2 Gli interventi idraulici in Sardegna
LOCALITÀ BONIFICABILI COMUNI DI APPARTENENZA Provincia di Cagliar
Spiagge di Bonaria Cagliari
Stagni di S. Gilla Cagliari, Assemini, Capoterra, Elmas, Uta
Stagni di Porto Pino, Porto Botte e Palmas Villarios e S. Antioco
Stagni di Marcedddì, Sassu, Santa Giusta, Cabras, Oristano
Oristano, Marrubiu, Terralba, Santa Giusta, Cabras
Palude del Campidano di Oristano tra Santa Giusta e Riola
Oristano, Santa Giusta, Nuraghi, Riola, San Vero Milis
Stagni di Tortolì Tortolì, Girasole, Donigala
Provincia di Sassari
Stagno Salinedde Terranova
Palude Corcò Terranova
Padulo Tempio
Stagno di Calik Alghero
Valle di S. Lucia e Palude Scudo Bonorva
Il tanto atteso inserimento degli stagni sardi negli elenchi del Ministero dei Lavori Pubblici non ebbe però come conseguenza un impulso nella progettazione e nella realizzazione delle bonifiche, per le quali bisognerà attendere il nuovo secolo. Le uniche limitate opere di bonifica di questi decenni saranno merito dell’iniziativa privata, seppure con il contributo economico dello Stato.
Nel 1879 viene bandito con Regio decreto un concorso a premi per opere di bonifica e di irrigazione. Il sindaco di Borore fa domanda per prosciugare la palude di Duos Nuraghes (80 ettari), che dista 3-400 metri dall’abitato, ma dopo la relazione del Genio Civile, il premio viene concesso ma non al comune, bensì all’ing. Carlo Davies che aveva già preso in affitto per 25 anni la palude con l’obbligo di prosciugarla393.
Un altro concorso viene bandito nel 1884. I delegati del Ministero dell’Agricoltura alla visita preliminare del concorso in Sardegna (prof. Antonio Rossi, direttore della Scuola pratica di agricoltura di Nulvi, e ing. Carlo Corona, perito del Genio Civile)
391 Ibidem.
392 Cfr. Eugenia Tognotti, La malaria in Sardegna. Per una storia del paludismo nel Mezzogiorno (1880-
1950), Franco Angeli, Milano 1996, pp. 166-167.
esaminano tre tenute: “Berlingheri” presso Siliqua e “La Palude” presso Paulilatino, entrambe di Carlo Davies e “Is Acquas” presso Massama di Edoardo Spano394.
Davies ha stipulato con il comune di Paulilatino un contratto di locazione della durata di 16 anni per la zona denominata “La Palude” che prevedeva il pagamento di £. 2.000 annue, il prosciugamento della parte paludosa e la chiusura di tutta la proprietà con muri a secco. Al momento della visita preliminare Davies ha già prosciugato il terreno ma vorrebbe procedere alla realizzazione di un sistema di irrigazione dei territori circostanti.
Per quanto riguarda la tenuta “Berlinghieri”, nel 1887 Davies comunica al Ministro di «non aver potuto condurre a termine i lavori di irrigazione cui avevo disegnato compiere in Siliqua, avendo il Demanio dello Stato preferito vendere a trattative private al Sig. Giuseppe Cavarra il tratto di terreno, su cui doveva costruirsi il bacino delle acque anziché alienarlo mediante pubblica gara, alla quale avrei potuto concorrere»395.
Edoardo Spano di Oristano richiede di essere ammesso a concorrere per un premio per la bonifica della palude di Is Acquas di sua proprietà (vicino a Massama). Il Ministero lo ammette tra i concorrenti ma non gli concede il premio.
Alcuni comuni inoltre decidono di sfruttare le possibilità offerte dalla nuova formulazione della legge Baccarini e unirsi in Consorzio, come i comuni di Villaputzu, Muravera e San Vito, per l’arginatura del Flumendosa. Con atto consolare il comune di Muravera stabilisce l’
«assoluta necessità di sistemare il corso del Flumendosa, di questo utilissimo amico, quanto terribile nemico del Sarrabus, tanto nel tempo della sua pace, quanto nel tempo di sua guerra, giacché nell’estate per le pestifere esalazioni di fetidi miasmi che ammorbano l’aria, di questo vasto giardino ne fa spesso un cimitero, e nell’invernale stagione, sovente straripando allaga questa fertile pianura, arrivando fino in fondo all’abitato, diroccando case e asportando masserizie, schiantando giardini e distruggendo quanto la mano dell’uomo con gravi fatiche e spese semina e pianta, lasciando dietro di sé, dopo l’iroso irrompere, lo squallore e la miseria, e non di rado anche la morte. […] Stando alla citata legge [Baccarini], tali opere si eseguiscono direttamente dallo Stato, ciò che si verificherà chissà quando. Colla legge poi del 4 luglio 1886 n. 3962 all’art. 1 è stabilito che l’esecuzione di tali opere
394 ACS, MAIC - D.G.A., 4° versamento, b. 260 e b. 261.
potrà essere concessa agli interessati che, riunitisi in consorzio ne facciano domanda e dimostrino di avere i necessari mezzi finanziari»396.
