nonostante questo «il VaR resta tuttora la metodologia più utilizzata da banche e
fondi di investimento per misurare e gestire il rischio di mercato, in quanto è più
quello del VaR. Ulteriori studi hanno approfondito le proprietà dell’ES, in particolare è possibile dimostrare che i problemi di ottimizzazione dell’ES, differentemente dal VaR, possono essere risolti in modo efficiente come un
normale problema di ottimizzazione convessa, mentre i problemi di
ottimizzazione dell’ES di portafoglio possono essere trattati come semplici problemi di massimizzazione lineare»90.
Dobbiamo infine rilevare che gli indicatori di rischio, nella loro versione
più semplice, ipotizzano una distribuzione normale, ma, poiché essa si presenta
poche volte nella vita reale, è preferibile che gli indicatori di rischio utilizzino
modelli di simulazione storica, utilizzando serie storiche di dati, in questo modo si
valorizzano meglio le code delle distribuzioni.
90Cfr. Di Pietro M., "Misurazione del rischio di tasso di interesse attraverso i modelli VAR:
4. Conclusioni
Abbiamo trattato le obbligazioni bancarie e il rischio di liquidità, due
argomenti che sono strettamente correlati: le obbligazioni bancarie sono un
importante canale di reperimento fondi per le banche, ma se queste ultime vanno
incontro a problemi di liquidità, il rimborso delle obbligazioni diventa
problematico.
Risulta essere importante non solo conoscere l'ambito giuridico delle
obbligazioni, ma anche la posizione della banca e se ha problemi di liquidità e
solvibilità.
In tal senso un ruolo importante è giocato dagli stress test: indubbiamente
la loro funzione primaria è quella di valutare il grado di rischio di liquidità di una
banca, ma dalla loro corretta tenuta e statuizione dipende anche la reputazione
della banca (una perdita della reputazione, come abbiamo detto, ha riflessi
sull'operatività e sui costi sostenuti dalla banca) e, soprattutto, permette
all'investitore di operare delle scelte consapevoli.
Degli stress test effettuati in maniera rigorosa dalla banca, permettono a
quest'ultima non solo di avere "il polso" della propria situazione, ma permettono
anche una maggiore "vendibilità" delle obbligazioni emesse dalla banca (qualora,
ovviamente, gli stress test diano risultati soddisfacenti) a condizioni sicuramente
migliori per l'emittente (un istituto con stress test che garantiscono la sua solidità,
sicuramente pagherà una cedola inferiore rispetto ad obbligazioni similari emesse
Ovviamente il problema diventa, a questo punto, riuscire ad identificare
delle procedure corrette per effettuare questi stress test e porre in essere i necessari
correttivi per ridurre il rischio di liquidità.
Indubbiamente le maggiori difficoltà nella realizzazione di uno stress test
sono da imputare alla calibrazione degli scenari di stress e la necessità di
raggiungere un compromesso tra descrizione della realtà e comprensibilità,
tenendo presente che i fattori da considerare sono molteplici e tra loro interagenti;
pertanto diventa di precipuo interesse includere tutti i fattori che incidono sul
rischio di liquidità senza pregiudicare la chiarezza del modello.
Nonostante i sopra menzionati limiti, gli stress test sono molto utili in
quanto permettono alle banche di predisporre piani di emergenza da attivare in
caso di scenari avversi e agli investitori di prezzare adeguatamente il rischio degli
strumenti emessi dalla banca medesima.
Diventa evidente che il problema è "quale indicatore di rischio adottare"
per i modelli interni delle banche: nonostante Basilea si esprima a favore del VaR
e dello sVaR (metodi che sono molto usati e apprezzati per la loro semplicità di
uso), non possiamo dimenticare che queste metodologie non quantificano la
perdita potenziale in caso di avvenimento avverso, lasciando senza risposta la
domanda "quanto possiamo perdere?". Questa domanda non è di poco conto, visto
che da questa può dipendere non solo l'entità degli accantonamenti da fare per le
riserve patrimoniali, ma anche la valutazione se gli asset posseduti sono
eccessivamente rischiosi.
l'Expected Shortfall, il quale, pure essendo uno strumento migliore del VaR, non è
sufficientemente valorizzato in quanto più complesso rispetto agli altri indicatori.
Detto ciò, non sembra che la difficoltà o la complessità di uno strumento
debba essere ostativo al suo utilizzo se questo stesso strumento presenta vantaggi
superiori, pertanto si può ipotizzare che sarebbe ideale per una istituzione
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