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Il rischio di liquidità per le banche e il rapporto con gli altri risch

Nel documento Le emissioni obbligazionarie bancarie (pagine 84-96)

curva decrescente

3. Il rischio di liquidità e la costruzione di uno stress test

3.1 Il rischio di liquidità per le banche e il rapporto con gli altri risch

Si può affermare che l’attività di una istituzione bancaria si esplica tramite

due funzioni: la funzione monetaria e la funzione creditizia.

La prima funzione si attua mutando le passività in moneta bancaria,

quest'ultima è a disposizione dei clienti per le transazioni; da quanto detto è chiaro

che l'istituto finanziario in questione dovrà, in ogni momento, essere in grado di

onorare gli impegni di pagamento nei confronti dei creditori, quindi la banca

dovrà essere in grado di convertirli in moneta legale.

La seconda funzione si manifesta con il trasferimento di moneta da quei

soggetti con surplus finanziario a quelli che, al contrario, presentano un deficit;

con questo processo si attua l'allocazione del risparmio e lo sviluppo economico.

Da quanto detto emerge che l’attività di intermediazione creditizia, nella

sua forma più tipica, necessita della “trasformazione delle scadenze”, con questo

termine indichiamo il processo tramite il quale la banca raccoglie risorse

monetarie tramite i depositi dei clienti e "gira" queste risorse per attivare il

finanziamento di fabbisogni finanziari a medio-lungo termine.

Il problema sorge dal fatto che, tipicamente, le risorse raccolte tramite i

depositi, sono "pagabili" a vista, in altre parole quando il depositante richiede la

somma (o parte di essa) che si trova sul suo conto, la banca deve essere in grado

di soddisfare istantaneamente tale richiesta; pertanto si viene a verificare un

“mismatch temporale” tra le passività, che sono prevalentemente a breve termine, e le attività, che hanno un orizzonte temporale di lungo termine.

Questo genera un potenziale squilibrio tra i flussi in entrata e in uscita e,

nei casi più gravi, la banca potrebbe non essere in grado di soddisfare le richieste

dei depositanti e, al contempo, causare una instabilità e discontinuità al circuito

del credito per l’incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk) o per i limiti

allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk).

Quanto detto origina il "rischio di liquidità", che formalmente si può

definire come «l’incapacità della banca di far fronte tempestivamente e in modo

economico agli obblighi di pagamento nei tempi contrattualmente previsti»70.

Questa definizione pone in luce alcuni aspetti interessanti:

 aspetto finanziario, da intendersi come la capacità finanziaria di adempiere agli impegni assunti;

 aspetto economico, da intendersi come la capacità di assolvere gli impegni mantenendo inalterata la stabilità finanziaria e l'attività

imprenditoriale della banca;

 aspetto temporale, che è sottinteso non solo dal termine "tempestivamente" usato dalla definizione, quanto da un aspetto

logico: se non si riesce a soddisfare prontamente quanto richiesto,

la banca perde di credibilità e si avvia un processo di "distruzione

di valore" della banca medesima nei confronti dei depositanti, degli

azionisti e degli investitori.

Ai primi due aspetti si collega direttamente il trade-off tra liquidità e

redditività: dobbiamo considerare che, solitamente, conservare liquidità in misura

maggiore a quella necessaria, al fine di garantire l’equilibrio corrente tra i flussi,

70 Cfr. Ruozi R., Ferrari P., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Aspetti Economici e Profili

Regolamentari" Working Paper, Nr.90, 2009, Università degli Studi di Brescia, Dipartimento di Economia Aziendale, pag. 1

ha la controindicazione di dovere impiegare i surplus della gestione finanziaria a

tassi di remunerazione più bassi.

In linea generale, si può affermare che quanto più liquide sono le attività

della banca, tanto minore è il loro rendimento.

A tale proposito, è utile ricordare quanto affermato da Matz e Neu che

scrivevano: «Too little liquidity may kill a bank suddenly, but too much might kill

it slowly»71.

Collegato allo stato di liquidità dell’azienda, vi è lo stato di solvibilità che

serve a valutare l'idoneità del valore atteso dell’attivo a coprire il passivo.

Dobbiamo dire che l’analisi di solvibilità esula dal fattore tempo, pertanto

si può verificare il caso di una banca che sia solvibile, ma sprovvista di liquidità,

o, caso inverso, una banca che sia liquida, ma non solvibile.

