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LINGUA DEI DIRITTI FONDAMENTALI

Parla come t’iniziò tua madre

LINGUA DEI DIRITTI FONDAMENTALI

La lingua dei diritti fondamentali ha voce dirompente e universale, per-ché sintesi di istruzione, cultura, esperienza, l’unica modalità di comuni-cazione che non ha bisogno di interpreti né di vocabolario, la sua qua-lità espressiva è da tutti compresa e si attua con parola di gesti e azioni.

Essa è inconfondibile, ha medesima genuinità e vigore di determi-nazione, ovunque si proponeha pulsazioni dell’anima, identità invi-sibile e molto discussa, e possiede il medesimo impeto per volare al di sopra di tutto ciò che non appartiene al senso e valore della vita, quotidiana ed eterna.

Detta modalitàappare sia straordinaria, o già vista, o forse unaver-sione copia dell’altra.

Ciò non è illusione ma è proprio così, perché il fondamento uni-versale dell’uomo sollecita ognuno con una sola lingua, in sintonia con l’unicità dell’essere umano, al di là del colore della pelle, di latitudini, di credo.

Contro tutto ciò che offende la nobiltà della vita forte si eleva invincibile la denuncia e acutezza delle azioni quale patrimonio lin-guisticodei Diritti Fondamentali.

Di seguito alcune delle recenti testimonianze, da ogni fonte e parte del pianeta, con cui si eleva la condanna, con voce unica e fondata, dell’etica irremovibile della: Tutela della sacralità della vita.

dai continenti

- Dall’Asia: l’indiano Mahatma Gandhi (1869 - assassinato nel 1948) politico, filosofo e avvocato, profeta della non violenza, pio-niere e teorico del satyagrahala resistenza tramite la disobbedienza civiledi massa;

- Dall’Europa: la macedone di Skopje, san Madre Teresa di Cal-cutta (1910 - 1997) Nobel per la Pace nel 1979, proclamata beata da papa Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 e santa da papa Francesco

il 4 settembre 2016, infaticabile nella lotta contro ogni forma di po-vertà nella metropoli di Calcutta e nel mondo, fondatrice delle suore Missionarie della carità, per continuare la sua attenzione verso gli emarginati;

- Dall’Africa: il sudafricano Nelson Mandela (1918 – 2013) di cui ricorre il centenario, cittadino di pelle scura, in galera ventisette anni perché attivista per i diritti civili di cittadini di pelle scura, nel 1994 eletto democraticamente primo Presidente del Sudafrica, Nobel per la Pace nel 1993;

- Dagli U.S.A.: Martin Luther King jr (1929 – assassinato nel1968) pastore protestante di pelle scura, politico e attivista leader dei diritti civili,che consacrò le sue azioni con la meraviglia del suo motto I have a dream io ho un sogno, Nobel per la Pace nel 1964.

La protesta contro la violazione dei diritti fondamentali trova anche clamorose testimonianze, fotograficamente immortalate, che smuovono un forte sussulto nella coscienza dell’umanità.

Se ne ricordano alcune.

dallo sport

- Il saluto delle Pantere Nere, con pugno teso e guanto nero, mostrato dagli atleti di colore John Carlos e Tommie Smith, primo e terzo, sul podio dei 200 metri dei Giochi Olimpici a Città del Messico nel 1968, per contestare il razzismo (fotografo, John Dominis);

- L’incontro disputato nel 1976 in Cile della finale di Coppa Davis, in cui i quattro finalisti della squadra azzurra, capitanata da Adriano Panat-ta, con Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, giocaro-no con le magliette rosse, per contestare il regime del dittatore Pigiocaro-nochet.

- La protesta dei giocatori americani del Baltimor Ravens e del-la Jacksonville Jaguars, contro le discriminazioni razziali, “inginoc-chiati”, a Londra in trasferta promozionale del foot-ball americano, incuranti delle disposizioni del presidente U.S.A, Donald Trump, di cantare l’inno nazionale durante l’esecuzione musicale nelle manife-stazioni sportive;

da immagini fotografiche

- Nel 1968, l’istante della morte di un vietcong freddato in una strada di Saigon con un colpo di pistola alla tempia (fotografo, Eddie Adams);

- Il 9 maggio 1978, in via Caetani nel pieno centro di Roma, tra le sedi dei maggiori protagonisti di Governo, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro nel cofano di una Renault R4 rossa (fotografo, Gianni Giansanti);

- Il 5 giugno 1989, in piazza Tienanmen, la testimonianza dello studente cinese che, a sostegno dei richiedenti democrazia, impa-vido e solo fronteggia quattro carri armati T59 dell’esercito cinese (fotografo, Stuart Franklin di Magnum).

dalla violenza sulle donne - MALALA YOUSAFZAY

Viveva nel Distretto dello Swat in Pakistan e nel 2012, il giorno 9 ottobre, la ragazza appena quindicenne, sull’autobus che la riportava a casa dall’uscita di scuola, rimase gravemente ferita alla testa da spa-ri spa-rivendicati da terrospa-risti talebani Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP).

