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Medicina e divulgazione: l’“educazione fisica” e l’interesse per il popolo

3 “Dipendenza” e autorità

6. Medicina e divulgazione: l’“educazione fisica” e l’interesse per il popolo

Una maggiore apertura si registrò da parte degli intellettuali sabaudi nei confronti delle novità inerenti all’educazione fisica. L’espressione “educazione fisica” indicava all’epoca le pratiche di puericultura e di allevamento dell’infanzia, sulle quali la medicina stava ragionando e sperimentando metodi alternativi a quelli in uso da secoli. In Piemonte, come nel resto d’Europa, la precettistica educativa mantenne a lungo strettamente connesse pedagogia e puericultura, considerando in modo consequenziale la cura dell’in- fanzia, la sua educazione e la sua istruzione. Fu probabilmente que- sta una delle ragioni per cui si avvicinarono ai temi della cura della prima età e dell’alfabetizzazione, oltre che educatori e insegnanti, anche medici e filantropi. E fu sempre questo uno dei motivi che indusse quanti si occupavano di infanzia a interessarsi di diffusione dell’alfabetizzazione anche tra i ceti più bassi.

Letterati e insegnanti, oltre a medici, contribuirono alla propa- gazione in Piemonte delle nuove pratiche di puericultura, tratte dalle recenti scoperte della medicina sul concepimento e sull’alle- vamento dell’infanzia. Di questioni inerenti ai primi anni di vita dei bambini e, ancora più, di doveri genitoriali e soprattutto materni, si occuparono non soltanto gli specialisti, ma molti intellettuali, e specialmente quanti scrissero di scuola e di apprendimento. Uomi- ni di lettere più o meno noti, professori di provincia, ecclesiastici scesero in campo per diffondere le convinzioni della scienza illumi- nista a riguardo della nociva pratica del baliatico e per rivendicare i benefici effetti dell’allattamento materno. Allo stesso tempo, il dibattito sull’istruzione e sull’educazione trasse alimento dall’at- tenzione per l’infanzia, tanto che è pressoché impossibile reperire

nel regno di Savoia trattati di puericultura in cui non si faccia paro- la dei problemi educativi e scolastici, e viceversa.180

Vi era certo chi, come Francesco Alberti di Villanova e Benvenu- to Robbio di San Raffaele, esercitava la propria opera di persuasio- ne, facendo leva sul dovere morale delle madri di allattare e curare i propri figli piuttosto che su ragioni scientifiche, sebbene facesse poi esplicito riferimento ai più aggiornati e diffusi testi di puericul- tura, quali quelli del ginevrino Ballexerd, di Van Swieten e di Boer- haave. Mentre Alberti di Villanova biasimava esplicitamente la madre che “sgravata del suo portato, sebbene gli corresse il dovere di allattarlo, il consegnò a donna mercenaria perché il nodrisse: quella era la prima delle sue obbligazioni che poteva violare, e l’ha violata”,181Robbio, nel Ragionamento intorno all’obbligo d’allattare i

propri figliuoli, argomentava dal punto di vista morale la sua con-

danna del baliatico, tinta di forti venature classiste: “Cosa è una balia? Una femmina di scarso o niuno avere, che vende la sua bene- volenza a una femmina facoltosa, che crede trovare per due giglia- ti al mese chi amerà il figlio in sua vece. Cosa è una balia? Una donna, che per darvi una giusta idea dell’amore ch’ella porterà a vostro figlio, comincia ad abbandonare il suo proprio, una donna che mette l’affetto suo e le materne cure all’incanto”.182

Ma è importante pure segnalare posizioni come quella di Girola- mo Rostagni, il quale, prima di diventare autore di innovativi manuali di filosofia, si mise in luce come traduttore di due saggi del medico tedesco Karl Strack, l’uno inerente all’estrazione di sostanze medicinali da alcune piante, l’altro relativo ai rimedi atti a eliminare la crosta lattea dei neonati.183

