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Un ritratto di Antico Regime: la scuola piemontese nelle indagini del

Un’utopia pedagogica piemontese?

4. Un ritratto di Antico Regime: la scuola piemontese nelle indagini del

Come abbiamo visto, nessuno dei progetti di riforma elaborati nel breve periodo di permanenza in Piemonte delle truppe austro- russe venne messo in pratica. L’unica iniziativa portata avanti con

83. Ivi, p. 188. 84. Ivi, p. 190.

determinazione dal governo fu la ricerca e l’arresto degli insegnan- ti passati al nemico. Le indagini furono affidate agli intendenti, i quali scrissero ai sindaci e talora anche ai parroci, chiedendo “segre- te ed accertate informazioni” sui docenti delle loro scuole, “affine d’ammettervi coloro soltanto, che sono atti ad instillare ne’ cuori della studiosa gioventù una soda dottrina, l’amore del giusto e del- l’onesto, ed un leale attaccamento al nostro Reale Sovrano”.85

I dati che emergono dalle inchieste che il governo sabaudo con- dusse tra il 1799 e il 1800 contengono molti indizi interessanti sulla vita della scuola piemontese non soltanto per il periodo rivoluzio- nario, ma anche per l’Antico Regime.

In generale, la prima constatazione che emerge con una certa evi- denza è che gli insegnanti che passarono nelle file della Rivoluzione o che erano “sospetti di giacobinismo” non furono davvero molti. La lealtà fu abbastanza generalizzata: ciò che risultava gravemente compromessa era piuttosto la sopravvivenza stessa di molte scuole, specie nei comuni più piccoli, costrette alla chiusura da bilanci trop- po magri per consentire la retribuzione anche solo di un maestro.86

Ad analizzarle con un po’ più di attenzione, però, le relazioni pro- venienti dalla provincia forniscono indicazioni preziose sull’adesio- ne dei maestri e dei professori piemontesi alla Rivoluzione, oltre che sulla loro partecipazione alla vita delle comunità in cui esercita- vano la professione. Pur non essendo disponibili per tutte le pro- vince indicazioni complete ed omogenee, specialmente per i comu- ni più piccoli, i casi meglio documentati attestano una notevole disparità tra città e campagna. Se sono pochissimi in tutte le inten- denze i maestri qualificati come “democratici”, la loro concentra- zione aumenta, infatti, considerevolmente nei capoluoghi.

85. Le parole, non troppo diverse da quelle usate dai suoi colleghi delle altre pro- vince, sono quelle inserite nella circolare del vice-intendente di Asti, Mussi, del 16 dicembre 1799, conservata in ast, Corte, Carte di epoca francese, serie i, mazzo 11. La lettera di Giuseppe Amedeo Corte di Bonvicino, intendente della provincia di Torino, è consultabile in Raccolta, vol. ii, pp. 41-42.

86. Su questi temi cfr. M. Roggero, L’istruzione di base tra Antico Regime e Rivolu-

zione, in Dal trono all’albero della libertà. Trasformazioni e continuità istituzionali nei ter- ritori del Regno di Sardegna dall’antico regime all’età rivoluzionaria, Atti del convegno, Tori- no 11-13 settembre 1989, 2 voll., tomo ii, Roma, Ministero per i Beni culturali e ambientali, 1991, pp. 565-591, specialmente p. 589. Vedi anche R. Berardi, L’istru-

Rappresentativo è il caso di Vercelli, per cui è disponibile un

Risultato dei verbali pervenuti dalle amministrazioni delle città e terre della provincia di Vercelli in ordine alle qualità personali dei professori e maestri attuali delle scuole o surrogazioni di essi.87Sui 46 maestri impe-

gnati nei 36 comuni della provincia, due soli vengono “dismessi” per ragioni politiche (pari al 4,3%), mentre altri due ricevono una “monizione” per demeriti professionali e non politici, e tre si dimettono spontaneamente, ma non sembra per ragioni politiche. Complessivamente viene sostituito soltanto il 15% degli insegnan- ti della provincia.

