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PESCOPAGANO, CASTELGRANDE, MURO LUCANO

COMUNITÀ LIMITROFE SULLA VIA APPIA SS 7

PESCOPAGANO, CASTELGRANDE, MURO LUCANO

Le tre comunità, Pescopagano, Castelgrande, Muro Lucano, si sus-seguono, nell’ordine, sul percorso della Appia SS 7 che dall’Irpinia si immette in Lucania, lasciando il confine campano del comune di Sant’Andrea di Conza (AV).

Esse pur caratterizzate dalla vicinanza geografica sono realtà com-pletamente differenti per origine, storia, fama dei propri concittadini, dialetti, costumi, usanze e vocazione del territorio.

L’insieme di detti elementi è stato sempre fonte di vari aneddoti e reciproci appellativi, dalle comunità calibrati a proprio merito, per burlarsi l’una dell’altra ma sempre nel rispetto di riferimenti e senza irreparabili storture, perché formulati per “raccontarsi e sorriderne”.

Nell’accedere ai rispettivi agglomerati urbani appare quasi debba-no essere espugnati, quanto un tempo mura e porte di cinta a tutela di castelli e segreti di corte ma subito ci si accorge che ciò è storia antichissima.

Ora le porte sono spalancate per accogliere e invitare a vivere il fascino intimo di storia e ricchezza di persone e luoghi di cui ogni pietra racconta particolari sorprendenti, non sono più un limite e non vorresti più andartene.

Attraversando i luoghi si attinge dall’aria e dall’erba la freschezza di respiro e profumo, priva di frastuoni e inutili chiacchiere e il pen-siero che parla con il linguaggio della natura.

L’Appia non è il solo percorso di accesso in Lucania, altre vena-ture vi penetrano da ogni confine in un insieme territoriale e umano impareggiabile per il suo porsi senza presunzione ma con il garbo della discrezione per non turbare alcuna emozione.

Nell’abitato non occorre bussare per entrare a casa di un lucano, al suo uscio non ancora ha sottratto il chiavistello, chi vi entra è rice-vuto da dolcezza confidenziale.

Questa cultura testimonia il mito lucano di innato culto della ospi-talità e di rispetto per la sacralità del valore umano dell'«Altro».

Tanta storia, di seguito solo accennata, merita di essere approfon-dita e conosciuta per farne un modello di vita.

Sopranome abitanti di: Pescopagano, Castelgrande, Muro Lucano Si riportano alcune notizie sulle origini delle tre confinanti comunità e alcuni sopranomi di reciproca attribuzione, giunti a noi dalla tradi-zione e campanilismo, che sempre animano simpatiche discussioni.

Sopranome tra Castelgrandesi e Pescopaganesi

- pstggjs rocciosi, detto dai pescopaganesi ai castelgrandesi perché abitanti di un territorio da cui emergono diversi pstieggj, speroni di roccia, cioè dei monoliti.

Essi, in genere attribuibili a fenomeni di erosione, assumono con-formazioni e altitudini molto variabili fino a divenire realtà mon-tuose. Sono spesso indicati con il nome del territorio da dove emergono o da elementi di fantasia, alcuni sono: pstieggj grann, pstieggj r roggj, pstieggj r carruozz, pstieggj r palazzul, pstieggj r callaral, pstieggj r cappggjuzz, pstieggj r r gurp, pstieggj r l’iscjc, pstieggj r la paur.

- votafaccj, voltafaccia, detto dai castelgrandesi ai pescopaganesi rap-portandoli, secondo leggenda, a Giano bifronte, per doppiezza di pensiero.

Sopranome tra Castelgrandesi e Muresi

- castgghjan, castellani, detto dai muresi ai castelgrandesi perché abitanti di case di cinta al castello.

- cjcat r castiegghjgrann, ciechi di Castelgrande, detto dai muresi ai castelgrandesi perché abitanti ritenuti disattenti in situazioni favo-revoli.

- cpplun r Mur, coppoloni di Muro, detto dai castelgrandesi ai muresi perché cittadini che indossano, per costume, una coppola la cui visiera limita l’orizzonte cui tendere per saperne di più.