180. Per la rinascita dell’interesse nei confronti dell’infanzia vedi, oltre al classico, P. Ariès, Padri e figli nell’Europa medievale e moderna, Bari, Laterza, 1968, E. Becchi- D. Julia(a cura di), Storia dell’infanzia, Bari, Laterza, 1996, 2 voll.; H. Cunningham,

Storia dell’infanzia, XVI-XXsecolo, Bologna, Il Mulino, 1997; C. Covato-S. Ulivieri(a

cura di), Itinerari nella storia dell’infanzia. Bambine e bambini, modelli pedagogici e stili

educativi, Milano, unicopli, 2001.

181. F. Alberti diVillanova, Dell’educazione fisica e morale, cit., t. ii, p. 3. 182. B. Robbio diSanRaffaele, Ragionamento intorno all’obbligo d’allattare i pro-

pri figliuoli del conte Benvenuto di San Raffaele, in Milano, per Giacomo Agnelli, 1769,

pp. xii-xiii.

183. G. Rostagni, Della crosta lattea de’ fanciulli, detta comunemente ruffa, e del suo speci-

Il professore vercellese non si limitò a volgere in italiano i due trat- tati, ma tentò anche di adeguarli alla realtà piemontese, corredandoli di note in cui indicava le piante indigene dotate di proprietà terapeu- tiche simili a quelle consigliate dall’autore e descrivendo minuziosa- mente la propria sperimentazione dei rimedi del medico tedesco. Un altro insegnante e precettore di fanciulle nobili, autore di manuali scolastici e di trattati di educazione femminile, lo scolopio Gaspare Morardo, scrisse di medicina, anch’egli mescolando mora- lismo e precetti sanitari nell’indicare la via della salute, specialmen- te per quanti svolgevano lavori intellettuali.184Egli riprese in parte

il tema allora assai dibattuto della “sanità dei letterati”, a cui si era interessato, alla sua maniera, anche Robbio di San Raffaele,185non

limitandosi però a trattare soltanto degli uomini di cultura, ma estendendo il ragionamento ai giovani dediti agli studi. Anzi, il suo “trattato dell’arte della sanità” era rivolto proprio agli studiosi, come completamento del percorso intrapreso con il sommario di filosofia morale, dato alle stampe da Morardo due anni prima, in quanto “niuno sarà mai buon filosofo morale, se insieme non sia un buon medico di se stesso, e viceversa”.186

La prima parte dell’Arte di viver sano e lungamente era consacra- ta a dimostrare che la salute del corpo è strettamente legata alla salute dell’anima, e che, specie nell’età giovanile, entrambe dipen- devano dalla capacità di astenersi dalla “passione di Venere” e dall’“innato desiderio di sapere, o “passion della gloria” che “cagio- na l’affetto alle lettere, alle belle arti, alle scienze, per l’acquisto delle quali è necessario lo studio, e l’applicazione”.187La seconda e

l’univ. di Magonza, consigl. di S. A. Eminentiss. l’Elettor di Magonza, giud. della corte ellett. e socio di più accademie, coronata con altro doppio premio dall’accademia delle scienze, arti, e belle let- tere di Lione, traduzione fatta con l’aggiunta di alcune Riflessioni da Girolamo Rostagni, prof. di Filos. e pref. del Real Collegio di Vercelli, in Vercelli, nelle stampe di Giuseppe Panialis, 1786.

184. G. Morardo, L’arte di viver sano e lungamente, Torino, nella stamperia d’Igna- zio Soffietti, 1782 (in fondo: presso Gaetano Balbino mercante libraio).

185. B. Robbio diSanRaffaele, Della condotta dei letterati, e vite di pii letterati, Torino, Fontana, 1780.

186. G. Morardo, L’arte di viver sano e lungamente, Torino, nella stamperia d’Igna- zio Soffietti, presso Gaetano Balbino mercante libraio, 1782, p. 9.