Diversa è la situazione nel capoluogo: su 9 professori che insegna- no nel collegio locale, 2 vengono rimossi (pari al 22,2%): uno è Guglielmo Leone, che incontreremo più avanti poiché avrà un ruolo di spicco nella scuola torinese ben oltre la Restaurazione. Egli era stato incarcerato al momento del rientro delle truppe austro-russe in città, in quanto commissario del governo provvisorio, “giacobino arrabbiato” e artefice della rappresentazione nel teatro comunale della Casale liberata e delle Visitandine; l’altro è Vincenzo Lanteri, che insegnava umanità. Il “sospetto” Giorgio Follini viene conservato, in quanto né le autorità vercellesi né quelle torinesi sono certe che sia l’autore di opere favorevoli alla Rivoluzione. Sempre a Vercelli, ven- gono licenziati altri due professori del Seminario (pari al 50% del corpo docente), Casalis e Tricerri. A questi potrebbe essere aggiun- to Girolamo Rostagni, che aveva da tempo abbracciato la causa della Rivoluzione e che non compare negli elenchi del 1800, in quanto aveva lasciato la città e l’insegnamento da qualche anno.

I dati relativi ai docenti di Vercelli sono in tutto e per tutto simi- li a quelli delle altre province: nell’intendenza di Casale, ad esem- pio, su 80 maestri, ben 17 vengono sospesi, ma per motivi diversi e non sempre politici: uno si dimette per lo stipendio troppo basso, uno perché savoiardo e “si fa capire poco”, uno perché “forestiere”, uno “per difetto di lingua”, uno perché senza le “qualità volute” e un’altro perché l’insegnamento lo “distraeva” dalla professione di chirurgo. Su 80 insegnanti, quindi, solo 11 vengono licenziati per “giacobinismo”, ovvero poco meno del 14% (13,7%).88

87. ast, Corte, Carte di epoca francese, serie i, mazzo 13. 88. ast, Corte, Carte di epoca francese, serie i, mazzo 12.

Molto diversa era la situazione di Casale centro, dove sette dei dodici professori del collegio, ovvero il 58,3% del corpo docente, furono considerati rivoluzionari per avere scritto o parlato in favo- re del nuovo governo. Le percentuali non cambiano neppure se si prendono in considerazione anche i dati dei comuni che non dipendevano direttamente dall’intendenza di Casale, ma facevano parte della stessa diocesi. Si tratta di altri 50 comuni, perlopiù di piccole dimensioni, a parte Trino, che possedeva quattro maestri, per un totale di 54 insegnanti. Tra questi solo 6 (pari all’11,1%) sembrano aver aderito in misura molto differente alla Rivoluzione: due vengono segnalati come appartenenti alla municipalità, “ma moderati”, uno “lesse all’albero i decreti del governo provvisorio per deficienza di chi sapesse leggere”, uno “dimostrò molt’allegria per la cessazione ordinata dal governo provvisorio della giurisdi- zione ecclesiastica”, uno è “sospetto presso alcuni” e l’ultimo “scrisse qualche cosa a favor della democrazia”.

Se si sommano i dati relativi ai comuni della provincia di Casale con quelli della diocesi si scopre che appena il 12,6% dei maestri venne proposto per la rimozione in quanto favorevole alla Rivolu- zione, mentre, come si è già detto, gli insegnanti della città vi ade- rirono in misura quasi pari al 60%.

