PARADIGMA DELL’ANTROPOLOGIA CRISTIANA
3. Maria paradigma antropologico 1. Maria sistema di valori umani
Una sintesi riuscita di antropologia cristiana è data dalla beata Vergine Maria. La costituzione pastorale GS afferma in modo perentorio che Cri-sto è “l’uomo nuovo”, il “nuovo Adamo”: «Egli è l’uomo perfetto, che ha restituito ai figli d’Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato [...]. Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uo-mo, ha pensato con mente d’uod’uo-mo, ha agito con volontà d’uod’uo-mo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto ve-ramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato».9
Gesù, però, è persona divina incarnata. In lui la persona è principio d’unità della natura divina e della natura umana.10 Gesù è Dio in persona e autentico uomo, secondo la nota definizione del Concilio di Calcedonia nel 451: «Il Signore nostro Gesù Cristo è perfetto nella divinità e perfetto nell’umanità; Dio veramente e uomo veramente, composto di anima e corpo; consustanziale al Padre secondo la divinità e consustanziale a noi secondo l’umanità, in tutto simile a noi fuorché nel peccato; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità e negli ultimi giorni egli stesso per noi e per la nostra salvezza da Maria la vergine Madre di Dio secon-do l’umanità».11
9 GS n. 22, in EV/1, 1386.
10 Cf DENZ. - SCHÖNM. n. 302.
11 Si tratta della prima parte della definizione calcedonese, la cui versione ita-liana è rintracciabile in AMATO Angelo, Gesù il Signore, Bologna, Dehoniane 2003, 293-294.
Nella tradizione cristiana, è Maria la persona umana che realizza in pieno il progetto di Dio Trinità nella sua concretezza storica. Dopo Ge-sù, il nuovo Adamo, è Maria, la nuova Eva, secondo l’antichissima tradi-zione patristica, che in Ireneo trova la seguente esplicitatradi-zione: «Eva, an-cora vergine, si fece disobbediente e divenne per sé e per tutto il genere umano causa di morte. Maria, vergine obbediente, è divenuta per sé e per tutto il genere umano causa di salvezza [...]. È così che la disobbedienza di Eva è stata riscattata dall’obbedienza di Maria: poiché ciò che la vergi-ne Eva legò con l’incredulità, Maria l’ha sciolto con la fede».12
Commenta al riguardo René Laurentin: «Eva era un abbozzo antro-pologico della donna; Maria è il restauro e il perfezionamento del pro-getto che era fallito».13
Questo restauro antropologico fa di Maria una persona umana se-condo il disegno di Dio Trinità. È quindi teologicamente vera la descri-zione che Dante fa di Maria, chiamandola la «faccia ch’a Cristo più s’as-somiglia».14 Gesù, infatti, il tutto santo, colui che non ha mai commesso peccato, ha reso sua madre simile a lui. Immacolato il Figlio, immacolata la Madre.
Per questo il sommo poeta eleva a Maria il suo famoso cantico di lode:
«Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio, Tu sei colei che l’umana natura nobilitasti sì, che il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. […]
In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate».15
12 IRENEO, Adversus haereses III, 22, 4, in GHARIB Georges - TONIOLO Er-manno - GAMBERO Luigi - DI NOLA Gerardo(a cura di), Padri e altri autori greci = Testi mariani del Primo Millennio (TMPM), vol. 1, Roma, Città Nuova 1988, 171.13 LAURENTIN René, Nuova Eva, in DE FIORES Stefano - MEO Salvatore (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, Cinisello Balsamo (Milano), Paoline 1985, 1020.
14 DANTE ALIGHIERI, La divina commedia. Paradiso, XXXII, 85-86.
15 Ivi XXXIII, 1-6, 19-21.
In Maria la natura umana raggiunge il suo culmine di perfezione e di bellezza e indica all’umanità intera la meta da raggiungere. Ella è icona di futuro, del futuro di ogni persona umana, se accoglie la grazia e vive in santità nell’imitazione di Maria.
Nella nostra cultura cristiana, pertanto, Maria non è solo una nota or-namentale della fede, quanto piuttosto un sistema di valori antropologici. Ella costituisce un simbolo di sintesi della proposta antropologica cristiana.
Nell’odiema cultura postmoderna, si assiste a un fatto paradossale.
Nel pensiero debole e volutamente refrattario a riferimenti forti, il di-scorso su Maria diventa particolarmente suggestivo e articolato, perché riscopre in lei una “maestra di valori” nella notte valoriale. Di conseguen-za la Beata Vergine appare come microstoria della salvezconseguen-za, modello di somma bellezza umana, donna mistica e relazionale, figura prolettica, che preannuncia e compie nel suo mistero il futuro dell’umanità.