- è arrvat lu mar a Mur sciamn a l’Americ, è arrivato il mare a Muro andiamocene in America, detto dai castelgrandesi ai muresi per-ché ingannati dalla nebbia della valle, giunta a lambire le abitazio-ni del paese, credendo che fosse il mare, messisi in una bagnarola si lanciarono dalla finestra per andare in America.

Pescopagano: Denominazione abitanti, origine, personalità e attività Denominazione degli abitanti è pescopaganesi.

L’origine del nome “Pescopagano”, riferita dalla leggenda incisa su un fregio di pietra, sottostante la rappresentazione della divinità di Giano bifronte, una delle più importanti di Roma e del Pantheon, collocato sulla parete sinistra dell’arcata della Porta maggiore o Torre dell’orologio, edificata nell’anno 1560 in Piazza Sibilla, così indica:

“Provida Progenies Cumsagrata Sybillae / Incolit hoc saxo Jano traducta bifronte / Ex hac fatidica claro cogomine dicta / Porta Sybilla caput Lucanum

Basili-catae”.

“Un accorta stirpe grata alla Sibilla Cumana abita su questo sasso tradottavi da Giano Bifronte. Da essa divinatrice con chiara denominazione e detta Porta Sibilla, capo dei lucani di Basilicata”

Il bifrontismo accredita a Giano la capacità di inter-pretare il futuro e il passato, di leggere eventi con opposti orientamenti, pertanto è divenuto anche simbolo di doppiezza e mute-volezza di pensiero.

La mitologia racconta che Giano è giunto via mare dalla Tessa-glia, regione dell’antica Grecia, nota anche con il nome di Eolia.

Altri storiografi scindono il toponimo Pescopagano nella interpre-tazione delle due PP cioè “Pesco – Pagano”, dove il primo termine

“petra” in volgare “pesco” vale a dire “pescone” e “pagano” derivante da “pagus” cioè “villaggio/borgo” in definitiva l’abbinamento dei ter-mini equivale a “borgo sulla roccia” che appare tesi più attendibile.

Un’altra eccezionale pietra, individuata nel corso di ricerche del concittadino Avv. Camillo Naborre, cultore di storia locale e studioso di memorie e testimonianze del passato, nonché Presidente della Fondazione Girolamo Orlando, ci riporta notizie più realistiche circa l’epoca cui riferire l’esistenza di Pescopagano.

Detta pietra locale, denominata Faviccino, era appartenuta alla Chiesa Madre di Santa Maria de Serris, abbattuta dal terremoto del 1980 e a seguire dall’azione distruttiva dei ruderi per sconsiderata furia demolitiva dei vari operatori intervenuti.

Su di essa un’iscrizione riconducibile a epoca bizantina, cioè a quel periodo della dominazione longobarda nella quale l’uso dell’i-dioma latino era contemporaneo e contestuale a quello greco, con-ferma quanto sostenuto da alcuni storici circa l’esistenza di Pescopa-gano già nel 555 d. C.

Personalità e loro iniziative di prestigio hanno dato a Pescopaga-no ampia risonanza sul territorio circostante e meridionale, tra cui:

- Benefattore insigne di Pescopagano, nato il 15 gennaio 1802 e deceduto a Cerignola il 1888, è stato Giovanni Pinto. Uomo di va-sta cultura in campo giuridico e amministrativo, visse a Cerignola.

Prima di morire volle che il suo patrimonio, pari a lire seicentomila fosse assegnato alla comunità di Pescopagano a fin di bene perché

“frutto delle sue fatiche e dei suoi risparmi venissero usati a bene dei superstiti e dei poveri”. Il testatore per dette finalità indicò anche di denominare l’opera da organizzare ”Pio Monte S.Giuseppe”. In data 26.04.1891 venne costituita in Ente Morale e fu attiva fino al 1980, a meno dell’ospizio chiuso nel 1912 per insufficienza di fondi.

- Benefattore insigne di Pescopagano, Francesco Michele Maria Mucciacciuoli (1851-1941), utilizzò i propri guadagni, realizzati in America, in pro di privati e soprattutto verso opere pubbliche: Villa Comunale, Chiesa Madre, Cimitero.