L’accusa fu di avere denunciato, con i suoi scritti, gli orrori del regime e il mancato diritto delle donne pachistane allo studio.

Il principio dell’accesso paritetico all’istruzione Malala lo aveva appreso dal padre Ziauddin Yousafzai, ex insegnante e impegnato sostenitore.

Malala nel 2013 ripeté, con la delicatezza del sorriso dei suoi giovani anni, all’Assemblea dell’ONU, e da allora in ogni altra sede, il suo impegno a sostegno del dirittoall’istruzione delle donne e dei bambini del mondo islamico, asserendo:

“Un bambino, un insegnante e una penna possono cambiare il mondo”.

Nel 2014 ricevette, insieme all’attivista indiano Kailash Satyarth, il Nobel per la Pace e, con i suoi diciassette anni, fu la più giovane persona a esserne insignita, con motivazione:

“Per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”.

Lei invoca l’istruzione quale strada maestra per nobilitarci e for-marci, partendo dall’apprendimento e amore per la conoscenza, che ci inizia alla comunicazione universale per interagire e conseguire un patrimonio di ricchezza di vita, risorsa unica e meravigliosa.

Nel 2017 Malala Yousafzai è stata ammessa all’Università di Oxford, nel Regno Unito, per lo studio di filosofia, economia e politica.

Nel marzo 2018, è potuta rientrare, per la prima volta, al suo pa-ese natale e tra l’entusiasmo di familiari e amici ha definito Mingora

e la valle dello Swat, anche attraverso il suo accaunt Twitter “Il posto più bello per me sulla terra”. (Fonte: Il Messaggero, 1aprile 2018 - Mondo - Malala torna in Pakistan 6 anni dopo).

- NADIA MURAD

Giovane studentessa, che all’età di 20anni il 3 agosto 2014 dal suo villaggio fu rapita con tante altre ragazze dai jihadisti e costretta alla schiavitù sessuale.

Le uccisero sua madre, sei fratelli mogli e figli, e in pochi giorni si stima siano scomparse dall’area, tra assassinate e rapite, almeno 10.000 persone.

Dal campo di prigionia riuscì a sfuggire agli uomini dell’Isis, fu aiutata da una famiglia a rifugiatasi nel campo profughi a Duhok, nel Nord dell’Iraq e da lì raggiunse Stoccarda, in Germania,dove pubblicizzò la sua vicenda fino a rappresentarla davanti al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

Premio Nobel per la Pace, conferitole il 5 ottobre 2018, con mo-tivazione:

“Per i suoi sforzi nel porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra e conflitto armato”è la diciassettesima donna a rice-vere il riconoscimento ed è denominata la “Fenice guerriera”.

Il premio Nobel per la pace (Nobel peace prize) e gli altri premi Nobel, sono stati istituiti dal testamento di Alfred Bernhard Nobel del 1895, assegnati per la prima volta nel 1901.

Alfred Bernhard Nobel (Stoccolma, 21 ottobre 1833 – Sanremo, 10 di-cembre 1896) fu un noto industriale svedese, inventore della dinamite.

Il candidato per il premio Nobel per la pace, a differenza degli altri premi Nobel assegnati per la: letteratura, Medicina, Fisica, Chi-mica, Economia, viene scelto dal Comitato per il Nobel norvegese e conferito in Norvegia, la cerimonia di premiazione si tiene a Oslo, tutti gli altri premi Nobel sono assegnati in Svezia.

Il 20 dicembre 2018 Nadia fu ricevuta da Papa Francesco.

Nominata ambasciatrice Onu, è molto impegnata in azioni a so-stegno della lotta alla tratta di esseri umani e rifugiati. Per l’intensa attività di denuncia di ogni sistema in offesa al rispetto delle donne e contro l’addestramento dei ragazzi per trasformarli in guerriglieri dell’ISIS è continuamente minacciata di morte.