187. Ivi, pp. 39-41. Morardo dimostrava un reale interesse nei confronti della salu- te degli studenti, che lo portava a dedicare numerose pagine al metodo di studio, insi- stendo sulla necessità di non assumere posture scomposte e di alternare lo studio allo svago.

la terza parte dell’opera, invece, intendevano divulgare tra il pub- blico più giovane le moderne teorie inerenti all’influenza del clima e dell’alimentazione sulla salute, fornendo alcuni consigli pratici per nutrirsi e prendersi cura del proprio organismo. Tra le fonti di Morardo passavano in secondo piano i trattati di Robbio di San Raffaele e l’Onanisme di Tissot, utilizzati nelle parti precedenti, sostituiti dalle teorie di Van Swieten, di Fuller, di Priestley e di Ingen-Housz.

Tra i primi ad avere cercato di fare della letteratura, e in partico- lare della poesia, un mezzo per rinnovare la puericultura fu Gio- vanni Antonio Ranza, che nel 1767, quando era ancora professore di lettere nel collegio di Vercelli, diede alle stampe una traduzione della Balia di Luigi Tansillo, corredata di un ampio apparato criti- co e di una lunga dissertazione, in cui faceva anch’egli esplicito richiamo ai recenti trattati di Ballexerd e di Huxam, e in cui rievo- cava a più riprese le teorie di Rousseau.

L’attività della Tipografia Patria, fondata e diretta da Ranza a Vercelli, attesta che i libri d’istruzione e di educazione ebbero un discreto spazio nel suo catalogo. L’interesse di Ranza si spiega in parte con l’importanza che i manuali scolastici avevano nel bilancio di ogni editore dell’epoca. I torchi della stamperia di Ranza, infat- ti, diedero alla luce numerosi libri per le scuole, anche molto diver- si per genere e orientamento ideologico, dai sommari del gesuita Antoine alle versioni dei classici dell’amico Jacopo Gariglio, dal

Modo facile per imparare la storia della sacra Bibbia con una breve sposi- zione de’ caratteri della vera Religione del cardinale Gerdil alle versio-

ni di Pietro Antonio Petrini.188

Non bisogna, poi, trascurare che la Tipografia Patria fu artefice della pubblicazione di uno dei rarissimi libri di lettura editi in Pie- monte nel Settecento, l’anonima Morale dei fanciulli, Racconti dilet-

tevoli e istruttivi per l’uno e l’altro sesso, che nel titolo e nel contenu-

to prendeva a modello le Novelle piacevoli ed istruttive di Pierdome-

188. L’opera di Gerdil venne edita per la prima volta dalla Tipografia Patria nel 1778, e fu poi ristampata nel 1782. La Poetica di Orazio riordinata e tradotta in terzine (Vercelli, Stamperia Patria, 1783), al pari delle altre traduzioni dei classici di Pietro Antonio Petrini, era stata pubblicata per la prima volta a Roma nel corso degli anni Settanta.

nico Soresi.189Non è, dunque, azzardato sostenere che in Giovan-

ni Antonio Ranza l’attenzione per i problemi scolastici ed educati- vi non fu che un aspetto di una più ampia intenzionalità pedagogi- ca, che egli avrebbe dimostrato anche in età rivoluzionaria.

Negli anni anteriori alla Rivoluzione non furono comunque sol- tanto letterati e insegnanti a occuparsi di educazione. Molti furono, infatti, gli uomini di scienza, e soprattutto i medici, che allargaro- no il loro campo d’interesse dalla puericultura alla pedagogia. Per tutta la seconda metà del Settecento, la gravidanza, il parto e la cura dell’infanzia rivestirono un’importanza di prim’ordine nella ricerca e nella pratica medica. Le scoperte dell’ostetricia, della pediatria e della teratologia portarono nuovi elementi di riflessione nei dibattiti sulla cura dell’infanzia, sulla generazione dei cosiddet- ti “mostri” e sulla presunta diminuzione della popolazione, che, secondo la letteratura dell’epoca, costituivano alcuni dei più consi- derevoli ostacoli al raggiungimento della “felicità pubblica”. Inol- tre, la medicina si avviava a lasciare le aule delle università e le sale dei nosocomi per compiere le proprie indagini e la propria azione preventiva e terapeutica direttamente sul territorio, elaborando un interesse sempre maggiore per la divulgazione e per la ricerca sul campo.190