Quanto detto, però, non deve farci ipotizzare che le due condizioni siano

slegate tra di loro, ma anzi la solvibilità e la liquidità sono due fattori che hanno

fortissimi legami reciproci: è ovvio che una banca che presenta problemi di

liquidità, affronterà un crescente problema di insolvenza, in quanto potrebbe

verificarsi il caso in cui, per soddisfare necessità di liquidità, sia costretta a

vendere (o meglio a svendere) sul mercato degli assets con prezzi inferiori a quelli

stimati precedentemente; di contro, nel caso in cui una banca non fosse solvibile,

si troverebbe esposta a problemi collegati al rischio di liquidità, in quanto una

valutazione di scarsa affidabilità avrebbe la logica conseguenza di spingere i

creditori a ritirare i propri depositi (nel caso di depositanti) e di non rinnovare

ulteriormente i finanziamenti (nel caso di obbligazionisti).

Quanto detto si riflette, ovviamente, anche sulle obbligazioni emesse da

una banca: una banca percepita come "inaffidabile", dovrà pagare interessi più alti

al momento in cui emette obbligazioni (e questo appesantirebbe i suoi conti);

inoltre è vero che con l'emissione di obbligazioni viene a decadere il mismatch

temporale tra le passività a breve termine e gli attivi a lungo termine cui abbiamo

accennato, ma è anche vero che alla scadenza la banca dovrà necessariamente

avere la liquidità necessaria per rimborsare le obbligazioni.

Sul lato del rimborso è ovvio che la banca potrebbe decidere di emettere

nuove obbligazioni per coprire il rimborso delle vecchie, ma il problema sarebbe

spostato solo nel tempo e, la valutazione se emettere o meno nuove obbligazioni,

è vincolata dalle considerazioni sui tassi attuali e futuri.

Ovviamente, la relazione tra liquidità e solvibilità è influenzata

pesantemente anche dal livello di patrimonializzazione della struttura finanziaria

della banca: avendo una struttura patrimoniale solida ed equilibrata, la banca è

nelle condizioni di adottare politiche di gestione della liquidità in modo da

aumentare i tempi medi di scadenza delle passività, ridurre i disallineamenti nei

flussi di cassa in entrata e uscita, e facilitando l’accesso al credito interbancario.

Dobbiamo rilevare, però, che il rischio di liquidità è soggetto a molti

fattori (solo per citarne alcuni basti considerare: composizione di attivo e passivo

della banca, poste fuori bilancio, evoluzione dei mercati, andamento costi e ricavi

monetari)e affidarsi esclusivamente alla patrimonializzazione della banca non è

funzionale nel lungo periodo.

La soluzione è da ricercare nell'utilizzo di sistemi di monitoraggio e

con il risultato di preservare la stabilità delle banche sia individualmente, sia

dell'intero sistema bancario.

Approfondendo il concetto di rischio di liquidità, possiamo classificarlo in

base a quattro fattori72:

 l’origine del rischio (Corporate liquidity risk e Systemic liquidity risk);

 le modalità della banca di reperire liquidità (Funding liquidity risk e Market liquidity risk);

 l’orizzonte temporale analizzato (Short term liquidity risk e Structural Liquidity risk);

 lo scenario economico in cui si manifesta il rischio (Going Concern liquidity risk e Contingency liquidity risk).

In pratica i primi tre fattori si focalizzano sulla formazione, analisi e

controllo del rischio, mentre il quarto ci permette di valutare quanto sia complesso

gestire il rischio, in quanto è correlato sia alle situazioni aziendali che alle

situazioni (o condizioni) del mercato in cui l'istituto di credito esplica la sua

azione.

Per quanto riguarda l'origine del rischio di liquidità, ricondurlo all'attività

della banca o al sistema all'interno del quale opera la banca, implica una netta

contrapposizione tra Corporate Liquidity Risk (rischio di liquidità dovuto a fattori

idiosincratici) e Systemic Liquidity Risk (rischio di liquidità derivante da fattori

esterni).

Come abbiamo accennato, lo squilibrio finanziario, per una banca, nasce

dalla struttura finanziaria; è indubbio che le scelte effettuate dal management

influenzano i flussi finanziari della banca medesima, ma è altrettanto indubbio che

il rischio di liquidità può originare da tensioni che non sono interne alla banca, ma

scaturiscono da fattori sistemici. Possiamo considerare, a tale proposito, il caso di

una crisi di fiducia verso alcune banche, potrebbe allargarsi anche verso le banche

pienamente solvibili e questo creerebbe problemi di funding (dubbi sulla

solvibilità di una banca vanno ad incidere sulla capacità della medesima di attrarre

depositanti e investitori disposti ad acquistare le obbligazioni emesse dalla banca).