- Il ruolo di fiorente e importante centro bancario esercitato dalla fondazione di due distinte iniziative bancarie, sorte sulla scia de-gli ideali cooperativi sviluppatisi sul territorio italiano nella seconda metà dell’ottocento, di cui il primo Istituto ad opera di Luigi Luzzatti fu la Banca Popolare di Lodi 1864, in loco denominate:

a) Banca Operaia Cooperativa di Pescopagano, 11 agosto 1883, con sede in piazzetta S. Michele 1, in loco nota anche come “Banca piccola”. Pur tra molte difficoltà iniziali e caratterizzata da gestione locale e familiare, ebbe concreta capacità operativa. Per il rilevante ruolo nell’economia locale le fu assegnata la Medaglia di Bronzo all’Esposizione Universale del 1900 a Parigi, dal Ministero del Com-mercio dell’industria, delle Poste e Telecomunicazioni. Oggi per vi-cende di riassetto bancario è denominata Banca Popolare di Novara ed ha conservato la medesima sede sociale.

b) Banca Popolare Cooperativa di Pescopagano, 2 settembre 1883, che ben presto ebbe sede sociale nel prestigioso Palazzo Rubini in Corso Umberto I, in loco denominata anche “Banca grande”. Costi-tuita ad opera di Antonio Quaglietta, Michelangelo Pascale, Fabrizio Laviano e altri azionisti locali così pure dell’Alta Irpinia, della Valle dell’Ofanto e dell’Alto Melfese, tra questi il noto Giustino Fortunato.

Per il lodevole ruolo assunto nell’ambito dell’intero territorio meri-dionale, durante la prestigiosa Direzione del Cav. Fabrizio Laviano, le fu assegnata la Medaglia d’Oro all’ Esposizione Internazionale di Mi-lano nel 1906 e nel 1912 la Medaglia d’Oro dal Ministero di Agri-coltura, ma anche altri notevoli riconoscimenti. Fino al 1992 ebbe la sede legale in Corso Umberto I, n.8.

L’opera di Fabrizio Laviano fu di grande rilevanza e il suo busto, attualmente rimosso dalla sede bancaria. è situato presso la sede del Comune e riporta l’epigrafe “Da questa casa sacra alla previdenza Fabrizio Laviano irradiò benefica azione di pensiero di economia di risparmio onde fu provvido vangelo alle menti umili di qua di là dal mare la sicurtà del deposito l’onesto impiego”

Nel tempo ha subito trasformazioni organizzative e assunto altre denominazioni, a oggi è Banca Popolare di Bari, a Pescopagano conserva solo una sede di rappresentanza in via Santissima Annun-ziata, 5.

L’importanza avuta dai due Istituti di Credito resta a vanto delle genti che ci hanno preceduto perché “Gli eventi e le vicende degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, che hanno portato alla definitiva scomparsa dei due Istituti di Credito, sono ancora trop-po vicini per essere qui adeguatamente indagati, appartengono essi ancora alla cronaca più che alla storia” (Fonte: PESCOPAGANO E IL SUO TERRITORIO - a cura della Fondazione Girolamo Orlando e della Deputazione Lucana di Storia Patria).

- Nel 1910 la costituzione dell’Impresa Idroelettrica F.lli Orlan-do, successivamente denominata S.O.L.E. (Società Ofantina Lucana di Eletttricità), per la realizzazione del primo impianto idroelettrico in Lucania, utilizzando “carbone bianco”, così era definito l’impiego della forza idrica, nello specifico attinta da una derivazione sul tor-rente Ficocchia.

L’energia prodotta fu impiegata a scopo privato, pubblico, pro-duttivo. L’illuminazione pubblica avvenne nel 1913 e tra il 1914 ed il 1915 la rete di distribuzione oltre Pescopagano raggiunse, in Lucania, i comuni di Rapone, San Fele, Ruvo del Monte e i viciniori comuni

campani di Sant’Andrea di Conza, Castelnuovo di Conza, Santomen-na, Calitri.

La prevedibile richiesta di ulteriore energia elettrica indusse l’Or-lando a programmare ulteriore approvvigionamento idrico e si ado-però, tra tormentata opposizione di gerarchi fascisti e contrasti con la Società Lucana di Imprese Idroelettriche, (S.L.I.I.), per la realizza-zione di una grossa riserva idrica nel piano del torrente Saetta, dove raccogliere anche le acque del torrente Ficocchia ed integrare il ba-cino del torrente Guana.

