curva decrescente
3. Il rischio di liquidità e la costruzione di uno stress test
3.2 Gli stress test per il rischio di liquidità Costruzione di uno stress test
Abbiamo già accennato al fatto che è fondamentale la misurazione del
rischio di liquidità, in particolare il Liquidity Risk Management presuppone che
tale misurazione avvenga in condizioni di stress.
Per realizzare quanto detto, si ricorre allo "stress testing": si tratta di
tecniche ed esercizi di simulazione utilizzati dagli istituti di credito per porre in
possono avere se si presentano degli scenari avversi; in questo modo si può avere
una stima (si presume verosimile) dell'adeguatezza delle riserve di liquidità e
dell'esposizione al rischio dell'istituto di credito.
E' indubbio che le banche sono spinte all'adozione di stress test interni dai
nuovi regolamenti imposti dall'Autorità di Vigilanza, ma questi test devono essere
visti come una opportunità per la banca: avere degli stress test rigorosi ripaga sia
in termini di reputazione della banca (e questo, come abbiamo detto, si riflette
sulle possibilità di emissione di obbligazioni bancarie e sulla raccolta presso i
depositanti), sia in termini strettamente gestionali per quanto riguarda il risk
management.
In base a quanto stabilito dalla Banca dei Regolamenti Internazionali
(BRI), si possono avere fondamentalmente due diversi tipi di stress test:
stress test univariato (meglio noto come analisi di sensibilità), che viene effettuato per valutare l’impatto di una singola variabile
sull'esposizione al rischio;
stress test multivariato (meglio noto come analisi di scenario), nel quale si ipotizza uno scenario complesso in cui agiscono vari fattori
di rischio simultaneamente.
Quali sono i passi da adottare, per potersi dotare di un efficace stress test?
La successiva figura 14 ci può aiutare a rispondere a tale quesito con una
Fig. 13: passi per realizzare uno stress test
Fonte: Fiorin F., "Il Rischio di Liquidità nelle Banche: Costruzione e Applicazione di uno
Stress Test", op. cit., pag.55
Dalla figura sopra riportata si evince che prima di tutto dobbiamo
procedere con l'individuare le cause generatrici dell'aumento del liquidity risk.
Ovviamente, questo primo passo è sicuramente estremamente critico:
bisogna ragionare sulle specifiche vulnerabilità della banca e come queste
possono essere viste sottoforma di:
livello di prodotto; divisa;
controparte.
Identificare i risk driver
Definire gli scenari di stress
Modellizzare lo stress test
Erosione del valore degli asset liquidi
Richiesta di aumento delle garanzie Evaporazione del funding Ritiro inaspettato dei depositi Scenario esterno: crisi di mercato, shock sistemici nelle
principali aree di business, rischio di mercato, Crisi interna: rischio operativo, rischio reputazionale, downgrade del rating,
Crisi ad hoc:
specifica dell’impresa o del paese
1. Quantificare i liquidity outflow per ogni driver indicato
2. Individuare tutte le possibili entrate di
liquidità
3. Determinare posizione di liquidità per
A tale proposito è molto utile la lista redatta dal Comitato di Basilea che
illustra alcuni tra i principali fattori di rischio83:
● illiquidità dei mercati ed erosione del valore degli asset liquidi; ● ritiro inaspettato di depositi al dettaglio;
● indisponibilità di finanziamenti wholesale garantiti e non garantiti; ● richiesta di un aumento dei margini su derivati e collateral;
● utilizzo delle linee di credito concesse a terzi; ● liquidità assorbita da veicoli e attività fuori bilancio; ● impatto di una riduzione del rating.
Il passo seguente consiste nell’illustrare gli scenari di stress e le relative
probabilità di svilupparsi nel concreto. In primo luogo, gli scenari ipotizzati
devono essere sfavorevoli ma realistici e devono tenere conto della diversa durata
di uno shock (di breve termine o prolungato) e dell’eterogeneità dei fattori che lo
possono causare. Nell’ipotesi in cui l’insufficienza di liquidità sia connessa a
caratteristiche specifiche della banca (ristretto accesso ai canali di wholesale
funding, diminuzione delle linee di credito a disposizione) si parla di scenario
idiosincratico. Al contrario, nel caso in cui i problemi siano derivanti da difficoltà
interne ai mercati (illiquidità di determinati asset, inattuabilità a cartolarizzare
crediti, chiusura del mercato interbancario) ci si riferisce ad uno scenario market-
wide. Inoltre, è anche possibile indicare uno scenario “ibrido” che risulti
dall’unione dei due scenari precedenti.
83E' chiaro che tale lista non è esaustiva, e la si può desumere da AA. VV., "Principles for Sound
Liquidity Risk Management and Supervision", Comitato di Basilea, Basilea, 2008; si invita anche a consultare AA. VV., "Liquidity Risk: Management and Supervisory Challenges", Comitato di Basilea, Basilea, 2008 e AA. VV., "International Framework on Liquidity Risk Measurement, Standard and Monitoring", Working Paper Nr.165, Comitato di Basilea, Basilea, 2009.
Infine, è necessario stabilire le conseguenze dello stress sullo stato di
liquidità della banca..