Da quel che abbiamo detto, emerge chiaramente che il rischio di liqudità,

in generale, può presentarsi sia come Corporate che come Systemic liquidity risk.

Un altro modo per classificare il rischio di liquidità è in funzione delle

scelte operate dalla banca per reperire liquidità, in questo caso possiamo

distinguere tra:

 Funding liquidity risk: con questo termine si indica il caso in cui «l’intermediario non sia in grado di far fronte in modo efficiente,

senza mettere a repentaglio la propria ordinaria operatività e il

proprio equilibrio finanziario, a deflussi di cassa attesi e inattesi

(legati al rimborso di passività, al rispetto di impegni a erogare

fondi o alla richiesta, da parte dei suoi creditori, di accrescere le

garanzie reali fornite a fronte di finanziamenti ricevuti)»73;

73 Cfr. Aliano M., "Tecnica bancaria", Slides per studenti a supporto delle lezioni, Università di

Cagliari, 2015, pag. 5, link: http://people.unica.it/mauroaliano/files/2015/03/Lezione-II-Rischio- di-Liquidit%C3%A0.pdf, consultato il 12/09/2016; per approfondire questi aspetti si invita anche a consultare Resti A., Sironi A., "Riscio e valore nelle Banche", edizioni Egea, Milano, seconda edizione, 2008, pag. 115 e seguenti.

 Market liquidity risk: con questo termine si indica «il rischio che l’intermediario, al fine di monetizzare una consistente posizione in attività finanziarie, finisca per influenzarne in misura significativa

(e sfavorevole) il prezzo, a causa dell’insufficiente profondità del mercato finanziario in cui tali attività sono scambiate o di un suo

temporaneo malfunzionamento»74.

Il Funding liquidity risk, può assumere varie forme:

 liquidity mismatch risk: è il un rischio che attiene ai flussi di cassa e si verifica quando i flussi in uscita non sono compensati da

analoghi flussi in entrata per quanto riguarda le scadenze

contrattuali;

 liquidity contingency risk: è un rischio che attiene ad eventi futuri: in pratica è legato alla possibilità che questi eventi futuri si

manifestino e richiedano un ammontare di liquidità superiore a

quanto previsto dalla banca. Un esempio di ciò è ravvisabile nella

multa che il Governo degli Stati Uniti vuole comminare alla

Deutsche Bank: la richiesta degli USA è di 14 miliardi di dollari,

mentre le previsioni, da parte della banca tedesca, erano per soli 2,4

miliardi di euro75;

 operational liquidity risk: si intende l'eventualità che la banca non possa ottemperare alle proprie obbligazioni di pagamento a causa

74 Cfr. Aliano M., "Tecnica bancaria", op. cit. pag. 6 consultato il 12/09/2016

75 Cfr. Prezioso R., " Deutsche Bank rischia l'azzeramento? L'ultima tegola sul colosso" articolo

pubbligato su Trend On Line, e riportato da Yahoo finanza al link: https://it.finance.yahoo.com/notizie/deutsche-bank-rischia-lazzeramento-lultima-074900309.html in data 16/09/2016, e consultato il 16/09/2016.

di errori, interruzioni o danni causati da processi interni, persone,

sistemi o fattori esterni;

 margin call liquidity risk: contempla il rischio che l'istituto di credito debba ripristinare, con esborsi di cassa o tramite collateral, i

margini richiesti per determinati strumenti finanziari;

 intraday liquidity risk: è un rischio tipico per le banche coinvolte nei sistemi di pagamento, regolamento e compensazione. Se si

presenta questo rischio, significa che l'intermediario non è in grado

di soddisfare le obbligazioni correnti, anche se mantiene un elevato

grado di solvibilità finanziaria.

In linea generale possiamo anche dire che sotto l'aspetto temporale

dobbiamo distinguere tra un rischio di liquidità di breve periodo e un rischio di

lungo periodo: il rischio di liquidità di breve periodo riguarda la gestione della

liquidità e della tesoreria, e ha lo scopo di fare fronte, nell'immediato, alle

esigenze dell'istituto; il rischio di liquidità di lungo periodo riguarda la struttura

finanziaria dell'istituto e attiene alle scelte strategiche operate dal management, e

pertanto riguarda la dinamica prospettica dei flussi finanziari.