La situazione di Pinerolo, dove disponiamo di uno scrupolosissi- mo Stato delle scuole della città e delle comunità della Provincia, appare in tutto e per tutto simile: nel capoluogo, sui 9 professori del colle- gio (a cui vanno aggiunti 2 ripetitori), 5 vennero denunciati e rimossi (ovvero il 45,5%).89Nel resto della provincia, invece, non si

registrarono defezioni: dei 72 maestri segnalati, le autorità locali chiesero la sostituzione dei due soli insegnanti di Cavour, che nel frattempo si erano dimessi spontaneamente in quanto poco porta- ti per l’insegnamento, e di quello di Osasco, anch’egli non gradito alla comunità in quanto poco attento alle pratiche religiose. Quin- di, nessuna sostituzione avvenne per motivi politici.

Una disparità evidente rispetto al capoluogo, dove il corpo docente appariva non soltanto spaccato al suo interno tra fautori e oppositori della Rivoluzione, ma dove la componente “giacobina” era stata molto attiva: Luigi Bertone, professore di retorica, era

stato presidente delle adunanze patriottiche ed era stato arrestato dopo una breve latitanza “sui monti”; don Alessandro Castagneri, insegnante di umanità, aveva fatto parte della municipalità (“cen- tralista”), era stato autore di scritti rivoluzionari e si era anch’egli dato alla fuga; il teologo Ignazio Paris, che ricopriva la cattedra di filosofia e che era fratello di un altro “municipalista”, era stato direttamente impegnato nella municipalità, rivelandosi ”uno dei più animati e riscaldati democratici, di sentimenti inumani ed opposti diametralmente ai principi del regio Governo”. “Terrorista implacabile contro la sovranità, la nobiltà, la religione, facendo pompa della sua miscredenza”, si era sposato ed era fuggito prima dell’arrivo degli austro-russi.90Francesco Nunia (o Nunnia), retto-

re delle scuole inferiori, che per le autorità pinerolesi avrebbe potuto essere confermato nel suo incarico, in quanto non così implicato nel governo della città, si era spostato a Scalenghe dove attendeva la nomina a maestro della scuola locale, forse nella spe- ranza di sfuggire alle indagini, ma venne individuato dalla polizia e rimosso.

Anche nelle altre province gli insegnanti repubblicani appaiono concentrati nei capoluoghi: a Cuneo, su 12 professori del Regio collegio, ben 5 vengono accusati di aver favorito i francesi (pari al 41,6%). Tra questi, per 4 si propose la rimozione, mentre per il rimanente si chiese una semplice ammonizione, anche se il comu- ne aveva reperito l’eventuale sostituto. La situazione non cambiava di molto a Fossano, dove su 8 professori 4 furono accusati di avere aderito alla Rivoluzione, anche se solo per i 2 direttamente coin- volti nella municipalità si chiese la destituzione.

A Ivrea la situazione era simile: su 8 docenti del collegio, 4 ven- nero rimossi direttamente dalle autorità locali, mentre per altri 2, colpevoli di avere pronunciato discorsi in favore della democrazia, si chiese clemenza. In ogni caso, il 75% dei docenti sembra aver accolto favorevolmente la Rivoluzione.

Nella provincia di Novara (per la quale, però, i dati non sono così chiari), gli unici insegnanti denunciati e destituiti sono 2 pro- fessori del collegio del capoluogo (su 7 che componevano il corpo docente): don Antonio Bellini, docente di retorica, “empio scrit-

tore”, membro della municipalità e del governo provvisorio, fug- gito con i francesi, e Guenzi, che venne arrestato e incarcerato a Mortara.91

Anche nell’intendenza di Susa, dei 5 docenti rimossi dall’incari- co, 4 appartenevano al collegio locale, mentre l’unico “giacobino convinto” non segusino è il teologo Paracca, rettore delle scuole di Rivoli, un grande comune alle porte di Torino.92Proprio uno dei

