
garanzie reali fornite a fronte di finanziamenti ricevuti)»73;
73 Cfr. Aliano M., "Tecnica bancaria", Slides per studenti a supporto delle lezioni, Università di
Cagliari, 2015, pag. 5, link: http://people.unica.it/mauroaliano/files/2015/03/Lezione-II-Rischio- di-Liquidit%C3%A0.pdf, consultato il 12/09/2016; per approfondire questi aspetti si invita anche a consultare Resti A., Sironi A., "Riscio e valore nelle Banche", edizioni Egea, Milano, seconda edizione, 2008, pag. 115 e seguenti.
Market liquidity risk: con questo termine si indica «il rischio che l’intermediario, al fine di monetizzare una consistente posizione in attività finanziarie, finisca per influenzarne in misura significativa
(e sfavorevole) il prezzo, a causa dell’insufficiente profondità del mercato finanziario in cui tali attività sono scambiate o di un suo
temporaneo malfunzionamento»74.
Il Funding liquidity risk, può assumere varie forme:
liquidity mismatch risk: è il un rischio che attiene ai flussi di cassa e si verifica quando i flussi in uscita non sono compensati da
analoghi flussi in entrata per quanto riguarda le scadenze
contrattuali;
liquidity contingency risk: è un rischio che attiene ad eventi futuri: in pratica è legato alla possibilità che questi eventi futuri si
manifestino e richiedano un ammontare di liquidità superiore a
quanto previsto dalla banca. Un esempio di ciò è ravvisabile nella
multa che il Governo degli Stati Uniti vuole comminare alla
Deutsche Bank: la richiesta degli USA è di 14 miliardi di dollari,
mentre le previsioni, da parte della banca tedesca, erano per soli 2,4
miliardi di euro75;
operational liquidity risk: si intende l'eventualità che la banca non possa ottemperare alle proprie obbligazioni di pagamento a causa
74 Cfr. Aliano M., "Tecnica bancaria", op. cit. pag. 6 consultato il 12/09/2016
75 Cfr. Prezioso R., " Deutsche Bank rischia l'azzeramento? L'ultima tegola sul colosso" articolo
pubbligato su Trend On Line, e riportato da Yahoo finanza al link: https://it.finance.yahoo.com/notizie/deutsche-bank-rischia-lazzeramento-lultima-074900309.html in data 16/09/2016, e consultato il 16/09/2016.
di errori, interruzioni o danni causati da processi interni, persone,
sistemi o fattori esterni;
margin call liquidity risk: contempla il rischio che l'istituto di credito debba ripristinare, con esborsi di cassa o tramite collateral, i
margini richiesti per determinati strumenti finanziari;
intraday liquidity risk: è un rischio tipico per le banche coinvolte nei sistemi di pagamento, regolamento e compensazione. Se si
presenta questo rischio, significa che l'intermediario non è in grado
di soddisfare le obbligazioni correnti, anche se mantiene un elevato
grado di solvibilità finanziaria.
In linea generale possiamo anche dire che sotto l'aspetto temporale
dobbiamo distinguere tra un rischio di liquidità di breve periodo e un rischio di
lungo periodo: il rischio di liquidità di breve periodo riguarda la gestione della
liquidità e della tesoreria, e ha lo scopo di fare fronte, nell'immediato, alle
esigenze dell'istituto; il rischio di liquidità di lungo periodo riguarda la struttura
finanziaria dell'istituto e attiene alle scelte strategiche operate dal management, e
pertanto riguarda la dinamica prospettica dei flussi finanziari.
Dobbiamo, infine, considerare lo scenario economico in cui si trova ad
operare la banca e che influenza la gestione del rischio di liquidità: a tale
proposito possiamo avere il caso del rischio di liquidità affrontato in condizioni
di normale operatività (going concern liquidity risk) e il rischio affrontato in
situazioni di stress (contingency liquidity risk).
Nella prima ipotesi la banca fronteggia il fabbisogno di liquidità tramite la
la gestione e la misurazione del rischio di liquidità viene effettuata tramite
simulazioni sui flussi di cassa in entrata e in uscita adottando ipotesi neutrali
sull’andamento delle grandezze aziendali.