Lei conferma il suo impegno morale e sociale e asserisce: “Non avrò pace finché tutte le donne violentate non saranno liberate” e aggiunge “perché io sia l’ultima”.

Nadia è originaria dell’IRAQ appartiene al gruppo etnico dei

Ya-zidi, che per la Treccani sono «un gruppo di popolazioni ordinate a tribù, di origine e di lingua curda e con religione propria».

L’etnia è presente soprattutto nella zona prossima alla città di Sinjar, nel nord dell’Iraq, sul confine con la Siria.

da scontri razziali - GEORGE LOINGER

Tra diversi uomini protagonisti di azioni a sostegno dei diritti fon-damentali contro le atrocità dell’odio razziale, merita menzione uno degli ultimi protagonisti, da poco scomparso.George Loinger.

Nato a Strasburgo da genitori ebrei-ortodossi, è deceduto all’età di 108 anni il giorno 28 dicembre 2018.

Egli salvò, tra il ’43 e ’44, centinaia di bimbi ebrei dalla deporta-zione nazista e dopo l’armistizio, circa cinquemila ebreiutilizzando la nave Exodus per trasferendoli dall’Europa nella “Terra promessa” da cui un anno dopo sorse Israele.

La sua superba impresa, nel 1960, fu oggetto dell’omonimo film, Exodus, diretto da Otto Preminger e interpretato da Paul Newman.

Questi esempi riportati, di straordinaria e nobile testimonianza, di estrema sfida contro le sopraffazioni contro l’essere umano, finanche con il sacrificio della propria vita e rivolti a costruire una società più umana e capace di progressi sociali, impone a ciascuno il dovere di spendersi quotidianamente per potenziare tempi di azione e accelerare il miglioramento delle condizioni di vita per ogni essere umano.

A nessuno è giustificato starsene in finestra a guardare, a non attivar-si e, di fatto, trasferire ad altri il masattivar-simo sacrificio e la responsabilità di lotta per ottenere un beneficio di godimento universale.

Tutti, ovunque ci troviamo, possiamo tendere a divenire filamenti attivi per tessere intorno al globo una rete, a maglie strette, in cui ingab-biare il nostro passaggio nel mondo e indirizzarlo allo sviluppo e tutela della vita, senza considerarne alcuna delle eccezione o limitazione.

Contro ogni discriminante tra esseri umani già si pronunciò la Co-stituzione della Repubblica Italiana nel 1947, nobile e suprema fonte del nostro ordinamento giuridico, come pure l’UNESCO nel 1950.

Vero è che la sensibilità verso nobili ideali non è patrimonio dif-fuso e che sani ammonimenti e insegnamenti, come la storia testi-monia, hanno tempi lunghissimi per la penetrazione e fecondazione

nell’animo umano e poterne diventare comportamento ma occorre farne tesoro e non sprecare una indicazione di pace e di civiltà per l’umanità intera, nel rispetto di quanti con lealtà si spendono per so-stenere principi di equità e rispetto tra gli uomini a tutela del valore del dono della vita per ognuno diritto fondamentale e irripetibile da tutelare sempre e ovunque.

Il richiamo più forte delle testimonianze proviene dall’offesa arre-cata ai bambini, santa madre Teresa di Calcutta interpellata su diverse tematiche così diceva “ Quale è la cosa più facile da fare? Sbagliare.”

e “Quali i migliori insegnanti? I bambini.”

Se sbagliare è possibile ma apprendere è un dovere, la fonte a cui attingere insegnamenti, pur se in forte calo, esiste ancora e facciamo-ne tesoro per migliorare.

da testi canori

Sul tema drammatico e profondo della contrarietà verso “l’Altro”

e del non dialogo, si riporta il testo dei brani composti da due notis-simi cantautori, per cercare la verità del significato della nostra vita.

L’interrogativo del perché vagare ancora nel vento, che si pose Francesco Guccini, fu presentato nel settembre 1966 con l’ ”Equipe 84” intitolato “Bang bang Auschwitz” e poi l’anno successivo, con il gruppo musicale “I Nomadi “, definitivamente intitolato: “La canzone del bambino nel vento” (Auschwitz).

Per l’impegno sociale il Gruppo, il 20 Settembre 1977, durante il concerto di Assisi (PG), in occasione del II Festival per la pace, rice-vette il premio “Artisti per la Pace 1997”.