3.2. L’Immacolata, esempio riuscito di antropologia cristiana
Dice al riguardo il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC): «Nel corso dei secoli la Chiesa ha preso coscienza che Maria, colmata di grazia da Dio (cf Lc 1,28), era stata redenta fin dal suo concepimento. È quanto af-ferma il dogma dell’Immacolata Concezione proclamato da Papa Pio IX nel 1854: “La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua con-cezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale” (PIO XI, Bolla Ineffabilis Deus: DENZ.-SCHÖNM. n. 2803)».16
Viene, qui, ribadito il fatto della preservazione di Maria, concepita senza peccato per i meriti del suo Figlio divino. Questo approfondimento fu dato dal celebre francescano scozzese Duns Scoto (1265-1308), secondo il quale Gesù non volle che il peccato toccasse minimamente Maria sua madre, e fece ciò non purificandola dal peccato, ma preservandola da esso.
In Maria si realizzò quello che i fedeli chiedono ogni giorno nel Padre nostro: «non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal male». In Maria Dio non ha riparato il male, ma lo ha evitato. Maria realizza la creatura così
16 Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vatica-na 1992, n. 491.
come la voleva Dio nel suo piano originale: «Ella è “redenta in modo co-sì sublime in vista dei meriti del Figlio suo”. Più di ogni altra persona creata, il Padre l’ha “benedetta con ogni benedizione spirituale, nei cieli, in Cristo” (Ef 1,3). In lui l’ha scelta “prima della creazione del mondo, per essere santa e immacolata al suo cospetto nella carità” (Ef 1,4».17
Il dogma dell’Immacolata, letto in chiave trinitaria, significa che la santità di Maria è frutto della sola gratia di Dio Trinità; in chiave cristolo-gica, sottolinea la redenzione perfetta della Madre da parte del Figlio; in chiave pneumatologica, indica la presenza santificatrice dello Spirito nella persona di Maria; in chiave ecclesiologica, fa riferimento alla Chiesa, spo-sa di Cristo senza macchia e senza ruga, risplendente di bellezza; in chia-ve antropologica, il dogma dell’Immacolata è il segno forte della somma efficacia della grazia di Dio operante in una creatura.18
Quest’ultimo aspetto sottolinea il fatto che nella Vergine Maria si compie l’essenza della condizione umana quale Dio l’ha voluta: «Ella è donna orientata verso l’alto, non curva sotto il peso del peccato; non è ripiegata su se stessa, ma aperta all’amore di Dio, degli uomini, della crea-zione; non è una schiava segnata dal marchio del Nemico del genere umano, ma è la figlia prediletta del Padre, che reca, fin dal principio della sua esistenza, “il sigillo di Dio sulla fronte”».19
Tale rilettura racchiude un ulteriore duplice significato. Anzitutto, la Madre di Gesù è specchio e modello dell’esistenza discepolare, dal mo-mento che la sua immacolata concezione non la esime dal pellegrinaggio di fede comune a ogni discepolo del Signore.
In secondo luogo, «in Maria risplende la forma vera e pura della bel-lezza, senza menzogna, quindi, né turbamento; bellezza come splendore della verità e riverbero della bontà; bellezza quale perfezione e armonia, semplicità e trasparenza».20
17 Ivi n. 492.
18 Cf PONTIFICIA ACADEMIA MARIANA INTERNATIONALIS (PAMI), La Ma-dre del Signore. Memoria presenza speranza. Alcune questioni attuali sulla figura e la missio-ne della b. Vergimissio-ne Maria, Città del Vaticano, PAMI 2000, n. 47, p. 62-65.
19 Ivin. 48, p. 66.
20 L.cit.
3.3. Importanza antropologica dell’Immacolata nella catechesi
Fu Andrea di Creta, nel secolo VIII, il primo a scorgere nella nascita della Beata Vergine una nuova creazione: «Oggi l’umanità, in tutto il ful-gore della sua nobiltà immacolata, riceve la sua antica bellezza. Le vergo-gne del peccato avevano oscurato lo splendore e il fascino della natura umana; ma quando nasce la Madre del Bello per eccellenza, questa natura recupera, nella sua persona, i suoi antichi privilegi ed è plasmata secondo un modello perfetto e veramente degno di Dio [...]. Oggi la riforma della nostra natura comincia e il mondo invecchiato, sottomesso a una tra-sformazione tutta divina, riceve le primizie della seconda creazione».21
La concezione pura e immacolata di Maria, che esplicita il titolo di
“piena di grazia”, appare così come l’inizio della nuova creazione.
Giovanni Paolo II commenta al riguardo: «Questa grazia, secondo la Lettera agli Efesini (Ef 1,6), viene conferita in Cristo a tutti i credenti.
L’originale santità di Maria costituisce il modello insuperabile del dono e della diffusione della grazia di Cristo nel mondo».22
Il fiume del peccato si arresta davanti a Cristo e a Maria, con una dif-ferenza essenziale: Cristo è santo in virtù della grazia che nella sua uma-nità deriva dalla persona divina; Maria, invece, è la tutta-santa in virtù della grazia ricevuta per i meriti del suo Figlio.
Maria quindi non è stata liberata ma preservata dal peccato. Questo pri-vilegio mariano contribuisce a illuminare gli effetti della grazia redentiva sulla natura umana. Per questo a Maria, prima redenta da Cristo, guarda-no i cristiani come al perfetto modello e all’icona di quella santità che so-no chiamati a raggiungere con l’aiuto della grazia del Sigso-nore nella loro vita.