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Rend% Pertanto l'Expected Shortfall è una misura di rischio migliore del VaR, ma

Nel documento Le emissioni obbligazionarie bancarie (pagine 111-125)

nonostante questo «il VaR resta tuttora la metodologia più utilizzata da banche e

fondi di investimento per misurare e gestire il rischio di mercato, in quanto è più

quello del VaR. Ulteriori studi hanno approfondito le proprietà dell’ES, in particolare è possibile dimostrare che i problemi di ottimizzazione dell’ES, differentemente dal VaR, possono essere risolti in modo efficiente come un

normale problema di ottimizzazione convessa, mentre i problemi di

ottimizzazione dell’ES di portafoglio possono essere trattati come semplici problemi di massimizzazione lineare»90.

Dobbiamo infine rilevare che gli indicatori di rischio, nella loro versione

più semplice, ipotizzano una distribuzione normale, ma, poiché essa si presenta

poche volte nella vita reale, è preferibile che gli indicatori di rischio utilizzino

modelli di simulazione storica, utilizzando serie storiche di dati, in questo modo si

valorizzano meglio le code delle distribuzioni.

90Cfr. Di Pietro M., "Misurazione del rischio di tasso di interesse attraverso i modelli VAR:

4. Conclusioni

Abbiamo trattato le obbligazioni bancarie e il rischio di liquidità, due

argomenti che sono strettamente correlati: le obbligazioni bancarie sono un

importante canale di reperimento fondi per le banche, ma se queste ultime vanno

incontro a problemi di liquidità, il rimborso delle obbligazioni diventa

problematico.

Risulta essere importante non solo conoscere l'ambito giuridico delle

obbligazioni, ma anche la posizione della banca e se ha problemi di liquidità e

solvibilità.

In tal senso un ruolo importante è giocato dagli stress test: indubbiamente

la loro funzione primaria è quella di valutare il grado di rischio di liquidità di una

banca, ma dalla loro corretta tenuta e statuizione dipende anche la reputazione

della banca (una perdita della reputazione, come abbiamo detto, ha riflessi

sull'operatività e sui costi sostenuti dalla banca) e, soprattutto, permette

all'investitore di operare delle scelte consapevoli.

Degli stress test effettuati in maniera rigorosa dalla banca, permettono a

quest'ultima non solo di avere "il polso" della propria situazione, ma permettono

anche una maggiore "vendibilità" delle obbligazioni emesse dalla banca (qualora,

ovviamente, gli stress test diano risultati soddisfacenti) a condizioni sicuramente

migliori per l'emittente (un istituto con stress test che garantiscono la sua solidità,

sicuramente pagherà una cedola inferiore rispetto ad obbligazioni similari emesse

Ovviamente il problema diventa, a questo punto, riuscire ad identificare

delle procedure corrette per effettuare questi stress test e porre in essere i necessari

correttivi per ridurre il rischio di liquidità.

Indubbiamente le maggiori difficoltà nella realizzazione di uno stress test

sono da imputare alla calibrazione degli scenari di stress e la necessità di

raggiungere un compromesso tra descrizione della realtà e comprensibilità,

tenendo presente che i fattori da considerare sono molteplici e tra loro interagenti;

pertanto diventa di precipuo interesse includere tutti i fattori che incidono sul

rischio di liquidità senza pregiudicare la chiarezza del modello.

Nonostante i sopra menzionati limiti, gli stress test sono molto utili in

quanto permettono alle banche di predisporre piani di emergenza da attivare in

caso di scenari avversi e agli investitori di prezzare adeguatamente il rischio degli

strumenti emessi dalla banca medesima.

Diventa evidente che il problema è "quale indicatore di rischio adottare"

per i modelli interni delle banche: nonostante Basilea si esprima a favore del VaR

e dello sVaR (metodi che sono molto usati e apprezzati per la loro semplicità di

uso), non possiamo dimenticare che queste metodologie non quantificano la

perdita potenziale in caso di avvenimento avverso, lasciando senza risposta la

domanda "quanto possiamo perdere?". Questa domanda non è di poco conto, visto

che da questa può dipendere non solo l'entità degli accantonamenti da fare per le

riserve patrimoniali, ma anche la valutazione se gli asset posseduti sono

eccessivamente rischiosi.

l'Expected Shortfall, il quale, pure essendo uno strumento migliore del VaR, non è

sufficientemente valorizzato in quanto più complesso rispetto agli altri indicatori.

Detto ciò, non sembra che la difficoltà o la complessità di uno strumento

debba essere ostativo al suo utilizzo se questo stesso strumento presenta vantaggi

superiori, pertanto si può ipotizzare che sarebbe ideale per una istituzione

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