Diventa evidente, per quanto detto sopra, la necessità di potere formulare
delle previsioni sui cashflow che sono attesi per ciascuno scenario sfavorevole
considerato. Per potere effettuare queste previsioni (e costruire lo stress test) si
possono utilizzare tre diverse metodologie84:
il metodo storico: così definito perché utilizza come dati di partenza gli accadimenti passati e che hanno coinvolto l'istituto di
credito sottoposto ad analisi, o intermediari con caratteristiche
similari o il mercato nella sua generalità;
il metodo statistico: utilizza informazioni storiche, come per la precedente metodologia, ma, a differenza del precedente, estrapola
i dati e ricava una curva di distribuzione del rischio lungo la quale
posizionare i fattori di rischio medesimi. Il risultato finale è
rappresentato da stime probabilistiche sui possibili shock che
possono colpire l’intermediario;
il metodo judgement-based: ha la caratteristica di una maggiore soggettività, in quanto si fonda su ipotesi formulate dal top
management con l'aiuto del risk management. In alcuni casi sono
coinvolti anche i reparti di risk management delle autorità di
vigilanza o consulenti esterni.
Gli stress test servono per valutare la solidità della banca ad eventi
"catastrofici" o avversi e permette di quantificare quanta liquidità (liquidity
buffer) deve essere detenuta dall'istituto creditizio per essere sufficientemente
resistente ai sopra menzionati eventi avversi e la conseguente creazione di
contingency funding plan (ovvero dei "piani" che contengono già le procedure e
come attuarle in caso di crisi di liquidità).
Ovviamente, in caso di particolare risultati, possono anche portare ad una
revisione totale del modello di business e della strategia della banca (oltre che
della politica di gestione dei rischi).
Dobbiamo, infine, rilevare che è necessario utilizzare gli stress test a livelli
consolidati.
Tuttavia, nel caso in cui ci sono dei limiti al trasferimento della liquidità
all’interno di un gruppo bancario, anche le singole entità dovranno attuare individualmente stress test.
Il livello di analisi e la frequenza dei test (che possono essere condotti
mensilmente, settimanalmente e, in caso di necessità, addirittura giornalmente)
devono essere valutati in relazione alle dimensioni e al rischio specifici della
banca, oltre alla rilevanza che ricopre quest’ultima nel sistema finanziario.
Ad oggi, però, non esiste ancora un modello di stress test ideale ed
universalmente accettato capace di raggruppare i diversi rischi e le loro
connessioni con gli altri rischi dell’attività bancaria.
Una volta effettuati i test, il passaggio successivo è predisporre gli
strumenti per potere gestire al meglio il rischio di liquidità, qualora si
verificassero gli eventi negativi ipotizzati.
Il primo strumento è sicuramente la "riserva di liqudità", cioè l'ammontare
della banca. L'ammontare di tale riserva deve essere adeguata al profilo di rischio
che la banca ricerca e può comprendere: la cassa e i depositi detenuti presso le
autorità centrali, attività immediatamente liquidabili (la loro vendita serve a
coprire stress di brevissimo periodo, generalmente non oltre i sette giorni), altre
attività finanziarie la cui dismissione è attuabile in breve tempo (anche se non
immediatamente come le attività precedentemente menzionate).
Un altro strumento è la statuizione di limiti operativi: si tratta di decisioni
che attengono le strategie della banca e sono decise dal management dell'istituto
di credito; questi limiti impediscono l'assunzione di eccessivi rischi da parte
dell'istituto finanziario, e riguardano orizzonti temporali brevi e lunghi
(generalmente oltre l'anno).
Tra i vari strumenti a disposizione per ridurre il rischio di liquidità vi è la
diversificazione delle fonti di finanziamento e delle scadenze di rinnovo; è
evidente che si deve evitare di dipendere da una sola (o poche) fonti di
finanziamento in quanto la banca potrebbe avere grossi problemi se dovesse
affrontare delle scadenze ravvicinate di passività. Basti pensare al caso di una
banca che abbia emesso varie tranche di obbligazioni e che queste abbiano una
scadenza ravvicinata tra loro, magari nell'arco di un anno, con il risultato che in
quell'anno la banca subirà un notevole esborso in termini di risorse finanziarie.
Un ulteriore strumento è il Contingency funding plan, del quale abbiamo
accennato precedentemente: sostanzialmente con esso si stabiliscono le procedure
e le azioni da realizzare in caso di eventi negativi, ed inoltre si stabilisce quali
ruoli e quali soggetti, all'interno dell'organigramma della banca, si devono attivare
Ogni contingency funding plan è diverso, in quanto, quando lo si pianifica,
bisogna tenere conto delle caratteristiche specifiche (e pertanto uniche)
dell'istituto, del settore in cui si trova ad operare (competitors, regolamenti, ecc.),
dei mercati contigui, e così via.
Se è vero che la struttura di regolamenti e mercati sono condizioni comuni
a tutti i soggetti che vi operano, è anche vero che ogni istituto di credito ha delle
caratteristiche sue proprie come la complessità operativa, dimensione, profilo di
rischio.
Per quanto detto sopra è evidente che un Contingency funding plan deve
prevedere la mappatura delle diverse tipologie di tensione di liquidità,
l’individuazione degli indicatori di attenzione (da considerare come delle "spie" la cui accensione indica che la banca si sta pericolosamente avvicinando ai suoi
limiti di sicurezza), gli interventi da adottare al verificarsi della crisi 85.
Ovviamente, così come gli stress test devono essere periodicamente rivisti, anche
i Contingency funding plan devono essere rivisti e, se necessario, modificati.
A conclusione della trattazione, si ritiene utile specificare che le
simulazioni degli stress test devono essere portati avanti considerando più
scadenze temporali (generalmente un mese, sei mesi, un anno, due anni) e diversi
fattori di rischio che interagiscono tra loro sia in senso positivo, che negativo
secondo vari valori.
85 Per maggiori informazioni si consulti Trevisan G., "Liquidity Risk Management and the