Per detti contrasti politici, nel 1940, Girolamo Orlando subì il provvedimento di confino per sfuggire al quale si rifugiò a Napoli e non poté seguire direttamente le proprie iniziative in Basilicata.

Solo grazie all’intervento del milanese ing. Giovanni Bellingio-ni, impegnato nella progettazione del lago Saetta, il provvedimento di confino venne revocato, motivi prudenziali consigliarono la sua permanenza a Napoli, dove vi restò fino alla sua morte avvenuta nel 1964.

Il programma già avviato nel 1933 ma sospeso, fu ripreso nel 1941 e nuovamente sospeso fino al 1948 e poi avviato, a conclusio-ne, vigente la Repubblica. Nel 1950 poté essere costituita la società Saetta-Lago Antonia Nitti Persico di Pescopagano, che concluse nel 1953 la realizzazione del bacino per l’alimentazione delle due cen-trali idroelettriche di Mauriello e Guana.

Nel 1966 a seguito della nazionalizzazione dell’energia elettrica e l’istituzione dell’ENEL la società fu posta in liquidazione e nel 1976 il lago fu svuotato e la diga demolita.

Tra il 1971 e 1991 con fondi della Cassa per il Mezzogiorno fu realizzata la nuova diga di Saetta e il bacino, dal 1999. è in esercizio per attività sperimentale. (Fonte: PESCOPAGANO E IL SUO TERRI-TORIO - a cura della Fondazione Girolamo Orlando e della Deputa-zione Lucana di Storia Patria).

L’estroso medico e ingegnere Girolamo Orlando, (1876 - 1964) fu profondo sostenitore e amico dell’insigne statista lucano Fran-cesco Saverio Nitti (Melfi 1868 – Roma 1953), una delle più lungi-miranti personalità politiche del primo novecento, tra l’altro autore del manuale Scienze delle Finanze, diffuso in tutto il mondo e nel festeggiare i centocinquanta anni della sua nascita la Presidenza del Consiglio ha . ospitato in novembre una presentazione corale delle idee dell’uomo politico seguita dalla proiezione del docufilm Fran-cesco Saverio Nitti. L’ottimismo dell’agire di Simona Fasulo, trasmesso

anche da RAI Storia. Il Nitti fu interprete di un meridionalismo nuo-vo, cercò risorse di sviluppo proprie del territorio, per andare oltre il riferimento agrario della cerealicoltura e allevamento, perché con opportune azioni di sostegno pubblico fosse capace di attivare uno sviluppo locale per un riequilibrio del rapporto popolazione-risorse con prospettive ampie incardinate nello stesso sviluppo nazionale.

Nello specifico indicò nell’utilizzo della energia idrica la fonte energetica per lo sviluppo del territorio e della Regione ma che andasse oltre un progetto elettro irriguo per uno sfruttamento am-plificato comprensivo di bonifiche integrali, riassetto idrogeologico, superamento del tema malarico delle aree, e tanti altri aspetti di ca-rattere generale funzionali al territorio.

Tale cultura dell’uso delle risorse per lo sviluppo fu poi incentivo per la realizzazione di successivi importanti invasi idrici sui fiumi lucani a sostegno dello sviluppo delle aree locali e più ancora per sopperire alle diverse necessità idriche della Puglia.

In Italia il primo impianto di una centrale idroelettrica, fu promos-so da Giuseppe Colombo, fondatore della EDISON, realizzato tra il 1895 e 1898, ancora in esercizio. Esso fu denominato “Angelo Berti-ni” nome del Direttore Generale EDISON di Milano, ed attinge “car-bone bianco” dalle rapide dell’Adda, presso Paderno d’Adda (CO).

La cittadinanza, nell’anno 2002, per dare testimonianza pubblica, a tutti accessibile, e a ricordo degli storici impianti idroelettrici della centrale Mauriello, ha collocato nella piazzetta Girolamo Orlando le originali apparecchiature degli impianti tecnici della centrale, risa-lenti ai primi del ‘900.

