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Il meccanismo del rovesciamento dei ruoli e il rischio di uno scivolamento verso il basso.

Nel precedente paragrafo abbiamo visto come la nascita o l’arrivo dei figli ha delle implicazioni importanti sul modello educativo utilizzato dai genitori che deve adattarsi al nuovo contesto del paese ospitante, e sulla percezione dei figli rispetto alla cultura di origine e la cultura del nuovo paese. Inoltre abbiamo visto come le diversità tra i due modelli culturali possano creare relazioni conflittuali tra genitori e figli che spesso rischiano di compromettere il percorso di integrazione dei giovani di seconda generazione.

Portes e Rumbaut (2001) in merito a quest’ultimo aspetto, in riferimento al contesto americano, analizzano in maniera accurata i meccanismi dei conflitti generazionali e i fattori di rischio che stanno all’origine di questi meccanismi. Il paradigma teorico di riferimento rimane quello dell’assimilazione segmentata, ossia dell’incertezza dei percorsi di integrazione.

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Nel precedente capitolo con Ambrosini e Molina (2004) abbiamo visto i vari tipi di integrazione che possono intraprendere i minori di seconda generazione incrociando il livello di assimilazione culturale con il livello di integrazione socioeconomica della famiglia, e abbiamo osservato come un livello di assimilazione culturale alto, non necessariamente viene accompagnato da un’altrettanta integrazione sociale e economica ma, al contrario, può comportare per le seconde generazioni il rischio di un’integrazione verso il basso. Infine all’interno di ciascun modello abbiamo accennato al rapporto genitori-figli focalizzando l’attenzione al controllo parentale e a come esso nella Downward assimilation risulti indebolito. Concentrando l’attenzione sul controllo dei genitori esercitato sui figli Portes e Rumbaut (2001), nel loro studio, individuano come esso sia influenzato principalmente dal grado di assimilazione culturale della famiglia e dal grado di coesione e solidarietà della comunità co-etnica in cui sono inseriti le famiglie e i figli.

Gli autori affermano che il controllo parentale risulta indebolito quando si innesca un meccanismo che essi chiamano «rovesciamento dei ruoli», ossia quando i figli diventano “i genitori dei loro genitori”. Questa condizione si verifica quando l’acculturazione dei figli è andata oltre quella dei genitori e per questo, le decisioni importanti della famiglia diventano dipendenti dalla conoscenza della cultura ospitante appresa dai figli che fungono, utilizzando le parole di Gozzoli e Regalia (2005) da «ponte» tra la cultura di origine dei genitori e la cultura del paese ospitante.

Non è infatti raro che i bambini conoscano la lingua e la cultura del contesto di accoglienza meglio dei loro genitori e questa condizione innesca un meccanismo che sembra depotenziare l’autorevolezza genitoriale. Tuttavia questo meccanismo non costituisce di per sé un elemento negativo per l’integrazione delle seconde generazioni. Come ci ricordano Portes e Rumbaut (2001), l’inversione di ruolo ha caratterizzato l’inizio del XX sec., quando i discendenti degli immigrati europei appartenenti alla classe operaria iniziarono a fare carriera in un'economia industriale che era in espansione. Oggi però, ci fanno osservare gli autori, ci troviamo in un contesto sociale e economico meno favorevole e questo meccanismo di inversione di ruolo è diventato un campanello di allarme per un’assimilazione verso il basso. Come abbiamo detto, l’inversione di ruolo, libera precocemente i figli dall’autorità parentale dei genitori, proprio per questo i figli possono incorrere in scelte pericolose in un contesto sociale che oggi offre meno chance. L’inversione di ruolo non è un processo uniforme ma può variare, come abbiamo già accennato, a seconda del livello di acculturazione dei genitori e dei bambini all’interno di un continuum che va da situazioni in cui l’autorità parentale è preservata a situazioni in cui è minacciata da lacune generazionali nel processo di acculturazione.

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Portes e Rumbaut (2001: 54) partono dal presupposto che sia i genitori sia i bambini, anche se con intensità e ritmi diversi, apprendono la lingua e lo stile di vita del paese di immigrazione. Tuttavia questo processo si combina con la conservazione della cultura di origine che può essere in parte preservata e con il grado di coesione della comunità co-etnica. Questa combinazione ha importanti conseguenze per l’adattamento delle seconde generazioni e gli autori individuano cinque situazioni tipo che si possono verificare come esito di questa combinazione:

- Consonant acculturation; si ha quando sia i genitori sia i figli apprendono con lo stesso ritmo la lingua e lo stile di vita del nuovo contesto sociale e al contempo abbandonato la lingua e lo stile di vita della cultura di origine. In questo caso solitamente i figli si integrano velocemente all’interno del mainstream americano e tendono ad abbandonare la lingua di origine. Gli autori osservano che questa situazione si verifica soprattutto quando i genitori possiedono un buon capitale sociale e quindi possono avvalersi di più risorse e informazioni.

- Consonant resistance to acculturation; questa situazione si verifica quando i genitori e i figli si isolano all’interno della propria comunità etnica e desiderano ritornare nella propria terra di origine.