Il secondo caso si presenta più complesso, in quanto il rischio di liquidità
si presenta in condizioni di stress dipendenti da fattori individuali o sistemici; se si
ipotizza questa situazione, bisogna affidarsi a stress test per valutare la
misurazione e gestione del rischio di liquidità. Oltre agli stress test, l'istituto si
doterà anche di un "piano di emergenza", denominato Contingency funding plan,
con il quale si stabiliscono le misure e le strategie di intervento da adottare.
Possiamo dire che il rischio di liquidità è definibile come "rischio
consequenziale"76, in quanto ha la peculiarità di diventare evidente e attivo solo
dopo che si sono verificate situazioni avverse che sono da imputare ad altri rischi
finanziari.
Da quanto detto emerge che vi è un legame stretto tra il rischio di liquidità
e gli altri rischi connessi all'attività dell'istituto, in particolare i cosiddetti “rischi
di Primo Pilastro”, ossia a quei rischi per i quali il Comitato di Basilea ha previsto specifici requisiti patrimoniali.
Il rischio di credito, come abbiamo accennato precedentemente, può
influenzare il rischio di liquidità: il mancato incasso (da imputare a casi di
insolvenza dei debitori) di somme di denaro (fornite nell'ambito della usuale
attività creditizia), o il peggioramento della redditività aziendale e delle sue
prospettive (misurabile, come abbiamo detto nei capitolo precedenti, dal rating)
76 Cfr. Ubaldi E., "Gestione del rischio di liquidità", articolo pubblicato il 07/10/2014 su
Finriskalert al link: https://www.finriskalert.it/?p=1683 e consultato il 16/09/2016; si veda inoltre Matz L., Neu P. "Liquidity risk measurement and management: A practitioner’s guide to global
possono influenzare la capacità di raccolta dell'intermediario finanziario stesso.
Per quanto riguarda il rischio di mercato, possiamo dire che «producendo
variazioni nel valore di titoli “collateralizzabili” e nel valore di smobilizzo degli
assets in portafoglio, può aumentare l’incertezza in ottica di gestione della liquidità.
Inoltre, la presenza in portafoglio di titoli derivati potrebbe comportare
improvvise uscite di cassa, qualora l’andamento sfavorevole del sottostante
richiedesse un aumento dei margini di garanzia versati (margin call liquidity risk).
Improvvisi outflows possono anche essere conseguenza diretta
dell’inadeguatezza dei processi interni di misurazione e gestione della liquidità, dovuti all’incapacità delle risorse umane o a sistemi tecnologici inefficaci (rischio operativo)»77.
Dobbiamo riconoscere che vi è un intrinseco legame tra il rischio di
liquidità e le altre tipologie di rischio che il Comitato di Basilea ha considerato
nell'ambito dei “rischi di Secondo Pilastro”.
A tale proposito, non possiamo dimenticare il rischio del «tasso d’interesse
del banking book con il quale il rischio di liquidità condivide lo stesso event risk,
ossia il mismatching delle scadenze tra attivo e passivo»78.
Dobbiamo, infatti, considerare che le fluttuazioni dei tassi di interesse
hanno una influenza diretta sulla valorizzazione di molte poste attive e passive
detenute da una banca (basti pensare alle obbligazioni e ai titoli di stato che,
generalmente, una banca detiene per conto proprio, o al rendimento che la banca
77 Cfr. Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress
Test", tesi di laurea aa. 2012-2013, Università degli Studi di Padova, pag.22.
78 Cfr. Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress
dovrà dare in caso di emissione di obbligazioni).
Quanto detto, ha una influenza fortissima sulle entrate e uscite monetarie
della banca e quindi sulla liquidità del medesimo.
Altri rischi che sono strettamente connessi al rischio di liquidità sono
quelli di controparte (legato agli strumenti finanziari OTC), e il rischio di
cartolarizzazione.
Molto importante risulta essere anche il rischio di reputazione: questo tipo
di rischio è strettamente associato al rating e al downgrade della banca o anche ad
una percezione negativa della sua immagine sul mercato.