In tale contesto, Torino era stata la prima città italiana a possede- re una scuola per levatrici, che era sorta contemporaneamente alle riforme universitarie del 1729, e che si era poi avvalsa del contribu- to di medici e di chirurghi di valore internazionale operanti nel- l’ateneo torinese, quali Giovanni Bianchi e soprattutto Ambrogio

189. La Morale dei fanciulli, Racconti dilettevoli e istruttivi per l’uno e l’altro sesso, Ver- celli, Dalla Tipografia Patria, 1784. L’anonima operetta di 65 pagine conobbe nume- rose altre edizioni fuori dal Piemonte. L’opera di Soresi era intitolata: Novelle piacevo-

li ed istruttive per favorire l’educazione della nobile gioventù dell’uno e dell’altro sesso, in

Venezia, nella stamperia del Girardi, 1768. Sulle opere educative di Soresi vedi P. Lucchi, La prima istruzione. Idee, metodi, libri, in G.P. Brizzi(a cura di), Il Catechismo

e la Grammatica, Bologna, Il Mulino, 1985-1986, 2 voll., vol. i, pp. 50-53.

190. Sull’evoluzione della scienza medica nel Settecento e sulle sue relazioni con l’educazione cfr. M. Foucault, Storia della follia nell’età classica, Milano, bur, 1969; S. Moravia, La scienza dell’uomo nel Settecento, Bari, Laterza, 1977; E. Brambilla, La

medicina del Settecento: dal monopolio dogmatico alla professione scientifica, in Storia d’Ita- lia, Annali 7, Torino, Einaudi, 1984, pp. 5-147; C. Pancera, L’anormale alle origini di

un approccio pedagogico. L’immagine del “diverso” prima di Itard, in “I Problemi della

Bertrandi.191 Numerosi furono, nella seconda metà del secolo, i

trattati che raccolsero le osservazioni dei medici piemontesi sui feti, sui parti e sull’allattamento. La maggior parte si rivolse ai soli addetti ai lavori e venne diffusa e discussa attraverso il circuito delle accademie, in cui i medici sabaudi entrarono in gran numero. Fu questo il caso delle opere di Bertrandi, la cui edizione integra- le avvenne a opera di due suoi allievi, Giovanni Brugnone e Anto- nio Penchienati, anch’egli chirurgo ostetrico e autore di numerosi trattati.192Un’attenzione diversa per la divulgazione ebbe, invece,

un altro professore universitario e accademico piemontese, Giu- seppe Reineri (o Reyneri), il quale affiancò a una produzione spe- cialistica all’interno dell’Accademia delle Scienze la traduzione con note dei famosi Avvertimenti alle madri che allattar vogliono i loro

bambini di Madama Anel Le Rebours, scritto con l’evidente intento

di offrire il proprio qualificato contributo a quanti desideravano avere una maggiore conoscenza del dibattito coevo intorno all’al- lattamento.193

Se il dibattito sul baliatico non sollevò grande interesse tra gli scienziati dell’Ateneo e dell’Accademia delle Scienze, esso venne alimentato dai medici che erano quotidianamente a contatto con i problemi che esso comportava. Ne è un valido esempio Pietro Mazzocchi, un vero “specialista” del genere divulgativo, il quale diede alle stampe un Discorso alle donne intorno agl’incomodi della gra-

vidanza e del puerperio, con un’appendice sui danni che reca ai fanciulli il latte delle gravide, rielaborazione di un Prospetto medico in cui l’am-

191. Per quanto riguarda l’evoluzione dell’ostetricia in Piemonte e in Italia resta- no in gran parte valide le riflessioni di C. Pancino, Il bambino e l’acqua sporca, Storia

dell’assistenza al parto dalle mamane alle ostetriche (secoli XVI-XIX), Milano, Franco Ange-

li, 1984 e di T.M. Caffaratto, L’ostetricia, la ginecologia e la chirurgia in Piemonte dalle

origini ai giorni nostri, Saluzzo, Edizioni Vitalità, 1973.