- Dissonant acculturation I; in questo caso i figli rompono i legami con la famiglia e con la comunità etnica di riferimento e al contempo aderiscono rapidamente allo stile di vita americano. Al contrario i genitori resistono al processo di assimilazione e rimangono legati alla cultura di origine. Solitamente in questi casi le seconde generazioni hanno una debole conoscenza sia della lingua di origine sia di quella del paese ospitante o, in alternativa, apprendono solamente la lingua del paese ospitante.

- Dissonant acculturation II; In questa situazione i genitori non sono supportati dalla comunità co-etnica e perdono la loro autorevolezza genitoriale. Al contempo i figli abbandonano la lingua madre e si allontanano sempre di più dalla cultura di origine. In questo caso si verificherà il meccanismo dell’inversione dei ruoli che genererà accesi conflitti intergenerazionali con il rischio che i figli intraprendano carriere devianti. - Selective acculturation (assimilazione selettiva); in questo caso l’autorità genitoriale,

supportata dalla comunità co-etnica, viene preservata e i conflitti all’interno della famiglia sono modesti o nulli. Generalmente i figli in questo caso hanno una buona padronanza sia della lingua di origine sia della lingua del paese ospitante. L’assimilazione selettiva avviene più frequentemente quando i processi di apprendimento di entrambe le generazioni sono inseriti in comunità etniche diversificate e di dimensioni sufficienti per rallentare il processo di acculturazione e promuovere la

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parziale conservazione della lingua e della cultura di origine. Generalmente in questi casi i figli hanno molti amici della stessa nazionalità.

Tuttavia, secondo gli autori, la Dissonant acculturation non conduce necessariamente all’assimilazione verso il basso, ma sottrae precocemente i figli all’autorità dei genitori e rischia di far assumere alle seconde generazioni comportamenti devianti. Al contempo, la Consonant acculturation, non garantisce il successo, perché gli sforzi dei bambini e dei genitori per apprendere la cultura americana possono essere ostacolati dal fenomeno della discriminazione e dalle barriere culturali ed economiche anche se, in quest’ultimo caso, il sostegno reciproco tra genitori e figli nell’adattamento alla nuova cultura aiuta ad affrontare le sfide provenienti dal mondo esterno.

L’assimilazione selettiva infine, secondo gli autori, costituisce la base più solida per la conservazione dell’autorità genitoriale e per attenuare gli effetti della discriminazione da parte della società esterna. Quando i genitori hanno maggiori risorse in termini di istruzione, status economico, coesione all’interno della famiglia e sono inseriti in forti comunità co-etniche, il processo di assimilazione viene rallentato consentendo al contempo l’apprendimento della nuova lingua e cultura ma all’interno di un contesto di supporto composto dalla famiglia e dalla comunità. Solitamente in questo tipo di assimilazione i bambini si sentono meno imbarazzati dai modi di fare dei loro genitori perché questi ultimi nonostante conservino ancora la tradizioni della cultura di origine sono tuttavia ben integrati nella società.

Come abbiamo visto, un’alta densità di relazioni nella comunità co-etnica svolge un ruolo di supporto al controllo genitoriale, in questo modo la cultura dei genitori agli occhi dei figli non viene svalutata e per questo la famiglia viene meno esposta al rischio che si generi il meccanismo dell’inversione di ruolo. Anche le risorse che le famiglie hanno a disposizione svolgono un ruolo importante nel prevenire i conflitti generazionali, in particolare un buon livello di status socioeconomico raggiunto e una struttura solida con entrambi i genitori sono correlati positivamente con l’esercizio del controllo parentale dei genitori.

Tuttavia gli autori attraverso il loro studio hanno osservato che anche le famiglie con risorse modeste, ma inserite in un contesto comunitario coeso, sono supportate nel loro ruolo genitoriale; al contrario i figli delle famiglie che oltre ad avere poche risorse, vivono anche in contesti isolati o in comunità poco coese, sono più esposti al rischio di assumere comportamenti devianti. Da questo ne deriva che sono più i legami comunitari rispetto alle risorse a influire positivamente sul rapporto genitori figli. Tuttavia, come affermano gli autori, una maggiore disponibilità di risorse economiche consente di vivere in quartieri meno isolati e degradati e

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quindi e quindi meno esposti al rischio che i figli aderiscano alle bande giovanili o comunque che interiorizzino un senso di frustrazione e alienazione.

Portes e Rumbaut (2001) osservano che le preoccupazioni dei genitori nei confronti dei figli aumentano soprattutto in quelli che vivono nei quartieri più marginali e isolati, in questo caso un livello di acculturazione troppo rapido dei figli e un indebolimento del controllo dei genitori favorisce un processo di assimilazione verso il basso. Al contrario, le famiglie straniere che hanno raggiunto un buon livello di integrazione socioeconomica sono meno preoccupate dell’interiorizzazione da parte dei figli della cultura del paese ospitante. Secondo gli autori ciò deriva dal fatto che in quest’ultimo caso la conservazione della cultura di origine e la coesione familiare e comunitaria sostengono l’autorità genitoriale e al contempo non viene ostacolato il processo di acculturazione che tuttavia viene in un certo senso “filtrato” dalla famiglia e dalla comunità.