Dobbiamo, infine, considerare lo scenario economico in cui si trova ad

operare la banca e che influenza la gestione del rischio di liquidità: a tale

proposito possiamo avere il caso del rischio di liquidità affrontato in condizioni

di normale operatività (going concern liquidity risk) e il rischio affrontato in

situazioni di stress (contingency liquidity risk).

Nella prima ipotesi la banca fronteggia il fabbisogno di liquidità tramite la

la gestione e la misurazione del rischio di liquidità viene effettuata tramite

simulazioni sui flussi di cassa in entrata e in uscita adottando ipotesi neutrali

sull’andamento delle grandezze aziendali.

Il secondo caso si presenta più complesso, in quanto il rischio di liquidità

si presenta in condizioni di stress dipendenti da fattori individuali o sistemici; se si

ipotizza questa situazione, bisogna affidarsi a stress test per valutare la

misurazione e gestione del rischio di liquidità. Oltre agli stress test, l'istituto si

doterà anche di un "piano di emergenza", denominato Contingency funding plan,

con il quale si stabiliscono le misure e le strategie di intervento da adottare.

Possiamo dire che il rischio di liquidità è definibile come "rischio

consequenziale"76, in quanto ha la peculiarità di diventare evidente e attivo solo

dopo che si sono verificate situazioni avverse che sono da imputare ad altri rischi

finanziari.

Da quanto detto emerge che vi è un legame stretto tra il rischio di liquidità

e gli altri rischi connessi all'attività dell'istituto, in particolare i cosiddetti “rischi

di Primo Pilastro”, ossia a quei rischi per i quali il Comitato di Basilea ha previsto specifici requisiti patrimoniali.

Il rischio di credito, come abbiamo accennato precedentemente, può

influenzare il rischio di liquidità: il mancato incasso (da imputare a casi di

insolvenza dei debitori) di somme di denaro (fornite nell'ambito della usuale

attività creditizia), o il peggioramento della redditività aziendale e delle sue

prospettive (misurabile, come abbiamo detto nei capitolo precedenti, dal rating)

76 Cfr. Ubaldi E., "Gestione del rischio di liquidità", articolo pubblicato il 07/10/2014 su

Finriskalert al link: https://www.finriskalert.it/?p=1683 e consultato il 16/09/2016; si veda inoltre Matz L., Neu P. "Liquidity risk measurement and management: A practitioner’s guide to global

possono influenzare la capacità di raccolta dell'intermediario finanziario stesso.

Per quanto riguarda il rischio di mercato, possiamo dire che «producendo

variazioni nel valore di titoli “collateralizzabili” e nel valore di smobilizzo degli

assets in portafoglio, può aumentare l’incertezza in ottica di gestione della liquidità.

Inoltre, la presenza in portafoglio di titoli derivati potrebbe comportare

improvvise uscite di cassa, qualora l’andamento sfavorevole del sottostante

richiedesse un aumento dei margini di garanzia versati (margin call liquidity risk).

Improvvisi outflows possono anche essere conseguenza diretta

dell’inadeguatezza dei processi interni di misurazione e gestione della liquidità, dovuti all’incapacità delle risorse umane o a sistemi tecnologici inefficaci (rischio operativo)»77.

Dobbiamo riconoscere che vi è un intrinseco legame tra il rischio di

liquidità e le altre tipologie di rischio che il Comitato di Basilea ha considerato

nell'ambito dei “rischi di Secondo Pilastro”.

A tale proposito, non possiamo dimenticare il rischio del «tasso d’interesse

del banking book con il quale il rischio di liquidità condivide lo stesso event risk,

ossia il mismatching delle scadenze tra attivo e passivo»78.

Dobbiamo, infatti, considerare che le fluttuazioni dei tassi di interesse

hanno una influenza diretta sulla valorizzazione di molte poste attive e passive

detenute da una banca (basti pensare alle obbligazioni e ai titoli di stato che,

generalmente, una banca detiene per conto proprio, o al rendimento che la banca

77 Cfr. Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress

Test", tesi di laurea aa. 2012-2013, Università degli Studi di Padova, pag.22.

78 Cfr. Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress

dovrà dare in caso di emissione di obbligazioni).

Quanto detto, ha una influenza fortissima sulle entrate e uscite monetarie

della banca e quindi sulla liquidità del medesimo.