Componenti di preziosa collezione per l’archeologia industriale costituita da: Turbina idraulica a reazione “Ing. Riva Monneret – C.

Milano, portata 200 litri al secondo, 90 HP, 630 giri/1’; Turbina Pelton costruzione De Pretto 14 HP, 300 giri/1’; Alternatore a induttore ruo-tante 60 KVA, 750 giri./1’ tipo “Soc.Anonimes Westinghaus Le Havre”.

Nell’anno 2003 nella piazzetta è stata anche apposta una targa e scoperto un busto di bronzo, opera dello scultore Stefano Mingione, in ricordo del Dott. Girolamo Orlando, Medico Chirurgo Insigne e Benefattore.

- A inizio ‘900 la fondamentale iniziativa, del medico ingegnere Girolamo Orlando e del collega medico Giovanni Miele, per la rea-lizzazione del presidio sanitario “Casa di Salute e Chirurgia di Pesco-pagano”, in Via dei Mulini, dopo un ventennio trasferita nel palazzo Orlando in via dei Fiorentini, ora via Giuseppe Orlando, dove con

l’ausilio del dr. Abruzzese e dr. Palestra, venivano effettuate cure sa-nitarie ed interventi chirurgici e fu uno dei quattro ospedali presenti in Lucania.

Dopo la Grande Guerra nel 1926 il presidio divenne Opera Pia Perpetua Ospedale “Giuseppe Orlando” ed ampliò la sua attività di assistenza divenendo uno dei quatto ospedali presenti sul territorio lucano.

Nell’aprile del 1931 divenne Ente Morale continuando la preziosa opera sanitaria fino alla morte dell’illustre fondatore, traendo dal pre-stigioso lavoro sanitario le basi per la istituzione nel 1973 dell’Ospe-dale pubblico, poi trasformato in Ospedell’Ospe-dale Regionale Specializzato in Fisioterapia ed Ortopedia, eccellenza specialistica del Mezzogior-no d’Italia e ora importante Centro di pneumologia e riabilitazione.

- L’istituzione nel 1914, per la formazione al lavoro tecnico, for-temente sostenuta da Fabrizio Laviano, della Reale Scuola Popolare Operaia di Arti e Mestieri, che per una qualificata formazione arti-gianale dei giovani prevedeva corsi di ebanisteria, lavorazione della pietra, ferro battuto, e per le attività agrarie un campo sperimentale.

Per difficoltà gestionali fu soppressa nel 1927 e venne istituita la Scuola di Avviamento al Lavoro divenuta nel 1970 Istituto Professio-nale di Stato per l’Industria e Artigianato, a seguito della istituzione della Scuola Media Statale.

- Per onorare la genialità delle iniziative del concittadino Orlan-do è sorta nel 1990 la “Fondazione Girolamo OrlanOrlan-do” (F.G.O.) con sede in corso Umberto I, n. 4. e ulteriore ingesso da via Giuseppe Orlando Miele, 1. La Fondazione sostiene lo sviluppo di progetti di avanguardia, tra questi:

a Parigi la ricerca sperimentale, in campo medico, condotta sugli animali dal Prof. Francesco Nappi, esperto di cardiochirurgia neonatale, finalizzata alla realizzazione di un brevetto per la cura della vena aortica utilizzando la valvola polmonare;

in loco, nel settore delle acque, l’obiettivo di costituire un Cen-tro di Ricerca e Studi, in collaborazione con l’UNIBAS, la Regio-ne e la DeputazioRegio-ne Lucana di Storia Patria, presentato a Matera nell’ambito del Mediterraneum Forum of Water Resurce, intitola-to “Hisintitola-toire d’eau, Sintitola-torie di acqua: “Progetintitola-to di massima per la utilizzazione delle acque del torrente Ficocchia a scopo idrico e idroelettrico in provincia di Potenza” e da ciò trarre insegnamenti di valorizzazione di tale risorsa ovunque sia disponibile.

- Il ruolo assunto dal Medico Fernando Schettini (1925-2009)

ne-gli anni 1970/1980 nella vita civile e democratica lucana, ricordato dall’Amministrazione comunale, A.D. 2018 con busto d bronzeo in Corso Umberto I, ed epigrafe “Protagonista della vita civile e demo-cratica lucana padre costituente della regione e sindaco di Pescopa-gano”.