Come affermano gli autori la maggior preoccupazione dei genitori è la troppa permissività della cultura occidentale che enfatizza il successo e il consumismo e questa paura tende a concretizzarsi in quelle famiglie che si trovano in una condizione di svantaggio economica e sono prive di un capitale sociale. Tuttavia gli autori rilevano una tendenza generale dei genitori, indipendentemente dallo status socioeconomico raggiunto e dal livello di istruzione, ad avere grandi aspettative nei confronti dei figli e in particolare del loro successo scolastico e queste aspettative sono accompagnate da grandi sforzi dei genitori soprattutto di quelli che hanno poche risorse a diposizione.

Grazie a Portes e Rumbaut (2001) abbiamo visto come la differenza del processo di acculturazione tra genitori e figli e il grado di coesione della comunità co-etnica possono rafforzare o inibire il controllo genitoriale. Al fine di mettere in luce la relazione che sussiste tra controllo genitoriale e i diversi modelli di assimilazione delle seconde generazioni individuati da Ambrosini e Molina (2004, fig.4) possiamo tentare di elaborare il seguente schema35 (Fig.5):

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Lo schema rappresenta solo un tentativo di mettere insieme gli aspetti analizzati da Portes e Rumbaut (2001) che riguardano il controllo genitoriale con lo schema di Ambrosini e Molina (2004) che osservano il rapporto tra assimilazione culturale e integrazione economica.

89 Controllo genitoriale Basso Alto A ss imi la z ion e c u ltu ral e

Bassa Downword Assimilation Assimilazione selettiva

Alta

Assimilazione anomica o

illusoria Assimilazione lineare classica

Fig.5: Rapporto tra assimilazione culturale e controllo genitoriale.

Nella Downword Assimilation, i figli inseriti in ambienti marginali e devianti, poiché si sentono continuamente discriminati, sviluppano una cultura oppositiva ai valori e agli stili di vita della classe media della società ospite; al contempo i genitori rimangono ancorati alla propria cultura di origine e, privi del sostegno comunitario, perdono completamente il controllo genitoriale innescandosi il meccanismo del rovesciamento dei ruoli che espone i figli a un’assimilazione verso il basso.

Nell’assimilazione anomica o illusoria i figli assimilano il mainstream della classe media della società ospite e hanno gli stessi obiettivi dei coetanei autoctoni, tuttavia non disponendo delle risorse sufficienti per raggiungere le mete prefissate, rischiano di rimanere ai margini della società. Come nella Downword assimilation mentre i figli si allontanano dalla cultura di origine, i genitori al contrario conservano le loro origini culturali e, per questo, possiamo ipotizzare che il loro controllo genitoriale risulterà indebolito.

Nell’assimilazione lineare classica il processo di acculturazione dei figli e dei genitori va di pari passo. In questo caso entrambi si allontanano dalla cultura di origine e dalla comunità di appartenenza. Tuttavia il controllo genitoriale non viene pregiudicato poiché il processo di acculturazione dei figli viene supportato dalla famiglia e si verificherà principalmente un’assimilazione verso l’alto.

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Infine nell’assimilazione selettiva i genitori conservano la loro cultura di origine e al contempo assimilano la cultura del paese ospitante. I figli nel loro processo di acculturazione sono supportati dalla famiglia e dalla comunità che filtrano il processo di acculturazione. Il controllo genitoriale rimane alto e si ha un’assimilazione verso l’alto.

Grazie al contributo degli autori, abbiamo visto come le seconde generazioni affrontino la loro crescita all’interno di un progetto migratorio che richiede una costante rinegoziazione dei ruoli. Le reti relazionali si modificano nel tempo e talvolta possono diventare conflittuali rischiando di compromettere la relazione tra i genitori e i figli. Come abbiamo visto nel precedente paragrafo, spesso i figli con il ricongiungimento vedono infrangere le loro aspettative sulla società ospitante e anche l’immagine ideale che avevano dei propri genitori che consideravano fino a quel momento dei “vincenti”. Lo scontro con la realtà spesso caratterizzata da situazioni precarie dei genitori, tendono ad alimentare la frustrazione dei figli che si confrontano con la cultura della società ospitante e ne assimilano i valori. Grazie a Portes e Rumbaut (2001) abbiamo visto i meccanismi che possono innescarsi a seguito di un’assimilazione troppo rapida e di come essa possa comportare una svalutazione della cultura di origine e al contempo un indebolimento dell’autorità genitoriale. Nel prossimo capitolo analizzeremo l’ingresso delle seconde generazioni nella scuola e nel gruppo dei pari e di come questi contesti influiscono sul loro processo di integrazione concentrandoci in particolar modo sulle strategie adattive che vengono messe in atto nel rapporto con i coetanei autoctoni.

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Capitolo quarto: Seconde generazioni tra scuola e gruppo dei pari.