192. Sulla medicina piemontese nella seconda metà del Settecento cfr. B. Maffio- do, Borghesi taumaturghi, Medici, cultura scientifica e società in Piemonte fra crisi dell’an-

tico regime ed età napoleonica, Firenze, Olschki, 1996; sulle vicende della Facoltà di

Medicina di Torino tra Seicento e primo Ottocento vedi D. Carpanetto, Scienza e

arte del guarire, Cultura, formazione universitaria e professioni mediche a Torino tra Sei e Settecento, Torino, Università di Torino-Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1998;

cfr. anche S. Montaldo, Medici e società, Bartolomeo Sella nel Piemonte dell’Ottocento, Torino, Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1998. 193. G. Reineri, Avvertimenti alle madri che allattar vogliono i loro bambini, di Mada-

malato viene de’ suoi doveri e del suo stato istruito, e della necessaria assi- stenza provveduto, con un Discorso alle donne.194

Del problema, assai pressante all’epoca, si occuparono anche i redattori della “Biblioteca Oltremontana”, che recensirono nume- rosi saggi sull’organizzazione della carità e dell’assistenza pubblica, come il Discorso sulla quistione: Quali sarebbero i mezzi compatibili coi

buoni costumi d’assicurare la conservazione dei bastardi, e di trarne la maggiore utilità per lo Stato? dell’ingegnere militare Henry Jean-

Baptiste de Bousmard, che riprendeva le teorie fisiocratiche di Nicolas Baudeau a proposito dell’adozione dei bambini abbando- nati.195 Dello stesso genere erano gli articoli dedicati dal medico

Carlo Stefano Giulio alle traduzioni italiane dei trattati di pueri- cultura dello svedese Nils Rosen von Rosenstein e del medico Underwood,196 e al Catechismo sulla cura del vaiuolo di Nicolas,

“libro popolare” da mettere “a portata di ogni classe di persone”.197

Il caso più notevole di un medico con spiccati interessi per la divulgazione e per l’istruzione popolare è tuttavia rappresentato da Maurizio Pipino. Nel 1783 Pipino diede alle stampe la prima grammatica dialettale stampata in Piemonte. Oltre a un indiscuti- bile valore culturale, la Grammatica piemontese possedeva anche finalità spiccatamente didascaliche, testimoniate dall’accurato vocabolario e da un’appendice di modelli di lettere.198Seguendo 194. È Barbara Maffiodo a definire uno “specialista” della divulgazione medica Mazzocchi (cfr. B. Maffiodo, I borghesi taumaturghi, cit., p. 44). Le opere del medico piemontese segnalate sono: P. Mazzocchi, Discorso alle donne intorno agl’incomodi della

gravidanza e del puerperio, Casale, Maffei, 1790; e Id., Prospetto medico in cui l’ammala-

to viene de’ suoi doveri, e del suo stato istruito, e della necessaria assistenza provveduto, con un Discorso alle donne, Vercelli, Stamperia Patria, 1788. Il Discorso alle donne fu elogiato

dalla “Biblioteca Oltremontana e Piemontese”, 1791, t. v, pp. 193-195.

195. Ivi, 1788, t. viii, pp. 175-187. La recensione era di Giambattista Vasco. Il

Discorso di Bousmard era stato pubblicato nelle Mémoires de la Société royale des sciences et arts de Metz nel 1788. Su Baudeau e i fisiocrati francesi, analizzati non soltanto

come economisti ma anche come fini pedagogisti, vedi M. Albertone, Fisiocrati,

Istruzione e cultura, Torino, Fondazione Luigi Einaudi, 1979.