La proposta, auspicata da Sergio Endrigo, presentata nel 1997, della possibilità di realizzare nel mare un ponte fatto di barche e di intesa tra tutte le genti unite per mano per un girotondo intorno al mondo, fanno scuola per un ideale possibile di essere unica entità intelligente per vivere la meraviglia dell’universo e non sprecarla.

LA CANZONE DEL BAMBINO NEL VENTO (AUSCHWITZ).

(Autore: Francesco Guccini - Modena, 14 giugno 1940)

“Son morto // con altri cento // son morto // che ero un bambino //

passato // per il camino // e adesso sono nel vento // ad Auschwitz //

c’era la neve // il fumo // saliva lento // nel freddo // giorno d’inverno // e adesso sono nel vento // ad Auschwitz // tante persone // ma un solo // grande silenzio // è strano // non riesco ancora // a sorridere //

qui nel vento // io // chiedo // come può l’uomo // uccidere // un suo fratello // eppure // siamo a milioni // in polvere // qui nel vento // in polvere // qui nel vento // e ancora // tuona il cannone // e ancora //

no // non è contenta // di // di sangue // la bestia umana // e ancora // ci porta il vento // io chiedo // quando sarà // che l’uomo // potrà //

imparare // a vivere // senza ammazzare // e il vento si poserà // e il vento si poserà”.

GIROTONDO INTORNO AL MONDO (Autore: Sergio Endrigo - Pola 1933)

Se tutte le ragazze // le ragazze del mondo // si dessero la mano //si dessero la mano //allora ci sarebbe // un girotondo //intorno al mondo // intorno al mondo // e se tutti i ragazzi //i ragazzi del mon-do //volessero una volta // diventare marinai // allora si farebbe // un grande ponte // con tante barche // intorno al mare // se tutta la gente // si desse la mano // se il mondo veramente // si desse una mano //

allora si farebbe // un girotondo // intorno al mondo // intorno al mondo // se tutta la gente // si desse la mano // se il mondo veramente // si desse una mano // allora si farebbe // un girotondo // intorno al mondo // intorno al mondo.

da testi poetici

C’È UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE (Autrice: Joyce Salvadori Lussu - FI / 1912 - RM /1998)

C’è un paio di scarpette rosse// numero ventiquattro // quasi nuove // sulla suola interna si vede // ancora la marca di fabbrica // “Schul-ze Monaco” // C’è un paio di scarpette rosse // in cima a un mucchio // di scarpette infantili // a Buchenwald. // Più in là c’è un mucchio di riccioli biondi // di ciocche nere e castane // a Buchenwald. // Ser-vivano a far coperte per i soldati. // Non si sprecava nulla // e i bimbi li spogliavano e li radevano // prima di spingerli nelle camere a gas.

// C’è un paio di scarpette rosse // di scarpette rosse per la domenica //

a Buchenwald. // Erano di un bimbo di tre anni, // forse di tre anni e mezzo. // Chi sa // di che colore erano gli occhi // bruciati nei forni, // ma il suo pianto // lo possiamo immaginare, // si sa come piango-no i bambini. // Anche i suoi piedini // li possiamo immaginare. //

Scarpa numero ventiquattro // per l’eternità // perché i piedini dei bambini morti // non crescono. // C’è un paio di scarpette rosse // a

Buchenwald, // quasi nuove, // perché i piedini dei bambini morti //

non consumano le suole.

dalla speranza

Tanti uomini sono sensibilizzati alla condivisione e varie sono le modalità operative ma ne mancano molti altri, moltissimi altri, è molto diffusa la sostanziale mancanza di cultura per esprimere la necessaria

“forza dell’unione” tra le persone, contro le aspirazioni di cieca indivi-dualità personale o di parte.

A ognuno la responsabilità di una risposta nel rispetto assoluto della vita affinché possa accadere che “il vento si poserà…. e che le scarpette rosse possano consumare le suole per fare vivere passi di gioia a ogni bimbo”.

Vicende di odio e persecutorie verso“l’altro”persistono, esse sono sempre alimentate e attuate con acerrima e inaudita efferatezza.

In particolare le maggiori aggressioni sono rivolte contro portatori di segni a testimonianza della propria etnia, della propria fede, ad esempio il Crocifisso per i cristiani, fedeli che al mondo subisconopiù attentati e vittime per atti di persecuzione; il Kippah per gli ebrei; per idolatrie varie; per il diverso colore della pelle.

Sicuramente nessuna motivazione di scontro, maggiormente se a danno e offesa della dignità e tutela della persona, può trovare giusti-ficazione e ancora meno quella per razzismo.