- La prestigiosa figura del prof. Angelo Balestrieri (1935-2017), storico preside della facoltà di Medicina a Cagliari e Presidente della Conferenza Permanente dei presidi di Medicina, Sindaco del paese dal 1990/95, Presidente della Fondazione “Girolamo Orlando” e Pre-sidente Onorario del Comitato Tecnico Scientifico della medesima

- Dal 2011 il concittadino dott. Avv. Lorenzo Mazzeo, il 25 mar-zo 2018 premiato con l’onorificenza di “Lucano insigne” dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Basilicata, ha dato vita a una importante iniziativa sportiva multidisciplinare denominata Ofantiadi.

Scopo dell’iniziativa, estiva annuale, è il coinvolgimento di trenta-cinque comuni di area a ridosso del fiume Ofanto e altri aderenti, per favorire, attraverso lo sport, l’aggregazione e la sinergia tra le forme di cultura e produttive presenti lungo tutta l’area interessata.

- Interessante è il progetto che propone l’Associazione Ofanto Express finalizzato a riattivare la tratta ferroviaria Rocchetta Sant’An-tonio – Avellino per lungo tempo determinante infrastruttura di pe-netrazione per ridurre l’isolamento dei comuni dell’Alta Irpinia e del bacino dell’Ofanto, carenti di adeguata arteria stradale. L’infrastrut-tura ferroviaria, da qualche tempo non più attiva, viene riproposta non a scopo commerciale ma a sostegno di mobilità dolce finalizzata alla valorizzazione di aree interne, ricche di paesaggi e di prodotti genuini da conoscere lungo la tratta.

Essa fu progettata nel 1865 ma compiuta nel 1895 per complessi-ve trentaquattro stazioni.

La sua gestione fu sempre gravosa poiché il bacino di utenza non era adeguato ai costi di esercizio. Tale difficoltà crebbe nel periodo successivo al terremoto del 1980 quando fu realizzata, verso la metà degli anni Novanta, la Strada Statale Ofantina Bis, che ridusse dra-sticamente la già minima utenza di tratta ferroviaria a vantaggio del trasporto su gomma pertanto, dalle ferrovie, fu classificata “Ramo secco” e disattivata.

Ma la validità storica e di realtà culturale del territorio attraversato dalla tratta ferroviaria dismessa non è mancata di emergere neanche tra i progetti di sviluppo di itinerari cultuali e turistici della

Campa-nia su cui l’Università Federico II di Napoli e le Ferrovie dello Stato hanno siglato un protocollo di scambi e collaborazione che esplicita-mente include anche i territori interni della Campania, tra cui la valo-rizzazione della vecchia tratta Avellino - Rocchetta e successivamente della tratta che porta a Pietrelcina. (Fonte: L’intesa “Patto Ferrovie - Federico II studenti in campo per il turismo da Pietrarsa a Rocchetta” di Roberto Fuccillo / La Repubblica, 18 settembre 2018).

Castelgrande: Denominazione abitanti, origine, personalità e attività La denominazione degli abitanti è castelgrandesi.

- L’origine del nome “Castelgrande” non è raccontato da una leggen-da o leggen-dalla mitologia ma leggen-da un riferimento storico.

Intorno all’anno mille le diverse comunità locali, distribuite tra nove casali sul territorio, villaggi di esiguo insieme di famiglie, per assicurarsi protezione e contenere ladronerie, scorribande saracene ed altro, de-cisero di arroccarsi presso il locale castello, efficace fino al distruttivo terremoto del 1694, appartenuto alla principale famiglia del posto deno-minata “De Grandis”, da cui “Castrum de Grandis” ma per altri

Intorno all’anno mille le diverse comunità locali, distribuite tra nove casali sul territorio, villaggi di esiguo insieme di famiglie, per assicurarsi protezione e contenere ladronerie, scorribande saracene ed altro, de-cisero di arroccarsi presso il locale castello, efficace fino al distruttivo terremoto del 1694, appartenuto alla principale famiglia del posto deno-minata “De Grandis”, da cui “Castrum de Grandis” ma per altri