docenti di Susa, il teologo Giuseppe Fava, professore di retorica, era stato eletto a capo della Municipalità e aveva più tardi fatto parte del Governo provvisorio della Nazione piemontese, venendo arrestato in seguito all’ingresso delle truppe di Suvorov a Torino. A quali fattori può essere attribuito il maggior favore dimostrato dagli insegnanti di città nei confronti della Rivoluzione di Francia? Certamente, non va sottovalutato il differente dinamismo del con- testo urbano, in cui uomini e idee arrivavano più in fretta e aveva- no più probabilità di circolare liberamente. Ma esistevano altre ragioni per cui i docenti di città accolsero in buon numero le arma- te rivoluzionarie: bisogna, infatti, tenere presente che si trattava per la quasi totalità di professori di collegio, ovvero dell’élite del sistema scolastico subalpino. Essi avevano conseguito una laurea a Torino sotto la guida di rinomati insegnanti, alcuni avevano godu- to di un posto al Collegio delle Province, altri erano collegiati. In buon numero contribuivano ad animare la vita culturale delle città in cui insegnavano, sia partecipando alle riunioni delle accademie e dei salotti locali, sia esibendo pubblicamente i frutti delle loro ricerche.

Alcuni godevano del titolo di soci corrispondenti di prestigiose accademie piemontesi e straniere. Insomma, erano ben diversi da quei parroci o chierici che insegnavano a leggere e a scrivere, o magari anche i rudimenti del latino, nei borghi e nei piccoli villag- gi, con ricompense modestissime. Certo, anch’essi fruivano di sala-

91. Ivi, mazzo 12.

92. Ivi, mazzi 9 e 12. Da notare che Paracca, dopo la breve parentesi austro-russa, tornò a ricoprire il suo incarico, che aveva ancora nel 1809 (ast, Corte, Istruzione

pubblica in generale, Pratiche complessive, mazzo 1 da inventariare, 1719-1820, Tableau des instituteurs qui ont été approuvés par Monsieur le Préfet du Département du Po d’après l’avis du Jury d’instruction publique depuis le 15 du mois de décembre 1806 jusqu’à la mise en activité des nouveaux règlements).

ri non consoni agli studi che avevano compiuto e alle mansioni che ricoprivano, ma godevano della pubblica stima. In molti casi erano veri e propri lettrés, che a vario titolo partecipavano alla comunità dei savants piemontesi. Insomma, costituivano l’élite della scuola sabauda, sia per formazione sia per preparazione, nonché, spesso, per i riconoscimenti di cui erano stati insigniti dal sovrano.

Era questo il caso di Francesco Giuseppe Gardini, medico e scienziato tra i primi a condurre esperimenti nel campo dell’elettri- cità animale, pioniere dell’inoculazione antivaiolosa in Piemonte, delegato provinciale del Protomedico, la massima magistratura sanitaria del Regno, oltre che professore di umanità e filosofia ad Alba. Proprio per le ricerche che aveva condotto con un certo cla- more, ma anche circondato dall’ostilità del clero locale, prima nella nativa San Damiano d’Asti e poi ad Alba, Gardini era stato nomi- nato nel 1783 socio corrispondente della Reale Accademia delle Scienze di Torino.93

Dopo avere forse preso parte alla breve esperienza della Repub- blica di Alba (aprile-maggio 1796),94 appoggiò la Rivoluzione nel

1798, come attestano le solite indagini del 1800, nelle quali venne bollato dall’intendente di Alba come «scellerato, incredulo giacobi- no, che colla sua lingua pestilenziale, colle sue perverse massime contro la religione, il sacerdozio e l’impero ha sempre appestato la sua scuola e la sua sgraziata città di Alba», venendo per questo incarcerato ad Asti.95Rimesso in libertà, tra il 1801 e il 1804 insegnò

ad Asti, prima di essere arruolato nel collegio cittadino di Alba.96

Era questo anche il caso del più noto Antonmaria Vassalli Eandi, professore presso il Regio collegio di Tortona, membro corrispon-

93. Per una ricostruzione dettagliata della vita e delle opere di Gardini cfr. D. Car- panetto, Studi di fisica e riforma della medicina in Francesco Giuseppe Gardini (1740-

1816), in “Bollettino Storico Bibliografico Subalpino”, i, 2007, pp. 49-95.