La perdita di reputazione si può tradurre in maggiori costi da sostenere per
poter rifinanziarsi (basti pensare a quanto detto sull'emissione di obbligazioni) o,
nei casi più gravi, generare una sfiducia così grande nei depositanti da produrre
fenomeni di bank run79.
Infine dobbiamo rilevare che «il rischio di liquidità è fortemente
influenzato anche dal rischio strategico e da quello di concentrazione. La
concentrazione delle esposizioni verso un numero ridotto di controparti (ovvero
gruppi di controparti connesse tra di loro) potrebbe condurre a un rapido e
corposo ritiro di fondi o a serie difficoltà nella capacità di raccolta»80.
Ovviamente, così come i rischi hanno un impatto sul rischio di liquidità,
anche quest'ultimo ha una profonda influenza sugli altri rischi, instaurando,
quindi, una relazione di reciproca influenza.
79 Per maggiori informazioni e approfondimenti sul rischio di reputazione si consiglia di consultare
Soana M.G., "Il rischio reputazionale nelle banche", Slides per studenti a supporto delle lezioni, Università degli Studi di Parma, 2015, consultabile al link: http://economia.unipr.it/DOCENTI/REGALLI/docs/files/GGR%20rischio%20reputazionale.pdf, consultato il 16/09/2016.
Una carenza di liquidità, si riflette negativamente sul rischio di mercato e
di credito (è quello che è avvenuto con la crisi finanziaria di questi anni o al
rischio connesso agli NPL), con il risultato che le banche hanno cercato di
riorganizzarsi aumentando la componente liquida detenuta e riducendo i volumi di
credito erogati.
A quanto detto possiamo anche aggiungere che «persistenti difficoltà nella
gestione del rischio di liquidità possono ripercuotersi in maniera negativa anche
sulla reputazione dell’istituto di credito e sul rischio ad essa connesso. »81
Si è potuto dimostrare, quindi, che il rischio di liquidità ha collegamenti
con la maggior parte degli altri rischi tipici bancari, relazioni che si applicano a un
complesso rapporto di causa-effetto. In quest’ottica, il rischio di liquidità sembra
una specie di legame tra i rischi di primo e secondo pilastro, tra la rischiosità
interna e quella sistematica.
Quanto detto, coinvolge anche le azioni delle Banche Centrali, infatti «un
vantaggio notevole potrebbe essere arrivato nel momento in cui si è riusciti a
mettere in sicurezza il capitale degli istituti e a rendere più stringenti le norme
sulle banche anche a livello europeo dove la Bce, da tempo, sta mettendo in
pratica una strategia per riuscire a saldare un sistema che si è scoperto essere
piuttosto vacillante.» 82.
81 Cfr. Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress
Test", op. cit., pag.23.
82 Cfr. Prezioso R., "Crolla Piazza Affari per colpa di banche e referendum", articolo per tren on
Line, pubblicato su Yashoo Finanza il 16/09/2016 al link: https://it.finance.yahoo.com/notizie/crolla-piazza-affari-2-3-
120000170.html;_ylt=AizDUCb2PQjk4gkxBAPxR6FC361G;_ylu=X3oDMTFzZ25xYTVxBG1p dANGaW5hbmNlIElUIGhvbWUgc3RyZWFtBHBvcwM5BHNlYwNNZWRpYUJMaXN0TWl4Z WRMUENBVGVtcA--;_ylg=X3oDMTBhbGdnY2JkBGxhbmcDaXQtSVQ-;_ylv=3 e consultato il 16/09/2016
I provvedimenti definiti “draconiani” e gli stress test hanno, però, in
sostanza aumentato i livelli di capitale ma hanno contemporaneamente diminuito
la capacità di raccogliere risorse sul mercato.
Quanto detto sui rapporti tra il rischio di liquidità e gli altri rischi, è
esplicato dalla seguente figura 13.
Fig. 13: le interdipendenze del rischio di liquidità
Fonte: Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress Test", op. cit., pag.23.
3.2 Gli stress test per il rischio di liquidità. Costruzione di uno stress