196. Sulle traduzioni italiane delle opere di Underwood e di Rosen von Rosen- stein vedi B. Maffiodo, I borghesi taumaturghi, cit., p. 122, nota. Cfr. anche “Biblio- teca Oltremontana”, t. xii, pp. 251-259.

197. Ivi, 1788, t. i, pp. 82-83.

198. M. Pipino, Grammatica e Dizionario piemontese del medico Maurizio Pipino. Poesie

raccolte dal medico Maurizio Pipino, Torino, Stamperia Reale, 1783 (riedite in versione

l’impostazione delle grammatiche per l’insegnamento delle lingue straniere, gli esempi di missive riportate da Pipino fornivano a ogni categoria di persone lo schema sul quale redigere richieste di pro- tezioni, biglietti di ringraziamento, lettere di presentazione dei propri figli a insegnanti e potenziali datori di lavoro. In un Pie- monte in cui gran parte della popolazione parlava come prima, e spesso unica, lingua il dialetto, e per la quale imparare il latino, l’italiano o il francese presentava all’incirca le stesse difficoltà, il dizionario e la grammatica del medico piemontese nascevano con l’obiettivo di fornire la chiave d’accesso a una cultura ancora estra- nea alla maggior parte della popolazione.

Le finalità pedagogiche di Pipino appaiono evidenti anche in un’altra iniziativa editoriale di qualche anno più tardi, l’“Alma- nacco di Sanità”.199 Con la tipica impostazione dell’almanacco,

l’annuario compilato da Pipino per il 1785 intendeva fornire le conoscenze igieniche di base, raccogliendole in alcuni brevi saggi di tipo divulgativo, dati in seguito alle stampe separatamente.200Il

modello a cui egli dichiarava di ispirarsi era quello del medico sve- dese Nils Rosen von Rosenstein, l’unico a essersi avvalso degli almanacchi come strumento di divulgazione sanitaria.201

I destinatari dell’“Almanacco di Sanità” erano esplicitamente tutti coloro che avevano scarse opportunità di consultare un medi- co, e quindi, in primo luogo, gli abitanti delle campagne. Con una modalità che pochi anni prima era stata inaugurata in Francia dai fisiocrati e in parte messa in atto dalle Sociétés d’agriculture, Pipino si rivolgeva a “parrochi e curati” e ad “altre persone caritatevoli” affinché “abbiano in pronto le nozioni più importanti per allevia- mento degli infermi”.202Per gli abitanti della città, “dove non man-

cano i medici”, le indicazioni di Pipino intendevano giovare “prin-

199. Almanacco di sanità per l’anno 1785, in Torino, presso Ignazio Soffietti, 1785. 200. L’Almanacco di sanità per l’anno 1785 comprendeva, oltre al tipico calendario con l’indicazione delle fasi lunari e delle principali feste religiose, le Nozioni mediche

facili, ed utili ad ogni persona (Torino, presso Ignazio Soffietti, 1785) e le Poesie piemon- tesi raccolte dal medico Maurizio Pipino (Torino, nella stamperia d’Ignazio Soffietti,

1785), in parte già pubblicate insieme con il Vocabolario e grammatica piemontese. 201. Rosenstein era autore, tra l’altro, di un Trattato sulle malattie dei bambini che era stato tradotto a Milano dal rinomato medico Giovanni Battista Palletta nel 1780. 202. Almanacco di Sanità per l’anno 1785, Nozioni mediche facili, ed utili ad ogni perso-

cipalmente per la conservazione della loro sanità, poiché so che pochi son quelli che per questo si consultino con essi [i medici], conciossiaché o non possano comodamente farlo, o non si curino di spender danari per consultarsi circa la conservazione del sì bel tesoro il cui prezzo per l’ordinario non si conosce, se non se allora quando si è perduto”.203

Analogo significato si proponevano, l’anno successivo, le inizia- tive dell’abate Giuseppe Muratori, autore di alcune delle più signi- ficative opere divulgative destinate al mondo delle campagne, al