94. Sulla repubblica di Alba (26 aprile-15 maggio 1796) cfr. S. Montanara, Una

situazione prerivoluzionaria: Alba tra il 1793 e il 1796, in «Alba Pompeia», x(1989), i, pp. 63-71 e Id., La Repubblica di Alba, in «Alba Pompeia», x(1989), ii, pp. 5-15; vedi, inoltre, i saggi contenuti in G. Griserie D. Lanzardo(a cura di), L’età napoleonica

nell’Albese, Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della Provincia

di Cuneo, 1997.

95. ast, Corte, Carte di epoca francese, serie i, mazzo 9.

96. La sua carriera scolastica è ripercorsa nel dettaglio nei documenti relativi agli insegnanti dell’età imperiale. Cfr. anp, Instruction publique, F/17/1612, Collèges de

dente dell’Accademia delle Scienze di Torino e autore di uno dei primi manuali per l’insegnamento universitario in collaborazione con lo zio Giuseppe Antonio Eandi. Repubblicano della prima ora, Vassalli Eandi ricoprì numerosi incarichi istituzionali, sia in varie commissioni di governo, sia presso la parigina Commissione di Pesi e Misure, dove sostituì Balbo dal gennaio del 1799.97Negli

anni successivi sarebbe divenuto professore di fisica presso l’Ate- neo torinese e, come vedremo, avrebbe continuato a occuparsi di questioni educative anche dopo la Restaurazione, senza rinnegare le sue convinzioni.

La Rivoluzione non fu solo l’occasione giusta per dare avvio a prestigiose carriere scientifiche e politiche, come nei casi di Gardi- ni e Vassalli Eandi. Fu anche il momento in cui molti degli inse- gnanti che negli anni precedenti si erano battuti per migliorare la scuola sabauda ebbero l’opportunità di vedere riconosciuti i loro meriti ed essere innalzati, magari anche solo per brevi periodi, a ruoli di comando nel sistema scolastico.

Fu questo il caso di Girolamo Rostagni, il quale, dopo avere forse partecipato alla congiura anti-monarchica del 1794 ed essere stato, quindi, costretto all’esilio, fu nominato membro della com- missione incaricata di scegliere i nuovi manuali per le scuole ele- mentari e superiori, e poi segretario dell’Università.98Della stessa

commissione fece parte pure l’ex scolopio e professore di filosofia Gaspare Morardo, che, riabilitato dalla Rivoluzione dopo essere stato bandito nel 1790 per avere dato alle stampe un’opera sui testamenti pericolosamente in sintonia con le teorie propugnate in

97. Grazie alla sua esperienza diretta come membro della Commission des Poids et

Mésures, Vassalli Eandi redasse quello che è forse il primo Saggio del sistema metrico della Repubblica Francese col rapporto delle sue misure a quelle del Piemonte e con alcune osservazioni sul medesimo del prete Anton-Maria Vassalli, Torino, presso la Società lette-

raria di Torino, coi tipi di Pane e Barberis, 1798. L’opera venne più volte ristampata sino agli anni Trenta dell’Ottocento.

98. Vedi L. Guerci, Istruire nelle verità repubblicane, cit., pp. 158-159. Rostagni compare nell’elenco degli insegnanti appartenenti al clero remunerati nell’anno sco- lastico 1797-98, sempre con la qualifica di professore di filosofia a Vercelli. Ciò non significa, tuttavia, che egli sia stato davvero ancora in attività, anche se sembra impro- babile che potesse continuare a godere della pensione nel caso avesse partecipato alla congiura (ast, Corte, Pubblica istruzione, Regia Università, mazzo 3 di addizione,

quegli stessi anni da Francesco Dalmazzo Vasco, venne anch’egli arruolato all’Università, con la carica di storiografo.99