Nella relazione redatta da Francesco Salaris nell’ambito dell’inchiesta agraria Jacini, nonostante vengano prese ad esempio le iniziative di bonifica intraprese dai comuni, si afferma però che per la realizzazione della maggior parte delle opere di questo tipo necessarie in Sardegna i soli comuni sarebbero impotenti397.
Queste iniziative, una minima parte delle quali giunte effettivamente alla fase della realizzazione, sono d’altronde ben lontane dall’idea di bonifica generale concepita dal Genio Civile. La convinzione che il territorio sardo nella sua interezza avesse bisogno di grandi opere connesse tra loro era ormai patrimonio comune ai tecnici e a coloro che a vari livelli si occupavano dei problemi dei diversi comparti economici dell’isola, che in questi anni devono affrontare grossi ostacoli: la rottura dei rapporti commerciali con la Francia, l’infestazione filosserica, la crisi bancaria.
Salaris, che nella sua pur approfondita inchiesta poco aggiunge di nuovo sulle condizioni idrografiche dell’isola, auspica quasi come se invocasse un intervento divino il ripristino del patrimonio boschivo insieme alla regolazione delle acque:
«Benedetto, tre volte benedetto il giorno in cui non si potrà più ripetere l’antico e giusto lamento di codeste infelicissime idrografiche condizioni! Felice la Sardegna se, cacciate le orde degli speculatori di sughero, di legname, di carbone, potesse rivedere lussureggianti le sue foreste; e tre volte felice, se costrette le acque ad un corso regolare con opere benefiche e stupende, si facessero scomparire, o quanto meno rimpicciolire gli stagni, i paduli, rendendo meno infesto il clima, e restituendo ala coltura gran parte degli ettari 14.555 che occupano con orribile jattura degli uomini e delle cose»398.
Quanto questa esigenza che sarebbe servita da apripista alla legislazione speciale fosse diffusa, si evince dalle proposte inoltrate al Ministero dell’Agricoltura dal Comizio Agrario di Sassari, al principio del 1885:
«Che si istituiscano nel nostro circondario, consorzi obbligatori, mediante apposita legge, per la costruzione dei grandi serbatoi d’acqua per
396 ASC, Prefettura, II versamento, 1ª serie - Affari Generali, vol. 435, nota del 2 ottobre 1887.
397 Manlio Brigaglia (a cura di), Le inchieste parlamentari sulla Sardegna dell’Ottocento. 2 - L’inchiesta
agraria e la relazione Pais Serra, Edes, Sassari 1984, p. 50.
l’irrigazione, accordandosi dal governo speciali agevolezze per le spese occorrenti;
Che venga formato un elenco dei terreni disboscati, e di quelli che per la natura del suolo, pendenze ed altitudine, [necessitano] per ragione di pubblico interesse di essere rimboschiti, formandosi anche a tale uopo dei consorzi;
Che una nuova legge provveda più efficacemente alla conservazione dei boschi, e si affidi il rimboschimento dell’Isola ai condannati con stabilire dei penitenziari ambulanti;
Che si provveda alla bonificazione dei terreni paludosi nell’isola facendo eseguire da persone tecniche degli studii per un razionale drenaggio;
Che si provveda affinché lungo le linee ferroviarie dell’Isola, vengano a sparire i non pochi fossi e terramenti che vi si osservano, ove stagnano le acque divenendo fornite di malaria»399.
Conservazione dei boschi, bonifiche, irrigazioni. Riprende vigore la lezione dei tecnici meridionali preunitari, e la visione dei bacini idrografici come nucleo base degli interventi sul territorio, tutto il patrimonio insomma spazzato via dall’unificazione che aveva prodotto un accentramento decisionale, accompagnato dalla scarsa conoscenza delle realtà territoriali locali.
Scrive Sante Cettolini nel 1898:
«Chi studia con amore i varii rami dell’industria agraria rimane dolorosamente colpito nel vedere con quanta leggerezza, nei tempi passati, e disgraziatamente anche nei tempi vicini ai nostri, il parlamento discutesse e discuta progetti di legge agraria e li approvasse ed approvi senza tener conto delle grandi diversità che presenta, dal punto di vista climaterico, la penisola. E così si ebbero provvedimenti identici per l’Alta Italia, per la Media e la Meridionale e per le Isole, senza consultare mai, se non altro, le tavole termometriche e pluviometriche dell’osservatorio metereologico centrale, e quelle altimetriche dell’Istituto geografico. Non parlo poi delle differenti condizioni che una plaga presenta su di un’altra per l’educazione, l’attitudine e le esigenze storiche dei popoli; ai nostri politicanti, intenti a demolirsi a vicenda per salir sublimi, sarebbe un chieder troppo; ché se qualche voce ragionevole si fece sentire in mezzo alle tempeste di Montecitorio, fu questa una voce che risuonò nel deserto.
Quanti disinganni economici, quante rovine le cui macerie ingombreranno l’avvenire, per Dio sa quanto ancora, non si sarebbero risparmiate se
l’elemento tecnico avesse prevalso almeno in quelle discussioni parlamentari, nelle quali appunto trattatasi di cose tecniche»400.
Il fallimento dell’«uniformità normativa entro cui lo Stato veniva a costringere le diverse geografie regionali del paese»401 fu però riconosciuto dalle stesse istituzioni
statali e condusse alla promulgazione delle legislazioni speciali di fine secolo.