Quest’ultimo fenomeno è frutto di una folle teoria di pretesa pu-rezza e superiorità razziale contesa tra etnie, conseguente a uno stato confusionale del pensiero e dell’agire umano ma tutti ne siamo corre-sponsabili, fintanto che non saremo capaci di

Prenderciper mano in un“Girotondo intorno al mondo”.

Tutto è possibile ma se si può fare tanto male si può fare anche tanto bene, mai rinunciare né a farlo, né a bramarlo,né a sognarlo, occorre sempre tenere accesa la forza della speranza.

Per farne comportamento di vita occorre approcciarsi con respon-sabilità totale per comprendere e non sprecare indicazioni di pace e di civiltà, lealtà verso l’umanità intera e verso quanti si spendono per sostenere principi di equità e rispetto tra gli uomini, a tutela del valore del dono della vita, per ognuno diritto fondamentale e

irripe-tibile da tutelare sempre e ovunque intorno al mondo.

Ai nostri mari vietiamo di essere distese di pacifici percorsi comuni-canti e lasciamo che i loro flutti restituiscano il corpicino annegato del bambino curdo siriano “Alan” adagiandolo riverso sulla spiaggiadella co-sta turca di Bodrum, nel settembre 2015, proprio come accade a un boc-ciolo di fiore reciso dalla pianta della vita e scaraventato sulla nuda terra.

La foto di Alan,(spesso erroneamente chiamato Aylan) di solo tre anni, fu subito nota in tutto il mondoe il sacrificio della sua vita mostrò l’inequivocabile conseguenza della follia umana per incapacità di co-struire civili relazioni e di ausilio tra i popoli.

Altre tragedie recenti hanno riguarda-to la morte di milioni di ebrei nei forni crematori di Auschwitz e Birkenau tra il 1941 e 1942 e l’eccidio di 335 civili e milita-ri, di cui 75 ebrei, due quin-dicenni, due diciassettenni, nelle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944 divenuto “Sa-crario-monumento naziona-le” e altri se ne potrebbero citare.

Da tante ingiustificate stragi scaturì la Legge 20 luglio 2000, n. 211 che approvò l’Istituzione del

“Giorno della Memoria” di condanna

dello sterminio e delle persecuzioni subite dal popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei Campi nazisti”.

Le Nazioni Unite con risoluzione 60/7 nell’Assemblea generale del 1º novembre 2005, proclamaronoil 27 gennaio, data in cui nel 1945 l’Ar-mata Rossa fece irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz,

“Giorno della Memoria” internazionale, ovvero la “Giornata internazio-nale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah.

Quel giorno denominato dell’“Olocausto” per intendere “sacrificio”

con riferimento alle vittime, che nella religione greca e ebraica veni-vano bruciate vive in onore degli dei ma riferite a capri, tori, agnelli o della“Sohoah” nel senso di ”catastrofe” umana.

Altro drammatico eccidio avvenne presso le Foibe, naturali inghiot-titoi carsici, e nell’area triestina presso un pozzo minerario a Basovizza, scavato all’inizio del XX secolo e profondo circa 250 metri, divenuto Foiba n.149, dal 1992 “Monumento nazionale”, in cui furono scaraven-tati, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e fino al 1947, su direttive dell’OZNA, polizia segreta di Tito, moltissimi prigionieri anche da vivi, tutti italiani della Venezia Giulia, Dalmazia e Istria.

Per quest’ultimo eccidio e a ricordo dell’esodo violento degli istriani per rientrare verso la madrepatria è stato indetto dopo lungo silenzio e tardivo riconoscimento, con legge dello Stato del 30 marzo 2004 n.

92, il Giorno del Ricordo solennità civile nazionale che si celebra il 10 febbraio di ogni anno.

La nostra patria, ridente penisola nel Mediterraneo, pur abbracciata d’ogni parte dal mare, teatro di tanta storia e di civiltà, stenta ad aprire le proprie braccia in risposta all’aiuto di richiedenti o a concrete colla-borazioni di sviluppo dei Paesi dell’area mediterranea.

Tanti eventi di estrema drammaticità nulla ancora hanno insegnato per contrastare la malvagità e l’egoismo dell’essere umano, rendendo la nostra vita una secca esperienza negata al piacere del vivere da

“giusti”quindi da “saggi” ma non ancora è stata smarrita la Speranza di riuscire a essere protagonisti per consegnare, alla storia e alle prossi-me generazioni, sani rapporti tra i popoli a tutela e salvaguardia della dignità umana.