Su tutti spicca, poi, Giovanni Antonio Ranza, già docente presso il collegio di Vercelli, fondatore della Tipografia Patria e repubbli- cano della prima ora. Nel 1800, rientrato a Torino dopo l’esilio, Ranza riprese l’opera di infaticabile divulgatore delle massime rivo- luzionarie attraverso giornali e catechismi.100Significativa risulta,

in particolare, la pubblicazione dell’“Anno patriotico, Varietà Istruttive compilate dal cittadino Ranza”, un periodico che ebbe per oggetto, sin dal primo numero, “l’istruzion pubblica nelle scuole Nazionali, e la privata fra le pareti domestiche delle fami- glie”, fornendo ai maestri e ai precettori “dei temi patriottici da leggere e analizzare ai loro allievi, esercitandoli così nelle Massime Repubblicane”.101

In generale, anche altri casi sembrano dimostrare che gli inse- gnanti che più si erano impegnati nell’innovazione della didattica e della manualistica, negli anni anteriori al 1798, accolsero favore- volmente la Rivoluzione. Gallerone, autore della fortunata serie di manuali per la scuola ricordata in precedenza, dopo il 1798 si spo- stò da Savigliano a Cherasco, dove, nel 1801, pronunciò un discor- so sull’utilità degli studi di fronte alla municipalità, con la quale sembrava in perfetto accordo.102

99. L’opera incriminata era G. Morardo, De’ Testamenti. Opera politico-morale di

Gaspare Morardo d’Oneglia delle Scuole pie, Torino, Mairesse, 1790. Lo scolopio for-

mulò una tanto interessante, quanto inascoltata proposta di riforma dell’istruzione con La riforma degli studi d’Italia di Gaspare Morardo, professore emerito di filosofia e dot-

tore del collegio delle arti liberali nell’Università nazionale, Torino, presso Michelangelo

Morano (al fondo: dalla Stamperia Denasio), anno viirep., nel quale si firmava “primo apostolo della rivoluzion del Piemonte”. Sulla sua complessa personalità vedi P. Stella, Giurisdizionalismo e giansenismo all’Università di Torino nel secolo XVIII, Tori-

no, sei, 1958, pp. 35-41.

100. Su Giovanni Antonio Ranza cfr. G. Roberti, Il cittadino Ranza, cit. e V. Cri- scuolo, Riforma religiosa e riforma politica in Giovanni Antonio Ranza, cit. Sulla sua attività di divulgatore dei principi rivoluzionari vedi anche L. Guerci, “Mente, cuore,

coraggio, virtù repubblicane”, cit.

101. “Anno patriotico, Varietà Istruttive compilate dal cittadino Ranza”, Torino, dalla Stamperia Fea, volume i, vendemmiaio 1800, p. 3.

102. Sulla sua carriera di docente vedi ast, Corte, Pubblica istruzione, Regia Uni-

versità, mazzo 3 di addizione, Pianta dei collegi delle Regie Scuole Provinciali per l’anno scolastico 1797-98. Vedi anche G.A. Gallerone, Discours sur l’utilité de l’éloquence, pro-

Anche l’abate Sottile, autore di una dissertazione di carattere educativo premiata dall’Accademia di Padova, sembra avere abbracciato la Rivoluzione, in quanto nel settembre del 1800 fu nominato commissario ecclesiastico per la Valsesia.103

La maggior parte dei docenti segnalati come “giacobini” ricopri- va le cattedre di umanità, retorica o filosofia e proveniva o dalla Facoltà di Belle Arti o da quella di medicina. Rari furono, invece, i direttori spirituali, scelti tra i teologi, i quali, al pari dei ripetitori e dei maestri del corso inferiore, sembrano aver conservato un mag- giore attaccamento al regime monarchico.

Nella Rivoluzione molti professori intravidero probabilmente l’opportunità di svolgere un ruolo politico consono con la propria posizione culturale e sociale. E videro forse anche l’occasione per