Altri rischi che sono strettamente connessi al rischio di liquidità sono

quelli di controparte (legato agli strumenti finanziari OTC), e il rischio di

cartolarizzazione.

Molto importante risulta essere anche il rischio di reputazione: questo tipo

di rischio è strettamente associato al rating e al downgrade della banca o anche ad

una percezione negativa della sua immagine sul mercato.

La perdita di reputazione si può tradurre in maggiori costi da sostenere per

poter rifinanziarsi (basti pensare a quanto detto sull'emissione di obbligazioni) o,

nei casi più gravi, generare una sfiducia così grande nei depositanti da produrre

fenomeni di bank run79.

Infine dobbiamo rilevare che «il rischio di liquidità è fortemente

influenzato anche dal rischio strategico e da quello di concentrazione. La

concentrazione delle esposizioni verso un numero ridotto di controparti (ovvero

gruppi di controparti connesse tra di loro) potrebbe condurre a un rapido e

corposo ritiro di fondi o a serie difficoltà nella capacità di raccolta»80.

Ovviamente, così come i rischi hanno un impatto sul rischio di liquidità,

anche quest'ultimo ha una profonda influenza sugli altri rischi, instaurando,

quindi, una relazione di reciproca influenza.

79 Per maggiori informazioni e approfondimenti sul rischio di reputazione si consiglia di consultare

Soana M.G., "Il rischio reputazionale nelle banche", Slides per studenti a supporto delle lezioni, Università degli Studi di Parma, 2015, consultabile al link: http://economia.unipr.it/DOCENTI/REGALLI/docs/files/GGR%20rischio%20reputazionale.pdf, consultato il 16/09/2016.

Una carenza di liquidità, si riflette negativamente sul rischio di mercato e

di credito (è quello che è avvenuto con la crisi finanziaria di questi anni o al

rischio connesso agli NPL), con il risultato che le banche hanno cercato di

riorganizzarsi aumentando la componente liquida detenuta e riducendo i volumi di

credito erogati.

A quanto detto possiamo anche aggiungere che «persistenti difficoltà nella

gestione del rischio di liquidità possono ripercuotersi in maniera negativa anche

sulla reputazione dell’istituto di credito e sul rischio ad essa connesso. »81

Si è potuto dimostrare, quindi, che il rischio di liquidità ha collegamenti

con la maggior parte degli altri rischi tipici bancari, relazioni che si applicano a un

complesso rapporto di causa-effetto. In quest’ottica, il rischio di liquidità sembra

una specie di legame tra i rischi di primo e secondo pilastro, tra la rischiosità

interna e quella sistematica.

Quanto detto, coinvolge anche le azioni delle Banche Centrali, infatti «un

vantaggio notevole potrebbe essere arrivato nel momento in cui si è riusciti a

mettere in sicurezza il capitale degli istituti e a rendere più stringenti le norme

sulle banche anche a livello europeo dove la Bce, da tempo, sta mettendo in

pratica una strategia per riuscire a saldare un sistema che si è scoperto essere

piuttosto vacillante.» 82.

81 Cfr. Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress

Test", op. cit., pag.23.

82 Cfr. Prezioso R., "Crolla Piazza Affari per colpa di banche e referendum", articolo per tren on

Line, pubblicato su Yashoo Finanza il 16/09/2016 al link: https://it.finance.yahoo.com/notizie/crolla-piazza-affari-2-3-

120000170.html;_ylt=AizDUCb2PQjk4gkxBAPxR6FC361G;_ylu=X3oDMTFzZ25xYTVxBG1p dANGaW5hbmNlIElUIGhvbWUgc3RyZWFtBHBvcwM5BHNlYwNNZWRpYUJMaXN0TWl4Z WRMUENBVGVtcA--;_ylg=X3oDMTBhbGdnY2JkBGxhbmcDaXQtSVQ-;_ylv=3 e consultato il 16/09/2016

I provvedimenti definiti “draconiani” e gli stress test hanno, però, in

sostanza aumentato i livelli di capitale ma hanno contemporaneamente diminuito

la capacità di raccogliere risorse sul mercato.

Quanto detto sui rapporti tra il rischio di liquidità e gli altri rischi, è

esplicato dalla seguente figura 13.

Fig. 13: le interdipendenze del rischio di liquidità

Fonte: Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno Stress Test", op. cit., pag.23.

3.2 Gli stress test per il rischio di liquidità. Costruzione di uno stress

Nel documento Le emissioni obbligazionarie bancarie (pagine 84-96)